Ripropongo questo mio articolo di qualche anno fa, nel quale racconto una storia che vidi in TV e che mi colpì molto.
I GIORNI DEL NAVARCA
(Star Trek Italia Magazine, Anno IV, n. 11, Novembre 2002. Editing di ROSSELLA MARCHISELLI)
La serie "Star Trek Deep Space Nine" è ricchissima di eventi e di cicli, ma soprattutto generosa nel fornirci decine di personaggi interessanti, molti dei quali stupendamente caratterizzati e ricchi di fascino e personalità.
Tra questi vi è quello che reputo il “guest” più straordinario, Li Nalas, protagonista della trilogia “La rivolta”, composta dagli episodi “Il prigioniero” ("The Homecoming"), “Il cerchio” (“The Circle”), “L’assedio” (“The Siege”).
Li Nalas e la sua storia ci fanno fare un viaggio formidabile, che non si limita ad un percorso attraverso le stelle, ma risulta qualcosa di più affascinante: un viaggio nell’ animo umano.
Questa è proprio una delle caratteristiche di Star Trek Deep Space Nine che prediligo; si viaggia con le astronavi meno che in tutte le altre serie Trek, e per contrasto l’esplorazione si compie attraverso le persone: lo spirito di Star Trek “per arrivare dove nessun uomo è mai giunto prima” trova un nuovo significato che non tradisce affatto l’intento della “strada verso le stelle” (come spesso una analisi superficiale della serie porterebbe ad affermare), ma lo propone in un modo maturo e non scontato; c’è una sublime evoluzione: la virtù e la conoscenza si compiono e crescono in un cammino che si può fare sia a velocità di curvatura sia stando fisicamente fermi in una stazione.
La vicenda di questa trilogia svela un messaggio che, per chi ama trovare nell’ arte narrativa un confronto con la vita, è una rivelazione: l’uomo ha una possibilità di grandezza, di immensa magnificenza, passante attraverso la stessa miseria dell’essere soltanto “umani”; basta ascoltare il richiamo della vita stessa, aprirsi al proprio destino. E la storia di Li Nalas ci ricorda che non siamo noi a decidere dove e come dare dignità ed eccellenza alla nostra esistenza; seguire le nostre “priorità” fino in fondo forse ci farà stare meglio, ma ascoltare le “priorità” che gli incontri, gli eventi, i fermenti di un intero mondo attorno a noi ci comunicano può renderci grandi come non avremmo mai immaginato nel nostro progetto .
La storia inizia con un orecchino giunto in possesso di Quark, il barista della stazione spaziale Deep Space Nine. La Bajoriana Kira riconosce il monile e decide di intraprendere un viaggio verso Cardassia IV, sospettando che vi sia prigioniero lo storico possessore dell’orecchino, Li Nalas, creduto morto anche se il suo corpo non è mai stato trovato. Kira vuole avere la possibilità di verificare se Li Nalas sia veramente prigioniero dei Cardassiani e liberarlo per dare ai Bajoriani il leader di cui hanno bisogno: chi quindi meglio dell’uomo che in un eroico combattimento uccise Gul Zarale, il tremendo torturatore cardassiano che seminava sangue e terrore nei villaggi di Bajor?
Nel frattempo strani segni murali lasciati da un gruppo estremista denominato “il Cerchio” indicano che esistono gruppi di bajoriani che non tollerano alcun intruso sul loro pianeta, e hanno portato i loro moti anche su Deep Space Nine.
Kira e Miles O’Brien, dopo un viaggio nel quale riescono ad evitare di esser scoperti dai Cardassiani, giungono al campo di lavoro dove sono imprigionati 12 bajoriani. Kira si finge di facili costumi e, simulando di stare per offrirsi come “merce”, stende un cardassiano a guardia del campo: così lei e Miles riescono a sconfiggere le guardie.
Ed ecco che Li Nalas appare, è sorpreso scoprendo che l’orecchino che credeva perduto era stato invece spedito su Bajor grazie a un suo compagno di prigionia. I prigionieri vengono liberati, ma Kira non riesce a portarli via tutti; alcuni restano indietro, pronti a sacrificare la loro libertà perché Li Nalas possa essere portato su Bajor. In seguito Gul Dukat fa sapere a Kira che tutti i prigionieri bajoriani su Cardassia IV sono liberi e che egli non era a conoscenza dell’esistenza di tale detenzione, per la quale invia le scuse formali di Cardassia.
Li Nalas, su Deep Space Nine, viene onorato e guardato con ammirazione da ogni bajoriano; il ministro Jaro lo esalta pubblicamente e ne festeggia il ritorno, ma Li appare inquieto pur manifestando la gioia di essere libero in mezzo alla sua gente. Quale strano tormento lo porta ad apparire non a proprio agio di fronte all’affetto popolare e alla fiducia che tutti paiono accordargli? Cosa lo turba proprio adesso che persino Sisko, l’Emissario, si mostra più che mai convinto che il suo ritorno sia un’occasione preziosa per donare stabilità a Bajor?
I tempi son duri. L’attività del “Cerchio” continua su Deep Space Nine: mentre Quark viene assalito da misteriosi umanoidi mascherati, Sisko informa Li Nalas che molta gente su Bajor inizia a simpatizzare per i fanatici del Cerchio come reazione di disprezzo verso un governo debole. Kira suggerisce che “Qualcuno” con autorità possa pubblicamente deplorare le attività criminali di tali terroristi.
E li Nalas fa qualcosa di molto strano per un eroe leggendario: tenta di scappare, imbarcandosi come clandestino su una nave aliena che lo avrebbe portato lontano da Bajor e Deep Space Nine per anni. Comprendiamo allora che Li Nalas non è forse l’eroe perfetto del mito, ma un fragile uomo; lui stesso rivela a Sisko la sua vera natura: egli non è altro che una persona comune che, come la maggior parte degli esseri che vivono in questo Universo, aspira a starsene lontano dai guai.
“Comandante... ora le racconterò una storia... ovviamente è libero di non credermi.
Durante l'occupazione facevo parte di un piccolo nucleo della resistenza... il nome non è importante. Un giorno ero nelle montagne che circondano la valle Sahving e cademmo in un'imboscata tesaci dai Cardassiani. Soltanto tre di noi riuscirono a salvarsi, stemmo nascosti per due giorni, poi per trovare cibo e acqua decidemmo di scendere a valle. Stavamo camminando lungo un pendio, che portava a un piccolo lago. Visto che ero l'unico ad avere ancora un phaser, andai avanti a vedere se c'erano nemici. Quand'ero a metà del pendio, scivolai e ruzzolai fino alla riva del lago, quando un gigantesco Cardassiano emerse dall'acqua. Si era appena concesso un bagno, e ora stava lì, davanti a me, raggelato dalla sorpresa, praticamente seminudo, tremando dal freddo. Io lo guardavo, disteso per terra, incapace di muovere un dito, e fu soltanto quando tentò di raggiungere l'arma che aveva vicino ai suoi vestiti, poggiati su una roccia, che io realizzai che avevo ancora il mio phaser, e gli sparai. Il suo corpo mi cadde addosso, e fu così che poco dopo mi trovarono i miei compagni. Uno di loro lo riconobbe come Gul Zarale, responsabile di massacri avvenuti in una decina di villaggi bajoriani. Io cercai di spiegare come erano andate le cose, ma loro erano entusiasti, e convinti che avessi ucciso Gul Zarale in una specie di... duello all'ultimo sangue. Raccontarono questa storia ad ogni bajoriano che incontravano, e sebbene io tentassi di smentirlo, il loro racconto continuò a diffondersi, finché tutto il pianeta lo conobbe. Così ogni vittoria della resistenza veniva attribuita al mio comando. Le storie sulla mia audacia, il mio genio, il mio coraggio, divennero sempre più incredibili, e il popolo mi credeva invincibile. La mia reputazione mi ha seguito anche nella prigionia, dove la mia sola presenza dava una speranza ai miei compagni, e io non ho fatto nient'altro che sparare d'istinto su un Cardassiano che avevo trovato inerme davanti a me. Non dimenticherò mai l'espressione della sua faccia, era così... impaurito. Finora io, Comandante, ho fatto quello che i Bajoriani volevano da me, ho dovuto portare addosso il peso della mia reputazione per 10 anni, adesso non ho intenzione di continuare... “.
Non siamo neanche alla fine del primo capitolo della trilogia e l’eroe, il nostro eroe, ci appare né più né meno che un insicuro, l’uomo sbagliato in un posto in cui non vuol stare. Ma dal suo esser “uomo comune” scaturirà nel resto della storia la vera grandezza di Li Nalas; è proprio nella storia da lui stesso narrata, così strana e persino buffa, che egli ci appare distante dalla figura solenne che caratterizza i cosiddetti “superuomini” e viene a somigliare a chiunque di noi. Non un prode di natura, ma qualcuno che potrà diventarlo, non un leader disinvolto, ma qualcuno che può conquistare una grandezza che non appare evidente neppure a lui.
Sisko replica che a Bajor non serve un uomo ma un simbolo, e gli chiede di sfruttare la sua fama di uomo retto, onorato e forte, per portare fiducia tra i bajoriani, “Le leggende spesso contano più della verità, Bajor ha ancora bisogno della sua leggenda…”
E così suo malgrado Li dovrà restare, e il voto unanime dell’assemblea lo elegge Navarca.
“Navarca... nessuno lo è stato finora. Hanno detto che qualsiasi titolo esistente era inadeguato e ne hanno inventato uno per me!” ( “Navarch. There's never been one before. They didn't feel any existing title was adequate. So they created a new one for me!” ).
Il Navarca “…sarà l’Ufficiale delle relazioni bajoriane sulla stazione” , un compito che prima era affidato al Maggiore Kira, richiamata adesso su Bajor.
Nel frattempo la situazione politica è sempre peggiore, il Governo provvisorio bajoriano è debole, il Cerchio potrebbe operare un colpo di stato, soprattutto se avrà la possibilità di procurarsi potenti armi. Scopriamo che a guidare il Cerchio è proprio il Ministro Jaro, che aveva fatto in modo che il Navarca stesse su Deep Space Nine, lontano da Bajor, perchè “l’ultima cosa che serviva adesso era un eroe che conquistasse la devozione del popolo bajoriano”. Egli rapisce Kira, cercando di ottenere la sua collaborazione con la tortura. Il Capitano Sisko, il Dottor Bashir, l’Ufficiale Jadzia Dax e il conestabile Odo formeranno una squadra per tentare di liberarla. Li Nalas chiede di unirsi a loro:
“Io non ho idea su cosa debba fare un Navarca, ma so combattere nelle trincee ed eseguire gli ordini” ; combatterà con coraggio con gli Ufficiali di Deep Space Nine e Kira tornerà libera alla stazione.
Odo scopre che a fornire le armi al Cerchio sono i Cardassiani, che si servono di Jaro perché liberi la zona dalla Federazione. Il Navarca vorrebbe far qualcosa, parlare ai Ministri di Bajor, ma le comunicazioni col pianeta sono state interrotte, il Cerchio ha già iniziato la sua opera. Tutti i non bajoriani verranno evacuati, ma la Federazione non può intervenire in una faida di popoli non federali. L’Ammiraglio Chekote ordina di evacuare Deep Space Nine.
Sisko decide di realizzare l’evacuazione con meticolosa lentezza nella speranza di allontanarne la realizzazione, ma lascerà libero chi vuole andar via subito. Ed ecco che si forma presto una ressa, in molti vogliono un posto su una navetta per abbandonare la base spaziale e mentre Sisko cerca di mettere ordine nessuno pare considerarlo. Il Navarca capisce che è il momento di dire qualcosa, e appena apre bocca tutti lo ascoltano in silenzio: “Ma insomma... perché diavolo volete scappare? Questa è Bajor. Noi siamo bajoriani. Abbiamo combattuto tanto per riconquistare la nostra patria e ora volete abbandonarla come... come se foste topi cardassiani impauriti? Queste navi sono per i nostri ospiti, devono partire perché questo posto non è più sicuro per loro. Comunque... noi siamo Bajoriani, e io dico che dobbiamo restare per risolvere i nostri problemi. Insieme!”
E il suo richiamo verrà accolto da molti.
Un gruppo di fanatici del “Cerchio” sbarca su Deep Space Nine credendola abbandonata, quando invece molti dell'equipaggio si trovano ancora lì ben nascosti. I nostri sbucano fuori al momento giusto, e Sisko svela ai rivoltosi che dietro il colpo di stato c’è un complotto cardassiano, fornendone le prove. Deep Space Nine viene riconsegnata alla Federazione. Ma un colonnello Bajoriano che non vuole ammettere la sconfitta del Cerchio spara contro il comandante Sisko per ucciderlo. In un attimo si compie il grande atto di un vero, autentico valoroso: Li Nalas si lancia contro l’aggressore e viene colpito al posto di Benjamin Sisko. Il colpo è mortale, il Navarca è a terra, e di fronte alla consapevolezza che per lui è giunto il momento finale della vita sorride sereno, mormorando un attimo prima di spirare: “Così sono fuori dai guai” .
Quando più tardi Miles O’Brien dice a Sisko che Li Nalas, che Kira e altri additavano come un personaggio straordinario, a lui era sembrato un... Sisko non gli fa terminare la frase e con decisione afferma: “Li Nalas è stato il vero eroe della resistenza bajoriana, ha compiuto atti di grande coraggio per il suo popolo, morendo in nome della libertà, questo è quello che sarà scritto sui libri di storia di Bajor, e questo è quello che racconterò io quando qualcuno me lo chiederà” .
E a noi non resta che aggiungere che Li Nalas è uno di quei personaggi di fantasia in grado di destare entusiasmo come pochi altri, perché è diventato un grande eroe senza sentirsi mai tale, senza mai volerlo essere.
In conclusione di questo mio articolo costruito con toni ben diversi dalle mie abituali collaborazioni con lo Star Trek Italia Magazine vorrei aggiungere due cose.
La prima è una ulteriore nota di apprezzamento per questi episodi: mi riferisco all’ attore interprete del Navarca, Richard Beymer, che in questo ruolo dà una grande prova di recitazione.
Nato nello Iowa nel 1939, inizia a far l’attore da giovanissimo, e la sua interpretazione più famosa è quella di Tony in “West Side Story”. Ha anche lavorato in un film italiano, “Stazione Termini”, diretto da Vittorio De Sica e scritto da Cesare Zavattini. Ha partecipato a molte serie televisive, tra le quali Twin Peaks e X-Files .
La seconda nota è sulla parola “Navarca”, parola di cui neppure lo stesso Li sapeva il significato.
Navarch (Greek: ναύαρχος, návarchos) is an Anglicisation of a Greek word meaning "leader of the ships", which in some states became the title of an office equivalent to that of a modern admiral. (NAVARCH su WIKIPEDIA)
Non è altro che chi comanda una flotta, allora.
Per me, che un po’ di anni fa ho visto gli episodi narrati sopra e che colpito dallo straordinario personaggio che è Li Nalas ho voluto spesso usare questo altisonante titolo come nickname, significa molto di più.
Adesso sapete perché.
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