mercoledì 16 settembre 2015

IL MiPiacismo

    C'è ancora posto per essere in un modo che difficilmente smetteremo di essere, perché convinti che manifestare un disagio attraverso la satira sia un modo di operare la correzione fraterna?
    Posso ancora credere che parlare di ciò che vedi nel modo che sai fare è un modo di stare accanto positivamente a chi ti interessa?
    Oggi, in un mondo mediatico infestato da trolls e haters, può accadere di dare del troll a un amico che brontola o dell' hater a un amico che ironicamente dissente o manifesta uno spiazzamento di fronte a un cambiamento.       Un tempo la creatività poteva anche sferzare, potevi criticare ed essere criticato, oggi è più facile che per  certe cose ci sia qualcuno che prontamente si offende.
    La comunicazione è cambiata, i cosiddetti social, e la paura che un accenno di mugugno provochi chissà quale catastrofico meccanismo a cascata, hanno generato una terribile ansia di piacere sempre, a tutti, e non avere altro che dei "mi piace". 
    Ogni cosa diversa da un "mi piace" è percepita come una offesa. Da mesi osservo questo fenomeno, solo adesso ne parlo ( e rompo un silenzio su un argomento a proposito del quale, senza successo, ho sperato di ragionarne con altri), è dilagante il non voler più vedere la critica di un amico o di un cliente come una risorsa per migliorarsi.
    Siamo nel peggior futuro immaginabile dal punto di vista della capacità di autoironia e desiderio di mettersi in discussione,  ma non possiamo che prenderne atto, non c'è da protestare o brontolare. È un errore brontolare non in silenzio e continuare a farlo sotto forma di satira in tempi che non lo permettono più perché dominati da un mondo dove tutto è recensione, tutto è basato sui feedback, ogni cosa e ogni opera è schiava di pallini e stelline?     Non importa più CHI ti sta parlando, CHI ti fa una battuta o una critica. Perchè si vuol solo sentirsi dire che stiamo dando il 100 per cento. Perché te lo dici da solo nel momento nel quale stai faticando per far qualcosa, "sto dando il cento per cento", se qualcuno non ti mostra il suo sorriso o un plauso pieno di fronte a questa certezza, se qualcuno azzarda una critica che potrebbe farti solo bene, è un attacco malevolo, una offensiva, un danno. Ma è un errore, è sordità, è privarsi di una parte buona del mondo della cultura. Il giudizio critico di un amico intelligente non è un pericolo, ma una risorsa, anche se espresso con battute caustiche. È sempre stato così, ma poi ha smesso di esserlo.
    Non si può farne una colpa a nessuno, sta emergendo un nuovo criterio feedback-dipendente che genera ansie permalose e fa sì che i tipi come me debbano imparare a defilarsi o , semplicemente, tacere, negli ambiti dove è inutile offrire occasioni di miglioramento, dove appaiamo più fastidiosi che autorevoli, più dannosi che simpatici. Spero almeno che chi si adopera alacremente per dare il meglio di sè si diverta ancora, quando non è occupato a offendersi.
    Ho il timore che ciò potrebbe a lungo andare a produrre uno scemare della voglia di collaborare con gioiosa  spensieratezza, e ciò possa produrre quell'inaridimento che porta ad accontentarsi di offrire prodotti accettabili ma non al top.. Ed è inevitabile che in questo nuovo andazzo io non mi diverta più come un tempo, perché i luoghi dove ridere di se stessi si riducono.
    Purtroppo può anche accadere che l'offendersi distragga dalla preoccupazione per migliorare la qualità di qualunque prodotto e a poco a poco, se si persiste nell'atteggiamento di chiusura, potrebbero aumentare quelli che pensano  che il prodotto non valga la spesa. La mazzata che tale insofferenza merita è l'essere abbandonata dalla critica intelligente. Ho ancora amici che fanno sempre aggiustamenti alle loro bellissime invenzioni e in base ai miei rimproveri critici, ne traiamo vantaggio e crescita.
    Chi desidera incondizionati plausi a sostegno delle proprie insicurezze,  è meglio che provi da solo a vedere cosa significhi. Penso che solo ascoltando gli altri si possa diventare grandi. Se vogliamo affaticarci e stressarci per far riemergere il nostro gusto delle cose, il momento non è purtroppo questo.
    So che il tempo mi darà ragione e darà sapienza a tutti noi, basta un po' di paziente silenzio. Che, dove impera il "MiPiacismo", è l'unica scelta possibile adesso, con questo modo di vedere dilagante. Chi ha considerato un pesante fardello il rumore dei pensieri parodianti o critici o satirici, godrà di una serena atmosfera. Nessuno si altererà per questo brevissimo articolo, correrebbe troppo il rischio di apparire un aderente del mipiacismo militante. Continuerò a essere quello che commenta, ma dove potrà essere, se possibile, utile e gradito.
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