giovedì 31 dicembre 2020

Il messaggio di fine anno

     Giunti siamo al passaggio tra 2020 e 2021, tra l'ultimo giorno del secondo decennio del terzo millennio e il terzo decennio del ventunesimo secolo.
    Il millennio, si sa, comincia il primo giorno di gennaio del primo anno del millennio, quindi fu alla fine del 2000 (e non nel 1999) che salutammo per sempre il XX secolo e il secondo millennio.
   E in quell'occasione (e sono passati 20 anni esatti), sulle pagine web di un sito da me curato e dedicato ad argomenti divertenti, fu pubblicato questo pezzo che vi ripropongo nel passaggio al terzo decennio del terzo millennio.
    In attesa di brindare al 2001, il 31 dicembre 2000 apparve il 


MESSAGGIO DEL NAVARCA ALLA
GALASSIA PER IL NUOVO MILLENNIO

    Preziose forme di vita di ogni parte della Galassia,
è con sincera emozione che mi rivolgo a voi in questo giorno che simbolicamente indica l'inizio di una nuova era.
    Mentre le popolazioni e le loro guide illuminate si affannano per condurre verso il futuro questa parte dell'universo, è mia premura inviarvi una esortazione a far spazio nei vostri cuori (o negli organi corrispondenti per le forme di vita non umanoidi) a nuovi atteggiamenti dello spirito, perché il nuovo millennio possa essere per tutti vivibile più serenamente.
    Il mio appello è rivolto soprattutto ai legislatori, agli amministratori dei rapporti tra gli esseri viventi, a coloro che hanno a che fare con i mezzi di comunicazione. Abbandoniamo l'abitudine di fare tanto per fare, ricordiamoci che spesso il non far nulla può far sì che le cose migliorino per naturale evoluzione, e che intervenire per dar forma alle nostre idee può essere causa di cambiamenti che turbino un armonioso sviluppo delle cose.
    Solo una meditata e sincera creatività può essere fonte di vero progresso, tutto ciò che vogliamo far credere a noi stessi e agli altri che possa essere un nuovo bene per la qualsivoglia parte degli abitanti della Galassia, ma invece è solo parte di un progetto di affermazione personale, spesso può causare ansia non utile e dolore.
    Detto in altre parole: nel nuovo millennio cerchiamo di non rompere ciò che allegoricamente gli umani maschi indicano come le loro ghiandole riproduttive tanto per rompere ciò che allegoricamente gli umani maschi indicano come le loro ghiandole riproduttive.
    L'esortazione a una sana pigrizia non può non richiamare a una precisazione: ciò che siamo chiamati quotidianamente a compiere per far sì che tutto funzioni a meraviglia nei nostri rispettivi pianeti va fatto sempre con dedizione e impegno, senza mai sottrarsi ai doveri ai quali siamo chiamati dalla realtà, o l'universo nel nuovo millennio continuerà a soffrire per le inefficienze che tanto disagio creano in ogni forma di vita che lo abita.
    Detto in altre parole: non stiamo a grattarci ciò che allegoricamente gli umani maschi indicano come le loro ghiandole riproduttive quando invece è richiesto il nostro impegno.
    Un ultima esortazione spero ci accompagni tutti verso una nuova era: impariamo ad avere un atteggiamento che guardi le cose con una visione globale del problema che incontriamo, analizzandolo logicamente, e orientandoci verso un contegno che non turbi il nostro vivere come esseri evoluti e illuminati.
    Detto in altre parole: se ci fanno girare ciò che allegoricamente gli umani maschi indicano come le loro ghiandole riproduttive, se il problema non è importante, non è fondamentale, non é serio, impariamo a sbattercene allegramente ciò che allegoricamente gli umani maschi indicano come le loro ghiandole riproduttive.
    Porti il nuovo millennio gioia, serenità e reale progresso per tutti.

IL NAVARCA
Francesco Spadaro
31 Dicembre 2000
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Nota: le Dolomiti sullo sfondo non sono una elaborazione digitale ma neppure quelle vere. 
La foto fu scattata nell'estate del 2000 nel parco "Italia in miniatura" di Rimini. 
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Per l'occasione ecco a voi un riepilogo di quanto potete trovare in questo blog:
RACCONTI
ESTER
RIFLESSIONI
SAGGI
SATIRA DA MEDICI
STAR TREK THE NEXT GENERATION
ENTERPRAIS D ( con ebook pdf e epub )
UMORISMO

TOP TWENTY 2020 (le pagine più viste dell'anno concluso)
13 ESTER
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sabato 26 dicembre 2020

IL POLITICALCORRETTORE QUANTICO

Erano anni molto intensi nelle discussioni su temi sociali e politici, la TV trasmetteva le gesta dei nostri eroi, la loro innovativa conquistata consapevolezza cosmica, mai una frase fuori posto; i telefilm che seguivamo noi erano avvincenti, profondi, ma una regola interna non permetteva ai personaggi "buoni" nessuna debolezza culturale, ogni storia era sempre politicamente corretta. Immaginai allora un parodia dove i nostri beniamini, per un guasto tecnico, si trovassero privi di ciò che dava loro correttezza politica. Da lì un bel po' di dialoghi sessisti, razzisti, volgari. Politicamente scorretti, ecco.  Il racconto è appunto su ciò che non va detto, ma credo che sia sempre più difficile per me separare le sensazioni che può dare ascoltare un insulto razzista raccontato come difetto, come cosa sbagliata,  e un insulto razzista. Crozza che fa Feltri che dice cose razziste. A me le cose esecrabili che dice il falso Feltri danno fastidio, se per fare ridere fa un Feltri che fa battute feroci sui difetti fisici di un ministro, mi danno innanzitutto fastidio che si facciano battute del genere anche se stai interpretando una macchietta. Un problema che prima non si poneva. Si cambia. Son cambiato io, che pure ho fatto questo tipo di umorismo scorretto che vi ripropongo, del resto South Park e Family Guy fecero poi di tutto con meccanismi così.
Per le frasi FORTI, ma perfettamente sensate per ciò che accade ai personaggi, il mio racconto per molti versi non mi piacerebbe più e lo lascerei nel dimenticatoio, ma siccome alcune situazioni e battute a mio parere sono ancora divertenti mi dispiacerebbe non inserirlo in questo mio blog antologico, anche per completezza, avendo proposto
la versione in rima di Generazioni, il primo film di The Next Generation, il settimo di Star Trek,
un racconto su Primo Contatto, il secondo film di TNG, l' ottavo di Star Trek,
un altro su Insurrection , il terzo film di TNG, il nono di Star Trek,
mancava questo col riferimento a Nemesis , il decimo di Star Trek, il quarto e ultimo di TNG . 
Resistete ai termini politicamente scorretti, proseguendo nella lettura vedrete che succede tutto per una ragione. La storia ha senso solo con certi termini a ruota libera, che io non userei neanche per scherzo, però, in questa parodia, i personaggi in questione sarebbero delle brutte persone dal linguaggio incivile che un meccanismo fantascientifico ci avrebbe mostrato (nel 2003) per oltre tre lustri come colloquiatori impeccabili. Ma ben sapete che i personaggi di una storia non devono avere i principi morali dell'autore.
Prima di procedere alla riesumazione del racconto, vi ripropongo due articoli che ne parlarono all'epoca.

"STIM, e fanno 50!" (Articolo di S* su fantascienza.com) .  LUNEDì 14 LUGLIO 2003. 
La più letta webmagazine dedicata a Star Trek taglia un traguardo importante col numero di luglio (Sono già 50 i numeri di Star Trek Italia Magazine, anzi 51, perché il primissimo ad essere messo online fu il numero zero, nel gennaio del 1999). Un notevole traguardo per questa rivista che ha sempre mantenuto la formula originaria, basata su rubriche fisse dedicate alle varie serie e ai vari temi di Star Trek, ma sapendola allargare nel tempo ad altri argomenti - come la fantascienza al di fuori di Star Trek o addirittura la fantasy - e anche arricchire, per esempio con una buona dose di humor. Sono diverse le rubriche fisse sulla rivista che hanno una forte caratterizzazione umoristica, e in particolare questo mese segnaliamo la rubrica Crazytrek, curata da Francesco Spadaro, noto nell'ambiente anche per il conosciuto sito Nave archimede (www.navearchimede.it). Questo mese nella sua rubrica Spadaro propone un raccontino che all'inizio lascia il lettore molto perplesso, ma che ben presto rivela un'idea geniale. Da leggere e morire dal ridere per ogni amante di Next Generation.

PILLOLA ROSSA O PILLOLA BLU? (Editoriale di Rossella Marchiselli del n.50 di Star Trek Italia Magazine, luglio 2003)
Guardi, prendo un Valium che sono un po' nervosa.
Mai come in questo afosissimo periodo dell'anno le ferie si fanno sempre più necessarie e desiderate. La stanchezza accumulata durante questo passato anno lavorativo si fa sentire, e una delle conseguenze è anche, come potete vedere, l'uscita in ritardo della Webzine. Ma, considerato che staremo on line per due mesi al posto di uno, l'attesa non sarà vana.
Tengo particolarmente a fare questa osservazione a proposito degli articoli che sono contenuti all'interno dello STIM: non solo quelli che trovate su questo numero, ma su quelli passati, presenti e futuri.
Coloro che scrivono per una rivista amatoriale, anche se forse più preparati e forse più informati di altri, sono tutti non professionisti, lo fan per passione, e lo fanno senza nessun tipo di remunerazione.
Molti di loro spesso corrono rischi di inimicarsi alcuni lettori perché la loro opinione in merito agli argomenti trattati è espressa in termini crudi, o perché esprimono le loro convinzioni in maniera a volte ironica, a volte seria, ma sempre cercando di motivare le scelte che hanno deciso di portare avanti nei loro articoli. Spesso il direttore (che sarei poi io) è il primo dei lettori insoddisfatti dalle opinioni espresse all'interno dell'articolo.
Ma poiché esiste un proverbio esalta la varianza dei gusti personali, non mi pare giusto uniformare tutti gli articoli al mio pensiero (anche se l'idea di una direttorocrazia non sarebbe male).
Tutta questa introduzione era volta ad invogliare i lettori a scrivere la loro eventuale divergenza di opinioni con gli articolisti, lo so, un bieco espediente di guadagnare più lettere per la rubrica di posta, ma anche per insinuare nella mente di chi legge il ferale dubbio che non tutto quello che viene scritto sulla nostra rivista sia la verità rivelata, come ad esempio l'articolo di Francesco Spadaro sui misteriosi Politicalcorrettori di Bordo, o innescare discussioni filosofiche o letterarie o cinematografiche a non finire a proposito dell'ultimo Matrix.


di Francesco Spadaro ,  Star Trek Italia Magazine, anno 5 n. 7,  luglio  2003

DATA: Capitano, il computer segnala un’avaria al livello 14, dovrebbe trattarsi di un condensatore di connessione ausiliaria, i giunti di trasferimento portante e il nodulo di trasferimento ciclico sono entrati in modalità by-pass per garantire il ciclo di riconfigurazione isolineare…
PICARD: A parte che a sentire ‘sta manfrina non si capisce una beata mazza…
DATA: Beata mazza? Non comprendo il significato della locuzione e noto che la sua reazione…
PICARD: Okay, coso, hai detto “dovrebbe trattarsi di un condensatore di connessione ausiliaria”. Perché “dovrebbe”? Da quando in qua un computer truccato da uomo giallo che legge i dati di un altro computer usa il condizionale?
DATA: Continuo a notare qualcosa di strano nel suo linguaggio, capitano. “Coso” non è un termine che si addice a un androide positronico che…
PICARD: Rispondi alla mia domanda, coso!
DATA: Il computer segnala un’avaria a un condensatore di connessione ausiliaria, ma il programma diagnostico di integrità modulare rileva che i condensatori di connessione ausiliaria sono tutti perfettamente operativi.
PICARD: Oh, porca maiala!
DATA: Porca e maiala non sono la stessa cosa?
PICARD: Sì, e anche tua sorella! Vedi di capire che cavolo succede…
DATA: A parte il fatto che continuo a sospettare che vi sia qualcosa di strano che sta alterando il suo linguaggio, io non ho sorelle e credo che fosse a conoscenza di questo a partire dalla mia scheda personale…
PICARD: Senti, pupazzo a pile, c’è questa avaria o no?
DATA: Bisognerebbe contattare la Sala Macchine e chiedere…
PICARD: Ecco, chiama il negro e vedi com’è questa storia…
DATA: Il negro?
PICARD: Il negro che va sempre in bianco, il cieco!
DATA: L’ingegnere La Forge è afro-americano e non vedente, ma questi termini inusuali…
PICARD: Chiacchiere e distintivo, questo è il mio Secondo Ufficiale… lo chiamo io il negro! Picard a Sala Macchine! La Forge!
LA FORGE: La ascolto, Capitano!
PICARD: Geordi, le risulta un’avaria a un condensatore di connessione ausiliaria?
LA FORGE: il computer in effetti segnala un’avaria a un condensatore di connessione ausiliaria, ma il programma diagnostico dice che i condensatori di connessione ausiliaria sono a posto.
PICARD: La stessa manfrina che mi ha detto il coso. Senta, Data, vada al livello 14 a controllare cosa c’è che non va… Guardiamarina, vada con lui!
TROI: Capitano Picard, avverto che ogni volta che le do le spalle lei mi guarda il sedere…
PICARD: Lo faccio da 15 anni e lei lo avverte solo ora?
TROI: Lo avverto da 15 anni, ma ora mi andava di dirlo.
RIKER: Senti, vecchietto, alla tua età potresti anche darti una calmata!
PICARD: Senti, ciccione, non posso neppure guardare?
RIKER: …E certo, alla tua età che ti resta?
PICARD: Portami tua sorella e le faccio vedere la mia età!
TROI: La smettete tutti e due? Mi mettete in imbarazzo!
PICARD: Si vede, hai le tette sudate, ti sudano sempre quando  sei in tensione!
WORF : Grauuurghhh! Graaaargh! Ma che bei discorsi! Sento l’impulso di farvi a pezzi tutti e tre! Grurpffffff!
PICARD: Che razza di verso è Grurpffffff?
WORF: Io ho detto Grauuurghhh e Graaaargh, non ho detto Grurpffffff. Dev’essere stato un rumore!
RIKER: E l’hai fatto tu quel rumore! Che schifo! La sento adesso, la puzza! Ma che mangiate, voi klingon?
PICARD: Schifezze vive, lo sai, cicciobombo. Di una razza di puzzoni l’unico Ufficiale klingon della Flotta dovevano assegnarlo nella mia nave! Comunque, anche tu, Numero Uno… due ore fa sono entrato in Sala Tattica dopo che eri uscito tu e, altro che un Grurpffffff, hai fatto fuochi d’artificio!
DATA: Ho trovato il guasto, Capitano. Ecco il pezzo in avaria. Non è un condensatore di connessione ausiliaria, ma un apparecchio sconosciuto e non classificato, con una schermatura dei condotti di quadratura strutturale che lo facevano apparire ai sistemi primari come un condensatore di connessione ausiliaria. L’apparecchio era connesso ai sistemi di miscelazione di portanza, pare, da quando questa nave fu costruita.
PICARD: Senti, robottino a molla, abbiamo un affare misterioso connesso a tutta l’Enterprise e non sappiamo a che cacchiarola serve?
LA FORGE: lo stiamo analizzando, Capitano, e credo proprio sia un prototipo di qualcosa che non dovrebbe neppure esistere… ho letto di una cosa del genere su una rivista scientifica…
RIKER: Una di quelle che ti porti in bagno con dentro, nascoste, le rivistine porno?
B. CRUSHER: William, e che cavolo! Fai parlare il negro!
DATA: Anche lei, dottoressa? Avete un linguaggio strano, tutti…
LA FORGE: Se questo negro non vi disturba, continuerebbe… su quella rivista si parlava, ma solo in maniera teorica, di un apparecchio denominato POLITICALCORRETTORE QUANTICO, un dispositivo che, con un accesso di controllo operativo simile a quello adottato per i sistemi di traduzione simultanea collegati ai sistemi di comunicazione della nave, modificherebbe il linguaggio a bordo, smorzando ogni espressione che possa generare imbarazzo o politicamente scorretta...
DATA: Dalle analisi sembrerebbe che il POLITICALCORRETTORE QUANTICO generi particolari portanze che inibiscono anche la formulazione di intere frasi, nel senso che certi particolari pensieri che stanno per tradursi in una espressione verbale vengono bloccati, e la frase non viene pronunciata, il tutto grazie a un accoppiatore di trasformazione ambientale interfacciato a un regolatore di assetto quantico, che, sfruttando i disaccoppiamenti ganglianici, genererebbe le trasformazioni al vostro linguaggio che da 47 minuti e 34 secondi ho potuto notare…
B. CRUSHER: Cioè, vuoi dire che da 47 minuti parliamo con frasi che abitualmente non usiamo?
DATA: Esattamente.
B. CRUSHER: A me sembra tutto nello stesso fottuto modo di sempre, mia cara macchinetta, e non credo che questo rompipalle quantico serva a qualcosa...
DATA: Un'ora fa non avrebbe detto fottuto e rompipalle e non mi avrebbe chiamato macchinetta...
B. CRUSHER: E tu, Data, il tuo linguaggio non ne risente?
DATA: Il regolatore di assetto quantico non può agire sul mio cervello positronico. Del resto sono stato già programmato per esprimermi attraverso un linguaggio...
PICARD: ...noioso. Chiacchiere e distintivo...
RIKER: Ma, a che scopo tutto ciò? Chi avrebbe inserito questo sputacchiatore quantico sull'Enterprise?
B. CRUSHER: I comunisti, penso. Sono capaci di questo ed altro.
TROI: Siete bravi voi di Forza Federazione! Se sei a bordo dell’Enterprise non è grazie a un alto esponente del Consiglio, quello indagato nella storia delle navette vendute agli andoriani?
B. CRUSHER: Comunista pure tu, eh? Non ti basta sondare le emozioni con i tuoi poteri betazoidi, tu e i tuoi amici mangianeonati stavate controllando le nostre menti!
PICARD: Data, ti risulta che gli umani siano così litigiosi nella loro normale espressione?
DATA: Credo che la disattivazione del politicalcorrettore quantico abbia scatenato una certa disinibizione di rimbalzo, nel senso che stanno venendo fuori espressioni normalmente trattenute nella maggior parte dei casi. Una disattivazione graduale avrebbe avuto effetti minori, il guasto improvviso sta generando una certa esagerazione nelle comunicazioni verbali…
WORF: Grrruarrrggghh! Voglio dare un’occhiata da vicino a questo strano apparecchio…
RIKER: Non troppo vicino, adesso lo sto esaminando io e non sopporto la puzza dei klingon…
WORF: Graaaaaaauuuuurrrrrgggghhhh! Ti ammazzo, lardoso umano! I klingon non puzzano, io non puzzo!
RIKER: Non solo klingon, pure negro e scorreggione…
LA FORGE: E dagli col negro, cos’hai contro i neri?
RIKER: I negri in genere o anche quelli cecati?
WORF: Grrrruuuurrrrggghhhh! Questo affronto va lavato col sangue! Hai insultato il Capo della Sicurezza e l’Ingegnere Capo! Geordi! Il nostro onore va vendicato!
RIKER: Ma guardalo, perché non vi baciate in bocca tra di voi prima? Non sapevo di questa affettuosa amicizia, non solo negri, pure checche…
PICARD: Basta! Controlliamoci! È un ordine. Dobbiamo controllare la situazione. Coso… ehm… Data… tu e il negro… ehm… il Signor La Forge… potete ripararlo?
RIKER: Riparare quel trabiccolo che controllava le nostre menti? Non hai solo l’alopecia alla zucca, ma anche le arterie da rimbambito?
PICARD: Senti, brutto ammasso di grasso, adesso cerco di controllarmi e ti rispondo.
Lo attiviamo per poi disattivarlo gradualmente, per tornare a parlare pian piano in maniera normale.
B. CRUSHER: Resta sempre da scoprire il perché di questo congegno…
DATA: Sospetto che abbia a che fare con il fatto che potrebbero trasformare le nostre missioni in avventure da proporre in una fiction…
TROI: Una fiction? Chi farebbe uno sceneggiato con un capitano vecchio e pelato, un puttaniere obeso, un cieco che non trova mai una donna, un klingon sempre triste, una…
DATA: Ha ragione, Consigliere Troi. Era una supposizione assurda.
PICARD: Ripeto la domanda: possiamo aggiustarlo?
LA FORGE: Non abbiamo gli schemi di questa cosa. Ma possiamo tentare di trovare la causa tecnica del perché non è attiva…
PICARD: Voglio un rapporto tra un’ora.
LA FORGE:  Ma ci vorranno due ore solo per analizzare tutti i microcircuiti! Dobbiamo farlo manualmente!
PICARD: Un’ora! Un’ora! Perché voi bestiacce ingegneri dovete sempre contestare i tempi che vi danno per fare il vostro lavoro?
LA FORGE: Lo facciamo per rompere le palle.
PICARD: Lo sospettavo. Muova le sue chiappette nere.
Beverly, le ho mai detto che mi piacerebbe…
B. CRUSHER: Jean Luc! Quello che ti piacerebbe dimmelo in privato! C’è il politicalcorrettore quantico in avaria e tutti ci ascoltano!
PICARD: Andiamo nel mio alloggio e te lo dico in privato, bella maialona!
B. CRUSHER: Jean Luc!
PICARD: M’è scappato! La Forge, si sbrighi ad aggiustare quel coso e scopra come attivarlo e gradualmente disattivarlo!
B. CRUSHER: Un’ora, eh? Se riesce ad attivarlo mi dirai porcate solo per un’ora?
PICARD: Te ne ho dette tante volte, per ore, e col politicalcorrettore attivo, non ricordi?
B. CRUSHER: Birichina? Monellaccia? Golosona? Me le chiami parole porche quelle?
PICARD: E quelle potevamo dire, cazzarola!
LA FORGE: Capitano, ho il mio rapporto sul politicalcorrettore quantico.
PICARD: Mi dica.
LA FORGE: Dovrebbe essere una interruzione di un derivatore di impulso ionico.
PICARD: Derivatore di gnegnegnè. Sarebbe a dire?
LA FORGE: Ho qui un miscelatore di campo equalizzato, Data dice che potremmo provare a collegarlo…
PICARD: Aspetta… che potrebbe succedere?
DATA: Non lo sappiamo, potrebbe riattivare il politicalcorrettore o avere effetti imprevedibili. Io mi accorgerò delle modificazioni e lo terrò attivo solo se non succederanno cose strane…
PICARD: Proceda, coso.
DATA: Miscelatore di campo equalizzato collegato.
PICARD: Bimbo giallo bravo. Come parlo? Bello o brutto?
LA FORGE: Io bimbo buono. Io parlo bello.
PICARD: Tu bimbo cacca! Io bello!
LA FORGE: Tu bimbo brutto, pelato e cacca!
PICARD: Cacca! Cacca!
DATA: Miscelatore di campo equalizzato scollegato. Non ha funzionato. Provo adesso a collegare un commutatore di interfase.

Commutatore di interfase collegato.

PICARD: Non vorrei sembrare insistente, mi dovete scusare se disturbo, ma vorrei, se non sono inopportuno, essere, sempre che vi aggradi, gentilmente informato del risultato.
LA FORGE: Mi si perdoni l’ardire, ma in effetti, con rispetto parlando, ho una certa ansia di conoscere il risultato dell’esperimento. Se la vostra cortese persona volesse informarci prontamente, o quando vi aggrada…
DATA: Dovremmo esserci. Devo solo regolare il flusso. Era un po’ alto!
PICARD: Hai fatto? Siamo a posto, adesso?
LA FORGE: E muoviti, lattina!
DATA: Troppo basso. Sto regolando. Adesso dovrebbe andar bene.
PICARD: È con estrema soddisfazione che comunico a tutto l’equipaggio che, grazie all’abilità del Signor Data e del Signor La Forge,  la crisi determinata da un guasto agli impianti è stata scongiurata.
B. CRUSHER: È bello sapere che tutto è a posto. Ma, il politicalcorrettore quantico, ora sappiamo che esiste. Dobbiamo disatttivarlo gradualmente, no? Per poter parlare normalmente, senza eccessi verbali né censure strane.
PICARD: È quello che stiamo tentando di fare, il flusso quantico verrà smorzato giorno dopo giorno in maniera che le nostre menti non ne risentano con effetti di rimbalzo, tra circa 16 giorni dovrebbe essere totalmente disattivo, e senza conseguenze.
DATA: Comunicazione in arrivo. L’Ammiraglio Janeway desidera conferire in privato con lei, Capitano Picard.
PICARD: Passi la comunicazione nel mio studio, Data.
PICARD: Ammiraglio Janeway, lieto di rivederla.
JANEWAY: Poche chiacchiere, Jean Luc. Dal vostro rapporto ho saputo che avete trovato il politicalcorrettore quantico, e che il negretto e la macchinetta parlante hanno scoperto come regolarlo.
PICARD: Intuisco che dove si trova lei non vi siano politicalcorrettori quantici.
JANEWAY: L’abbiamo anche qui, ma io ogni tanto lo disattivo, ho un pulsante per accenderlo e spegnerlo. Ecco, adesso lo accendo.
PICARD: Ma lei era a conoscenza di questo dispositivo?
JANEWAY: Soltanto da poco. Ho anche scoperto che sulla Voyager ne avevamo uno senza saperlo. C’era anche sulla sua Enterprise precedente. E ce n’era uno su Deep Space Nine, pare. Comunque: ho un ordine per lei dal Comando Supremo della Flotta Stellare. Dovete lasciare il dispositivo in piena attivazione, niente graduale cessazione dei suoi effetti…
PICARD: Ma perché mai? Non le sembra giusto che possiamo parlare liberamente, senza controlli?
JANEWAY: Le andrebbe una gita su Romulus?
PICARD: Con o senza il resto della flotta?
JANEWAY: Una missione diplomatica. Siamo stati invitati, che lei ci creda o no. Sembra che vi sia stato una specie di sconvolgimento politico interno; il nuovo Pretore, che credo si chiami Shinzon, ha chiesto di incontrare un inviato della Federazione.
PICARD: Il nuovo Pretore?
JANEWAY: C’è di più: è un Remano. Mi creda, anche noi non ci capiamo nulla. Voi siete la nave più vicina, quindi voglio che andiate a controllare la situazione. Se l’Impero diventasse instabile ci sarebbero guai per l’intero quadrante.
PICARD: Capisco, ma che c’entra questa missione con il politicalcorrettore quantico?
JANEWAY: Jean Luc, Jean Luc… non posso dirglielo. Posso solo dirle che esiste un nome in codice che determina questa scelta. È una cosa denominata Paramount Trek 10. Posso anche dirle che, terminata la missione, potrete tornare a parlare senza controlli mentali, liberamente.
PICARD: Per quanto tempo?
JANEWAY: Dipende dagli incassi. Ma temo che, finita la missione non avrete più bisogno di politicalcorrettori quantici. Forse per sempre.
PICARD: Gli incassi? Ma di cosa sta parlando? In che senso “teme”?
JANEWAY: Ho detto anche troppo, credo che dovrò dare una controllata al nostro politicalcorrettore quantico.
PICARD: Devo saperne di più. Cosa ci aspetta?
JANEWAY: Obbedisca agli ordini, è necessario, la missione Paramount Trek 10 è segreta, per adesso.
PICARD: Segreta fino a quando?
JANEWAY: Non posso parlare di “Nemesis”.
PICARD: Nemesis? Cos’è Nemesis?
JANEWAY: Passo e chiudo, Picard.


domenica 20 dicembre 2020

QUELLI DELLO SPECCHIO

    Il "Mirror Universe", tornato prepotentemente (aggettivo quanto mai consono) nelle narrazioni recenti di Star Trek Discovery, è stato più volte trattato dalla saga televisiva più importante di sempre.
    Prima di Philippa Georgiou, di Lorca e dei kelpiani per merenda, questo universo parallelo dove il Papeete era andato benone, aveva fatto la sua comparsa nelle serie precedenti.
    In questo mio racconto dell'Aprile 2002 nell'editoriale della rivista Star Trek Italia Magazine il direttore Rossella Marchiselli chiedeva "Cosa succederebbe se esistesse un Universo dello Specchio in cui i Trekker fossero i fan dell'Impero e non della Federazione dei pianeti? Come sarebbe lo Star Trek Italia Magazine dello specchio?" .E la risposta: "Per saperlo e per sorridere di questa ipotesi c'è da leggere, nella rubrica Crazytrek, il racconto di Francesco Spadaro << QUELLI DELLO SPECCHIO>>"

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NOTE INTRODUTTIVE
Da "HyperTrek" (http://www.hypertrek.info/):

"Mirror, Mirror"
(Specchio, specchio), STAR TREK, Seconda Stagione.

(...) Data Stellare sconosciuta: L'Enterprise è in orbita attorno al pianeta Halka per trattare con gli abitanti locali l'avvio di relazioni diplomatiche per l'ingresso nella Federazione. Ma un guasto al teletrasporto, causato da una tempesta ionica, materializza Kirk, McCoy, Scott e Uhura in un universo parallelo, in cui l'ideale della Federazione non è la pace, ma la conquista. E a bordo dell'Enterprise chi vuole la promozione non esita a ricorrere all'omicidio."
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Da "UNIVERSI PARALLELI" di Susanna Ricci

STAR TREK ITALIA MAGAZINE n.26

"...Anche DS9 ha interagito con l'universo alternativo ed in più di una occasione; è a questo punto infatti che troviamo la situazione nell'universo alternativo visitato da Sisko e compagnia: la Terra è soggiogata, gli umani resi schiavi, le condizioni di vita sono durissime. Ovviamente i Terrestri non possono e non vogliono adattarsi ad essere servi di nessuno, per cui danno vita ad un movimento clandestino di resistenza, per poter riconquistare la propria libertà. I telefilm della serie, ambientati nell'universo dello specchio, sono:
Crossover (seconda stagione)
Through The Looking Glass (terza stagione)
Shattered Mirrors (quarta stagione)
Resurrection (sesta stagione)
The Emperor's New Cloak (settima stagione)".
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Da "HYPERBAJOR" (http://www.acbajoriano.altervista.org/prg/hyperbajor.html)

"Universo-specchio: - Universo parallelo e co-esistente al nostro, ma su un altro piano dimensionale. Virtualmente tutto nell'universo-specchio è duplicato, ma spesso la sua natura è opposta rispetto alla controparte del nostro universo. Il primo a scoprire l'esistenza di un universo parallelo fu il Capitano James T. Kirk nel 2267. Dopo il suo ritorno nel proprio universo, l'Impero Terrestre dell'universo-specchio venne conquistato dall'Alleanza Klingon/Cardassiana, e i Terrestri (mirror) furono ridotti in schiavitù. Il secondo contatto con questo universo avvenne nel 2370. Mentre Kira e Bashir a bordo di un runabout stavano attraversando il wormhole, un malfunzionamento nei motori warp li sbalzò nell'universo-specchio. Questo contatto diede inizio ad una serie di passaggi tra i due universi. Ad esempio Bareil (mirror) si rifugiò nel nostro universo per sfuggire all'Alleanza e Jake Sisko incontrò sua madre Jennifer (mirror)."

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QUELLI DELLO SPECCHIO
Star Trek Italia Magazine, anno 4, n.4, Aprile 2002

----- Original Message -----
From: "=/\= IL NAVARCA"
To: "MAILING LIST STAR TREK ITALIA MAGAZINE"
Sent: Tuesday, March 12, 2002 8:41 AM
Subject: [stim] mirror mirror

> Avrei avuto una idea per l'articolo, forse. Non ho una grande memoria dei
> telefilm in questione, non ho molto tempo per documentarmi, ma confido nel
> vostro aiuto perché in mailing list interveniate
> sull'argomento.
CUT

> A un certo punto della Serie Classica Kirk e C. vengono a conoscenza
> dell'esistenza di un mondo parallelo, dove i rapporti umani sono regolati in
> modo molto sbrigativo e violento, il "Mondo dello Specchio". Riincontreremo
> il Mondo dello Specchio più volte anche nella serie DS9. Ma questo mondo
> dello Specchio che abbiamo visto nel 23esimo e nel 24esimo secolo, esiste
> anche adesso, no? Nel 21esimo secolo. Nel 2002, per l'esattezza. Anche loro
> guarderanno Star Trek, il "loro" Star Trek, dove Spock è barbuto e Kyra una
> spietata viziosa. E avranno i fans club, le webzine, etc. . tutto in un
> mondo "cattivo" come è quello dello Specchio. E la società, com'è? Peggio di
> questa? Come saranno mai gli italiani dello Specchio nel 2002? E i trekkers?
> E i webzinari?
CUT
> Grazie, amici...
> o (come direbbero nello Specchio):
> spazzature che fan schifo ai rospi, se volete che vi lasci l'uso delle
> gambe, servitemi in questo lavoro, o volete divenire cibo per le pantegane?
>
> Lunga Vita e Divertimento
>
> =/\= IL NAVARCA Francesco Spadaro

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"Vuoi cambiare 'nickname'? Lo pseudonimo 'Il Fetente' ti va stretto?"
"Proprio così, Half. Sarò 'Il Fetentissimo', eh eh, é un'idea di Hex-Indoor"
"Usi le idee di Hex-Indoor?"
"In attesa di poter usare la sua pelle per una valigia"
"In effetti i sigari che fumi sono proprio pestilenziali..."
"Stai attento a come parli, metallaro pidocchioso, sei davanti al nuovo Direttore dello Star Trek Italia Magazine, e ti ricordo che ho quei documenti che ti metterebbero nei guai in pochi secondi, c'è la pena di morte in Italia per chi scarica files musicali in formato mp3 dalla rete..."
"Maledizione! Una legge del cavolo! Che ci si può aspettare da questo nuovo governo-fogna? Wanna Marchi è il Presidente del Consiglio, con sua figlia al Ministero degli Interni e il Mago Mario Pacheco do Nascimiento agli Esteri, Totò Riina al Ministero della Giustizia e addirittura al Ministero della Sanità hanno messo Rosi Bindi..."
Il Fetente, o meglio, il Fetentissimo, era il quinto direttore dello STIM. Il primo, il fondatore della più famosa trekzine della rete italiana, era sparito misteriosamente, ed era stato sostituito da Rippy, che diresse la rivista a lungo prima che Night-Angel con un colpo secco gli spezzasse il collo nel corridoio della redazione, mentre il malcapitato tentava di manomettere il distributore di caffè.
Night-Angel diresse lo STIM portandolo a grandi successi, ma non fu capace di schivare i colpi di rivoltella di Roh Ralen, che con solo mezzo caricatore passò da Redattore Capo a Direttore. Roh Ralen resse per alcuni mesi le sorti dello STIM con violenta severità e maniacale pignoleria, trattava tutti nel peggiore dei modi, soprattutto il suo Vice, il Fetente. Finchè il Fetente non decise di prendere il suo posto.
"Mi hai dato un pizzicotto nel sedere? Come hai osato, Fetente?"
"Era una iniezione mortale, Roh, non un pizzicotto"
"Devi chiamarmi Capo!!! Che hai detto? Una iniez..."
"Ciao, ciao, Rho..."

Dopo aver congedato Half, il Fetente passeggiava nervosamente davanti alla vetrina che conteneva la sua collezione di pupazzi raffiguranti ratti.
Erano più di 150, la maggior parte erano doni di chi cercava di ingraziarselo, a tutti era noto che il Fetente suddivideva il genere umano in due categorie, la prima era composta da quelli che gli avevano regalato almeno un ratto, l'altra era da considerarsi malvista. Dovevano essere ratti pelosi, topi di fogna, chi gli aveva offerto topolini graziosi, topigigi e pupazzi disneyani era stato costretto a ingoiarli di fronte a lui.
Si fermò a osservare il suo ratto preferito, Giacomino. Somigliava a una delle sue pantegane, quelle vere, che teneva in una gabbia nel cortile del palazzo della redazione. Le nutriva con rifiuti di cibo e documenti da distruggere che lui stesso amava fare a pezzettini e mischiare con gorgonzola al mascarpone e gli scarti non masticabili del suo piatto preferito, le costolette di maiale. Si narrava che un giorno avesse inserito nell'impasto anche il cadavere fatto a pezzi di Imblarra, un redattore che da dieci mesi non consegnava articoli.

Bussarono alla porta.
"Avanti..."
"Direttore, posso entrare?"
"Entra pure, Suzie"
Suzie La Riccia era in redazione da prima del Fetente, era il Redattore Capo e si occupava di diverse rubriche.
"O Sommo Fetente, questo mese abbiamo avuto più lettori di quello scorso, non è una bellezza?"
"Sempre meno di 'Spazio 1999 Italian Magazine', maledizione!"

Lo STIM era ogni mese on line per tutti i fans delle avventure di Star Trek, la serie che narrava le battaglie dei perfidi eroi di ben cinque serie di telefilm, che avevano grande successo negli Stati Uniti e in molti paesi europei, ma che in Italia venivano programmati ad orari assurdi o in canali satellitari, senza doppiaggio e in terribile ritardo rispetto alle date di produzione.
A differenza di "Spazio 1999", giunto oramai alla diciottesima stagione, programmato ogni settimana in prima serata su Rai Uno, subito dopo "Le iene" (il programma presentato da Enzo Biagi), "Spazio 1999" entusiasmava milioni di fans con le avventure di John Koenig detto "Lo sterminatore" (le prime sei stagioni), del figlio Pippo Koenig detto "La peste lunare" (dalla sesta alla nona stagione) e della contrabbandiera Pamela Russell detta "L'infame disgregata" per le quattro stagioni successive, sostituita poi da Lucy Bergman, nota come "La Maiala".
Gli appassionati di Star Trek, i trekkers, rosicavano invidiosi, le avventure della violentissima Federazione erano un cult per molti, ma in Italia c'erano sempre meno nuovi fans, a causa del boicottaggio da parte delle reti televisive.
A nulla erano servite raccolte di firme, minacce e atti terroristici. La lobby di "Spazio 1999" era più forte, e i trekkers erano ossessionati dall'incubo di finire come i fans di "Star Wars" da tempo sterminati, dopo l'uscita di quell'unico film, "Guerre Stellari", che non ebbe più seguito per mancanza di fans vivi.

Suzie la Riccia si avvicinò al Fetente e, dopo avergli acceso il sigaro gli sussurrò all'orecchio, mordicchiandogli il lobo:
"Andrà sempre meglio, bello. Il "Movimento di Liberazione di Star Trek" sta preparando una azione di forza nei confronti della RAI, metteranno Viale Mazzini a ferro e fuoco finché non acquisteranno Enterprise per trasmetterlo alle 20 e 40, dopo il programma di punta, il 'Cristina D'Avena Sadosex Show' ..."
Il Fetente la respinse.
"Non attacca, Suz! Le donne secche come acciughe non mi attizzano. Le siliconate neppure... Se i Nuclei Trekkers Armati collaboreranno con il Movimento ci sarà molto sangue... e molto Star Trek. E dove andranno a cercare le informazioni su Enterprise? Su Internet. E in primis tra le nostre pagine... a proposito... chi fa l'articolo su Enterprise questo mese?"
"Lo faccio io, o Opulento Fetente!"
La voce era quella di Hex-Indoor.
Il Fetente lo guardò con odio:
"Ammasso informe di esalazioni intestinali, ridicolo scatarrante agglomerato di germi, osi entrare senza bussare?"
"Pardon, Mon Directeur..."
"Pardon il cavolo, collezione di caccole messe in frigo. Se non sei entrato per portarmi un articolo su Enterprise ti annuncio la tua candidatura a cibo per le pantegane, sempre che gradiscano i pezzetti di uno scimmione marcescente come te... "
"Ecco l'articolo, ciccione"
"Che hai detto? Co - sa - hai - det - to? Ti faccio fuori, burino succhiacammelli, babbuino smandrappato, ripugnante barella colma di sputi... vai via e lasciami solo col Redattore Capo..."

Hex-Indoor si allontanò fischiettando.
Suzie accarezzò i capelli del Fetente e gli disse:
"Non ti inalberare, bellezza. Ignora le sue irriguardose parole, è un poveretto..."
"Poveretto? Lo chiami così quando vi incontrate alla 'Pensione del Camionista Ubriaco'? Ma lasciamo perdere... parliamo di Star Trek. Cosa c'è di pronto 'sto mese?"
"Zenzero Cor..."
"Zenzero chi?"
"Lo zoppo, il ciccione che mangia Kinder Pinguì di nascosto..."
"Ah! Il pelato!"
"Sì... Zenzero Cor... fa un articolo sulle anticipazioni del nuovo film di Star Trek. Voci di corridoio dicono che finalmente Riker riuscirà a far fuori il Capitano Picard. Picard si chinerà inavvertitamente per raccogliere il cucchiaino con il quale stava prendendo il suo Tea Earl Grey, e Riker ne approfitterà per ficcargli una bath'leth nella parte bassa dell'apparato digerente, poi lo decapiterà per farsi una palla da bowling originale. Data ucciderà Tasha Yar per gelosia dopo averla trovata a fare gnoppo gnoppo con Quark..."
"Tasha?"
"Yes. Ma non è tutto. Il clone di Wesley Crusher siederà nell'Alto Consiglio Klingon prendendo il posto di Gennarino Duras, e tutto il pianeta di Betazed verrà assimilato dai Borg. Lwaxana sarà la nuova Regina Borg..."
"Ma è terribile..."
"Sarà un successone"
"Non ne dubito".
"Phil Hykot questo mese farà un articolo su Next Generation..."
"Phil Hykot ? E la rubrica che premia il sito del mese?"
"Niente da fare. Gli hanno bruciato la terza automobile per non aver accettato... ehm... gentili segnalazioni... e non vuole occuparsene per un po'. Il 'sito del mese' lo farà Ric Season, visto che è tornato in Redazione..."
"Season... dov'è? Devo segnalargli un sito..."
"Niente da fare. È appena tornato dalla Messa e adesso sta ascoltando il Rosario su Radio Vaticana e non vuole essere disturbato... quell'uomo... ieri mi è scappata una parolaccia e mi ha fatto una predica di venti minuti..."
"Dobbiamo tenercelo, però. La sua famiglia ha praticamente il monopolio del traffico d'organi, hanno anche avuto per questo un premio dal Presidente... Uff... Dicevamo... Phil Hykot scriverà di Next Generation..."
"Parlerà del periodo d'oro di Picard, lo stato di grazia chiamato 'Locutus'. Dei magnifici colossali massacri da lui perpetrati prima che gli ottusi Ufficiali dell' Enterprise lo facessero tornare umano. E di come strangolò La Forge per questo. "
"Bene, bene. Passiamo alla serie classica, Chi si occupa questo mese della rubrica?"
"Teofilo Norton. E Fabrizio Torturella farà Voyager. Non so di cosa parleranno".
"Mandali a chiamare. E dì a Norton di non venire con il cane o glielo ammazzo".
"Sarà un po' difficile che lo faccia. È agli arresti domiciliari, la sua collezione di mitragliatrici non era proprio regolare... puoi telefonargli..."

Quando Teofilo Norton sentì squillare il telefono stava mangiando. Tonno in scatola. Vide sul display che stava ricevendo una chiamata dal Fetente, e per poco non gli andava il boccone per traverso.
"Norton, ripugnante mostricciatolo creato con pezzi di scarto..."
"È un piacere ricevere un saluto cordiale all'ora di pranzo, o Fetente... "
"Chiamami Fetentissimo..."
"A che debbo l'onore. Fetentissimo?"
"Fai la Serie Classica questo mese? Appesterai i lettori con il solito riscaldamento di quella pappa andata a male dei telefilm della preistoria, no? Con cosa ci annoierai, piccolo avanzo di emmenthal marcito? "
"Un episodio molto discusso, quello della seconda stagione chiamato 'Mirror, mirror'."
"Rammentami la trama, lombrico. Non guardo la Serie Classica da anni. Mi ammoscia"
"Certamente, Fetentissimo.
Il Capitano Kirk, il Dottor McCoy, il Signor Scott e il Tenente Uhura, dopo aver cercato di ottenere i cristalli di dilitio da un pianeta di disgustosi pacifisti, gli Halkan, si teletrasportano a bordo dell'Enterprise. Durante il processo di trasferimento si verificano alcuni problemi, e quando la squadra di sbarco si materializza i loro vestiti appaiono diversi, i nostri eroi si trovano in un mondo parallelo, una realtà alternativa alla nostra dove l'Impero si chiama Federazione, dove praticano usanze strane come la diplomazia, e dove vengono accolti da uno Spock SENZA barba, che capisce che non si tratta degli Ufficiali del loro Universo, e li fa imprigionare.
Nello stesso istante, nella realtà di Star Trek che conosciamo, le copie di Kirk, Uhura, Scott e McCoy provenienti dall'Universo alternativo, piombano in sala teletrasporto. Queste ridicole imitazioni, pensa, non avevano intenzione di prendere il dilitio degli Halkan usando la forza, addirittura... porca miseria... RISPETTAVANO i vomitevoli ideali pacifisti degli alieni.
Spock chiede l'esito della missione al falso Kirk, che risponde che la situazione non è mutata.
Spock ordina a Sulu, lo sfregiato, di preparare i phaser.
Lo pseudo-Kirk suggerisce allo pseudo-McCoy di eseguire un'analisi sui membri della squadra di sbarco, perché, appena resosi conto di non trovarsi più nell'Universo dei Mollaccioni, vuole discutere sul da farsi con i suoi amichetti. Il Kirk fasullo ricorda di aver avuto un giramento di testa durante il teletrasporto. La copia scialba di Scotty suggerisce che probabilmente si sono materializzati in qualche altro luogo, e il Kirk-mozzarella ipotizza che potrebbero essere approdati in un mondo parallelo, quindi ordina all'imitazione di Scotty di trovare un sistema per teletrasportarsi nuovamente nel loro universo pacioccone. Poi manda il duplicato di Uhura in plancia per scoprire quali sono gli ordini, mentre lui e il plagio di McCoy rimangono in infermeria per studiare la biblioteca di bordo.
La falsa Uhura si reca in plancia, dove Sulu, convinto che si tratti della porcona originale, le si avvicina per le solite pratiche di palpeggiamento alle quali si dedica quando non ci sono il Capitano e il Primo Ufficiale. Quando il Kirk versione Fata Turchina arriva in plancia, Sulu sta ancora, come d'uopo, a fare il pomicione. Il finto capitano ordina alla fittizia Uhura di fargli rapporto e la bonazza gli bisbiglia gli ordini impartiti dal Comando: distruggere gli Halkan nel caso decidano di non collaborare. L' Enterprise si sta avvicinando alla posizione ottimale per l'attacco, ma il Kirk-patacca ordina a Sulu di attendere, in contrasto con la procedura abituale dell'Impero, la prassi che ben conosciamo, sterminare subito la civiltà che non abbassa immediatamente le corna. Lo Scotty-barzelletta non riesce a manomettere i phaser e l'Enterprise oltrepassa l'obiettivo principale. Spock ordina a Sulu di agganciare i phaser sulla seconda città, ma il ricalco vigliacchetto di Kirk annulla l'ordine. Poi dice alla pseudo-Uhura di convocare lo Scott e il McCoy del suo mondo di bamboline nel suo alloggio. Chekov si unisce al falso Kirk nel turboascensore. Quando il presunto capitano esce dalla cabina, viene sorpreso da due guardie che lo immobilizzano contro la parete mentre Chekov estrae il suo phaser. All'improvviso, un'altra guardia attacca Chekov e salva il falso Kirk.
Non-McCoy e Non-Scotty raggiungono Non-Kirk. Il computer conferma agli impostori che le condizioni che hanno portato all'incidente del teletrasporto possono essere riprodotte, le fotocopie pusillanimi dovranno apportare alcune modifiche, ma l'interruzione dei circuiti di potenza per collegarsi all'energia di curvatura verrà segnalata sulla consolle di Sulu. Kirk-Semolino chiede a Uhura-Bambi di creare un diversivo.
Scotty versione scamorza e McCoy versione Candy Candy raggiungono la sala macchine e
sopraffanno una guardia con un ipospray. Il falso Kirk ritorna nei suoi alloggi, dove la 'donna del capitano', una stra-bonazza, Marlena, lo aspetta sul suo letto.
A questo punto succede una cosa inaudita, è la svolta che rovinerà per sempre il personaggio di Spock nelle storie di Star Trek.
Spock contatta lo pseudo-capitano (il Vulcaniano è ancora convinto che si tratti di quello vero) e lo avverte di aver ricevuto un ordine da parte del Comando della Flotta Stellare: se Kirk non ucciderà gli Halkan all'alba, Spock deve ucciderlo e prendere il suo posto come capitano.
Marlena chiede a quello che lei pensa essere Kirk se desidera attivare il campo di Tantalus, un dispositivo in grado di spiare e uccidere chiunque a distanza; è stato il segreto del successo di Kirk. Ma il finto Kirk impedisce alla donna di eliminare Spock, e una volta congedata la compagna, contatta il 'suo' Scotty, il quale lo informa che il teletrasporto dovrà essere effettuato entro mezz'ora. Non restano che 10 minuti per liberare la pedana del teletrasporto.
Spock ha intanto individuato un'insolita attività in sala macchine e si accorge che Sulu lo sta osservando. Secondo Sulu, quello che lui crede essere Kirk sta architettando una piano di fuga o di difesa.
Marlena torna negli alloggi di Kirk , e il clone rammollito del capitano le comunica di dover andare; la donna crede che Kirk voglia lasciarla. Il rammollito l'afferra per un braccio, la bacia, e poi lascia la stanza. Da sola nell'alloggio del capitano, la donna attiva il campo di Tantalus e osserva il presunto Kirk.
La contraffatta Uhura riesce a distrarre Sulu, ma Spock arresta la sottospecie di Kirk nella sala del teletrasporto e lo conduce in infermeria, dove si trova anche il resto della squadra di sbarco proveniente dall'Universo Camomilla. Dopo una colluttazione, i quattro impostori riescono a mettere fuori combattimento Spock. Il Vulcaniano è ferito, e, roba da matti, il dottore che di McCoy ha solo la faccia, insiste per aiutarlo prima di partire.
Intanto, sopraggiungono Sulu e i suoi uomini. L'ufficiale spiega che riferirà che Kirk e Spock si sono uccisi a vicenda, ma Marlena sta osservando e utilizza il campo di Tantalus per eliminare gli uomini di Sulu, lasciando al coso che sembra Kirk il compito di disarmare il simpatico ufficiale della sicurezza. Il sedicente McCoy chiede ancora tempo per curare Spock, e promette agli altri di raggiungerli in sala teletrasporto. Spock si riprende ed effettua una fusione mentale con il dottore, e finalmente viene a conoscenza del colossale imbroglio, si rende conto di aver interagito con copie carbone imbelli degli Ufficiali che conosceva.
Marlena attende il romanticone nella sala del teletrasporto; vuole andare via con lui. Ma Capitan Kirk-Valium non può far niente; l'energia è calibrata per quattro persone. La pseudo-Uhura afferra il phaser di Marlena. L'energia del teletrasporto viene improvvisamente interrotta, e questo significa che qualcuno dovrà restare indietro per attivare i controlli manualmente. In quel momento sopraggiunge Spock e afferma di aver interrotto l'energia per assicurarsi che lui e McCoy arrivassero in tempo. Il Vulcaniano vuole che Kirk e i suoi uomini ritornino nel loro universo e che le loro controparti riprendano il loro giusto posto.
E allora il Kirk del mondo alternativo spiega al nostro Spock che l'Impero è destinato a crollare e che è illogico per Spock farne parte".
"Perché dovrebbe crollare?"
"Cita una Profezia"
"Profezie? Baggianate..."
"Non credi alle Profezie?"
"C'è una Profezia che dice che dovrei ammalarmi dopo che mia figlia farà l'amore con tre civette. Sopra un comò".
"Non è una Profezia. È una filastrocca idiota"
"Stessa cosa. E allora? Continua a raccontarmi la trama. Come finisce?"
"Il falso Kirk chiede a Marlena di mostrare a Spock il campo di Tantalus, che gli darà il potere per dare inizio a un cambiamento. Spock promette di prendere in considerazione iI suggerimento di Kirk, e poi teletrasporta la squadra di sbarco nel suo universo. Capisci? È l'episodio dove Spock rivela la sua bastardaggine, comincia a farsi infinocchiare da questi malnati e a considerare come cose positive la diplomazia, la solidarietà, addirittura la fiducia nel prossimo... che vomitevole situazione!"
"Già... sai per caso se Torturella ha finito il suo pezzo su Voyager?"
"Sì. Qualcosa sull'ultima puntata della serie... la Voyager che torna sulla Terra dopo sette anni..."
"Vuota, con il solo medico olografico"
"Già... si son fatti tutti fuori a vicenda, per prendere il comando... mi ricorda..."
"Taci, squinternato. Fine della noiosa telefonata".

Erano le due e mezza del pomeriggio. Il Fetente aveva fame. Così scese al bar dell'angolo, un grande luogo di ristoro che si trovava accanto a un Ecstasy-Shop. C'era poca gente e il Fetente mangiò le solite cose. Sandwich di lombrichi, mousse di locuste, bevve la solita Ceci Cola con fettina di limone.
Era tardi. E aveva più fame del solito. Ci scappò anche il dolcino. Cannolo al sanguinaccio. Prima del caffè. Come sempre caffè all'americana. Per fortuna senza nessuno sfaccendato intorno che sentisse la necessità di chiamare "brodaglia" la sua bevanda preferita dopo pranzo.
Uscì per strada mentre accendeva il suo sigaro. Automobili blindate come carrarmati sfrecciavano veloci, sotto gli occhi attenti di vigili urbani armati fino ai denti.
Un gruppo di bambini aveva legato un loro compagno a un palo, lo riempivano di sputi mentre bruciavano una bicicletta.
La vetrina del negozio di scarpe presentava in offerta speciale i nuovi stivaletti per tortura. Seduto per terra, un barbone tagliuzzava la carogna di un gatto.

Tornò nel suo Ufficio. E li vide.
Erano tutti lì. Tutta la redazione al completo.
"Cosa c'è? Non ho convocato nessuna riunione".
"Siamo qui per eleggere il nuovo direttore dello STIM. Lo faremo con i voti. Come si usa nel Mondo Alternativo, in quell' 'Universo dello Specchio' delle storie di Star Trek, come la chiamano loro? Democrazia... ah ah ah ah...".
A parlare e a ridere era stata Anatolia Bellick, come sempre vestita di pelle nera.
Il Fetente sentì una fitta allo stomaco. Detestava le sorprese dopo pranzo. Disse:
"Anatolia, il Direttore sono io e basta".
"Ancora per poco" rispose la Bellick "Hai commesso un errore, Fetente. Per la tua pigrizia hai ordinato a me di portare il pappone alle pantegane in quest'ultima settimana. Ma non l'ho fatto. I simpatici roditori non mangiano da sette giorni, alle povere bestie ho dato solo acqua. Pantegane affamate, inferocite, fameliche, smaniose di nutrirsi".
Furono in un attimo tutti addosso al Fetente. Lo imbavagliarono con il nastro da pacchi. Lo spogliarono completamente. Lo legarono con corde di nylon. Lo cosparsero di mascarpone al gorgonzola.
Le pantegane gradirono molto.

NOTE:

1) Sono tutti personaggi di fantasia, ma che ve lo dico a fare?
2) La foto "Fetente allo specchio" è stata realizzata da Grazia Spadaro.

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sabato 5 dicembre 2020

Il Canto di Natale di Quark

    Suppongo voi sappiate cos'è il Natale. Se non lo sapete ve lo dico io! Parola di Miles O'Brien, il Natale non è appena una festa celebrata sulla Terra da una parte considerevole degli abitanti del mio pianeta, ma pare proprio che miliardi di persone (anche su altri pianeti, oramai) la considerino la più importante delle feste!
    Sarebbe una festa innanzitutto religiosa, la nascita ( avvenuta 24 secoli fa) di un uomo che incarna il Dio che creò tutto l'Universo, e si festeggia la venuta di questo Dio che diventa un umano tra gli umani, e fa cose speciali, miracoli, e diffonde messaggi di amore e speranza.
    E vince anche la morte, vissuta da umano, con una resurrezione. Potrei elencarvi tutte le tradizioni legate alla festa del Natale, dall'uso di scambiarsi doni al riunirsi di famiglie divise dagli eventi, al rappresentare la nascita di Gesù (è questo il nome del Dio quando si fa uomo) con composizioni di statue in miniatura, ma non voglio annoiarvi, vi dirò solamente che stiamo preparando, qui su Deep Space Nine, una rappresentazione teatrale che narra di un umano che non amava il Natale.
"Scusa, O'Brien, hai detto che il protagonista è un umano. Io sono un Ferengi…"

"Quark, dà retta a me, non conosco nessuno che possa interpretare meglio di te il vecchio Ebenezer Scrooge…"
"Vecchio? Pure vecchio, oltre che umano? Io che non ho raggiunto neppure la mezza età…"
"Oh, suvvia, Quark… un po' di trucco… Renditi conto, qui su DS9 gli umani che festeggeranno il Natale sono in parecchi, e un grande banchetto natalizio nel tuo bar sarà un bellissimo momento di festa per tantissimi e una serata di ottimi affari per te…"
"Ma perché anche il teatrino?"
"Attirerà anche quelli che non festeggiano abitualmente il Natale, gli spettacoli dal vivo sono così rari in questa stazione… e così faremo conoscere un po' del nostro Natale anche agli extraterrestri…"
"Ah, ecco… così mi piace… e, del resto, è ora che si sappia che il miglior barista del Quadrante è anche un grande attore drammatico. Spiegami un po' la storia di questo Scrooge…".
"Scrooge era un eccellente uomo d'affari. Un giorno il suo socio, Marley, muore e Scrooge eredita tutto".
"Bell'inizio, una bella acquisizione!"
"Scrooge era un tipo avido, pronto a strizzare chiunque facesse affari con lui…"
"E io che credevo che le storie del vostro Natale fossero piene di quelle cose tipo fratellanza e generosità, e invece… "
"Scrooge era un tipo freddo, e la gente lo sapeva. Nessuno gli chiedeva mai l'ora, nessun mendicante osava chiedergli un'inezia…"
"È meglio essere temuti che rispettati. Ma se siete temuti anche da coloro che sono rispettati allora i vostri guadagni raddoppieranno…"
"Regola dell'Acquisizione, certo… capisci perché ho pensato a te come un perfetto Scrooge? Dicevo… Scrooge stava in uno studio freddo e umido, e in una specie di bugigattolo stava il suo scrivano, intento a copiare lettere. Se il fuoco del camino di Scrooge era piccolo, il povero scrivano era scaldato a malapena da un pezzo di carbone…"
"Gli impiegati sono i gradini della scala del successo, non esitate a camminarci sopra! … è la Regola dell'Acquisizione numero 211…".
"Ecco, poi c'è una scena dove entra il nipote di Scrooge… credo che Nog sarà felice di interpretarlo. È il giorno di Natale e il nipote entra nello studio e fa gli auguri di Buon Natale allo zio, ma questi non gradisce, il nipote gli parla del Natale come bontà, carità, perdono, svaghi… lo zio disprezza il Natale e vuol pensare solo ai suoi conti"
"Non lasciate che la famiglia v'intralci la via del profitto… Regola dell'Acquisizione numero 6…"
"Già. Dopo il nipote, arrivano all'uscio due signori che chiedono offerte di beneficenza per i poveri… e Scrooge risponde che una bella morte per chi vive nell'indigenza aiuta a risolvere anche il problema della sovrappopolazione…"
"Belle parole davvero… chi ha scritto questa magnifica commedia?"
"Non è una commedia, è un racconto… lo ha scritto un certo Charles Dickens, cinque secoli fa… si intitola UN CANTO DI NATALE, e pensa, proprio a questo punto della storia c'è un tipo che prova a intonare una canzoncina natalizia davanti alla finestra di Scrooge, ma appena il vecchio ode i primi versi… DIO VI TENGA, O BUON SIGNORE, SANO IL CORPO E ALLEGRO IL CORE... Ebenezer Scrooge afferra il suo righello energicamente e il cantore fugge terrorizzato. E poi c'è un dialogo con lo scrivano. Questo vorrebbe un giorno di libertà per passare il Natale con la moglie e i figli, e Scrooge glielo concede a malincuore"
"Beh, del resto esiste la 219esima Regola dell'Acquisizione che dice che Una moglie è un lusso... un bravo contabile una necessità …"
"Comunque, la parte drammatica vera e propria inizia quando per Scrooge è ora di andare a letto, e ci va molto turbato…"
"Regola 103: Il sonno può interferire con il profitto"
"No, è che aveva avuto una strana visione: la faccia di Jacob Marley, il suo defunto socio, al posto del battente della porta di casa…"
"La casa è dove sta il cuore, ma le stelle sono fatte d'oro".
"Che c'entra questo?"
"È la Regola numero 75. Mi andava di mettercela".
"OK. Comunque… Ebenezer si prepara a "festeggiare" il Natale a modo suo, andando a dormire solo nella sua triste casa. Ma invece la notte non sarà tranquilla per lui: gli appare, terrificante, lo spettro di Marley, oh… è una visione orribile… un corpo decomposto e legato con catene…"
"Hai già pensato a qualcuno per la parte?"
"No"
"Fallo fare a Odo. Mi piace l'idea delle catene"
"…Ih…Ih… pensa…a un certo punto gli si slaccia la mentoniera che ferma la mascella e la bocca gli si spalanca nella posizione tipica dei morti! Lo spettro di Marley annuncia a Scrooge la visita di tre altri spettri… ovviamente Scrooge non è molto convinto… e va a letto mormorando che sono tutte sciocchezze, e che gli scherzi che può fare una cattiva digestione sono alquanto bizzarri…"
"Ascolta tutto ma non credere a niente. Regola dell'Acquisizione numero 109!"
"E invece… come in un incubo, gli appare il primo dei tre fantasmi, lo Spirito dei Natali Passati, che gli mostra alcuni episodi dell'infanzia e della giovinezza. E rivede l'addio con la fidanzata: essa gli rimprovera dolcemente ma apertamente di avere sostituito nel suo cuore l'amore per lei con l'amore per il denaro…"
"Scrooge sapeva il fatto suo. La regola dell' Acquisizione numero 94 infatti dice che Donne e affari non vanno d'accordo "
"… e poi arriva il secondo fantasma, lo spettro del Natale Presente, è qui che si vede la festa del Natale, la descrizione della città in esultanza, fin nei suoi quartieri più miserabili, nei negozi ancora semiaperti, nell'andirivieni della gente allegra carica di pacchi regalo, e soprattutto in due pranzi natalizi privati, quello dello scrivano di Scrooge, Bob e quello di suo nipote…"
"Spendono, spendono… una bella occasione questo Natale per chi vende, come me, roba per far baldoria…    la regola numero 8 dice che Solo un pazzo non tiene conto di una buona opportunità d'affari …"
"Sì, ma a Scrooge non interessa festeggiare il Natale… disprezza la Festa perché porta a spese per lui inutili…"
"Lascia che gli altri spendano, se sei tu a vendere, e non acquistare ciò che non puoi rivendere"
"Che Regola dell'Acquisizione è?"
"Non sta scritta da nessuna parte. Chiamiamola REGOLA DEL BARISTA"
"Lo spirito mostra a Scrooge come sia il dipendente che i nipoti si lamentino della sua tirchieria. A casa di Bob non ci si dimentica però di brindare in suo onore. E proprio a casa di Bob Cratchit, lo scrivano di Scrooge, vediamo il personaggio di Tiny Tim, il piccolo Tim, il figlio minore, disabile, di Bob; per lui c'è un lugubre presagio di morte, per la malattia e la costituzione gracile…"
"Fantasmi, bimbi malati… sei sicuro che sia una storia adatta per una serata di Festa?"
"Più la strada è rischiosa più il profitto è alto , devo essere io a ricordarti la Regola dell'Acquisizione numero 62? Comunque, la visione dei festeggiamenti del Natale, così piena di serena generosità, comincia a turbare Scrooge …"
"Male. Mai permettere ai dubbi di intaccare la vostra bramosia d'oro, recita la Regola numero 263".
"Ed ecco che arriva il Fantasma del Natale futuro. Grave, silenzioso, ombroso, lugubre…"
"Lo facciamo fare a Worf"
"È il fantasma che Scrooge più teme, e infatti… egli vede il giorno della sua morte e i suoi effetti personali sono spartiti con macabra soddisfazione da rigattieri dei bassifondi, i quali ironizzano sul fatto che, ricco com'era, non sia riuscito neanche a darsi un tenore di vita decente... È così che Scrooge, di fronte a questo viaggio nel passato, nel presente e nel futuro, cambia il suo modo di vedere il Natale e tutta la realtà, promette di onorare il Natale nel suo cuore, e di cercare di conservarsi in uno stato d'animo di interesse per gli altri per tutto l'anno. La lezione che gli hanno dato i tre spiriti lo salva…"
"Lezione? Stai scherzando? Questi tre mostri lo disturbano nella sua tranquilla vita da uomo d'affari e tu mi dici che lo salvano? Si fa abbindolare da dei fantasmi? Come se non esistesse la Regola dell'Acquisizione numero 59, che dice che I consigli gratuiti raramente sono economici ?"
"E già… Scrooge si sveglia nella città addobbata a festa, fa comprare un grosso tacchino da regalare alla famiglia dello scrivano, dà la mancia al fattorino, e poi va dai tipi che raccoglievano fondi per i poveri e fa una offerta generosissima…"
"Per Ferenginar! Ma sei impazzito? Che razza di storia è questa? Questo tuo Dickens mi aveva dipinto una figura nobile che incarnava lo spirito Ferengi e adesso finisce per trasformare un uomo sobrio e dedito al pregiato accumulo in un orribile spendaccione? E io dovrei far rappresentare una roba simile nel mio Bar? Non se ne parla nemmeno!"
"Ma… ma… senti… vuoi che gli avventori della Stazione festeggino il Natale risparmiando? Non pensi che la festa potrebbe prendere alla fine una buona piega per te? Ricordi la REGOLA DEL BARISTA? Se tutti imitassero lo Scrooge prodigo acquistando prodotti nel tuo locale?"
"Ah, ecco, in effetti il teatro è solo una finzione… La Regola dell'Acquisizione numero 38 dice che La pubblicità gratuita è conveniente, sarà pure una storia assurda ma può essere una strada per un po' di sano profitto…"
"Ecco! Per la sera di Natale vedi di procurarti allora dei dolci allo zenzero, e poi torrone, cioccolato svizzero, panettoni italiani, spumante dell'Europa…"
"Compreranno tutta questa roba? E se mi resta invenduta in negozio?"
"Puoi sempre regalarla come strenna promozionale del Bar di Quark!"
"Strenna? Re-ga-la-re? E chi sono io? Babbo Natale?"
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Questo racconto è tratto dal numero di Dicembre del 2003 di STAR TREK ITALIA MAGAZINE,
ispirato all'opera A Christmas Carol, in Prose. Being a Ghost-Story of Christmas di Charles Dickens (1843)
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sabato 28 novembre 2020

APELLE

Un racconto di PAOLO LONGARINI e FRANCESCO SPADARO.
Prima pubblicazione: Star Trek Italia Magazine Anno V n.8 e n. 9, settembre e ottobre 2003 .

    Non ho nessuna intenzione di lasciare la Luna. I cantieri di Tycho Crater sono la mia vita. Sì, lo so che il progetto dell'ultimo modello di astronave è stato sospeso dalla Federazione, ma non ci si può arrendere così facilmente.
    Non deve essere così difficile rimettersi al lavoro dopo aver considerato che se i Ferengi adesso fanno astronavi veloci a buon mercato, non fanno certo navi che hanno la classe di quelle fatte da noi.  L'ultima Enterprise era una meraviglia, Picard in persona è venuto a complimentarsi da noi del reparto tappezzerie. Poi sono arrivati gli ingegneri dell'Accademia di Sirio, quelli che passavano il tempo a bere caffè nel Mare della Tranquillità. E iniziò il progetto "Apelle". "Non appena un nuovo tipo di astronave ma un nuovo concetto di astronave" dicevano, ma nessuno sapeva nulla di quello che avevano intenzione di fare.
    La prima cosa da fare, comunque, è dare una ripulita alla casa.
    Frargh ha lasciato impronte dappertutto, e non c'è un tegame che non sia incrostato.
    L'isolatore spettrografico è fuori uso, il pulitore ad accoppiamento spettrale è a riparare, il sistema di dissipazione polarizzata fa un rumore infernale e io ho mal di testa, come tutte le volte che eccedo con i gamberi di Amargosa.
    Alle venti arriva Luisa, già la sento:"Come sta il mio piccolo George?".
    Ma perché non mi chiama mai col mio vero nome, Piergiorgio?
    Sette anni di matrimonio e già non la sopporto.
    L'anno scorso la tolleravo a stento.
    Due anni fa ero bravo a nascondere il disgusto quando mi si avvicinava.
    Sei anni fa riuscivo a stare un solo giorno fuori per ogni giorno passato in casa.
    Al matrimonio l'ho addirittura baciata.
    So che sta per arrivare la domanda. Siete come tutti gli altri, non potete resistere. Gli alluci vi tremano, le palpebre battono, siete in uno stato quasi allucinatorio in cui potreste rinunciare a tutto (all'ultima fetta di Viennetta, alla Kamchtatka, che va difesa fino alla morte contro ogni tipo di strategia, a scrivere il numero di telefono della Bombazzi, ex-compagna di accademia che, per motivi a voi oscuri chiamano "Folletto", ma cominciate a sospettare che non si riferiscano a nessuna favola), ma non al formulare LA domanda: perché diamine l'ho sposata?
  "Amo i suoi difetti", mi dicevo. "Le sue imperfezioni la rendono irresistibile" mi ripetevo quando era necessario spiegare a me stesso perché non riuscivo a stare senza di lei e la volevo sposare per averla con me pure sulla Luna. Ogni cosa che vivevo, nel momento stesso che accadeva, esisteva anche per raccontarla a lei, per sentire il suo partecipare con gioia o dolore ad ogni istante della mia vita sulla terra. Ma sulla luna qualcosa rese tutto differente, cominciai a non sentirmi più il suo "piccolo George" sin dalle prime volte che cominciammo ad andare al cinema a bassa gravità, guardavo il film con lei e avrei voluto essere andato da solo.
    Le venti e trenta e nessuna notizia di Luisa.
    Suona il Videoprunch. Perché lo hanno chiamato così? È solo un videocitofono, ma gli hanno messo il retinografo, lo scandaglio caratteriale e il dissuasore per propagandisti ed è diventato Videoprunch.
"Piergiorgio Ferrazza?"
"Così c'è scritto sulla targhetta del Videoprunch".
    Accento napoletano. Ferengi. Mai visto.
"Non ho ordinato pizze, ma se ne avete una coi carciofini la prendo".
"Non sono qui per portare pizze. Deve venire con me. Problemi al reparto tappezzeria".
"Si è raggrinzita la finta pelle di Gtarf nelle poltroncine? Non è un problema da risolvere a tarda sera".
"Scenda. È importante".
"Mi risulta che ci sia un team efficientissimo, gli ingegneri di Sirio. Il mio reparto è chiuso per ristrutturazione".
"C'è bisogno di lei. Adesso".
"All'Accademia di Sirio non insegnavano bene a tagliare il Dacron? O sono i soliti sfilacciamenti del Carbonio?"
"Ne parliamo ai Cantieri. Scenda e venga con me".
"Non so neppure chi sia lei. Può anche essere un maniaco che vende foto di chiappe di terrestri. Mio cugino si è ritrovato con mezza Risa che trafficava interi album col suo posteriore. Non scendo".
"C'è una persona con me. Le parlerà lui".
    Sullo schermo del Videoprunch apparve il volto inconfondibile di Kartuat, il Luriano. Era stato il mio capo per un anno e mezzo. Quando arrivo ai Cantieri, noto subito che il reparto tappezzerie è stato riverniciato di azzurro, e che hanno ripiastrellato i pavimenti.
    Poi vedo ciò che non mi sarei mai aspettato di vedere.
    Luisa.
    Un'uniforme della flotta stellare.
    Un grado superiore al mio.
    Il tutto contemporaneamente.
    Sarei stato in grado di sopportarlo in una qualsiasi altra combinazione: Luisa, che dopo averla buttata nel più grande Wok che la storia ricordi abbia un grado di cottura superiore al mio; Luisa in un'uniforme della flotta stellare che fa il mozzo di bordo ed io l'intrepido capitano che deve punirla perché lei gli ha appena rovesciato sui pantaloni il caffè (ma lasciamo perdere, ho ancora addosso questi sottilissimi pantaloni del pigiama). Ma non questo.
"Piccolo George!"
"Luisa, ma cosa… Che stai facendo qui?… cosa succede?". Questo è tutto quello che riesco a balbettare. Riesco quasi miracolosamente a riprendere il controllo di me e delle mie sinapsi neurali quando i miei occhi si posano sull'innominabile:
Campioni di tende di fustagno.
    Vacillo.
    Un cadetto sta togliendo dall'imballo un carillon portasigarette.
    Le ginocchia tremano (Twist! Twist!).
    La scatola della Radio Cubo Brionvega.
    Le caviglie stanno cedendo ma reggono. Il peggio arriva nel momento in cui mi rendo conto cosa sta tenendo in mano Luisa.
    Moquette bianca e nera in disegni optical.
    Le gambe sono andate, il pavimento si avvicina sempre di più. Mentre vado giù penso "per fortuna siamo al chiuso, di solito nei film quando uno pensa che nulla possa andare peggio di come sta andando, quello è il momento in cui inizia a piovere". Durante l'interminabile tragitto che separa la mia mascella dal tanto agognato ricongiungimento con le piastrelle e dall'oblio che ne scaturirà, i miei occhi si puntano sull'equivalente di un acquazzone oceanico:
    Una lampada a fibre ottiche multicolori.
    Se esiste un Dio buono e misericordioso, e se è in zona raggiungibile, mi faccia morire in questo preciso istante.
    Impatto.
    Non mi ero mai reso conto di quanto fosse lucido il soffitto del reparto tappezzeria. Ora mi spiego perché guardandolo mi veniva in mente Picard.
    Perdita di conoscenza.
    Mi trovo sul lettino dell'infermeria. La dottoressa è carina, ha il seno grosso. Le due frasi precedenti non potrebbero esistere l'una senza l'altra. Qui, sulla Luna, chi ha grandi tette passa ore nelle zone a gravità lunare. Non ho nessuna intenzione di lasciare la Luna, ma questo l'ho già detto. Riesco a dire solo:
"Rapatapal!"
"Rapatapal?" fa la dottoressa.
"Non ho preso il Rapatapal, oggi, ho problemi di pressione arteriosa".
"La sua pressione va benissimo, adesso. Non è necessario il Pratapatal"
"Rapatapal!"
"Quello che è!"
"Dottoressa, non conosce il Rapatapal?"
"Con un milione e mezzo di farmaci in commercio nell'Universo conosciuto non sono tenuta a sapere il nome di ogni pillola che esiste!"
"Il Rapatapal non è una pillola, sono gocce!"
    Si china su di me per guardarmi bene sotto le palpebre. Ha le mani profumate. Ha il camice aperto e una scollatura vertiginosa. Per stare bene non serve il Rapatapal, mi ha convinto.
"Ferrazza, adesso possiamo parlare?".
La voce è quella di Kartuat, il Luriano: "Siamo al disastro, come ha potuto notare. Gli ingegneri dell'Accademia di Sirio hanno affidato al Tenente Comandante Luisa Gerotti…"
"…coniugata Ferrazza…"
"Appunto. Le hanno affidato tutte le rifiniture delle Navi. Piergiorgio, cosa sa di Apelle?"
"Apelle figlio di Apollo fece una palla di pelle di pollo. Tutti i pesci vennero a galla per vedere la palla di pelle di pollo fatta da Apelle figlio di Apollo".
"Il progetto Apelle, dico. Da Tycho Crater dovrebbe venir fuori a giorni un'astronave di nuovo tipo.            Fresche tecnologie, occultamento perfetto, condotti di cavitazione statica con la recente risonanza a particelle, convertitori di derivazione isolineare potenziati. Ma il Tenente Comandante Luisa Gerotti…"
Kartuat fece una specie di singhiozzo.
"Ho visto" disse Piergiorgio.
"Ha visto ben poco, se avesse dato un'occhiata al Ponte di Comando con l'organzino di seta e i rosoni stilizzati, e il broccato sulle paratie, e i computer rosa shocking…"
    Altro singhiozzo.
    Poi riprese: "Su quella Nave ci saranno anche dei klingon, e un vulcaniano".
"La vedo brutta".
"Anch'io. Per questo ho voluto che venisse qui a rendersi conto".
"Sì, ma io che dovrei fare?"
"Non faccia finta di niente, la responsabilità di questo casino è anche sua!"
"Mia?"
    E che diamine avrei fatto? Mi ritrovo di colpo una moglie, che amo ma non sopporto, che può ordinarmi di portare fuori la spazzatura, che volendo (sigh) potrebbe finalmente costringermi ad andare in vacanza con sua madre pena il declassamento o peggio… o peggio…… o peggio…………
NOOOooOOOooOO!!!!
    Potrebbe addirittura trasferirmi al temuto REPARTO SANITARI.
    Nessuno, trasferito al reparto Sanitari, è mai tornato indietro, nessuno ha mai avuto più notizie di lui, nessuno ne ha neanche più sentito parlare.
    Nessuno ha mai più visto……
    Nessuno ha mai……
    Nessuno può dire di aver……
    Non oso neanche pensarlo. Lo so che è una leggenda metropolitana come i coccodrilli albini o Mark Hateley, ma si dice che il solo mettere in dubbio l'esistenza dei sanitari sulle navi della flotta sia l'ultimo pensiero coerente prima di una morte orribile.
"Ferrazza! Se lei non avesse portato sua moglie vestita da ufficiale alla festa in maschera dell'ammiraglio, tutto questo non sarebbe successo: la moglie dell'ammiraglio non avrebbe parlato con lei di "svecchiamento" e di "aria nuova nella flotta" e non avrebbe costretto il marito a promuoverla istantaneamente a capo del Reparto Tappezzeria"
    Oddio, è stato solo per quello? Lei SAPEVA ed ha taciuto, in tutti questi giorni rientravo a casa e non mi ha mai detto nulla, aspettava per la zampata definitiva. Maledetta strega, ma chi ho sposato?
    La adoro.
"D'accordo, basta con le chiacchiere e gli infantili scambi di accuse, adesso dobbiamo assolutamente porre rimedio a tutto questo, i Romulani ci prenderebbero per il culo almeno per i prossimi due secoli."     Mi armo del mio sguardo più duro, del mio cipiglio più deciso, mi esibisco in una camminata che farebbe passare Robert Mitchum per Anbeta di Saranno Famosi.
    Due addette alle tendine svengono mentre passo accanto a loro, la Signorina Belastozzi, zitella da 50 anni, ricorda d'improvviso di come da giovane ruzzolava sulle bobine di fase con buona parte del 5° reparto cadetti, il Tenente Anja Marivicich regredisce dalla menopausa.
    Arrivo davanti a Luisa con due Anturiane avvinghiate ai polpacci.
Le mando via con un'alzata di sopracciglio.
"Luisa, dobbiamo parlare".
"Non qui".
    Quando dice "Non qui" so cosa intende.
"Luna tu parli solamente a chi è innamorato
chissà quante canzoni ti hanno già dedicato
ma io non sono come gli altri
per te ho progetti più importanti, Luna…"

    Il "Gianni Togni" è il locale preferito da Luisa. La statua del cantautore romano che ha scritto e cantato nel XX secolo l'inno del satellite si erge su una fontana con giochi di luci multicolori. I tavolini a forma di fagiolo accolgono gente di ogni razza e ogni ceto sociale, puoi trovare il Comandante di astronave allo stesso tavolo della spogliarellista, il Magistrato allo stesso tavolo della spogliarellista, il Professore di Università allo stesso tavolo della spogliarellista.
    È l'una.
"Luna non essere arrabbiata,
dai non fare la scema
il mondo è piccolo se è visto da un'altalena
sei troppo bella per sbagliare,
solo tu mi puoi capire, Luna…"

"Non hai idea, Luisa, di quello che sta accadendo. Ogni astronave oramai ospita un mucchio di forme di vita delle razze più disparate, l'ambiente deve il più possibile far sentire a proprio agio le diverse culture, favorire l'integrazione…"
"Questa Lemonsirio è deliziosa!"
"Mi stai ascoltando? Come fai a bere la Lemonsirio? Sa di succo di peperoni!"
"Mi piace il succo di peperoni, piccolo George, non ricordi la Luna di miele?"
    La ricordo, certo. Il suo alito ai peperoni, corbezzoli se lo ricordo.
"Luisa, ti dicevo, credo che con le innovazioni decorative delle astronavi ti stia spingendo troppo oltre e che…"
    Un Cardassiano che vende rose? Non c'è più mondo. Ha un sorriso mellifluo. Porge una rosa alla mia signora, Luisa la prende ricambiando il sorriso da coma diabetico.
    Ma perché mette in mano una rosa anche a me?
    Perché la sto afferrando come un idiota?
    Perché sento questa strana sensazione?
    Numi della Terra! Fantasmi da Marte! Monti di Venere!
    Ci stanno teletrasportando.
"Ditemi che è finita! Ditemi che è finita!!!"
"Luisa, cosa stai dicendo? Dove diamine siamo? Voi chi siete e cosa volete da noi?"
    Ok, manca solo chiedere "che pasta butto" e le domande cardine dell'esistenza sono fatte tutte.
"Adesso voglio una missione cazzuta, voglio combattere contro i vermi carnivori su Altar 3, voglio sedare risse sul terzo anello, voglio fare il magistrato in Italia, tutto, ma basta con questo ridicolo tappezziere!!!"
    Adesso mi rendo conto di dove siamo. Sarò anche solo un tappezziere, cara la mia Luisa, ma ho un addestramento della flotta stellare alle spalle, l'esperienza ci tirerà fuori da tutto questo.
    Dunque: intorno a noi ci sono sette cardassiani, c'è un lettino da ospedale e dei legacci, tutto il kit del bravo torturatore, penombra, schizzi di sangue sul pavimento, pezzi di anatomia ancora mobili sulle pareti, i Pooh come sottofondo.
    Direi senza dubbio che siamo nella deiezione animale non compattata.
    Santa pace, ho lasciato acceso il correttore ortografico del Word.
"Vuoi lasciarmi andare, idiota terrestre?"
"Luisa, non farti prendere dal panico, troverò una soluzione" e sorrido duro e deciso: Clint, torna alle elementari.
    Luisa si scrolla da me e si avvia verso i cardassiani, si avvicina ad una femmina e la bacia appassionatamente.
    Qualcosa mi sfugge.
"Ve lo avevo detto che era un idiota! Non ha ancora capito nulla e mi avete fatto fare sette anni sotto copertura per sorvegliare un tappezziere imbecille!"
    Qualcosa continua a sfuggirmi.
    Il cardassiano più grosso si avvicina a Luisa e le fa saltare un dente con un pugno. Non le dice nulla, quasi non la guarda, ma come per magia lei si azzitta all'istante.
    Le solite vacanze a Bahia del mio dentista si allungano di almeno dieci giorni.
    Non c'è niente da fare, qualcosa mi sfugge sempre. Da solo non ce la faccio, chiedo l'aiuto del pubblico: si può sapere, visto che "gli dispiace e deve andare, visto che il suo posto è là ed il suo amore si potrebbe svegliare", con chi ce l'ha Dodi Battaglia?
    Però, adesso che ci penso, Luisa continua a chiamarmi idiota, ha appena baciato una cardassiana e, non ultimo, mi farà aumentare l'assicurazione odontotecnica.
    Qualcosa non quadra.
"Luisa, io non sarò un diplomatico ma credo che baciare uno dei rapitori non sia il modo migliore per intavolare una trattativa, il signore, giustamente, si incazza".
    Il tizio grosso di prima mi fa male già con lo spostamento d'aria, il pugno che mi arriva è un in più.     Faccio la conta, ne mancano un paio.
    Sento già nelle orecchie il Dott. Mengozzi: "Brigittebardòbardò…..brigittebegiòbegiò…meo amigo charlie…"
"Piantala di chiamarmi Luisa! Il mio nome è Gontak, legato Osvaldo Gontak, per la precisione".
    Oh, mamma.
    È una sedia quella? Perlomeno le somiglia. Avrà pure fili e bottoni dappertutto ma ho bisogno di sedermi. Credo che sei gocce di Rapatapal non ci starebbero male ma non si può avere tutto. Il legato Osvaldo Gontak si accende un sigaro cubano. Non sapevo che Luisa fumasse, ma credo che questa non sia la caratteristica di Luisa per la quale dovrei sorprendermi maggiormente. Sì. Sì. Lo so. Chimica, chirurgia, protesi di supporto genetronico, membrane di ricircolo cellulare, induttori di filtraggio neuronico, ma ho fatto gnoppo gnoppo per anni con una spia cardassiana che fuma cubani e ho bisogno di ritrovare me stesso.
    Okay.
    A posto.
    Posso rialzarmi, adesso.
    Non posso rialzarmi. Sono bloccato su questa specie di sedia. Ullallà, spengono le luci. È l'ora del brandy?
    Ho un cerchio alla testa. Nel senso che so di avere un cerchio di metallo applicato al cranio, fili attaccati dappertutto, gli arti bloccati. Sono andati via tutti? No, ci sono quattro luci che illuminano un tavolino e un cardassiano mi fissa.
"Hai fame, Pispolo? Vuoi un uovo di Pitiorgh sodo?".
    Pispolo? Non mi chiamavano Pispolo dalle elementari, odio quel nomignolo.
"Odio le uova di Pitiorgh. Non mi chiamo Pispolo".
"Sappiamo tutto di lei, Pispolo. Non sottovaluti la più grande attività di spionaggio di ogni pianeta conosciuto".
"Gnegnegnè, non avete neanche una squadra in Champions League e fate gli smargiassi, chi è lei?".
"Gul Liabel, Servizi Segreti Cardassiani".
"Ferrazza Piergiorgio. Fatte le presentazioni, adesso mi slegate da questa simpatica sedia e mi rimandate a casa. Luisa può restare, non voglio puzza di sigaro a casa mia".
"Quante luci vedi?".
"Ci sono sette luci".
"Sono cinque":
"Ho sbagliato. Sono otto",
"No, non funziona così; tu vedi quattro luci, io ti dico che sono cinque e tu insisti che sono quattro".
"Ce ne sono sei, più l'abat-jour e la lucetta. Contiamo anche la luce-spia del condizionatore?"
"Non ci sono abat-jour. Ci sono cinque luci"
"E la lucetta dello stereo?"
"Non c'è lo stereo! Guarda le luci! Uno, due, tre, quattro!"
"Avevi detto cinque".
"Niente da fare. Cambiamo argomento. Cosa sai del progetto Apelle?"
"Apelle figlio di…" Preme un bottone.
    Dolore. Immenso dolore. Alla testa, ai gomiti, alla schiena.     Troppo dolore. Riprendo fiato per parlare. "Astronavi con sistema di occultamento ineguagliabile, condotti di cavitazione statica con risonanza a particelle, convertitori di derivazione isolineare potenziati".
"E questo lo sappiamo. Abbiamo impiegato i nostri migliori agenti per rendere tutto inutile. La Federazione si ritroverà presto astronavi tecnicamente avanzate ma invivibili dal punto di vista estetico, dagli alloggi alla Sala Macchine ogni vostro Ufficiale non potrà che sentirsi fuori posto. Quando si troveranno il bottone del lanciasiluri a forma di portacandele con gli orsetti, quando la moquette dei turboascensori darà la nausea a quasi ogni Ufficiale della vostra flotta, sarete sempre più inermi di fronte alla grandezza di Cardassia, le vostre nuove Navi saranno la rovina della Federazione".
"Per questo mi avete spiato per anni e permesso che Luisa prendesse in mano le tappezzerie di Tycho Crater? Per questo adesso mi avete sequestrato? Perché noi eroici tappezzieri non potessimo impedire il vostro piano diabolico?"
"Sì, Pispolo. Ma c'è dell'altro".
    Preme di nuovo il bottone del dolore. È più forte di prima.
"Cribbio! L'accendisigari è il bottone a fianco, lo vedo perfino io da qui!!"
"Insomma! Fai il torturato e non rompere. Hai idea di quante poltrone agonizzanti ci mandano ogni semestre? Solo i vecchi libretti d'istruzioni occupano metà dell'ala est del palazzo".
    Puoi sfuggire a tutto ma non alla burocrazia.
"Ok, iniziamo l'interrogatorio o continuiamo il simpatico giochetto delle lucine? Perché se è così me lo si dica che inizio subito a farmi uscire il filetto di bava dalla bocca e biascicare frasi senza senso. Non sia mai detto che io, Piergiorgio Ferrazza, non rispetti tutti i cliché del caso".
    Mi arriva una sberla da Manuale del torturatore, pag. 4.
"Lo so, tanta tecnologia a disposizione e mi affido ancora ai metodi manuali ma sono sempre i migliori, come dice Gul Onan: se vuoi una cosa fatta per bene, fattela da solo".
"Mi perdoni, avrei una certa fretta" - tento di farlo parlare, dicono funzioni contro la rabbia - "oltretutto questo è il momento in cui il cattivo, avendo tra le mani il buono inerme e completamente sotto controllo, vuota il sacco sul diabolico piano dando la possibilità all'eroe (che sarei io) di sventarlo".
    Si avvicina al quadro comandi della sedia.
    Preme un pulsante.
    DOLORE!
    Una vibrazione che entra nel cervello riducendo a poltiglia la dura madre, convertendo la materia grigia a base per cocktail.
"Chi fermerà la musicaaaaaa…… l'aria diventa elettricaaaaaaaa……"
"I bei vecchi tempi" - dice con aria sognante - "i primi incarichi sotto copertura di Gul Canzian. Pensi che ha smesso perché diceva che non c'era gusto a torturare i masochisti".
    Mentre la sua mente vaga, la porta si apre facendo entrare l'equivalente cardassiano di un camallo.
"Ciao tesoro".
    Ossignur.
"Probabilmente ti starai chiedendo cosa vogliamo da te. Nulla. Avrai un semplice incidente e morirai. Prima però, ti faremo soffrire orribilmente"
    Bene, avevo paura di non meritare il servizio completo.
"Sta per iniziare una nuova era per Cardassia. Una nuova era per la Federazione. Abbiamo provato a sconfiggervi in tutti i modi, militarmente, con lo spionaggio, con l'inganno, con le tattiche, coi Pokemon e con le Beyblade ma non c'è stato nulla da fare. Vi siete abituati a tutto, avete contrastato tutto. Siete dei gran rompipalle, come si fa la guerra con voi?".
    Cavolo, non so neanche farmi conquistare come si deve.
"In ogni caso, tutto questo è destinato al passato. Una risata vi sommergerà: la cerimonia del varo della nave supersegreta Apelle sarà trasmesso in ultravision odorplay, ogni razza civilizzata potrà vedere una nave ridicola sotto ogni aspetto. Questa è stata la grande idea: ridicolizzarvi, rendervi un ricordo imbarazzante e lontano come la Duna o, peggio, l'Arna."
    Beh, messa così la situazione è un tantinello preoccupante.
    Piergiorgio Ferrazza! La Federazione conta su di te. Sei l'unico che possa risolvere la situazione, sei l'unico in grado di sventare questo diabolico piano. Alzati e fai vedere a queste lucertole cosa sei in grado di fare!
"Scusa, hai detto qualcosa?"
"No, borbottavo tra me e me soprappensiero".
"A me è sembrato dicessi una roba del tipo 'La Federazione conta su di te. Sei l'unico che possa risolvere la situazione, sei l'unico in grado di sventare questo diabolico piano. Alzati e fai vedere a queste lucertole cosa sei in grado di fare!' "
"Ah, si è sentito?"
"Sì, ma non puoi alzarti perché sei legato alla sedia. Adesso azioneremo due lanciafiamme che ti bruceranno le mani, mentre un trapano-laser ti perforerà le caviglie, poi arriva un trinciatutto che ti taglia le orecchie, il naso e il… come lo chiamate?"
"Lascia perdere. Non fate prima a farmi fuori senza tutto questo spreco di tecnologia?"
"Siamo Cardassiani, non certo i cattivi di 'Tequila e Bonetti'. Dicevo… poi ti scaraventeremo nella vasca degli squali, dove verrai divorato, mentre…"
    Sento un forte muggito diffuso dagli altoparlanti. Capisco che è una specie di sirena d'allarme o una roba del genere. Gul Liabel guarda l'orologio.
"Ci si mette a chiacchierare e il tempo vola. È finito il mio turno e anche quello dei tecnici. Se ci trovano ancora qui quelli delle pulizie fanno le solite proteste e allora sarà meglio continuare domani. Proverai per una notte l'ospitalità delle prigioni cardassiane".
    Il camallo cardassiano mi slega dalla sedia, mi da due schiaffoni. Arrivano due "Faccia di ramarro" in tuta verde. Non so perché, ma mentre mi portano via, urlo: "Ci sono sette luci!". Il corridoio è buio e lungo, man mano che lo percorro, trascinato da Ramarro Uno e Ramarro Due, sento sempre più forte una canzone diffusa da altoparlanti:
"Li incontri dove la gente viaggia e va a telefonare col dopobarba che sa di pioggia e la ventiquattro ore, perduti nel Corriere della Sera nel va e vieni di una cameriera, ma perché ogni giorno viene sera?"
"Ma perché ogni giorno viene sera?" chiedo al Ramarro Uno.
    Con un calcio nel sedere mi lancia dentro una cella. Il pavimento è sporchissimo. Ramarro Due mi sputa addosso. Chiudono la porta. No, non devo piegarmi. Ho i miei diritti, una dignità.
    So cosa devo fare. Soprattutto so cosa devo dire. Ed è per questo che urlo con tutte le mie forze:
"Ehi! Non ho cenato!".
"Meglio per te! La cena qui fa schifo!".
    A parlare è stato un tizio seduto per terra. Ho un compagno di cella. Ha un faccione grande e uno strano accento. Mi pare un umano.
"Piacere, Miles O' Brien".
"Il centravanti dell'Irlanda! Che coppia facevate con il mitico Cascarino!"
"Non sono un calciatore, anche se da ragazzo…"
"E' vero! Che sciocco, mi scusi la tortura deve avermi annebbiato i sensi, lei è quello del whisky….. Michele, tu che sei un intenditore….. e tutto il resto, mi scusi eh, ma ho avuto una giornata che non le dico".
    Si alza in piedi -
"No, non sono neanche quello del whisky, anche se da ragazzo… oddio, anche ieri e l'altroieri…"
"Il cantante dei Deep Purple?"
"No".
"Il ballerino della Cuccarini?"
"Neanche".
"Un flirt estivo della Arcuri?"
"NO!"
"Ok, compro una vocale".
    Mi prende la faccia tra le mani e comincia a pizzicarmi e smaneggiarmi, visto che si trova mi piazza anche due sberloni.
    Non me la prendo, in fondo Luisa/Camallo mi ha smaneggiato per sette anni.
"Non mi sembri un cardassiano modificato, forse sei solo un terrestre idiota".
    Sempre così, tutti sanno chi sono ancora prima che mi presenti. Sarà il carisma animale di cui sono dotato da ragazzo, voi ridete, ma a volte è una condanna.
"Potrai anche non crederci, ma sei esattamente quello che mancava al mio piano di fuga".
"Avevi un piano a cui mancava Sex Appeal?"
"No, guarda, avevo bisogno di…"
"Uno sguardo assassino!" - Gli mostro la faccia assassina.
"Neanche, tutto quello che mi serviva era…"
"Sorriso magico?" - Gli mostro un sorriso figlio del Re di Bahia.
"Zitto! Quello che volevo era…"
"Torace scolpito e culetto marmoreo?"
"BASTA! Che perdo tempo a spiegarti, un gesto vale più di mille parole".
    Mi solleva da terra prendendomi per le spalle e mi mette una mano dietro la testa. Devo dire che adesso sono molto preoccupato. Mi tranquillizzo quando mi percuote contro il muro finché non sono una maschera di sangue e svengo.
    Che fortuna, avevo paura volesse baciarmi.
    Riprendo i sensi a sprazzi.
    Un corridoio. Spari.
    Un orecchio. Spari.
    Un ponte di carico. Spari.
    Il pannello di controllo di un'astronave. Niente spari.
"Ehi, che diavolo è successo?"
"Nulla, nulla, dormi".
    Pugno.
    Che bel passo in avanti.
    Non so quanto ho dormito. Non è facile descrivervi cosa vedo adesso. Sono su un'astronave, questo lo capisco, se guardo da un oblò vedo le stelle e credo, tanto per cambiare, di essere in un'infermeria.     Solo ieri il mio problema più grosso era la cefalea da gamberi di Amargosa, adesso sono un sopravvissuto alle torture cardassiane. Mi tocco un po' la faccia, niente segni di lividi, niente ferite.  Viva le infermerie del XXIV secolo!
    Davanti a me c'è O'Brien, insieme a un alto Ufficiale, dai gradi capisco che è il comandante dell'astronave.
 
"Dove sono? Come siamo scappati? Chi siete voi?"
"Tutte queste domande?" fa O'Brien. "Ho solo detto al secondino di averti ucciso perché eri italiano e io odiavo gli italiani. Allora, siccome i cardassiani non permettono l'omicidio tra carcerati, hanno aperto la cella e ho potuto azionare il distorsore paralizzante che il mio amico Bashir mi aveva impiantato nel secondo molare superiore destro, le guardie cardassiane sono rimaste paralizzate e le ho prese a calci nei denti, poi sono arrivato all'uscita paralizzandone altre dieci strada facendo. E ci siamo teletrasportati sulla U.S.S. Excunzibar C,. dove mi attendevano dalla missione sulla stazione cardassiana, nel corso della quale ero stato fatto prigioniero".
"La U.S.S. Excunzibar C? Quella del Capitano De Stefani, il cognato della cugina del commercialista che ha l'ufficio accanto alla friggitoria dove, quando uscivo da scuola…"
"Sì, sono io, De Stefani. Ma mio cognato ha una cugina commercialista?"
"No, è sua cognata che è cugina di un commercialista!"
"Ah! Pirretti! Quello che ha sposato la figlia di Masborni!"
"No, la figlia di Masborni ha sposato il fratello, lui ha sposato la sorella del dentista, quella col seno grosso e i capelli rossi, come si chiamava?"
"Pamela?"
"No. Pamela era la figlia. Lei si chiamava…"
O'Brien interviene: "Mi scusi, capitano, dovete continuare molto?"
"No, Miles. Ci dica, dai suoi documenti abbiamo visto che lei è Ferrazza, un Tappezziere di Tycho Crater. Perchè è finito in mano ai cardassiani?"
"Mi avete misurato la pressione?"
"Sì, ce l'ha un po' alta, il dottore dice che deve prendere questa compressa di Pratazan!"
"Non avete il Rapatapal?"
"Cos'è il Rapatapal?"
"Niente, vada per il Pratazan".
    Prendo il Pratazan. Sa di cannella.
    Poi racconto tutto. Del progetto Apelle, del piano dei Cardassiani.
    De Stefani mi ascolta con attenzione, poi scoppia a ridere. Ma poi smette.
    Prende il comunicatore: "Simon! Pastranzi! Miller! Smith! Gunderweicht! Pthor! Dirigiamoci sulla Luna! Curvatura sei!".
"Perché tanta gente, non bastava dare l'ordine al timoniere?" "Il timoniere si chiama Simon Pastranzi Miller Smith Gunderweicht Pthor Panazzi Gonzales Salaam Francesconi Pinox Gukar Frestinelli Robinson, ma io lo chiamo semplicemente Simon Pastranzi Miller Smith Gunderweicht Pthor, per non confonderlo con Simon Pastranzi Miller Smith Gunderweicht Velasquez Pollini Pillis De Grenet!"
"Chi è Simon Pastranzi Miller Smith Gunderweicht Velasquez Pollini Pillis De Grenet?"
"Il mio Primo Ufficiale!"
"Non fa prima a chiamarlo Numero Uno e a chiamare il timoniere Simon Pastranzi Miller Smith Gunderweicht Pthor?"
    De Stefani ha un attimo di esitazione. Poi, con tono deciso, urla: "Non c'è tempo da perdere! Dobbiamo fermare il varo della Nave Apelle!".
    E si dirige verso l'uscita, dando calci ai computer e buttando a terra il carrello dei ferri chirurgici.     Allontanandosi urla parolacce terribili.
    Prima che riesca ad uscire dalla sala comando faccio in tempo a chiedergli cosa potrei fare nel frattempo.
    Mi risponde consigliandomi una pratica autoerotica.
    Non credevo fosse possibile a meno di non essere contorsionisti superdotati, ma in fondo che mi costa provare?
"Comandante, mi scusi". Vista l'aria che tira, cerco di essere il più carino possibile.
"Mi dica". Mi risponde con una carineria impressionante.
"Non che voglia mettermi contro un ordine del capitano, ma se invece di andare alla strabiliante velocità di curvatura sei decidessimo di chiamarli via radio?". Mentre lo dico batto le palpebre almeno otto volte.
"Hmmm, potremmo anche farlo, però non credo che un messaggio del tipo potreste cortesemente bloccare il varo della nuova nave supersegreta Apelle perché abbiamo scoperto un piano cardassiano per screditare la Federazione e farla tornare ai tempi dei legnetti e della pietra focaia basato su tendine e arredamento d'interni, possa essere preso nella considerazione che merita".
    Mentre parla non solo ondeggia, ma muove le mani come fossero prive di articolazioni, non smette un attimo di sorridere e mi si avvicina.
"Ma non arriveremo mai in tempo viaggiando solo a curvatura sei!". Mi infervoro al punto da scheggiarmi un'unghia. Mi prende la mano tra le sue.
"Una soluzione ci sarebbe, ma è pericolosissima". Ha il respiro affannato. "Una volta, una dottoressa klingon si è messa all'interno di un siluro modificato e si è fatta sparare a curvatura 9, l'hanno recuperata col raggio traente. Quando ne è uscita ha trovato Worf irresistibile, ma è un effetto collaterale accettabile".
"Ok, facciamolo".
"Da me o da te?"
Qualcosa mi è sfuggito. Cavolo! Non stavo facendo lo sguardo "Clint", ma ero passato per sbaglio a "Rupert".
    Però.
    Mamma, come hai fatto a farmi così irresistibile?
    Questa astronave, la U.S.S. Excunzibar C, non è male.
    Nel bar di bordo si riconosce il tocco di Fredrick Fornace, il tappezziere che conobbi all'International Tapestry Institute. Bei tempi, quelli. Non avevo ancora conosciuto…
"Luisa!".
"Non mi chiamo Luisa" mi fa una tipa seduta dietro al bancone del bar di bordo. Ha la pelle verde e i capelli che sembrano bisce, per il resto non è male, considerando che porta almeno una sesta di reggiseno.
"No, no, dicevo che in televisione, quella signora che stanno intervistando, la conosco, si chiama… cioè… si fa chiamare… Luisa!".
    Eccola lì, al "Dave Boxerman Show", che parla di paratie dove il Bianco Casablanca si sposa col Verde Cosmico, di pavimenti tra il Rosso Flash e il Vermiglio Solare. La preparazione mediatica all' "evento" Apelle passa anche attraverso Luisa che spiega la differenza tra Azzurro Malva, Cielo del Sahara, Spinnaker Blu e Acqua di Baia Sardinia.
"Perché la guardi a bocca aperta?" - è Faccione O'Brien a parlare, ha una boccalone di birra in mano -
"Capisco che anche tu sei un tappezziere e che è una bella gnoccolona, ma una trasmissione sui rivestimenti interni delle astronavi è una noia mortale, dai, metti TeleAndromeda che a quest'ora c'è la televendita dell'ElettroGymn, quando l'andoriana si applica gli elettrodi alle chiappone mi fa impazzire…" .
"La gnoccolona fino a ieri era mia moglie, ma adesso so che è una spia cardassiana, nell'affare che vi ho raccontato prima c'è di mezzo lei".
"Ah! La storia della nuova astronave con la risonanza a particelle, i convertitori di derivazione isolineare potenziati e le cinture di sicurezza a pois! Finisco la birra e poi devo andare in Sala Macchine per revisionare i regolatori di curvatura. Pare che il Capitano De Stefani voglia spedire a curvatura nove qualcuno da quelle parti, ma non capisco come. Ha detto che andrà una squadra di quattro persone: io, tu, il Tenente Baguette e un guardiamarina del quale non ricordo il nome".
"Non bevi niente, tu?" mi sussurra la verdona al bancone.
"Un Pompelmo Gin, grazie. Ho appena saputo che andrò in una missione pericolosissima e ho bisogno di qualcosa di forte…"
"Allora te lo faccio al Doppio Gin, ne avrai bisogno, ho sentito che lavorerai col Tenente Baguette.".
"Il Tenente Baguette? Chi è?"
"Moga Baguette è quella signora che sta entrando in questo momento dalla porta sulla destra".
 Il brusio di sottofondo del bar sembra attenuarsi per un attimo, quasi arrestandosi.
Moga Baguette si avvicina a noi. O'Brien fa un rutto e prende una seconda birra.
Rocky, Rambo e Sting.
 I fratelli Marx più Meneghin padre e Meneghin figlio.
 Totò, Peppino e solo un accenno di malafemmina.
 Bruciate il tutto, aggiungete fango, la figurina di Eric Cantona e miscelate in una discarica.
 Questa è la più accreditata tra le possibili origini del Tenente Baguette.
"E tu saresti il tappezziere che si faceva il cardassiano?"
    La mia maggiore condanna è sempre stata la celebrità. Ed un magnetismo animale fuori scala.
"Il Tenente Baguette, suppongo. Mi dispiace molto per l'incidente".
"Quale incidente?"
"Beh, non vorrà dirmi che è nata con quella faccia".
    Ho avuto una giornata pesante, adesso come adesso prenderei a parole anche mia mamma che mi sveglia portandomi la colazione a letto, figuriamoci un coso informe come quello.
Un silenzio di tomba si forma intorno a me, rotto solo dal rumore che fanno i miei vicini mentre scappano.
"Diecimila su venti".
"Cinquemila su venticinque".
    I restanti si giocano i punti di sutura. La mano del Tenente si serra a formare un pugno ma prima che possa avere un incontro con la mia faccia prendo il boccale di birra di O'Brien e glielo rompo in faccia, sfrutto il movimento e con un solo giro su me stesso le sono alle spalle, raccolgo una delle poltroncine del bar e gliela infrango sulla schiena. Con una mano la prendo per i capelli, con l'altra le afferro l'uniforme e giù di ginocchiate sulle costole.
 Giace esanime ai miei piedi, quindi salgo sopra uno dei tavolini, mi batto il petto e urlo: "VAI, VAI PICCOLA KATYYYYY OOOOH OOOOOH PICCOLA KATYYY"
 Il numero Uno fa il suo ingresso nel bar proprio in quel momento.
"Bene, vedo che avete fatto amicizia presto. Fraternizzare è importante".
    Mi giro verso di lui e vedo che al suo fianco c'è il Tenente Baguette fresca come se fosse appena uscita da una sala di massaggi ayurvedici.
"Già, Ferrazza mi stava raccontando un aneddoto delle sue vacanze. Noioso e ripetitivo, tra l'altro".
    Mi avvicino a lei guardandola alquanto sorpreso, ma di che diamine è fatta?
"Tenente, credo che questo sia l'inizio di una splendida amicizia".
"Non ci sperare rospo, non me la faccio con le mammole".
    Il numero Uno ci guarda entrambi.
"Signori, ci sono dei siluri che vi aspettano"
    Il Tenente Baguette non riesce a resistere. "Da quanto ho capito, Ferrazza, è la storia della tua vita"
"Posso fare una domanda?".
"Parla, Piergiorgino, è infatti questo il momento in cui fai la domanda".
    Piergiorgino, non male. Posso sopportarlo.
    Del resto è finita l'era del "piccolo George".
    Di "Pispolo" non ne parliamo più, sia chiaro.
"Quale domanda?".
"Tu vuoi sapere come mai, visto che sei giunto qui sulla Excunzibar C con appena due teletrasporti, ci troviamo così distanti dalla Luna, al punto di dover ricorrere alla velocità Warp 9".
"Come lo sai?".
"Era il momento che tu lo chiedessi".
"E quale sarebbe la risposta?".
"Per trasportarti alla loro base i Cardassiani hanno provocato un'alterazione di scissione atmosferica che ha creato un continuum di rifrazione espansa e, attraverso un reticolo di campo subspaziale, si è formata una cavitazione residua attraverso una fenditura dei flussi di ridondanza assiale".
"Sarebbe a dire?".
"Non sarebbe a dire niente. Hai fatto domanda, hai avuto risposta".
    Siamo qua. Io, Miles, Moga e… il Guardiamarina.
    Ho già scordato come si chiama. Tocca a lui essere messo nel primo siluro. Nel frattempo devo sopportare O'Brien che racconta una vecchia barzelletta a Moga Baguette. La so già. C'è il tipo che abborda una bionda e poi scopre che è un… Lasciamo perdere. Tocca a me. Cavoli, faccio da solo, non ho bisogno che mi trascinate… ahio… mi fate male… faccio da solo, vi ho detto, mi sdraiavo nei siluri già alla seconda media io… ahiooooo!
    Silenzio totale, rumore assordante. Buio totale, luci di ogni tipo. Indescrivibile è dir poco. Mille violini suonati dal vento, tutti i colori dell'arcobaleno. Lucy in the Sky with Diamonds. Ma no, ma sì, ma su, ma dai. Cos'è cos'è questa sensazione come un treno che mi passa dentro senza stazione. Il tempo che passa volando in un marzo di polvere di fuoco. Un misto tra incanto e dolore. Obbiettivi di un'estate di esplosioni addominali. Con tutte quelle tutte quelle bollicine. A volte è solo un velo, un giorno, un fulmine. Brilla brilla la scintilla brilla in fondo al mare. Ma il tempo emigra, mi han messo in mezzo…
   E d'improvviso, luce fu.
   Oddio, ma come mi vengono?
   Il portello del siluro si apre e quattro braccia mi strappano fuori dall'involucro.
"È FICHISSIMO!!! Ancora, ancora! Voi fate quel che cacchio vi pare, salvate il mondo che siete bravi, io mi faccio un altro giro!"
   Giro di occhiate tra i presenti.
"Ferrazza, su, faccia il bravo e corra che la cerimonia sta per iniziare".
"Ma chisenestraciccia della cerimonia, se lo sapevo prima risparmiavo un sacco di soldi in pillolette rosse e blu, lì dentro ho ritrovato me stesso, so chi sono, so dove devo andare e mi ricordo pure dove ho lasciato la copia delle chiavi di casa che non trovavo dal '67".
    Il Tenente Baguette posa in terra l'Uzi modificato che aveva in mano (non si fida di nulla che, quando premi il grilletto, faccia uscire un ridicolo lampetto blu anziché una più antiquata ma efficace pilloletta di piombo) e prende il suo piede di porco con il chiaro intento di percuotermi.
   Non mi lascio intimidire, la mia mente si è espansa durante il viaggio, il grande tutto e il piccolo tutto fanno parte di me, la conoscenza dei millenni mi si è impiantata nel DNA.
   Faccio l'assoluto, mi accingo all'impensabile, attuo (l'accento, se ci va, mettetelo dove vi pare) l'inattuabile.
    Sta per colpire, ma io sono più svelto.
    Le nostre labbra si incollano nel bacio definitivo.
    Il mastodonte mi solleva, lo fa incrinandomi una costola ma ormai siamo intimi, glielo lascio fare.
    Passano i minuti, lei sta per staccarsi ma non glielo permetto, mi spingo coraggiosamente laddove nessun uomo è mai giunto prima.
    La mia amica con le papille non me lo perdonerà mai.
    Accipicchia, ha ancora le tonsille, a me le hanno tolte a cinque anni.
    Lentamente mi sciolgo dall'abbraccio, senza di me a sorreggerla, il Tenente Baguette, vabbè, ormai posso anche chiamarla Moga, scivola a terra silenziosa come un petalo d'ortensia.
Il primo a riprendere l'uso della parola è O'Brien.
"Ma come diamine hai fatto?"
"Beh, dopo un cardassiano diventa facile farlo anche con un muflone. Poi avevo bisogno di qualcosa che mi riportasse a terra dopo il viaggio mistico dentro il siluro, per il ritorno voi fate come vi pare ma io riprendo quello", dico indicando il siluro.
    Ora non c'è tempo da perdere, dobbiamo fermare la cerimonia.
"Moga, rialzati immediatamente da terra, recupera le tue armi e stai pronta a scatenare l'inferno, Miles, dietro di me e tu, Coso, al mio fianco. Modulo Real, avanti!"
    Siamo delle macchine da guerra, guerrieri dispensatori di morte e distruzione, l'incubo di ogni cosa con le scaglie.
    Sentiamo già le voci dagli altoparlanti.
"Buongiorno Angeli!"
L'altro altoparlante.
"…… questa nave è l'orgoglio della nostra flotta, rappresenta tutto ciò che siamo e che vogliamo diventare, simboleggia la rotta che la Federazione ha tracciato nell'universo. Non una nuova astronave ma un nuovo concetto di astronave…"
    Questa l'ho già sentita. Non ci sono più i copywriter di una volta.
    Il nostro rombo perfetto avanza senza troppe difficoltà tra la flotta, nessuno osa fermarci, neanche quelli della sicurezza, che forse ci riconoscono o forse riconoscono Moga, si mettono in mezzo.
    D'un tratto echeggia uno sparo, anche senza Una notte buia e tempestosa.
    Il Guardiamarina che aveva viaggiato con noi è adesso un buco con resti di Guardiamarina intorno.        Armi del genere non dovrebbero essere permesse. O almeno mettete un bollino rosso in basso a sinistra! Brutta fine, povero… come si chiamava?
"Orlowsky Rossi Smith!" fa un tipo dai capelli rossi con un phaser in mano.
Moga gli salta addosso e lo immobilizza a terra stringendogli la testa tra le gambe. Cavoli, aveva un bel po' di nomi e non lo sapevo. Gli avrei dato al massimo un Rossi, uno Smith, ma un Orlowsky no, non aveva il fisico.
    Moga infila il suo phaser in bocca al pistolero e gli urla: "Chi ti manda? Parla o ti faccio saltare le cervella senza rosolarle con aglio e cipolla!".
"Mohgfrde Guffgtrfde Dduubbytytr!" risponde il rossocapelluto.
"Forse, se gli togli il phaser di bocca non sentiremo farfugliare parole senza senso!" dice Miles.
    Moga toglie il phaser dalla bocca dell'assassino dai capelli rossi e glielo punta in mezzo agli occhi: "Chi ti manda? Parla o ti faccio saltare le cervella senza girarle in padella con la maggiorana!".
"Mohgfrde Guffgtrfde Dduubbytytr! Mi manda Mohgfrde Guffgtrfde Dduubbytytr, mi ha promesso una schiava bonderiana, una motocicletta quasi nuova e dodici barre di latinum se uccidevo Orlowsky Rossi Smith!".
"Ah! Sei un sicario! E chi è questo Mogfrer… Mogder.."
    Miles O'Brien si mette il phaser in bocca: "Mohgfrde Guffgtrfde Dduubbytytr! Pehddiddhirrhiddhina, Fuhnpziona!".
    Avrebbero dovuto mandarmi a salvare la Federazione insieme a Gianni e Pinotto, sarei stato più sereno.
"No! Non uccidermi!" urla il rosso "Mohgfrde Guffgtrfde Dduubbytytr è stato per quattro anni il compagno di stanza di Orlowsky all'Accademia della Flotta Stellare. Tutto cominciò al primo anno di corso, Orlowsky strappava le foto dal calendario di Playboy di Mohgfrde e le attaccava all'interno del suo armadietto, poi passò a fregargli l'agendina-omaggio della Banca. Aveva anche l'abitudine di ubriacarsi col mandarinetto e vomitare sul cuscino di Mohgfrde. Non occasionalmente, ma tutte le sere.     Poi si faceva un frullato con tre banane, lo trangugiava in sei secondi e si puliva la bocca usando le maniche delle giacche delle divise di Mohgfrde appese nell'armadio. A volte vomitava anche il frullato. Sul computer portatile di Mohgfrde. Alla festa finale del Primo anno di corso Orlowsky incontrò la fidanzata di Mohgfrde e se la portò a letto. Fecero l'amore, bevvero frullato di banana col mandarinetto e vomitarono sul cuscino di Mohgfrde. Poi, al secondo anno, Orlowsky cominciò ad accendersi le sigarette usando la collezione di fiammiferi di Mohgfrde. Poi spegneva le cicche dentro le scarpe del compagno di stanza. Se Mohgfrde stava per infilarsi le scarpe riponeva le cicche ancora accese. Poi iniziò il periodo della salsa tonnata… "
"Fthiamo perbdenbdo tempo!" dice O'Brien.
"Togliti il phaser dalla bocca!" dico io.
"Stiamo perdendo tempo!" dice O'Brien.
    Moga stordisce il rosso e lo infila dentro uno dei siluri. Il tutto in dieci secondi. Poi chiude il siluro e fa ai tipi della Sicurezza: "Pensateci voi. Noi dobbiamo andare".
"Dove avete intenzione di andare?" fa un vulcaniano della sicurezza.
"Sono O'Brien, Miles O'Brien, lo vedi quel tipo pelato in prima fila? È Jean Luc Picard, non puoi non sapere chi è, sono stato con lui sull'Enterprise D per anni. Io e i due signori con me dobbiamo raggiungerlo. Se non ti fidi puoi venire con noi e verificare".
    In effetti il signore che sonnecchiava semi-spaparanzato, accanto a un ciccione con la barba e un tipo con la faccia gialla era proprio Picard.
"Ma… ma… quell'affare con la pelle gialla sembra Data, l'androide! Non era finito in mille pezzettini?" chiedo.
    O'Brien mi risponde e sento la sua voce rompersi per la commozione: "Il Comandante Data non esiste più, infatti. Quello è un sosia, si chiama B4 e sta a Data come una padella sta a una friggitrice laser, è una specie di fratello scemo, Picard se lo porta appresso per farsi stirare le giacche e mandare i fax".
"Mandare i fax?"
"Oh bimbo, hai idea di quanto sia complicato mandare un fax? Ricordarsi da che parte va girato il foglio, se sopra o sotto, poi componi il numero, poi trova il pulsante da premere per l'invio tra i mille pulsanti e le duemila lucette. Mica facile".
"Ma se comanda un'astronave!"
"Che c'entra, per quello basta che dici ogni tanto "attivare", litighi coi Klingon, ti azzuffi coi Ferengi, combatti coi Romulani, pesti i Cardassiani, distruggi i Babilonesi, annienti gli Ittiti e tieni lontano dai comandi di guida la Troi. Che ci vuole?"
    Messa così, come dargli torto? Mi chino sul corpo di Orlowsky, sotto la divisa aveva una maglietta della salute di colore rosso.
    Non impareranno mai.
    Ho come l'impressione che mi stia sfuggendo qualcosa, quando sento:
"……… ed è per questo che ci accingiamo a mostrarvi la nostra nuova meraviglia: l'astronave Apelle!"
    Ecco cos'era. Un ordine universale da salvare, diamine, le sciocchezze sono sempre le prime cose a passare di mente.
    Il vulcaniano della sicurezza si è messo in testa al nostro gruppetto, siamo la Fortitudo nel modulo a zona.
    Siamo vicini, venti metri.
    Largo! Largo!
    Dieci metri.
"Spostati imbecille!"
"Ma sono la moglie del Ministro!"
"Miles, pensaci tu, io devo arrivare sul palco".
    Tre metri.
    Dietro di me sento la voce di Miles:
"……… e facci vedere il tuo ministero!"
    Ma chi diamine voglio salvare? Qui Gianni e Pinotto sarebbero ammiragli.
    Copro con un balzo gli ultimi metri rimasti tra me ed il palco. Atterro sopra il Governatore capo assoluto della Federazione, il capo, il boss, il reggente della stanza dei bottoni. Picard mi guarda sbigottito e pronuncia delle parole storiche. "Guardi che il buffet non è stato ancora aperto". Grande!      Stavolta riuscirò ad assaggiare quelle tartine con le robine nere sopra.
    Mi ergo sul palco.
"FERMATE TUTTO, QUESTA NAVE NON PUÒ PARTIRE".
    Facce attonite. Brusio di fondo.
"Lo sapevo, non hanno fatto il pieno".
"Neanche stavolta hanno montato i motori".
"Manca l'addetto ai fax?"
"Oddio, mica ci sarà Wesley nei paraggi?"
    Una mano mi prende per la spalla.
    Picard.
"E perché non dovrebbe partire?"
    Non è una cosa che capiti tutti i giorni stare in ultravision odorplay, sui televisori di buona parte del    Quadrante Alfa. Mi spiace non essere fresco di bagnoschiuma e shampoo-balsamo. Non ho neppure la mia camicia migliore.
"È ora che tutti i mondi sappiano…"
    Bell'inizio, mi piace.
    Carina quella tipa in prima fila, seduta accanto al Presidente della Federazione dei Pianeti Uniti. A guardarla bene è Luisa, proprio lei o ciò che dovrebbe sembrare. Ha la divisa della Sicurezza.
"È ora che tutti i mondi sappiano…"
    È proprio la spia che finse di amarmi. Mi guarda e sorride, ammicca. Mi fa notare che ha un phaser puntato sul Presidente.
"È ora che tutti i mondi sappiano…"
    Picard mi pizzica il braccio, mi fa male, mi dice:
"È ora che la smetti di ripetere la stessa cosa…".
    Non posso rischiare che il legato Osvaldo Gontak travestito da Luisa spari al Presidente.
"È ora che tutti i mondi sappiano…"
"E quattro…" fa Picard.
   Sono in TV, qualcosa dovrò dire. Magari ho successo e mi fanno presentare il Meteo.
"…che QUESTA NAVE NON PUÒ PARTIRE, non prima di aver ricordato che non è solo nuova tecnologia, ma anche innovazione estetica, perché l'interno di un'astronave d'ora in poi non sarà più una piatta riproduzione di ciò che da sempre si è visto a bordo di aerei, autobus, astronavi, ma…".
    Osvaldo Luisa annuisce. Sto andando bene, pare. Niente Presidente fritto, per ora.
"…e questo lo dobbiamo alla genialità degli stilisti della Federazione, al paziente lavoro degli artigiani tappezzieri che mi onoro di rappresentare, alla lungimiranza di chi ha voluto…"
"Grazie, grazie"
    Picard mi interrompe e mi allontana dal microfono, poi mi chiede: "Tutta questa cagnara per ringraziare i tappezzieri ?".
"Picard, sono stato costretto, c'è un complotto cardassiano per distruggere l'immagine della Federazione, vedi quella tipa della Sicurezza seduta accanto al Presidente?".
"Quale tipa?"
    Mi giro. Accanto al Presidente non c'è più Luisa, ma un klingon della Sicurezza.
    Musica assordante.
    Luisa è sul palco.
    Grande trasformismo, è in abito da sera. Nessuno sospetterebbe che dietro le sue curve c'è un cardassiano peloso. Sì, lo so, io ci sono cascato per anni, ma adesso ci sta cascando più di un pianeta.
    E accade. Interi mondi ammirano le immagini della Apelle. I suoi interni che sembrano cravatte di Paolo Limiti, le fantasie delle paratie che non avrei mai voluto vedere neanche su un telo da mare. La musica è sempre più forte: "Dammi solo un minuto un soffio di fiato un attimo ancora…".
    Merletti, portacrackers madreperlati, il nucleo di curvatura immerso in psichedelici colori da evidenziatore, tende in paper tissue che riproducono variazioni sul tema "fette di melone", chantung di seta sparsi sulle poltrone del Ponte di Comando...
    È finita.
    Stiamo consegnando a Cardassia tutto il mondo civile. D'improvviso LEI, e la musica cambia.     Letteralmente.
"Rumore rumore questa sera non mi sento sicura sicura nananaaaa nannannaaaaaa…"
    Beh, perso per perso, giochiamoci fino in fondo la fine della Federazione, non capita tutti i giorni di veder finire nella polvere qualcosa che sembrava incrollabile, mettiamoci nei panni del Signor Tamagochi o dell'inventore del Betamax ("Non valgono nulla, tempo due anni e nessuno sentirà più parlare del VHS").
    Mi avvicino a Luisa.
"Signori, se adesso abbiamo una nave che non è solo un tripudio di tecnologia ma anche un estasi dei sensi" - caro il mio Manzoni, sei solo uno sceneggiatore di telenovelas - "se adesso solcare i cieli non si riduce più a dei semplici calcoli matematici ma è diventato felice connubio tra estetica e funzionalità, se la Federazione tende ad un ufficiale che non si limita più a vivere il suo tempo ma lo cavalca con la sicurezza e la praticità di un sogno" - Neruda, torna a vendere surgelati porta a porta - "lo dobbiamo solo ad una persona. È ora che tutti i mondi sappiano…"
"E cinque!" - Picard mi artiglia la spalla di nuovo - "Lo dica un'altra volta e le faccio…le faccio… ma che meravigliose tendine! Ferrazza, lei è un genio. Lo schermo principale con ai lati delle tendine bianche e virginali di seta e d'organza è un colpo di autentico genio".
"Ma che mu ma che mu ma che musica maestro questa bella sinfonia…"
    Il presidente, Picard, l'ambasciatore Klingon ed un'altra decina di persone si avvicinano a quelle cose. Non le posso chiamare tendine. Di peggio ci sarebbe solo…
"Ehi, quando accendi il computer lo schermo rimane blu e c'è un quadratino lampeggiante in alto, fantastico".
"Ragazzi, dovete scendere in sala mensa, sui tavoli ci sono le tovagliette di Winnie Pooh".
    Ormai è baraonda.
"….dicevo, tutto questo lo dobbiamo alla genialità di una sola persona: lasciate che mi faccia da parte e vi presenti il Comandante Luisa Ferrazza".
    Tutti gli sguardi di milioni di mondi, oltre a quelli dei presenti, sono puntati su Luisa/Osvaldo. Non te l'aspettavi, vero?
    Una volta tanto la sorpresa te l'ho fatta io, e senza bisogno di dover spegnere la luce.
Sono un evento mediatico. Ho un futuro certo come presentatore? Sono la Carlucci del ventiquattresimo secolo?
"Com'è bello far l'amore da Trieste in giù…"
    Musica. Tartine psichedeliche. Il Mare della Tranquillità è un posto magnifico per le feste. Picard balla con una tardona. O'Brien è alla terza fetta di gattò di patate. B4 conversa con il ciccione barbuto, che sta mano nella mano con una brunetta tutta pere.
    Moga mi si avvicina. Ha in mano un drink color pisello con una fettina di salame: "C'è un tipo che vuole parlarti".
"Non ci sono per nessuno".
"Insisto, Terrazza". Riconoscerei ovunque quella voce. Ha un look insolito, tutti lo scambierebbero per un orchestrale, ma è il caro dolce buon vecchio Gul Liabel.
"Mi chiamo Ferrazza".
"Yes, Pispolo Ferrazza. Ce l'hai ancora con me per lo scherzetto della sedia?"
"Chiamalo scherzetto. Quante erano poi le luci? Nove o dieci?".
"Senti, Pispolo, le cose hanno preso una nuova strada per tutti. Osvaldo mi ha consegnato le dimissioni dai Servizi Segreti Cardassiani e ha deciso di fare la stilista di interni a tempo pieno. Le ho chiesto un ultimo favore, e credo che anche tu potrai metterci una buona parola…".
"In nome della vecchia amicizia?"
"Guardala come vuoi. Eri un tappezziere di Tycho Crater a stipendio fisso e adesso fai parte del creative-team del look-trend del new starstyle…"
"Attento, un altro neologismo e ti si annoda la lingua biforcuta…".
"Poche chiacchiere, Pispolo. Pare che una flotta navale senza qualche astronave di tipo Apelle sarà sbeffeggiata come sfigata, e Cardassia ha senz'altro bisogno di nuovi mezzi di trasporto. Vorremmo avere un po' di queste luccicanti meraviglie, magari con uno sconticino…".
"Vedrò cosa si può fare, amico, ma se mi chiami ancora Pispolo…"
"Non mi permetterei mai, Signor Ferrazza".
"Uetta totta pi padate è una kkuisitezza" mi fa O'Brien. Se la torta di patate è una squisitezza, Luisa è davvero affascinante questa sera. È seduta in braccio a un Ferengi con una giacca che sembra la moquette di un turbolift di una Nave Apelle. Gli sta praticando un oo-mox. Mi avvicino a colei che fu la mia consorte con uno sguardo Robert Mitchum.
"Piccolo George! Che bella serata, non trovi? Questo dolcissimo Ferengi mi ha appena invitato a stabilirmi con lui nella sua villa qui sulla Luna. Guarda che bella collana mi ha regalato…".
    Questi legati cardassiani travestiti da donna sono tutti uguali. Basta il primo miliardario da abbindolare e…
    Ma cosa fa Moga? Sta dirigendosi verso uno dei siluri. Va via così? Senza salutarmi?
    Corro verso di lei, la raggiungo, la prendo per i capelli e gli sbatto la testa contro lo spigolo del siluro. È a terra. Prendo un piede di porco e miro alle rotule, poi premo il pulsante di sgancio del carico e gli faccio precipitare addosso il contenuto del container numero 4. Il tutto cantando "Laura non c'è".    Forse lei no, ma un limite alla crudeltà, sì. I Pooh mi sembravano eccessivi.
    Mi volto e conto fino a tre.
"Bastava anche un semplice: Non mi dici neanche ciao?"
    Mi rigiro verso di lei. Non è neanche spettinata e profuma di Agave.
"Non mi dici neanche ciao?"
"Questo è quello che mi piace di te, sei imprevedibile, fai male come una viola mammola e sei imprevedibile. Avrai milioni di donne ai tuoi piedi".
    Colgo un leggero tremolio nella sua voce, nulla di percettibile da orecchio umano, ma io sono un tappezziere. A volte è un dono, stavolta una condanna. Moga non ha segreti per me, accidenti al mio sguardo magnetico. Sta soffrendo. Non vuole che ci separiamo, non vuole perdere l'unico uomo che ha davvero significato qualcosa per lei in tutta la sua lunga e triste esistenza, ora che ha toccato con mano l'effimera felicità di un raggio di sole non vuole rinunciarvi.
"Scusa, in questa storia chi sarebbe l'unico uomo che ha davvero significato qualcosa per me?"
    OK, prima pagina dell'agenda di domani: basta pensare ad alta voce.
"Moga, non funzionerebbe tra noi, non soffrirai se adesso ci salutiamo come buoni amici. Facciamo qualcosa di diverso e non ce lo perdoneremmo per il resto della vita".
"Per essere uno che chiamano Pispolo hai davvero un'alta considerazione di te stesso".
" Moga, piccolo fiore dello spazio, hai ragione. Odiami, trattami male, dimmi di tutto, umiliami, dammi la colpa di tutto così non soffrirai, dammi la colpa di tutto, anche del terremoto a San Francisco".
Perché sto ballando?
"Ferrazza, hai ragione. Voglio salutarti come si deve, la nostra storia non si deve chiudere con un addio".
    Quello che il bruco chiama fine del mondo, il mondo la chiama farfalla.
    Quello che Moga chiama saluto, i dottori lo hanno definito "sei mesi di coma vigile".
"Buongiorno Ferrazza".
    Apro gli occhi e mi sveglio in una stanza bianca, a letto, vicino a me ci sono dei macchinari che fanno Bip con tante lucine (Ventiquattro, qualcuno dovesse mai chiedermelo) e dei fili che terminano sulle mie braccia, davanti a me c'è un tavolino con sopra un piatto di brodino, una coscetta di pollo e del purè di patate.
"Dove mi trovo?"
"Non si vede? Lei è nel privè di un McDonald"
"Bello! Potrebbe portarmi due Happy Meal? E non si dimentichi le sorpresine. Diverse, per cortesia".
    I miei occhi si stanno abituando alla luce e stanno perdendo la loro cisposità. Posso vedere meglio con chi sto parlando: davanti a me c'è un uomo che indossa dei vestiti smessi di Elton John ed al collo ha uno stetoscopio di gel trasparente in rosa cangiante. Accanto a lui c'è una ragazzotta con un camice di pelle rossa, colletto di tulle ed una siringa stilizzata sulla spalla.
"Mi hanno parlato di lei, eravamo tutti impazienti per il suo risveglio, sa, volevamo ringraziarla tutti di aver contribuito al rinnovamento estetico della Federazione che ci ha regalato queste nuovi uniformi mediche. Le dimostreremo quanto le siamo grati. Cominciamo con la prima rettoscopia".
    Bene.
    Questa è la mia storia.
    Ora sono fuori dall'ospedale, del tempo è passato e la mia vita è molto cambiata da allora.
    Non sono più un tappezziere (chi mi conosce lo sa), non riuscivo a sopportare l'idea di aver dato il via a questa nuova tendenza della Federazione, quindi ho deciso di cambiare totalmente campo e stile di vita.
    Se vorrete, in futuro, sentirete ancora parlare di Piergiorgio Ferrazza.
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