domenica 31 maggio 2020

I giorni del Navarca

   "l’uomo ha una possibilità di grandezza, di immensa magnificenza, passante attraverso la stessa miseria dell’essere soltanto “umani”; basta ascoltare il richiamo della vita stessa, aprirsi al proprio destino."
    Ripropongo questo mio articolo di qualche anno fa, nel quale racconto una storia che vidi in TV e che mi colpì molto.

I GIORNI DEL NAVARCA
(Star Trek Italia Magazine, Anno IV, n. 11, Novembre 2002. Editing di ROSSELLA MARCHISELLI)

 La serie "Star Trek Deep Space Nine" è ricchissima di eventi e di cicli, ma soprattutto generosa nel fornirci decine di personaggi interessanti, molti dei quali stupendamente caratterizzati e ricchi di fascino e personalità.
    Tra questi vi è quello che reputo il “guest” più straordinario, Li Nalas, protagonista della trilogia “La rivolta”, composta dagli episodi “Il prigioniero” ("The Homecoming"), “Il cerchio” (“The Circle”), “L’assedio” (“The Siege”).
   
    Li Nalas e la sua storia ci fanno fare un viaggio formidabile, che non si limita ad un percorso attraverso le stelle, ma risulta qualcosa di più affascinante: un viaggio nell’ animo umano.
    Questa è proprio una delle caratteristiche di Star Trek Deep Space Nine che prediligo; si viaggia con le astronavi meno che in tutte le altre serie Trek, e per contrasto l’esplorazione si compie attraverso le persone: lo spirito di Star Trek “per arrivare dove nessun uomo è mai giunto prima” trova un nuovo significato che non tradisce affatto l’intento della “strada verso le stelle” (come spesso una analisi superficiale della serie porterebbe ad affermare), ma lo propone in un modo maturo e non scontato; c’è una sublime evoluzione: la virtù e la conoscenza si compiono e crescono in un cammino che si può fare sia a velocità di curvatura sia stando fisicamente fermi in una stazione.
    La vicenda di questa trilogia svela un messaggio che, per chi ama trovare nell’ arte narrativa un confronto con la vita, è una rivelazione: l’uomo ha una possibilità di grandezza, di immensa magnificenza, passante attraverso la stessa miseria dell’essere soltanto “umani”; basta ascoltare il richiamo della vita stessa, aprirsi al proprio destino. E la storia di Li Nalas ci ricorda che non siamo noi a decidere dove e come dare dignità ed eccellenza alla nostra esistenza; seguire le nostre “priorità” fino in fondo forse ci farà stare meglio, ma ascoltare le “priorità” che gli incontri, gli eventi, i fermenti di un intero mondo attorno a noi ci comunicano può renderci grandi come non avremmo mai immaginato nel nostro progetto .

La storia inizia con un orecchino giunto in possesso di Quark, il barista della stazione spaziale Deep Space Nine. La Bajoriana Kira riconosce il monile e decide di intraprendere un viaggio verso Cardassia IV, sospettando che vi sia prigioniero lo storico possessore dell’orecchino, Li Nalas, creduto morto anche se il suo corpo non è mai stato trovato. Kira vuole avere la possibilità di verificare se Li Nalas sia veramente prigioniero dei Cardassiani e liberarlo per dare ai Bajoriani il leader di cui hanno bisogno: chi quindi meglio dell’uomo che in un eroico combattimento uccise Gul Zarale, il tremendo torturatore cardassiano che seminava sangue e terrore nei villaggi di Bajor?
    Nel frattempo strani segni murali lasciati da un gruppo estremista denominato “il Cerchio” indicano che esistono gruppi di bajoriani che non tollerano alcun intruso sul loro pianeta, e hanno portato i loro moti anche su Deep Space Nine.
    Kira e Miles O’Brien, dopo un viaggio nel quale riescono ad evitare di esser scoperti dai Cardassiani, giungono al campo di lavoro dove sono imprigionati 12 bajoriani. Kira si finge di facili costumi e, simulando di stare per offrirsi come “merce”, stende un cardassiano a guardia del campo: così lei e Miles riescono a sconfiggere le guardie.
    Ed ecco che Li Nalas appare, è sorpreso scoprendo che l’orecchino che credeva perduto era stato invece spedito su Bajor grazie a un suo compagno di prigionia. I prigionieri vengono liberati, ma Kira non riesce a portarli via tutti; alcuni restano indietro, pronti a sacrificare la loro libertà perché Li Nalas possa essere portato su Bajor. In seguito Gul Dukat fa sapere a Kira che tutti i prigionieri bajoriani su Cardassia IV sono liberi e che egli non era a conoscenza dell’esistenza di tale detenzione, per la quale invia le scuse formali di Cardassia.
    Li Nalas, su Deep Space Nine, viene onorato e guardato con ammirazione da ogni bajoriano; il ministro Jaro lo esalta pubblicamente e ne festeggia il ritorno, ma Li appare inquieto pur manifestando la gioia di essere libero in mezzo alla sua gente. Quale strano tormento lo porta ad apparire non a proprio agio di fronte all’affetto popolare e alla fiducia che tutti paiono accordargli? Cosa lo turba proprio adesso che persino Sisko, l’Emissario, si mostra più che mai convinto che il suo ritorno sia un’occasione preziosa per donare stabilità a Bajor?
    I tempi son duri. L’attività del “Cerchio” continua su Deep Space Nine: mentre Quark viene assalito da misteriosi umanoidi mascherati, Sisko informa Li Nalas che molta gente su Bajor inizia a simpatizzare per i fanatici del Cerchio come reazione di disprezzo verso un governo debole. Kira suggerisce che “Qualcuno” con autorità possa pubblicamente deplorare le attività criminali di tali terroristi.
    E li Nalas fa qualcosa di molto strano per un eroe leggendario: tenta di scappare, imbarcandosi come clandestino su una nave aliena che lo avrebbe portato lontano da Bajor e Deep Space Nine per anni. Comprendiamo allora che Li Nalas non è forse l’eroe perfetto del mito, ma un fragile uomo; lui stesso rivela a Sisko la sua vera natura: egli non è altro che una persona comune che, come la maggior parte degli esseri che vivono in questo Universo, aspira a starsene lontano dai guai.
“Comandante... ora le racconterò una storia... ovviamente è libero di non credermi.
Durante l'occupazione facevo parte di un piccolo nucleo della resistenza... il nome non è importante. Un giorno ero nelle montagne che circondano la valle Sahving e cademmo in un'imboscata tesaci dai Cardassiani. Soltanto tre di noi riuscirono a salvarsi, stemmo nascosti per due giorni, poi per trovare cibo e acqua decidemmo di scendere a valle. Stavamo camminando lungo un pendio, che portava a un piccolo lago. Visto che ero l'unico ad avere ancora un phaser, andai avanti a vedere se c'erano nemici. Quand'ero a metà del pendio, scivolai e ruzzolai fino alla riva del lago, quando un gigantesco Cardassiano emerse dall'acqua. Si era appena concesso un bagno, e ora stava lì, davanti a me, raggelato dalla sorpresa, praticamente seminudo, tremando dal freddo. Io lo guardavo, disteso per terra, incapace di muovere un dito, e fu soltanto quando tentò di raggiungere l'arma che aveva vicino ai suoi vestiti, poggiati su una roccia, che io realizzai che avevo ancora il mio phaser, e gli sparai. Il suo corpo mi cadde addosso, e fu così che poco dopo mi trovarono i miei compagni. Uno di loro lo riconobbe come Gul Zarale, responsabile di massacri avvenuti in una decina di villaggi bajoriani. Io cercai di spiegare come erano andate le cose, ma loro erano entusiasti, e convinti che avessi ucciso Gul Zarale in una specie di... duello all'ultimo sangue. Raccontarono questa storia ad ogni bajoriano che incontravano, e sebbene io tentassi di smentirlo, il loro racconto continuò a diffondersi, finché tutto il pianeta lo conobbe. Così ogni vittoria della resistenza veniva attribuita al mio comando. Le storie sulla mia audacia, il mio genio, il mio coraggio, divennero sempre più incredibili, e il popolo mi credeva invincibile. La mia reputazione mi ha seguito anche nella prigionia, dove la mia sola presenza dava una speranza ai miei compagni, e io non ho fatto nient'altro che sparare d'istinto su un Cardassiano che avevo trovato inerme davanti a me. Non dimenticherò mai l'espressione della sua faccia, era così... impaurito. Finora io, Comandante, ho fatto quello che i Bajoriani volevano da me, ho dovuto portare addosso il peso della mia reputazione per 10 anni, adesso non ho intenzione di continuare... “.
    Non siamo neanche alla fine del primo capitolo della trilogia e l’eroe, il nostro eroe, ci appare né più né meno che un insicuro, l’uomo sbagliato in un posto in cui non vuol stare. Ma dal suo esser “uomo comune” scaturirà nel resto della storia la vera grandezza di Li Nalas; è proprio nella storia da lui stesso narrata, così strana e persino buffa, che egli ci appare distante dalla figura solenne che caratterizza i cosiddetti “superuomini” e viene a somigliare a chiunque di noi. Non un prode di natura, ma qualcuno che potrà diventarlo, non un leader disinvolto, ma qualcuno che può conquistare una grandezza che non appare evidente neppure a lui.
    Sisko replica che a Bajor non serve un uomo ma un simbolo, e gli chiede di sfruttare la sua fama di uomo retto, onorato e forte, per portare fiducia tra i bajoriani, “Le leggende spesso contano più della verità, Bajor ha ancora bisogno della sua leggenda…”
    E così suo malgrado Li dovrà restare, e il voto unanime dell’assemblea lo elegge Navarca.
“Navarca... nessuno lo è stato finora. Hanno detto che qualsiasi titolo esistente era inadeguato e ne hanno inventato uno per me!” ( “Navarch. There's never been one before. They didn't feel any existing title was adequate. So they created a new one for me!” ).
    Il Navarca “…sarà l’Ufficiale delle relazioni bajoriane sulla stazione” , un compito che prima era affidato al Maggiore Kira, richiamata adesso su Bajor.
    Nel frattempo la situazione politica è sempre peggiore, il Governo provvisorio bajoriano è debole, il Cerchio potrebbe operare un colpo di stato, soprattutto se avrà la possibilità di procurarsi potenti armi. Scopriamo che a guidare il Cerchio è proprio il Ministro Jaro, che aveva fatto in modo che il Navarca stesse su Deep Space Nine, lontano da Bajor, perchè “l’ultima cosa che serviva adesso era un eroe che conquistasse la devozione del popolo bajoriano”. Egli rapisce Kira, cercando di ottenere la sua collaborazione con la tortura. Il Capitano Sisko, il Dottor Bashir, l’Ufficiale Jadzia Dax e il conestabile Odo formeranno una squadra per tentare di liberarla. Li Nalas chiede di unirsi a loro:
“Io non ho idea su cosa debba fare un Navarca, ma so combattere nelle trincee ed eseguire gli ordini” ; combatterà con coraggio con gli Ufficiali di Deep Space Nine e Kira tornerà libera alla stazione.
    Odo scopre che a fornire le armi al Cerchio sono i Cardassiani, che si servono di Jaro perché liberi la zona dalla Federazione. Il Navarca vorrebbe far qualcosa, parlare ai Ministri di Bajor, ma le comunicazioni col pianeta sono state interrotte, il Cerchio ha già iniziato la sua opera. Tutti i non bajoriani verranno evacuati, ma la Federazione non può intervenire in una faida di popoli non federali. L’Ammiraglio Chekote ordina di evacuare Deep Space Nine.
    Sisko decide di realizzare l’evacuazione con meticolosa lentezza nella speranza di allontanarne la realizzazione, ma lascerà libero chi vuole andar via subito. Ed ecco che si forma presto una ressa, in molti vogliono un posto su una navetta per abbandonare la base spaziale e mentre Sisko cerca di mettere ordine nessuno pare considerarlo. Il Navarca capisce che è il momento di dire qualcosa, e appena apre bocca tutti lo ascoltano in silenzio: “Ma insomma... perché diavolo volete scappare? Questa è Bajor. Noi siamo bajoriani. Abbiamo combattuto tanto per riconquistare la nostra patria e ora volete abbandonarla come... come se foste topi cardassiani impauriti? Queste navi sono per i nostri ospiti, devono partire perché questo posto non è più sicuro per loro. Comunque... noi siamo Bajoriani, e io dico che dobbiamo restare per risolvere i nostri problemi. Insieme!”
    E il suo richiamo verrà accolto da molti.
Un gruppo di fanatici del “Cerchio” sbarca su Deep Space Nine credendola abbandonata, quando invece molti dell'equipaggio si trovano ancora lì ben nascosti. I nostri sbucano fuori al momento giusto, e Sisko svela ai rivoltosi che dietro il colpo di stato c’è un complotto cardassiano, fornendone le prove. Deep Space Nine viene riconsegnata alla Federazione. Ma un colonnello Bajoriano che non vuole ammettere la sconfitta del Cerchio spara contro il comandante Sisko per ucciderlo. In un attimo si compie il grande atto di un vero, autentico valoroso: Li Nalas si lancia contro l’aggressore e viene colpito al posto di Benjamin Sisko. Il colpo è mortale, il Navarca è a terra, e di fronte alla consapevolezza che per lui è giunto il momento finale della vita sorride sereno, mormorando un attimo prima di spirare: “Così sono fuori dai guai” .
    Quando più tardi Miles O’Brien dice a Sisko che Li Nalas, che Kira e altri additavano come un personaggio straordinario, a lui era sembrato un... Sisko non gli fa terminare la frase e con decisione afferma: “Li Nalas è stato il vero eroe della resistenza bajoriana, ha compiuto atti di grande coraggio per il suo popolo, morendo in nome della libertà, questo è quello che sarà scritto sui libri di storia di Bajor, e questo è quello che racconterò io quando qualcuno me lo chiederà” .
    E a noi non resta che aggiungere che Li Nalas è uno di quei personaggi di fantasia in grado di destare entusiasmo come pochi altri, perché è diventato un grande eroe senza sentirsi mai tale, senza mai volerlo essere.
    In conclusione di questo mio articolo costruito con toni ben diversi dalle mie abituali collaborazioni con lo Star Trek Italia Magazine vorrei aggiungere due cose.
    La prima è una ulteriore nota di apprezzamento per questi episodi: mi riferisco all’ attore interprete del Navarca, Richard Beymer, che in questo ruolo dà una grande prova di recitazione.
Nato nello Iowa nel 1939, inizia a far l’attore da giovanissimo, e la sua interpretazione più famosa è quella di Tony in “West Side Story”. Ha anche lavorato in un film italiano, “Stazione Termini”, diretto da Vittorio De Sica e scritto da Cesare Zavattini. Ha partecipato a molte serie televisive, tra le quali Twin Peaks e X-Files .
    La seconda nota è sulla parola “Navarca”, parola di cui neppure lo stesso Li sapeva il significato.
Navarch (Greekναύαρχοςnávarchos) is an Anglicisation of a Greek word meaning "leader of the ships", which in some states became the title of an office equivalent to that of a modern admiral. (NAVARCH su WIKIPEDIA)
Non è altro che chi comanda una flotta, allora.
     Per me, che un po’ di anni fa ho visto gli episodi narrati sopra e che colpito dallo straordinario personaggio che è Li Nalas ho voluto spesso usare questo altisonante titolo come nickname, significa molto di più.
Adesso sapete perché.
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sabato 9 maggio 2020

SPUCK

Gentile Direttore,
sono un lettore accanito della vostra rivista-internet su Star Trek, che reputo molto interessante. È la terza volta che Le scrivo sempre per lo stesso motivo, probabilmente le mie due precedenti lettere Le saranno sfuggite o c'è stato qualche problema tecnico.
Il motivo per il quale Le scrivo è che mi piacerebbe collaborare alla vostra rivista. E a tal proposito le sottoporrei ancora una volta la mia idea: vorrei realizzare delle tavole o delle strisce umoristiche a fumetti basate sulle avventure di un cane, Spuck, e della famiglia nella quale vive, famiglia composta prevalentemente da fans sfegatati di Star Trek.
Le invio pertanto in allegato alcuni bozzetti riguardanti questo mio progetto, sperando di ricevere una risposta. Il cane Spuck vive in una famiglia dove il babbo è un trekker di vecchia data, ama Star Trek e ne parla sempre, sia a casa che al lavoro. Sta ore al computer per scrivere lettere su Star Trek e scambiarsi informazioni con altri fans.
La mamma è una sognatrice che adora i telefilm di Star Trek e ne segue le trame con passione, compartecipando emozionalmente alle varie  vicende dei personaggi, con particolare riguardo agli intrighi amorosi tra i vari protagonisti, amando spettegolare con le amiche su eroi ed eroine della saga, come si fa con qualunque teleromanzo a puntate.
La figlia adolescente adora andare alle riunioni, le pizze, le conventions dei trekker, e si sente un po' esclusa dai gruppi dei suoi coetanei che non condividono la sua stessa passione.
Il figlio, un bimbo, odia Star Trek e contesta le quotidiane esagerazioni che è costretto a sopportare, e vede l'essere nato in una famiglia di trekker come una sventura.
Infine il nostro protagonista, Spuck, un cane intelligente che osserva flemmatico lo svolgersi della vita quotidiana in un ambiente con continui riferimenti a una saga che oramai lui sembra conoscere alla perfezione. Spuck non ha scelto di essere un cane trekker, ma forse il mondo della famiglia che lo ospita è l'unico tipo di mondo che conosce, gli umani che osserva sono quasi tutti trekker. I pensieri e le osservazioni di Spuck costituiscono il centro delle piccole storie che vorrei realizzare per la vostra rivista.
Ovviamente sono disposto ad accettare qualunque suggerimento sullo sviluppo dei personaggi e sul mio progetto in generale. Attendo fiduciosamente una risposta.

Cordiali Saluti.

Q. Buzzoni
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Caro Buzzoni,
mi dispiace che Lei abbia dovuto mandarmi più lettere per avere risposta, sinceramente non ricordo altre sue comunicazioni, ma mi giungono tante lettere, e che qualcuna si perda capita sovente. Ho visto i suoi bozzetti, è un po' poco per giudicare un'opera, e sinceramente preferirei che mi mandasse delle prove a colori, sicuramente più adatte a una rivista non cartacea come la nostra. Del resto abbiamo già una striscia a fumetti nella nostra rivista, e anche una rubrica umoristica. Un racconto a fumetti di stile avventuroso sarebbe davvero una cosa nuova e interessante per il nostro giornale, immagino già il cane Spuck che in effetti non è un cane, ma una forma di vita senziente proveniente dal futuro, il 29° secolo o giù di lì, e immagino che i suoi compagni vogliano tornare indietro per recuperarlo, immagino la vita della tranquilla cittadina sconvolta dalle incredibili conoscenze tecnologiche svelate da Spuck, che tutti credevano un normale cane, ci lavori un po' su e ne riparleremo. Inoltre non credo che ritrarre una famiglia di appassionati dell' argomento principale della nostra rivista con i suoi vizi sia una cosa simpatica per i nostri lettori. Riconoscersi e ridere di sé sarà pure divertente, ma abbiamo già un umorista e un vignettista che non fanno altro che sbeffeggiare la passione per Star Trek, un'altra operazione di questo genere è l'ultima cosa della quale abbiamo bisogno in questo momento. Non credo che lo stare continuamente a ricordare ai nostri lettori il fatto che siano buffi perché fissati con delle storie fantastiche, faccia loro sempre piacere.

Cordialissimi Saluti.

IL DIRETTORE
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Gentile Direttore,
La ringrazio di avermi risposto. Per quanto riguarda il fatto di colorare i miei disegni, ho visto che farlo a mano me li pasticcia tutti, e avrei voluto provare a colorarli al computer con un programma apposito, che ho prontamente acquistato. Al mio primo tentativo di installazione del suddetto programma mi è apparsa una schermata in inglese, lingua che purtroppo sconosco perché i miei genitori da piccolo mi imposero di iscrivermi ad una sezione dove la lingua straniera era il francese, cosa che mi farebbe fare oggi bella figura nei ristoranti raffinati, se avessi la possibilità di andarci. Ho allora telefonato a un mio amico che mastica abbastanza bene l'inglese dopo aver avuto una relazione con una certa Lucy, una donna americana. Il mio amico mi ha detto che la schermata diceva una cosa del tipo "Il disco di installazione ha rilevato che il suo computer è una fetecchia. Potrebbe anche tentare di proseguire con l'installazione, ma siamo sicuri che non riuscirebbe a portarla a termine, la ringraziamo di aver acquistato il nostro software e speriamo che un giorno anche lei possa installarlo da qualche parte". In effetti avrei programmato di acquistare un computer più moderno, ma attualmente non ho modo di poterlo fare e devo continuare a lavorare con la "fetecchia". I suggerimenti che Lei gentilmente mi dà per rendere avventurose e interessanti le mie storie sono stati molto graditi, ma io avrei voglia di raccontare storie normali della vita di tutti i giorni, di astronavi e viaggi nel tempo ne parla già Star Trek stesso, io vorrei fare un po' di satira di costume a partire dal fenomeno del fandom di Star Trek. Le invio ancora un altro saggio del mio lavoro.
Distinti Saluti.

Q. Buzzoni
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Caro Buzzoni,
ho visto i suoi lavori. A parte che, secondo me, tutto questo insistere su storie sui trekker che avete in testa tutti, a partire dal nostro umorista fino al nostro vignettista, comincia a essere noioso. Non siete capaci di fare storie su Star Trek ma solo sui fan di Star Trek, non vi va di far satira su Star Trek e i suoi personaggi ma sempre di più puntate il mirino sui vizi e i difetti dei fan. Già devo combattere con il nostro "umorista", un nevrotico convinto di essere un genio perché se lo dice lui stesso, che continua sempre di più a propinarmi esercizi di stile che fanno sempre meno ridere, adesso ci si mette pure lei con le sue storie "normali". Se propinassimo sempre storie "normali" in una rivista votata alla fantascienza sarebbe una bella contraddizione. Non le pare? Se ha voglia di narrare cose "normali" si rivolga da un'altra parte.

Distinti Saluti.

IL DIRETTORE
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Gentile Direttore,
ho in effetti meditato sulle sue sagge parole e sulla sua giusta reazione, a tal proposito ho preparato una tavola esplicativa del lavoro che potrei fare, sperando così di poter far parte della vostra redazione, cosa che desidero molto avvenga in quanto il poter dire che collaboro a una rivista, seppur amatoriale, è una cosa che sogno da tempo. Non vedo l'ora di far parte della vostra simpaticissima redazione.

Come vede ho colorato il disegno, grazie al fatto che adesso ho un computer nuovo. Per acquistarlo ho dovuto vendere la mia collezione di Puffi a un mio vicino che da anni mi torturava alzando sempre il prezzo, del resto non mi piaceva neanche tanto più, da quando ho scoperto che Orietta Berti faceva la mia stessa collezione.
Attendo notizie.

Cordiali Saluti.

Q. Buzzoni
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Carissimo Buzzoni,
ho visto il suo nuovo lavoro, è davvero interessante. Attendo ora da lei una bella storia fantastica, con battaglie, intrighi, villains perfidi e colpi di scena, secondo la migliore tradizione delle trame che il nostro pubblico ama tanto. Si ricordi di consegnarmela presto, entro il 15 del mese, o quella che lei chiama "simpaticissima redazione" non esiterà a bollarla come "schifoso parassita".
Ma quella Q. prima di Buzzoni che vuol dire? E' un fan del Continuum dei Q?

Distinti Saluti.

IL DIRETTORE
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Carissimo Direttore,
non so se ce la farò per il 15 del mese. Continuo a macinare situazioni che di fantastico hanno ben poco, elaborando spunti della vita "normale", che Lei non reputa adatta alla rivista. Ogni storia "fantastica" che provo ad inventare mi sembra già vista. Forse non sono adatto davvero a questo lavoro. Dovrei essere attratto dal fantastico mondo dei Klingon o dei Romulani, e in effetti mi affascinano moltissimo quando li guardo in TV, ma riesco solo a inventare un universo che vivo, fatto di portinai, casalinghe e commercialisti, specie meno interessanti dei Klingon, ma io non vivo tra i Klingon. Spuck è Spuck, un cane. Non un alieno del 29° secolo. Non son capace, l'ho capito.
La Q. non vuol dire che sono un fan del Continuum dei Q, vuol dire che mi chiamo Quirino. Mi scusi se le ho fatto perdere tempo. Le mando una strip che ho fatto stamattina.
Cordiali Saluti.

Q. Buzzoni
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Quirino Buzzoni,
ora glielo posso dire chiaro: i suoi disegni fanno pena, le sue battute sono atroci e il suo lavoro, nel complesso, mi ripugna.

Saluti.

IL DIRETTORE
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Questo articolo è tratto dal numero di OTTOBRE del 2001 di STAR TREK ITALIA MAGAZINE
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giovedì 7 maggio 2020

Turisti per scherzo

    Si può viaggiare con la fantasia verso luoghi lontani e famosi, ma anche verso posti mai visitati come le isole Mascaras. Che ne sapete voi delle isole Mascaras? E dei Topichiani? E del Macafu?
     È passato qualche anno. MAILSTIC, la mailing list dello Star Trek Italian Club, sfornava migliaia di mail al mese. In quel mese di novembre del 2002 ci furono 2500 mail (altro che Facebook!). Discussioni a non finire attorno a Star Trek e al Club italiano di Star Trek, ma anche sulla fantascienza in generale.
    E anche uno strano reportage di una incredibile avventura. L'espediente del creare situazioni immaginarie da raccontare in MAILSTIC fu poi ripreso nella serie dei "compleanni", raccolta in "È qui la festa?", ma quella è un'altra storia. 
    Il carteggio che segue ha una origine alquanto bizzarra. Luigi Rosa, tra i più presenti nel gruppo, avvertì in Mailing List che per circa una settimana non avrebbe potuto rispondere alle mail perché non si sarebbe collegato a Internet. Mi venne un'idea, mi balenò con tanta urgenza creativa che telefonai a casa di Carlo Recagno per proporgliela.
    A casa, gli telefonai a casa, procurandomi il numero da una comune amica.
    E gli proposi di raccontare in lista una vacanza in luoghi esotici dove ne facevamo combinare di tutti i colori a Luigi, tanto non avrebbe potuto leggere le mail. 
Recagno e Spadaro accanto al logo di MAILSTIC.
(Bellaria, Sticcon 2007)

    Io e Carlo eravamo appena agli inizi della nostra oramai ventennale amicizia, ma, soprattutto via mail, eravamo usi a porgerci battute per il divertimento dei soci del Club.            Beh, se dovevamo essere i Gianni e Pinotto di Mailstic, tanto valeva farlo per una volta con impegno. E vuoi mettere la faccia di Luigi Rosa quando avrebbe letto tutto al suo ritorno?          Avevo un po' di timore reverenziale. Io, umorista per gioco, lui vero autore e sceneggiatore. Avrebbe mai fatto il co-autore con me?
    Carlo, al telefono, comprese al volo cosa volevo che scrivessimo.
    Ricordo che disse "Vuoi che io e te scriviamo di una vacanza avventurosa come quella di Pozzetto e Montesano in NOI UOMINI DURI?" 
    "Più o meno" dissi.
    "Ci sto" l'avventurato rispose.
     Solo che noi avevamo in mente una commedia all'italiana e  MAILSTIC aveva rigide regole: non bisognava andare fuori tema nelle lettere, così ci imponemmo come unica regola che avremmo dovuto citare Star Trek in ogni missiva, anche se forzatamente. E intitolammo il tutto, nell'oggetto di ogni mail...


TREK TRAVEL
(di Carlo Recagno e Francesco Spadaro)

sabato 23 novembre 2002, 11.39

Più che altro ci piaceva il nome. "Trek Travel". Così io e Luigi Rosa ci
siamo affidati a questa piccola agenzia di viaggio, inaugurata da poco per
iniziativa di alcuni giovani neo-diplomati turistico-alberghieri. Questo è
il primo giorno di questa nostra vacanza. Con noi c'è anche Carlo
Recagno, aggregatosi alla nostra brigata quasi all'ultimo momento.
Novembre è un mese straordinario per partire e raggiungere luoghi esotici.
Luigi credo non abbia portato con sé il computerino, per lui la vacanza è
vacanza e allora niente computer.
Io e Carlo abbiamo ciascuno il nostro portatile, e, nei limiti del
possibile, sempre che la cosa non vi annoi, cercheremo di darvi notizie
delle nostre vicissitudini, che noi tutti speriamo distensive e piacevoli.
Abbiamo tutti e tre il nostro bel borsone arancione a strisce blu, che,
diciamolo, fa orrore. Ma è stato un simpatico omaggio della "Trek Travel" e
ci pareva male non usarlo.
Carlo sta anche lui collegato a spedire mail, e in effetti in questo momento
non c'è molto da fare, stiamo aspettando il
pullman che ci porterà all'aeroporto. Si, credo che cambiare aria ci farà
bene...
Dove stiamo andando?
Ecco... ve lo diremo poi, adesso dobbiamo staccare per salire sul pullman.

Lunga Vita e Divertimento

=/\= IL NAVARCA Francesco Spadaro
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sabato 23 novembre 2002, 16.09
Io non ci volevo venire!
Accidenti a me e a quando ho accettato! Ma il Navarca è stato così
convincente: "dai, stacchiamo per qualche giorno, solo noi tre, lontani da
tutto e da tutti"...A parte il fatto che per andare lontano da tutto e da
tutti mi sarei scelto compagnia di ben altro genere (genere femminile,
intendo), ma come facevo a lasciare il lavoro? Sono più che sicuro che è
solo questione di tempo prima che dalla redazione mi inviino messaggi e-mail
tipo "Hai spedito la sceneggiatura ai disegnatori?", "Hai dato l'OK alle
prove di colore per la copertina del prossimo mese?", "Hai annaffiato le
piante e chiuso il gas?". Ah, no, l'ultima non c'entra...
Per questo devo portarmi dietro il computer portatile. Anche il Navarca ha
con sè il suo, e proprio in questo momento sta anche lui scrivendo, mi
chiedo a chi. Luigi Rosa, invece, ha volutamente lasciato il laptop a casa;
del resto è comprensibile che quando va in vacanza voglia staccare del
tutto.
Piantare tutto e partire all'improvviso per qualche luogo esotico...oddio,
per me, che non mi muovo mai dalla città, anche Cinisello Balsamo sarebbe un
luogo esotico! Certo che la nostra destinazione mi lascia un po' perplesso:
le Isole Mascaras non le avevo mai sentite! E anche questa agenzia, "Trek
Travel", francamente mi risulta nuova. Sempre meglio, comunque, di quella al
quale il Navarca e Luigi si erano rivolti da principio: la "FregaTours";
prima di versare la caparra hanno pensato che forse il nome non era molto
incoraggiante...
Devo dire che il borsone arancione a strisce blu di cui ci hanno omaggiato è
molto sobrio e raffinato...devono aver razziato una spiaggia e portato via
la tela a sdraio e ombrelloni. Mah!...
Uh! Hanno chiamato il nostro gruppo. Francesco mi fa cenno di chiudere e di
incamminarmi. Mi dispiace, devo andare. Il mio posto è là. Il mio amooree si
potrebbee sveegliareeee...

Alla prossima puntata. Stesso Bat-canale.

Carlo Recagno
Socio # 586
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sabato 23 novembre 2002, 19.18
Ecco, ora dice "Io non ci volevo venire".
Siete tutti testimoni che egli stesso, il Carlo, ha scritto in questa
Mailing List in data "martedì 19 novembre 2002 ore 15.41":
"Francesco? Luigi? Visto che state partendo posso unirmi anch'io?".
Comunque, non c'è niente di cui lamentarsi.
Certo, Luigi poteva fare a meno di litigare al check-in. per il fatto che
gli assistenti non hanno voluto farci caricare come bagaglio a mano le borse
arancioni a strisce blu della Trek Travel. Non per motivi di peso o
ingombro, ma perché secondo loro avrebbero fatto venire il mal d'aereo, e
forse anche gli incubi, agli altri passeggeri.
Io in aereo leggo un poco, poi dormo. Poche cose mi danno il sonno come
l'aereo.
Ma in così bella compagnia non mi lascio sfuggire l'occasione di fare un po'
di conversazione con i miei due simpatici amici.
Dopo un quarto d'ora di disquizioni di Luigi sulla dura vita dei doppiatori
e su cose come hosting, server, router et similia, e dopo cinque minuti di
Recagno che narrava di Shoggoth e degli Esagoni venuti dallo Spazio, mi sono
addormentato.
Mi ha svegliato il tintinnio del carrello-ristoro. Luigi ha declinato ogni
offerta. Carlo ha preso una crostatina e un bicchiere di Fanta. Io Pringles,
noccioline, salatini, saccottino, crostatina, Fanta, succo d'ananas, caffè
all'americana. Diamine, sono in vacanza, la dieta lasciamola a casa!
Mentre il Rosa era immerso nella lettura del
catalogo GriffAir e il Recagno ripassava le istruzioni sulle uscite
d'emergenza e i giubbotti di salvataggio, ho aperto il PanoramaWeb allegato
al nuovo numero di Panorama che avevo comperato all'aerostazione. WOW! C'è
un articolo di tre pagine su Star Trek! Il sito www.stic.it è nominato ben
due volte! E parlano anche dell' HyperTrek (niente link, però) ! Faccio
notare la cosa a Luigi, che si appropria di PanoramaWeb e io resto senza
nulla da leggere, perché Panorama l'ho lasciato nella borsa che non mi han
fatto caricare in cabina, e allora mi sono ri-abbioccato.
Al mio ri-risveglio ho notato che Luigi aveva attaccato bottone con una tipa
con gli occhiali scuri e il cappello alla Indiana Jones, parlavano in
inglese. Recagno litigava con il bambino del sedile d'avanti su non so cosa.
Poi ci son state le operazioni d'atterraggio, lo sbarco, e il pulmann che ci
ha portato al vaporetto per le Isole Mascaras.
Cioè... stiamo qui al porticciuolo ad aspettare il vaporetto. Non arriva
ancora. Di questo passo non so a che ora arriveremo in albergo. Ah!
L'albergo! Si chiama "Covadonga". Che significa Covadonga?
Nota: pare che Rossella abbia scritto in lista che il sottoscritto
"manderebbe il figlio a lavorare in miniera per potere
avere i soldi per stare in prima fila ad una convention con Terry Farrell
come ospite" . L'affermazione è falsa. Le avevo solo detto in una
conversazione privata che per potere avere i soldi per stare in prima fila
ad una convention con Terry Farrell come ospite avrei mandato mio figlio ad
aiutare il carrozziere a riverniciare le Punto.

Lunga Vita e Divertimento

=/\= IL NAVARCA Francesco Spadaro
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domenica 24 novembre 2002 5.33
Certa gente farebbe proprio di tutto pur di stare in prima fila a vedere una
attrice bona. Anche vendere la propria madre per due euro. Io sono stato più
furbo. Ne ho pretesi dieci!

Devo ammettere di essere leggerissimamente deluso.

Non perché durante il viaggio in aereo il Navarca si è addormentato dopo
cinque minuti che parlavo (e dire che me l' aveva chiesto lui di illustrare
le mie teorie sugli esagoni venuti dallo spazio e cosa c'entrano in tutto
questo Sherlock Holmes e i mostri meccanici del dottor Hell!).
Neanche perché Luigi Rosa si era rifiutato di presentarmi la bella
sconosciuta che aveva agganciato (lo so, io non spiccico una parola di
inglese, ma mi poteva doppiare lui, no?)
E nemmeno perché il bambino pestifero del sedile davanti non la smetteva di
ripetere: "DS9 non è Star trek! DS9 non è Star Trek! Lunga vita ai Testimoni
di Gene!".

No, sono rimasto deluso quando il vaporetto ci ha portati a destinazione, e
cioè a Fard, la principale delle isole Mascaras, e ho potuto vedere il
Covadonga. Tutto tende e baracche. Non ci avevano detto che non è un albergo
ma un campeggio!

Non appena arrivati sull'isola il conducente del vaporetto (strano, eravamo
gli unici passeggeri!) ha ricevuto una mazzetta da un individuo che portava
in testa una specie di lenzuolo (a mio avviso era una cifra un po' alta per
il tragitto in barca, anche per tre persone. I biglietti devono andare alle
stelle da queste parti! Altro che la metropolitana di Milano!) e se n'è
andato sghignazzando. Luigi gli ha chiesto quando sarebbe tornato a
riprenderci, e il conducente ha sghignazzato ancora di più. Mah!
Siamo stati portati davanti a un signore in mimetica che ricordava tanto Lou
Ferrigno, l'indimenticato interprete de "L'incredibile Hulk"; solo un po'
più grosso. Presumibilmente era uno degli animatori di questo curioso
villaggio vacanze.
Questi ci ha squadrato da capo a piedi e ha fatto una smorfia di disgusto.
Mi è sembrato di sentirlo borbottare qualcosa come: "Ma dove li hanno presi
questi tre? Nella spazzatura?". Si vede subito a quale ruolo vuole rifarsi
questo animatore; li ho visti anch'io i film in cui c'è un sergente di ferro
che addestra le reclute.
E infatti ci ha subito messi sull'attenti, e ci ha ordinato di marciare
verso una delle baracche. Si comincia subito a giocare, allora. Certo che in
questo villaggio vacanze le pensano proprio tutte!
Avanti, Marsh! Unò-dué! Unò-duè! Chi è che fa divertire i grandi ed i
picciinnn...tutti insieme noi cantiam: "viva Topoliiinnn..."

Carlo Recagno
socio # 586
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domenica 24 novembre 2002, 16.02
Passi che il Covadonga non è un hotel ma un gruppo di baracche, passi che
devo dividere la stanza con uno che parla nel sonno invocando Anna Karenina
e uno che fa i gargarismi alle sette di mattina, passi pure l'antizanzare
ecologico, cioè una specie di ramarro grande come un gatto e tenuto al
guinzaglio, ma la sveglia no. Perché la sveglia? Non posso dormire quanto mi
pare neppure in vacanza? Questa sveglia mi sembrava un rumore di mazze di
legno sbattute violentemente contro un barile. Più tardi ho scoperto che si
trattava di mazze di legno sbattute violentemente contro un barile.
La colazione non è molto varia: fette biscottate, marmellata e cappuccino.
Non so perché non lo servano nelle tazze ma in bicchieri con sopra scritto
"Stock 84". Ho chiesto al cameriere che marca di caffè usavano, dato che il
sapore mi pareva strano. Mi ha risposto: "Macafu".
Il tipo in mimetica che a Carlo ricordava tanto Lou Ferrigno si è a un certo
punto alzato in piedi facendo dei rumoracci del tipo "mi schiarisco la
voce". È chiaro che voleva silenzio, e perciò deponemmo le nostre fette
biscottate per evitare di disturbare con dei "crunch" il suo discorso:
"Meo nome Pecos Marileno, benvenidos a Isola Fard. Isola Fard ha spiaggia
che si fa bagno e tante belle attività per vacanza. Su altura de ponente
Villaggio de Topichiani, voi no disturba Topichiani popolo primitivo e no
tecnologico, no distrugge civiltà incontaminada. Su altura de levante c'è
Karnagna, no molesta sonno Karnagna o peggio per tutti noi".
"Chi è Karnagna?" ha chiesto Luigi Rosa.
"Karnagna è meglio che tu non sai" ha risposto Marileno.
Avevo intenzione di passare la mattina sulla spiaggia a leggere un Urania e
a balnearmi, ma pare che il programma fosse diverso. Ci han portato a fare
una gara in un campo dove cresceva un ortaggio simile alla cicoria
catalogna, il "macafu". Il gioco era questo: un bel premio a chi raccoglieva
in delle ceste più macafu. Ha vinto Carlo Recagno, il primo premio è stato
un bacio di Miss Mascaras, bella ragazza locale, e Carlo ha fatto, credo,
amicizia, inventandogli di essere amico del suo idolo canoro, Al Bano.
Stanchissimi siamo andati a pranzo: zuppa di macafu, polpette di macafu,
insalata di macafu, torta di macafu. Caffè "Macafu".
Dopo pranzo Luigi ha chiamato me e Carlo in disparte.
"Io voglio andare a vedere i Topichiani, viene anche Jessica" . Jessica è la
signorina con gli occhiali scuri incontrata in aereo. "Venite anche voi?".
"Ma... è un popolo da non disturbare, una tribù dalla cultura
incontaminata!" ho esclamato. "Luigi, mi meraviglio di te, che conosci la
Prima Direttiva di Star Trek! Tutto mi sarei aspettato, ma questo... Ma
come? Un uomo onesto, un uomo probo..."
"Trallaralalla Tralallallero" mi han fatto in coro Carlo e Luigi.
OK. Sto in ballo con questi due furfanti e andremo adesso sull'altura di
ponente, sarà probabilmente meglio che raccogliere macafu.

Lunga Vita e Divertimento

=/\= IL NAVARCA Francesco Spadaro
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lunedì 25 novembre 2002 5.31
Cosa non si deve fare per rimorchiare! Anche la raccolta di macafu. Una
cesta dopo l'altra, senza mai fermarsi; ho provato a chiedere agli animatori
perché non avevano dei braccianti per il lavoro nei campi. Loro mi hanno
risposto perplessi: "Perché? Che bisogno c'è?".
"Ma di solito i macafu chi li raccoglie?", ho fatto io
"I gonzi", hanno replicato loro.
Curioso. Deve trattarsi di una tribù locale che non avevo mai sentito.
Ancora più curioso il fatto che i miei compagni di viaggio, dopo aver udito
il sopracitato scambio di battute, hanno deposto le ceste e si sono messi a
dormire. Ho fatto loro notare che non stavano partecipando al gioco, e loro
mi hanno risposto: "Facce dormì, gonzo!"
Mah! Comunque vista la scarsa concorrenza non mi è stato difficile vincere
la gara. Il premio era un bacio della bellissima Miss Mascaras, una donna
davvero affascinante.
"Come ti chiami?" le ho chiesto.
"Klaus", mi ha risposto lei.
"E' un nome femminile dalle tue parti?"
"No".

Dopo pranzo mi sono messo a lavorare al portatile, ma non c'era verso di
farlo andare neanche con le bestemmie. Alla fine mi sono rivolto a Luigi,
l'informatico del gruppo. Gli ho spiegato con dovizia di particolari cosa
avevo fatto per cercare di individuare la natura del problema.
"Non è la porta USB, nè la Firewire, ho controllato; ho provato a fare un
soft reset, a riconfigurare Outlook; non sono le periferiche, anche perché
non ne ho; ho controllato le estensioni di sistema, ma niente. Ho
riprogrammato le impostazioni del browser e controllato il segnale di linea
del modem, ma questa maledetta macchina non ne vuole sapere. Cos'ha, secondo
te?"
Lui da' una rapida occhiata e poi mi dice: "La batteria è scarica".

Okay, basta. Andiamo a scoprire questi Topichiani, visto che Luigi ci tiene
così tanto. Ragazzi, dov'è l'altura di ponente?
"A ponente!"
Ah. Mi sembra in effetti una buona idea.

Va bene, andiamo all'avventura. Si tratta di andare contro le regole, di
sfidare il divieto impostoci dal comandante Pecos Marileno. In fin dei conti
ci sono momenti nella vita in cui bisogna rischiare. Anche Kirk, in fondo, a
volte ha disobbedito agli ordini. Solo superando i propri limiti si diventa
uomini; è così che si acquista la capacità di guardare oltre i propri
orizzonti e di esplorare nuove possibilità. Me l'ha detto pure Klaus, anche
se forse lui intendeva un'altra cosa.
All'avventura, allora. Cammino a testa alta per la mia strada senza guardare
in faccia nessuno. Mi sento forte e sicuro di me. Anche i miei amici mi
guardano come se mi vedessero per la prima volta, senza dubbio sorpresi
dalla mia determinazione.
"Scusa, Carlo..." mi fa il Navarca
"Sì, amico mio?"
"Hai pestato una cacca di cavallo e sono almeno trecento metri che te la
stai trascinando..."

Carlo Recagno
socio # 586
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lunedì 25 novembre 2002 11.53
Non so se è un problema del modem satellitare o di yahoo con le mail che
arrivano in ritardo, o se il fatto che stanotte sia arrivata una mail di
Carlo che non narrava gli avvenimenti di ieri pomeriggio sia dovuto a una
sua ritrosia nel riferire i fatti riguardanti i Topichiani.
In effetti sarebbe bene non dire molto su questa tribù che vive sull'altura
di ponente di Fard, isola delle Mascaras.
Posso dirvi solo che abbiam cercato di non farci vedere nè sentire, anche se
Jessica De Palma, la ragazza con gli occhiali scuri che parlava solo
inglese, starnutiva di continuo.
Purtroppo Luigi si è dovuto allontanare dal gruppo per cercare un cespuglio
riparato, pare che il pranzo a base di macafu abbia i suoi effetti. E
durante la sua ricerca ha scontrato un indigeno che stava compiendo dietro
un cespuglio una operazione analoga a quella che il Rosa intendeva
espletare.
Il topichiano ha cominciato a urlare: "Ceh stah Phnorr! Ceh stah Phnorr!".
Ci siam presto ritrovati circondati da topichiani, uomini di statura
medio-bassa e con la faccia dipinta con segni tipo Chakotay, l'Ufficiale di
Star Trek Voyager. Hanno cominciato a prostrarsi davanti a Luigi Rosa, che
aveva nel frattempo di corsa raggiunto il nostro gruppo di esploratori.
Ripetevano in coro "Phnorr! Phnorr!" e a turno sfioravano con devozione le
caviglie di Luigi. Ci hanno poi condotto al loro villaggio, nel posto che
doveva essere la loro piazza principale, dominata da una statua del loro
idolo, che credo si chiami Phnorr e sembra essere il sosia del noto
consulente informatico e saggista di science-fiction.
Ci han portato dei doni, monili col volto di Phnorr e delle barrette scure,
che credo siano commestibili e fatte con il macafu.
Poi il loro capo ha fatto un discorso in una lingua incomprensibile, anche
se Carlo Recagno annuiva tutto il tempo come se avesse sempre parlato il
topichiano, e in effetti ci traduceva ogni tanto delle frasi. Poi hanno
preparato un gran fuoco e il Capo topichiano ha esclamato: "Soholehn piraah!
Ceh awampammuhsh los tria viwos prisientos de Phnorr!".
Carlo ci ha detto che sospettava che volevano bruciare nel fuoco "sacro" i
tre doni "vivi" di Phnorr, cioè io, la signorina e lui stesso.
Ce la siam data a gambe, velocissimi. Non immaginate quanto io riesca ad
essere agile e veloce quando necessario.
Siamo arrivati al Covadonga in tempo per la festa, la "Grigliada de macafu"
che fanno ogni martedì.
Klaus ha abbracciato Recagno chiamandolo "Amigo de Al Bano".
Luigi non ha mangiato nulla, anzi, credo sia stato in bagno per tutta la
festa.
Vi devo lasciare, c'è il gioco sulla spiaggia. Dobbiamo mettere più lattine
possibile di "Caffè Macafu" dentro delle casse e portarle nella stiva di un
battello. Si vince un ananas e una bottiglia di liquore locale, "El
Macafano".

Lunga Vita e Divertimento

=/\= IL NAVARCA Francesco Spadaro
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lunedì 25 novembre 2002 23.53

È vero. Non volevo raccontare in Mailing List la nostra avventura con i
Topichiani. Per la modestia che mi contraddistingue, preferivo non
menzionare che il merito della nostra fuga in extremis è stato tutto mio, e
delle mie doti di linguista; che non significa quello che pensate voi, ma
semplicemente che conosco un vario numero di lingue esotiche (anche se ho
delle lacune, per esempio il bergamasco) nonché aliene (il klingon e il
cardassiano non hanno segreti per me). Ed è stato appunto grazie alla mia
abilità di traduttore (Luigi, invece, manco il doppiaggio ha fatto!) che
abbiamo scoperto in tempo che gli indigeni stavano per cuocerci a fuoco
lento e ce la siamo data a gambe.

In ogni caso tutto è bene quel che finisce bene. Anche se, a dire il vero,
una volta che siamo tornati al Covadonga e ho trovato Klaus che mi
accoglieva a braccia aperte (dicendo che, se volevo, potevo chiamarlo
³Wanda²), la prima cosa che ho pensato è stata: ³Riportatemi dai
Topichiani!².
Meno male che questa volta ha voluto solo parlare di Al Bano...

La festa della ³Grigliada de macafu² si è svolta splendidamente. Il gioco
del caricamento delle casse nel battello è durato fino a tarda notte, con
gli animatori che borbottavano con soddisfazione tra di loro frasi tipo
³Mira como trabajano esti tres boccalones! Ullappeppa, como sonos ingenuos!
Sonos fans de Star Trek, tambien!², il cui significato purtroppo non
comprendevo (il Mascarano è un¹altra delle mie lacune).
A vincere la gara è stato il Navarca, probabilmente incentivato dal premio:
non tanto l¹ananas quanto la bottiglia di liquore ³El Macafano², altrimenti
detto ³Torriente de Fuego², che mi dicono venga impiegato anche dai warbird
romulani come carburante per i motori (altro che singolarità artificiale!).
Dopo soli due sorsi Francesco si è messo a intonare canti popolari della sua
terra, in dialetto stretto, pretendendo inoltre che Luigi e io gli facessimo
il coro. Dopo averci sentito cantare, però, ci ha pregato gentilmente di non
farlo più, adducendo come scusa il fatto che la nostra imitazione del siculo
era una schifezza.
Giunto a mezza bottiglia ha cominciato a raccontarci la storia della sua
vita, a partire dall¹infanzia; arrivati all¹adolescenza e al primo bacio già
noi volevamo fuggire (o chiedergli di farci almeno assaggiare il liquore) .
Dopo aver bevuto ancora un po¹, il Navarca ha annunciato infine che ci
avrebbe narrato tutta la storia segreta della Nave Archimede, dalla
fondazione ai giorni nostri. Luigi e io ce la stavamo già filando
all¹inglese quando il nostro amico si è addormentato. E, quel che è peggio,
il liquore era finito.

Luigi e io ci siamo quindi consolati con l¹ananas. O meglio, io mi sono
consolato con l¹ananas, in quanto lui si è appartato con Jessica (la ragazza
con gli occhiali scuri), a fare non so che cosa.
L¹ananas è rimasto tutto a me. Meglio che niente.

Sapeva di macafu.

Carlo Recagno
socio # 586
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martedì 26 novembre 2002 16.43
Non sanno neanche cantare il ritornello di "Vitti 'na crozza". Non
pretendevo le strofe, ma il ritornello che fa "tirullalleru llalleru
llalleru lalleru lalleru lalleru lallà" lo sanno tutti. Tranne Recagno e
Rosa. Fanno "Trallalllallero". No, è "Tirullalleru".
"El Macafano" è forte, ma buono, retrogusto di macafu a parte. Non ero
brillo, ero solo allegro. Anche se diversa dal solito. è pur sempre una
vacanza, e il pensiero che giovedì mattina prenderemo il vaporetto che ci
porterà via dall' Isola di Fard per iniziare il nostro ritorno alla vita di
tutti i giorni, un po' mi rattrista.
C'è il problema del vitto monotono, e anche un po' troppo stimolante
l'intestino, specialmente quello di Luigi. Per questo si era deciso di
andare a raccogliere della frutta esotica, che, secondo il barista del
"Batman Cafe" (il bar del Covadonga) a Fard abbonda, ma solo sull'altura di
levante.
"Io piuttosto che mangiare le frittelle di macafu, vado dritto da Karnagna"
ha detto Luigi.
Non era una buona idea, lo so. Ma Luigi è fatto così, ama le sfide, non
posso dirgli che mi ricorda Kirk perchè so che non è un fan di Shatner. E io
non mi son fatto pregare molto, amo anch'io un po' le sfide, ma soprattutto
amo la frutta esotica.
Carlo non poteva venire perchè aveva un'appuntamento con Klaus per "bailare
aerobica a ritmo canzone felicità de Al Bano", ma poi ha preferito altri
rischi e ci siamo incamminati tutti e tre verso l'altura di levante.
Fard non è grandissima, in tre quarti d'ora siamo arrivati in un posto pieno
di piante rigogliose di frutta.
Luigi stava per avventarsi su un ananas, ma un urlo terrificante ci ha
impietrito. Un uomo altissimo e pelosissimo, vestito di un perizoma
arancione a strisce blu, puntava una lancia verso Luigi: "Qui desturba
reposo de Karnagna?".
"Pietaaaaà" ha urlato il Rosa. "Volevo solo annusare questi magnifici frutti
per vedere se eran buoni, per poi fartene dono, o Karnagna!".
"Los fruttos te lo poi tenè!" rispose Karnagna "Io mò ve mato todos tres,
inicio da te!".
"Pietààà! Sono un povero consulente informatico lontano da casa, ho sette
figli che mi aspettano, il più piccolo si chiama Karnagna in tuo onore, la
bambina si chiama Karnagnina!".
Io e Carlo eravamo un po' schifati da tante menzogne, ma in cuor nostro
speravamo
funzionassero.
"Tu consulente enformatico? Allora tu poter venir mea capanna a enstalar
Red Hat Linux al puesto del Windows que me bloca siempre el database?".
Mentre nella capanna il Rosa e il Karnagna discutevano di AutoCad e
Photoshop, io e Carlo ci rifornivamo di Ananas, Papaye e Manghi.
Siamo tornati al Covadonga da poco. Ma c'è un problema da risolvere. Le
nostre borse della Trek Travel son sparite.
Cordiali Saluti

Francesco Spadaro
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mercoledì 27 novembre 2002 9.13
"Problema", dice lui. La scomparsa delle nostre borse. Per la verità a me
non sembrava una grande perdita, visto che quelle borse erano ben brutte. Va
bene che a caval donato non si guarda in bocca, ma erano davvero un
obbrobrio (anche se a Luigi piacevano molto). Blu a strisce arancioni...un
attimo!... dove avevo già visto quell¹abbinamento?
La mia mente analitica si è messa quindi ad affrontare quel problema: non
c¹è niente che apprezzi di più di una sfida intellettuale, non per niente
sono un fan di Sherlock Holmes. E alla fine una luce si è fatta strada nella
mia mente: erano gli stessi colori del perizoma di Karnagna! Ma cosa mai
poteva voler dire! Chi era Karnagna?

Così ho deciso di andare a raccogliere informazioni dove di solito va ogni
buon detective, e cioè al bar. Il ³Batman Cafe², strano nome. Il barista
indossava infatti un curioso cappuccio nero con le orecchie a punta. Ho
ordinato un ³Mascaras Libre² (1 parte di frullato di macafu, 2 parti di
gelato di ananas, 3 parti ancora di macafu e un pizzico di anice; mi hanno
spiegato che l¹anice non serve assolutamente a niente, se non far sparire un
po¹ il sapore del macafu), e poi ho chiesto con noncuranza al
barman...pardon, ³batman²...se aveva visto Robin. No, scusate, gli ho
chiesto cosa poteva dirmi del misterioso Karnagna.
Lui, con fare complice, mi si è avvicinato, ha alzato la mano e ha fatto un
gesto di sfregamento del pollice contro l¹indice. Tutto il mondo è paese!
Gli ho allungato una banconota da diecimila vecchie lire, raccontandogli
delle balle pazzesche su come hanno ancora corso legale in Montenegro
(quello dell¹ominimo amaro) e solo allora il barista è diventato loquace. Mi
ha detto che forse il commissario Gordon sapeva chi era in realtà Karnagna.
Il commissario Gordon...questo nome mi suonava familiare. Sono vicino alla
soluzione. ³Karnagna, sei mio!², ho detto ad alta voce voltandomi per
uscire.
³No credes che dobiam prima cognoscerce un pochito meglio, segnor?"
Avevo davanti proprio Karnagna! Era vestito in doppio petto blu, stile
Berlusconi. Era rasato e impomatato, e ho avuto pure l¹impressione che
usasse il fondotinta. (Come Klaus, ho pensato.) Assieme a lui c¹erano Luigi
Rosa e il Navarca, i quali mi hanno spiegato che ³Karnagna² era in realtà un
dipendente della Trek Travel, ingaggiato apposta per fornire emozioni ai
villeggianti. (Se sono le stesse che fornisce Klaus, mi sono detto, è meglio
che stia alla larga.)
Era stato lui a far sparire le nostre borse, per fornirci un enigma da
risolvere; l¹indizio del perizoma era stato piazzato a bella posta.
Insomma, un gioco, per farci divertire. I miei amici mi hanno spiegato
inoltre che, mentre io me ne stavo al bar a sbevazzare il Mascaras Libre,
loro si erano messi *davvero* a indagare sul mistero delle borse scomparse,
avevano dedotto tutto e messo con le spalle al muro ³Karnagna², il cui vero
nome, per la cronaca, era Paco Del Monte (ecco perché ci teneva tanto alla
frutta: era lui il famoso ³Uomo del Monte²!).

Me ne sono tornato così nella mia stanza un pochettino deluso, visto che non
solo non ero riuscito a mettere a frutto le mie doti di detective, ma non
ero neanche riuscito a cuccare, come di solito capita agli investigatori
hard-boiled. In quel momento si è spalkancata la porta ed è entrata nella
mia stanza Jessica, la ragazza con gli occhiali scuri vestita da Indiana
Jones! Solo che aveva sempre gli occhiali scuri ma non era più vestita da
Indiana Jones; anzi, non era proprio più vestita di niente. Ma l¹avevo
riconosciuta lo stesso, per via della pettinatura. L¹ho guardata per lunghi
istanti, in silenzio, riflettendo sul fatto che in una donna ciò che mi
attrae di più è l¹intelligenza. Alla fine lei mi ha invitato ad alzare la
testa e a guardarla in faccia.
³Guardami quando ti parlo²
³Ma STO guardando!²
³Questa voce...ma...²
Si è tolta gli occhiali e mi ha guardato profondamente. Nel suo sguardo
c¹era il desiderio e l¹assoluta sicurezza di ciò che una donna vuole.
³Ooops! Scusa. Credevo che fosse la camera di Klaus. Sai, con questa luce e
con questi occhiali scuri non ci vedo un tubo².
Ed è uscita.

L'indomani mattina il mio vicino di stanza si è lamentato per le numerose
testate date contro il muro, ma non era niente in confronto alle lamentele
del vicino di stanza di Klaus.

Carlo Recagno
socio # 586
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mercoledì 27 novembre 2002 20.43
La giornata era cominciata male. Come era accaduto ieri a Luigi, anch'io
stamattina ho dovuto mettermi a lavorare pur essendo in vacanza. Già di
mattina presto ho dovuto soccorrere una persona che aveva inghiottito la
chiave di un paio di manette, medicare alcune lesioni da frustate, e curare
un mal di testa da "ripetute contusioni craniche".
Adesso sto in una cella della prigione di Fard, per colpa di una maledetta
"Caccia al Tesoro".
La mia squadra si chiamava "I Robinson": io, due coniugi giapponesi, Klaus e
un certo Sbanitti.
Sbanitti combinava solo guai. Faceva inceppare sempre il macinamacafu, e
perdevamo punti.
E tutte le sigarette di macafu che i due giapponesi confezionavano? Dove
finivano? So solo che la cesta della squadra de "I Flinstones" (capitanata
da Jessica De Palma) era sempre piena di sigarette di macafu anche se in
quella squadra i due trekkers italiani che ben conoscete erano lentissimi ad
arrotolare le "macafu-paglias", e Sbanitti ridacchiava, e io sospettavo che
facesse il doppio gioco, e poi ho avuto la certezza che fosse prezzolato da
"I Flinstones" quando ho visto che si metteva in tasca i semi di macafu più
grossi e faceva macinare solo i più piccoli, e poi ogni tanto spariva, e
allora l'ho seguito, e ho visto che li metteva dietro un albero, in un
cappello.
Il cappello di Luigi Rosa.
E non ci ho visto più.
E ho dato una sberla a Sbanitti. E gli ho detto pure: "Imbecille".
Pare che "Imbecille" non si possa dire secondo le leggi delle Mascaras, se
non dopo aver dato due sberle o aver rotto il naso dell'interlocutore.
Siccome gli avevo dato solo una sberla, sono agli arresti.
Spero che Luigi e Carlo si ricordino di me, che paghino una cauzione, che
facciano qualcosa.
Domattina c'è il vaporetto che dovrebbe portarci via da qui, alle sette.
Voglio tornare a casa!

Lunga Vita...

=/\= IL NAVARCA Francesco Spadaro
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giovedì 28 novembre 2002 16.31 (THE FINAL CHAPTER)
E' finita! Mentre dal vaporetto guardo Fard, la capitale delle
Mascaras, che si allontana, penso tra me e me: è finita! Come
se avessi terminato il militare. Solo che io il militare non l'ho
fatto; mi hanno riformato per deficienza (non toracica o altro: per
deficienza e basta).
Come tutte le volte che si parte ho la sensazione di aver
dimenticato qualcosa, ma naturalmente è solo una sensazione,
ed è normale.

Penso al lavoro che mi attende in casa editrice; già sentono la
mia mancanza. Proprio ieri mi è arrivata una telefonata dalla
redazione. Era la centralinista, Cassandra, che mi ha subito
passato la mia segretaria, Magda. La quale mi ha chiesto dove
poteva trovare una certa sceneggiatura. Mi ha spiegato che si
trattava di una sceneggiatura in giacenza, non ancora destinata
a un disegnatore. Io allora le ho chiesto: "Hai provato a guardare
nello scaffale delle sceneggiature in giacenza non ancora
destinate ai disegnatori?"
"No, perché?"
"Oh, niente, così…"
Devo tornare.

L'ultimo giorno di questa breve ma intensa vacanza è stato
caratterizzato da una caccia al tesoro. Klaus, dopo aver scoperto
che in realtà non conosco affatto Al Bano (però una volta ho
sentito uno che doveva andare da Orietta Berti), ha deciso che
non mi vuole più vedere, e si è messo nella squadra del
Navarca, verso il quale oltretutto era molto riconoscente per
avergli medicato i segni delle frustate. Squadra curiosa, quella
dei "Robinson": Francesco non se n'è mai accorto, ma i due
giapponesi, dopo aver incartato le sigarette, invece di metterle
da parte per fare punteggio, se le fumavano. Dopo un po' li
abbiamo sentiti:
"…We shall overcoomeee…"
"…le bionde trecce e gli occhi azzurri, poi…"
"…cioè, compagni, ca%%o, nella misura in cui…"
(Le sigarette di macafu a volte possono dare questo strano
effetto...)

E' poi venuto fuori che quello Sbanitti era stato prezzolato da
Jessica de Palma perché sabotasse la propria squadra a favore
della nostra. Naturalmente all'insaputa mia e di Luigi Rosa, che
siamo notoriamente due persone rette e oneste. Il Navarca l'ha
scoperto e ha dato a Sbanitti uno smataflone (non una sberla,
come ha detto lui: proprio uno smataflone); per questo è stato
condotto in galera, in attesa di giudizio. Meno male che non era
solo: infatti è stato messo in cella con Klaus, a sua volta agli
arresti per spaccio illegale di macafu.

Jessica de Palma, da noi inseguita e messa alle corde, ha
dovuto confessare tra le lacrime che aveva ordito il sordido
inganno solo per amore di Luigi, perché solo dopo quel curioso
incidente con la chiave delle manette aveva finalmente
compreso che è lui l'uomo della sua vita. Non mi è ancora del
tutto chiara la logica di quel discorso, sta di fatto che Luigi,
commosso, alla fine ha perdonato Jessica e l'ha lasciata
scendere dalla palma.

Tutto è bene quel che finisce bene, quindi. Ora Luigi Rosa e io
siamo in viaggio per tornare a casa (anche se ho sempre la
curiosa sensazione di aver dimenticato qualcosa). Lui ha
promesso a Jessica che le scriverà, e che troverà il tempo di
farle un po' di "consulenza informatica".

Mentre guardo l'isola di Fard allontanarsi con un po' di
malinconia, mi si avvicina Luigi, che mi chiede: "Scusa, ma che
fine ha fatto poi il Navarca?"

Gesummaria! Il Navarca!!!

SAPEVO che ci eravamo dimenticati qualcosa!…

Carlo Recagno
Socio # 586

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   NOTA 1 : nei giorni successivi a questo "viaggio" si continuò a parlarne su MAILSTIC (ovviamente come se tutto fosse accaduto veramente) e, in particolare, la nostra amica Rossella iniziò un thread dove il Macafu era diffuso, trafficato, spacciato.
    La cosiddetta "Cupola del Macafu" ebbe l'occasione di farsi una bella foto storica a Milano, nel dicembre dell'anno successivo, al Palazzo delle Stelline, durante una convention denominata StarConTrek .
Francesco, Luigi, Rossella, Carlo .

    NOTA 2: Nel gennaio 2011 "Trek travel" fu pubblicato tra i testi denominati "Note" su Facebook, raccogliendo diversi commenti, alcuni da amici indimenticabili. Se qualcuno avesse "perle" connesse a questa vicenda le inserisca nei commenti in questa pagina del blog, a futura memoria di un viaggio indimenticabile.
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