domenica 18 gennaio 2015

Iniziamo dalla fine (dell’Eternità)

Quando, nel 1988, gli appassionati lettori della narrativa di Isaac Asimov ebbero l’occasione di leggere il prequel letterario di uno dei più famosi cicli della letteratura fantascientifica, il romanzo “Preludio alla Fondazione”, trovarono una “Nota dell’Autore” particolarmente preziosa. Ogni fan del “Buon Dottore” sa quanto le NOTE siano un’abitudine dello scrittore, ma questa nota in particolare segnò un punto preciso di cambiamento nel modo di leggere le sue storie, e anche una precisa indicazione su come mettere in ordine quella parte della libreria dedicata ai cicli dei romanzi di Isaac Asimov.
È noto che a un certo punto, senza che tal cosa fosse nei progetti narrativi iniziali dell’autore, i romanzi della Fondazione cominciarono a unirsi al ciclo dei libri dell’Impero e alla lunga serie dedicata ai robot.  Nella NOTA suddetta, Asimov scrive “In ogni caso, la situazione è diventata abbastanza complica¬ta, per cui ritengo che forse i lettori gradiranno una specie di guida alla serie, dal momento che i libri non sono stati scritti nell'ordine in cui (forse) andrebbero letti” , e fornisce un elenco, che, da allora, è il punto di riferimento per leggere e rileggere con ordine quello che chiamo “Ciclo dei Robot, dell’Impero e della Fondazione”:
1. Tutti i miei robot (1982).
2. Abissi d'acciaio (1954).
3. Il sole nudo (1957).
4. I robot dell'alba (1983).
 5. I robot e l'Impero (1985).
6. Le correnti dello spazio (1952).
7. Il Tiranno dei mondi (1951).
8. Paria dei cieli (1950).
9. Preludio alla Fondazione (1988).
10. Fondazione (1951).
11. Fondazione e Impero  (1952).
12. Seconda Fondazione (1953).
13. L'orlo della Fondazione (1982).
14. Fondazione e Terra (1983).
Ecco, è a questo punto che svelerò come, ogni volta che mi accingo a rileggere i 14 volumi, comincio non da quello contrassegnato dal n.1, ma da un quindicesimo libro, che considero il “Romanzo Zero” di questo composito ciclo. Parlo del romanzo “La fine dell’Eternità” (1955), considerato da molti il più bel romanzo sui viaggi nel tempo, che non fa parte di nessuno dei Cicli (Impero, Fondazione, Robot) ma racconta la storia di avvenimenti che permettono che tutte quelle altre storie possano accadere. Infatti il romanzo in questione descrive un mondo dove sono possibili i viaggi nel tempo, ma questi vengono usati per manipolare la storia attraverso i secoli (migliaia di secoli) da una organizzazione (Gli Eterni) che si preoccupa di tenere a bada gli eventi eliminando guerre, carestie, crisi mondiali, e tutto ciò che essi ritengono possa nuocere alle popolazioni che si succedono nel pianeta Terra . Questa umanità modificata, però, pare che non si evolva molto, gli Eterni la privano di brutture e disastri ma in definitiva tolgono all’uomo quella libertà che, attraverso errori e vittorie, porta ad andare “avanti”. Ad esempio a espandersi per la Galassia, a costruire civiltà interplanetarie. In poche parole, gli Eterni bloccavano quel futuro narrato negli altri 14 libri. E per questo “la fine dell’Eternità” va letto prima di questi, perché il protagonista, Andrew Harlan, distruggendo quel meccanismo di controlli temporali che sterilizzano la storia trafugando all’uomo il libero arbitrio, è come se regalasse a tutti noi la possibile narrazione di un mondo aperto a grandi possibilità, nella fattispecie narrate dallo stesso Asimov.
Il titolo stesso del romanzo, “La fine dell’Eternità”, ci dice sin dalla copertina che un mondo dove, attraverso i viaggi nel tempo, si possa aggiustare il passato per perfezionare il presente e il futuro, non è da tenere in piedi, deve finire, l’uomo può e deve avere altri progetti. Ciò che determinerà questa “Fine” non è però conseguenza di una millenaria elaborata analisi sociologica di esseri illuminati contrapposti agli Eterni e al loro controllo delle linee temporali, ma è l’opera di un uomo dapprima perfettamente integrato con l’organizzazione “Eternità” che a un certo punto cambia tutto il modo di valutare le cose a partire da un avvenimento straordinario e imprevisto: si innamora di una ragazza.
Fermiamoci un attimo ad analizzare che cos’è un romanzo sui viaggi nel tempo, è un’opera narrativa che racconta qualcosa che non corrisponde all’esperienza umana. Se nell’ambito della fantascienza  i viaggi nello spazio o le lotte con mostri giganteschi sono una estensione immaginaria di cose in fondo vissute nella realtà, la macchina del tempo non può vantare parentele con la storia o con la cronaca, eppure attrae narratori, cineasti, sceneggiatori di fumetti, e ha dato origine a capolavori come il romanzo di H.G.Wells o quello del quale parliamo in questo articolo. L’Eternità costruita a partire dalla possibilità di interagire con la storia viaggiando tra migliaia di secoli è qualcosa di immenso, Asimov non si limita a usare numeri bassi di anni, si descrivono viaggi da secoli vicini al nostro fino ad oltre il secolo 100.000. Bene, queste incredibili cose narrate, accompagnate da descrizioni di varie civiltà e tecnologie future, si scontrano contro la straordinaria potenza di qualcosa di familiare all’esperienza quotidiana umana, il fatto che di fronte a un innamoramento tutto il resto sembra contare ben poco, e di fronte a qualcosa che possa impedire il tuo amore o farti perdere l’amata, tutto assume un’altra dimensione. Nel caso di Harlan il punto di vista subisce una rivoluzione copernicana, non saranno più gli Eterni a decidere il bene o il male delle esistenze, ma l’esistenza immutabile di un evento e del tempo che passa (e non ritorna più) annullerà gli Eterni e la loro “Eternità”.
Asimov riesce a descrivere con grande capacità narrativa una realtà davvero incredibile, un luogo fuori dal tempo che controlla ogni tempo, lo descrive con stanze e macchine, lo rende immaginabile, eppure sarebbe arduo per il lettore riuscire a collocarlo chiaramente nella propria immaginazione, poiché gli eterni non sono spiriti o mutanti, sono uomini come noi che vengono reclutati per svolgere questo strano lavoro, eppure viaggiano attraverso decine di millenni, vanno e vengono dalla loro “Eternità” e questo luogo ha una sua esistenza dove il tempo fisiologico trascorre anche per gli Eterni. Nel rappresentare i vari mutamenti temporali e i vari paradossi (con tutta la serie di domande e risposte che essi comportano) l’autore pone dei riferimenti abbastanza fondamentali per chi si cimenterà successivamente con la narrazione dei viaggi nel tempo, e crea alcune caratteristiche del fascino presente in racconti, romanzi, film e telefilm dove si muta il passato per aggiustare il presente. Da notare come le narrazioni in merito si permettano di raccontare spesso strappi alla regola del non creare paradossi temporali, e interi romanzi e interi cicli son basati su episodici straordinari epocali e sconvolgenti passaggi attraverso la dura barriera dei viaggi attraverso il tempo. Nel grande romanzo di Asimov il viaggio nel tempo è abusato, ripetuto, moltiplicato e reso persino ordinario dal fatto che i “Temporali” (coloro che vivono la storia regolata dagli Eterni) sanno che ci sono i viaggi nel tempo, sanno che attraverso chi li organizza possono effettuarsi scambi commerciali tra i secoli, anche se gli Eterni fan tutto il possibile perché nessuno immagini che essi hanno il potere di modificare la storia e manipolarla. Quanto poi il passato, il presente o il futuro descritti di volta in volta e mutati dagli Eterni siano un ricordo, un’ombra o una verità non possiamo saperlo, ed è questa la bellezza di questo angolo della Fantascienza rappresentato da questo straordinario libro. C’è stato un momento nel quale c’era questa Eternità, che mutava i destini, ridisegnava le storie, rimetteva a posto le cose ma faceva fare passi indietro alla creatività, all’ardimento, al progresso. Andrew Harlan, il “tecnico” con il compito di condizionare il tempo, il geniale manipolatore appartenente alla categoria degli Eterni, distrugge tutto questo, lo fa per lui, per la sua amata, e per tutti noi. Sapere che questo tipo di Eternità ha fine rende ogni azione valevole, e questo non è poco. Perché se qualcosa di vero non vale realmente, perché può diventare non vero, se qualcosa che accade può divenire qualcosa mai accaduto, questa non è e non può essere la nostra vera vita. La favola a volte immagina questo tipo di realtà, l’istinto che fa sì che la mente elabori l’ipotesi favolistica e inneschi i meccanismi di difesa che riportino al vero, in genere induce il narratore a non figurare il fiabesco mutamento del passato come un reale vantaggio, a conti fatti. È per questo che con “La fine dell’Eternità” possiamo continuare a sbagliare, sperare, sognare, amare, e leggere belle storie. Grazie, Andrew Harlan. Grazie, Isaac Asimov.
(articolo pubblicato su FONDAZIONE SCIENCE FICTION MAGAZINE numero 22 - anno XIV - 2014 - fondazionesf@tiscali.it - https://www.facebook.com/FondazioneSfMagazine )

Articolo candidato al Premio Italia 2015 come "Articolo su pubblicazione amatoriale"
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