venerdì 10 aprile 2015

SOMEWHERE OVER THE RAINBOW

Vi hanno raccontato già la mia storia, probabilmente. Il fatto è che la raccontano in tanti modi. Ma magari ci sono delle cose che ancora non sapete.
    Camminavamo, in tre, sul sentiero lastricato di mattoni gialli.
 Io, Dorothy Gale del Kansas, ero con il mio cane, Toto, e un uomo fatto solo di paglia. Stavo andando verso la Città di Smeraldo, e l'uomo di paglia era venuto con me a cercare il Mago di Oz, perché se questo Mago era molto potente, e aveva soluzioni per tutto, avrebbe potuto risolvere il suo problema: l'uomo di paglia aveva la testa piena di paglia, avrebbe desiderato un cervello vero, invece, per poter capire meglio le cose del mondo.
 E forse il Mago di Oz sapeva come farmi tornare nel Kansas.
     Ma, camminando camminando, sentimmo un suono strano provenire da un lato della strada.
     Ci voltammo, e, fatti pochi passi, vedemmo un uomo. O almeno pensammo fosse un uomo, a prima vista. Era in piedi, immobile. Ci avvicinammo e sentimmo che pronunciava, praticamente senza muovere le labbra, continuamente la stessa frase: "Data a Enterprise".

 "Ciao, signore, perché stai fermo immobile a ripetere quella strana frase?"
 "Tira il dito anulare della mano sinistra"
 "Come hai detto?"
 "Per piacere, tira il dito anulare della mano sinistra"
 "Così?"
 "Più forte"
 "Ti farai male..."
 "Non mi farò alcun male, non sento dolore, fidati"
 Tirai il dito con un colpo secco, sentii una specie di scatto e sul suo polso si aprì uno sportellino, vidi dei fili e delle lucette. Cacciai fuori un grido, Toto cominciò ad abbaiare.
 "Non avere paura" disse. Parlava con una strana voce, e muoveva le labbra pochissimo "Non sono un uomo, sono una macchina che sembra un uomo. Sono un uomo costruito da altri uomini. Lo sportellino sul mio polso... prendi un rametto e solleva quella specie di gancetto tra due lucette azzurre... attiverà il co-processore del derivatore d'emergenza del braccio sinistro."
 L'uomo di paglia mi porse un rametto sottile, con il quale sollevai il gancetto, lo sportellino si chiuse e il braccio dell'uomo artificiale si mosse. Lo portò al petto e toccò una specie di distintivo, "Data a Enterprise" disse di nuovo.
Ma poi, con l'unico braccio che poteva muovere, aprì uno sportello che aveva sul petto. C'erano anche lì tanti fili e tante lucette, Cominciò ad armeggiare e così, prima riuscì a far muovere la testa, poi l'altro braccio, poi a poco a poco tutte le altre parti del corpo si sbloccarono.
 "Ti ringrazio, bambina. Ora va meglio" mi disse lo strano uomo meccanico, e adesso muoveva le labbra come un uomo vero.
 "Ti chiami Data?" chiesi.
 "Sì, e tu?"
 "Dorothy. Cos'è l'Enterprise?"
 "E' una astronave"
 "Una astro... nave?"
"Un vascello che... può volare tra le stelle, ehm... non avete androidi, cioè uomini-macchina, o astronavi qui, vero? Ecco, devo essere proprio in avaria seria, ho violato alla grande la Prima Direttiva..."
 "Prima Direttiva?"
 "Non badare a quel che dico, Dorothy. Non volevo turbarti. Ma se non avessi chiesto il tuo aiuto sarei rimasto bloccato per sempre... il tuo pian... paese è molto bello, ma mi trovo qui per strane circostanze..."
 "Non è il mio paese, questo. Anch'io mi trovo qui per strane circostanze. Io sono del Kansas"
 "Kansas? Stato federato degli USA centrali attraversato da molti corsi d'acqua dei quali il più importante è l'Arkansas?"
 "Sì, certo. Sei bravo in Geografia!"
 "Come fai a trovarti qui, Dorothy? Il Kansas mi risulta essere molto lontano da qui, solo una astronave potrebbe averti portato qui... oppure..."
 "Un ciclone, un ciclone potentissimo ha portato me e il mio cane qui, con tutta la mia casa"
 "Un ciclone? Interessante. Più verosimilmente potrebbe trattarsi di una alterazione di spazio-tempo determinata da una rifrazione di turbolenza metafasica, che ha generato, attraverso una instabilità particellare di rotazione inerziale variabile..."
 "Che stai dicendo, signor Data?"
 "Niente di importante. Pensavo a questo ciclone"
 "Un terribile ciclone, signor Data, che mi trasportò via dal Kansas con tutta la mia casa. Toto, il mio cane, era con me, e ci ritrovammo in mezzo a una campagna bellissima. Ero capitata nel paese dei Munchkin, tipi strani e decisamente bassi. Una specie di mondo di nani.
 Mi fecero un sacco di feste, perché piombando nei loro campi, la mia casetta aveva schiacciato una strega, che loro chiamavano 'La strega dell'Est', e la sua morte fu per questi Munchkin una liberazione, visto che li sottoponeva a terribili prepotenze.
 Parlavamo di questi fatti e il cadavere della Strega Malvagia sparì, restarono solo le sue scarpe, belle scarpe davvero, molto luccicanti.
 Coi Munchkin c'era una signora che diceva di essere una strega buona, quella del Nord, e mi disse che adesso le scarpe erano mie. In effetti mi facevano comodo, le mie erano proprio malridotte e mi sarebbero servite per tornare nel Kansas, pensai, ma non sapevo come fare, per tornarci, nel Kansas. Mi disse la Strega del Nord che era un'impresa difficile, non conosceva neppure l'esistenza del Kansas, e di nessuno degli Stati Uniti d'America, ma che se fossi andata da un certo Mago di Oz, che si trovava in un posto chiamato 'Città di Smeraldo' avrei di certo trovato la soluzione, perché questo Mago era molto potente, e aveva soluzioni per tutto. La strada per la Città di Smeraldo era lunga e pericolosa, a quel che i Munchkin sapevano, ma bastava seguire questa strada lastricata di mattoni gialli.
 Ma tu come ti sei trovato qui?"
 "Ecco, mi trovavo su questo mio vascello, l'Enterprise..."

     Mi disse cose un po' complicate, parlò di un popolo chiamato "I Romulani", di un metallo prodigioso chiamato trilitio, di una specie di ciclone delle stelle che lo aveva portato sin qui, e di luoghi che non avevo mai sentito nominare: Veridiano, Amargosa...

 "Amar... cosa?"
 Rise, l'uomo meccanico rise.
 "Puoi ridere anche se non sei un uomo?"
 "Eh... eh... in lingua italiana farebbe ridere davvero... Sì, posso ridere, mi hanno impiantato un apparecchio che si chiama CHIP emozionale, posso ridere, piangere, avere paura, come un uomo vero..."
 "Puoi innamorarti, provare invidia, tenerezza..."
 "Beh... non saprei,,, parlavo di emozioni, non proprio di sentimenti..."
 "Provi emozioni ma senza veri sentimenti? Non hai un... cuore?"
 "Un cuore vero e proprio non mi servirebbe, diciamo che il mio creatore, il dottor Soong, ha creato per me il CHIP emozionale, ma per i sentimenti veri e propri avrebbe dovuto fare una specie di... CHIP sentimentale!"

     Gli proposi di venire con me per chiedere al grande Oz un cuore, anzi, come lo chiamava lui, un CHIP sentimentale. In fondo, non sarebbe stato più difficile che dare un cervello allo Spaventapasseri.
 "Un CHIP sentimentale? Potrebbe essere interessante. Ma se quest' entità di Oz possiede poteri grandi, potrà soprattutto farmi contattare l'Enterprise, o al limite, portare anche me in luogo conosciuto, ad esempio il Kansas".

    Data decise così di venire con noi alla Città di Smeraldo, e lungo il cammino incontrammo poi un leone pauroso, che si unì alla compagnia, per poter chiedere al Mago di Oz che lo facesse diventare coraggioso.
 L' Uomo di Paglia parlava poco, più che altro fischiettava, ma Data mi raccontò tante cose sui suoi compagni dell'Enterprise. Mi parlò di Geordi, un suo amico cieco che portava degli occhiali magici che lo facevano vedere, di Deanna, una donna che poteva sentire le emozioni degli altri, e di Worf, che aveva la forza di quattro uomini. Giungemmo alla Città dopo un lungo cammino.

      Verde e luccicante. Così era la Città di Smeraldo.
 Quando potemmo giungere al cospetto del Grande Mago di Oz, vedemmo qualcosa di incredibile. Ci trovammo di fronte a un grande trono sul quale c'era una enorme testa calva.
 "Io sono il Grande Oz" disse la testa "Che cosa devi chiedermi, piccola?"
 Gli dissi ciò che volevamo, e lui rispose che avrebbe esaudito i nostri desideri solo se avessimo fatto qualcosa per lui. Qualcosa di terribile.
 "Uccidete la Strega dell'Ovest!"
    Inutilmente cercai di spiegare al Grande Oz che la morte della Strega dell'Est era stata un caso, che non ero una assassina di streghe, ma non volle sentire ragione. O uccidevamo la Strega, o non avrei mai più rivisto il Kansas, mia zia Em e zio Henry, Data non avrebbe mai avuto un cuore-chip e non sarebbe tornato dai suoi amici, lo Spaventapasseri sarebbe rimasto senza cervello, il leone sarebbe stato pauroso per sempre.
     Fu allora Data a parlare: "Non faremo nessun omicidio, Signor Mago di Oz, non crediamo che voi siate un mago potente, non accettiamo ricatti..."
 "Silenzio, uomo di latta!" esclamò Oz "La strega dell'Ovest è malvagia, presto lei e le sue orrende bestie assoggetteranno tutto il regno di Oz, uccidetela o diventeremo tutti suoi schiavi, è già partita alla vostra caccia per avere le scarpe magiche, ogni resistenza sarà inutile, verremo tutti assimilati..."
 "Cosa stai dicendo, Oz? Di che parli? Sembri parlare di..."
 "...della Strega dell 'Ovest, regina dei Borg! Dal suo cubo enorme ci osserva tutti con la sua sfera magica!".
 Data fece una strana esclamazione, sembrava una imprecazione di quelle che a volte sentivo dai contadini del Kansas quando erano arrabbiati.
 "Forse dovremmo vedere le cose in modo differente, allora. Puoi farmi comunicare con i miei compagni dell'Enterprise, o Grande Oz? Potrebbero aiutarci a sconfiggere i Borg!"
 La grande testa sembrò chiudere gli occhi come per riflettere, poi disse: "E sia!"

"Data a Enterprise..."
 "Signor Data, dove si trova?"
 Era una voce molto profonda, e proveniva da una spilla sul petto dell'uomo artificiale .
 "Capitano Picard, mi localizzate?"
 "Adesso sì, la stiamo cercando da sei giorni, stavamo per abbandonare le ricerche e allontanarci da questo sistema..."
 "In quale sistema mi trovo?"
 "Ci troviamo su... ma ne parliamo a bordo, Signor Data, stia pronto per il teletrasporto..."
 "No, Capitano. E' meglio che qualcuno scenda qui. Ho motivo di pensare che vi sia un problema che riguarda forse i Borg. E mi trovo in luogo dove potremmo ottenere ulteriori informazioni"
 "La struttura dalla quale la percepiamo è una immensa costruzione cristallina. Tra poco scenderà una squadra..."
 "Ricevuto, Capitano".

     Passò pochissimo tempo e apparirono dal nulla quattro persone. Uno doveva essere Geordi, aveva sugli occhi un dispositivo strano, sicuramente l'oggetto incantato che gli dava la vista. C'era una donna alta con i capelli rossi, e uno strano tipo con una faccia scura che pareva scolpita nella pietra, di sicuro era Worf l'uomo fortissimo, e c'era un tipo alto con la barba, che si rivolse subito a Data:
 "Data, la sua navetta dov'è? Abbiamo perso il segnale pochi secondi dopo che si è allontanato un attimo prima di un incontro con la turbolenza, e una distorsione subspaziale..."
 "Comandante Riker, ho dovuto abbandonare la navetta teletrasportandomi sul pianeta più vicino, non avevo più contatto con l'Enterprise e la navetta era sul punto di esplodere. Mi sono ritrovato in superficie incapace di muovermi, e sono rimasto immobile per quattro giorni, ventidue ore, sette minuti e quattordici secondi, finchè non ho incontrato questa ragazzina..."

     Riker era un uomo molto simpatico. Mi fece un sorriso e ci presentammo, poi mi presentò gli altri amici. La Signora era una dottoressa e si chiamava Beverly.
 "Piacere di conoscerti, Dorothy" disse Beverly "che forma di vita è il tuo amico? Sembra fatto di... paglia!"
 "E' uno spaventapasseri, signora Berverly"
 Fissando l'enorme testa del Grande Oz, Geordi mormorò: "Ci troviamo in una specie di mondo delle favole, vero? Puoi spiegarci qualcosa in più, Dorothy?"
 "Ne so quanto voi" gli risposi "io ieri mi trovavo nella mia casa del Kansas, poi la casa è volata qui, ha schiacciato un essere malvagio, una strega buona mi ha dato un bacio magico che mi ha lasciato un segno indelebile sulla fronte, e allora sono entrata in possesso di un oggetto che si dice abbia poteri incredibili..."
 "Non dirmelo" disse Riker "La pietra filosofale..."
 "No, si tratta di..."
 "Lo so!" disse Geordi "L'Unico anello in grado di dominare gli Anelli del Potere..."
 "No, no. Le scarpe."
 "Le scarpe? Quelle scarpe che hai indosso? Che poteri hanno?"
 "Non lo so ancora, ma sembra che la Strega dell'Ovest le voglia avere, erano di sua sorella, la Strega dell'Est, e i Munchkin mi hanno detto che...".
 "I Munchkin? Chi sarebbero?" chiese il signor Worf.
 "Sono un popolo di bassa statura che vive in questo regno" risposi.
 "Gli scavatori dalle buie dimore o i mezzo cresciuti che vivono nei buchi?" chiese Geordi sorridendo.
 "La smetta, Signor La Forge, per piacere" esclamò Riker "Signor Data. faccia un rapporto".

     Spiegata la situazione, si decise di agire per catturare la Strega dell'Ovest. Gli amici di Data erano d'accordo con il Grande Oz, vi era un grave pericolo per tutto questo paese, forse per tanti altri paesi, forse anche per il Kansas.
 Fu così che andammo verso Ovest, a cercare la Strega. Ma il Mago ci aveva detto che ci avrebbe trovati prima lei, perché aveva dei congegni magici per vedere lontanissimo. Infatti, durante il nostro viaggio, fummo attaccati da strane creature metà umane e metà macchina, che furono fronteggiati da Data e i suoi amici con delle pistole che sparavano raggi di luce, ma dopo pochi colpi le creature orribili parevano diventare invulnerabili ai raggi della pistole, e allora la battaglia proseguì a colpi di rami secchi e con lancio di grosse pietre, oltre che con pugni e calci. I nostri non ebbero la meglio, e fummo catturati tutti.
Gli uomini-macchina, che Data chiamava "Borg" ci portarono dalla Strega dell'Ovest, La strega aveva un aspetto stranissimo, anche lei aveva delle parti del corpo che sembravano artificiali, e ci disse che avrebbe adesso superato l'ultimo ostacolo per assimilare ogni forma di vita del pianeta, avrebbe solo dovuto entrare in possesso delle scarpe magiche che avevo carpito a sua sorella, la Strega dell'Est, e il suo potere sarebbe stato assoluto.
 Ma Toto, il mio cane, cominciò ad abbaiare. E non voleva smettere. Fu così che la Strega dell'Ovest tentò di colpirlo, e ciò mi fece molto arrabbiare. Riuscii a liberarmi dalla stretta di uno dei Borg, che era stato distratto da Toto, e presi un secchio d'acqua che si trovava in un angolo della stanza e lo lanciai addosso alla strega.
 Non sapevo che l'acqua era l'unica cosa che poteva distruggere la Strega, rimanemmo tutti stupefatti a guardarla mentre si scioglieva come neve al sole. Alla fine di lei non restò che una pozzanghera.
 I Borg smisero di immobilizzarci. Sembravano confusi, disorientati. Ne approfittammo per fuggire e dirigerci verso la Città di Smeraldo, ad est, dove sorge il sole.

     Quando le guardie della Città di Smeraldo ci condussero nella sala del trono del Grande Oz, non c'era nessuna grande testa, la stanza era vuota. D'un tratto udimmo una Voce:
 "Io sono il Grande e Terribile Oz. Perché mi cercate?".
 Guardai in ogni punto della stanza, ma non vidi nessuno, e chiesi: "Dove sei?"
 "Io sono dappertutto" rispose la Voce "ma agli occhi dei comuni mortali sono invisibile. Ora mi siederò sul mio trono affinché possiate parlarmi" , e a quel punto la Voce sembrò scaturire dal trono stesso.
 "Siamo venuti a chiederti di rispettare la tua promessa, Mago di Oz"
 "Quale promessa?" chiese la Voce.
 "Tu mi hai promesso di rimandarmi nel Kansas quando la Strega Malvagia fosse stata eliminata. E hai promesso di dare un cervello allo spaventapasseri, il coraggio al mio amico leone, e il CHIP sentimentale a Data, e di riportarlo sull'Enterprise".
 "È stata eliminata veramente la Strega Malvagia dei Borg?" chiese la Voce.
 "Si!" rispondemmo in coro.
"E allora è il caso di far festa. Pronuncerò le parole magiche che porteranno qui i vostri amici a festeggiare con noi la fine dell'incubo.
 FANTA COLA BITTER CRODINO,
 CHIAMARE AMICI TUTTI PINGUINO !!!"
 D'un tratto apparvero in mezzo alla sala la Strega Buona del Nord, e i Munchkin che mi avevano accolto in quello strano mondo. E anche due persone vestite con la stessa divisa del gruppo di Data. Un uomo alto e calvo e una donna dai capelli neri.
 "Capitano Picard! Consigliere Troi!" esclamò Data.
 "Dove ci troviamo?" chiese il Capitano Picard.
 "Dove siamo?" chiedevano i Munchkin.
 "Silenzio!" esclamò la Voce "Parla il Grande e Terribile Mago di Oz! La Strega dell'Ovest è stata sconfitta. Tutta la Città di Smeraldo e tutto il reame di Oz sono salvi! Si dia inizio alle danze!!!"
 "No!" esclamai "Tu devi prima mantenere le tue promesse..."
 Ma intervenne la donna, colei che si chiamava Consigliere Troi, Era Deanna, la donna di cui Data mi aveva parlato, quella che poteva sentire le emozioni degli altri:
 "Percepisco una presenza familiare. Questa Voce che dice di essere il Mago di Oz, non è chi dice di essere, ma è una nostra vecchia conoscenza. Q? ...Q? Fatti vedere, Q!"
 "Chi è Q?" chiesi.
 Mi rispose Data: "Q è un essere che fa parte di una Razza onnipotente e immortale appartenente ad un dominio extradimensionale. Malgrado la loro natura, i Q richiedono costanti stimoli e novità per mantenere la propria vitalità. L'Enterprise anni fa fu intercettata da questo Q, che poi incontrammo in diverse occasioni, e una volta ci fece conoscere in anticipo la minaccia dei Borg perché ci preparassimo ad una loro invasione".
 "Q!" urlò Picard "E' una delle tue realtà immaginarie, vero? Nulla di tutto questo esiste, siamo ancora vittime di uno dei tuoi scherzi..."
 "Niente di tutto ciò, Mon Capitaine..."
 Non era più una voce, era un uomo alto e dalla faccia simpatica, vestiva come Picard. "Tutta questa realtà esiste eccome, vorresti essere così tanto scortese da dire alla piccola Dorothy che lei non è reale? Suvvia, Jean Luc... Ancora una volta ho voluto ampliare le vostre conoscenze..."
 "E allora?" chiese lo spaventapasseri "Non è veramente un Mago? Non mi darà un cervello?"
 "Non hai bisogno di un cervello, uomo di paglia. Il cervello ce l' hanno anche i bambini piccoli, ma non sanno quasi niente. L'esperienza è la sola cosa che porta la sapienza, e più tempo passi tra le cose del mondo, più esperienza ti fai..."
 "E il mio coraggio? Non voglio continuare a essere pauroso..." disse il leone.
 "Coraggio? Non esiste un essere che non abbia paura di fronte al pericolo. Ti manca solo la fiducia in te stesso. Il vero coraggio consiste nell'affrontare il pericolo proprio quando hai paura... Data, Puis-je vous t' être utile? Non vuoi il cuore che ti faccia provare sentimenti ? Un bel CHIP... sentimentale?"
 "Non voglio nulla da te, Q. Facci tornare sull'Enterprise e sparisci dalle nostre vite, E riporta Dorothy nel Kansas".
 "Noiosissimi mortali. Ingrate, tediose creature terrene! Aspirate a una vita senza favole, a un mondo dove i sogni sono solo ciò che già immaginate... Tornate pure alla vostra Enterprise, ma non pensate certo di non ri-incontrare la Regina dei Borg... o... me..."

 Mi ritrovai in un attimo a roteare in aria, poi mi sentii rotolare.
 Sull'erba.
 Mi fermai bruscamente. Ero seduta sull'ampia prateria del Kansas, e proprio davanti a me c'era la nuova fattoria dello Zio Henry, dopo che il ciclone aveva portato via quella vecchia. Toto corse latrando verso lo Zio, che stava mungendo le mucche.
 Ero scalza, le scarpe magiche erano sparite.
 Dalla porta uscì Zia Em.
 "Bambina mia!" gridò "Dove sei stata?"
 "Nel paese di Oz" risposi "Ma adesso sono a casa mia. Non esiste al mondo un posto più bello della propria casa!".

 "A mille ce n'è nel mio cuore di fiabe da narrar,
 venite con me nel mio mondo fatato per sognar,
 non serve l'ombrello, il cappottino rosso
 o la cartella bella per venire con me,
 basta un po' di fantasia e di bontà..."

 ---------NOTE:
- Il racconto è liberamente ispirato a "Il mago di Oz" di L. Frank Baum.

- La canzoncina finale è quella de "Le Fiabe sonore", Fratelli Fabbri Editori.

- Il disegno è di Adriano Spadaro.
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