mercoledì 20 febbraio 2019

Si può fare!

    Se, alla domanda "Quali sono i capolavori cinematografici tratti da un libro di fantascienza?" c'è da dare qualche risposta, difficilmente si sentirà esclamare "Frankenstein Junior!", poiché il film di Mel Brooks e Gene Wilder è considerato sì un capolavoro, ma della comicità. 
    Eppure il libro "Frankenstein o il moderno Prometeo" della scrittrice britannica Mary Shelley, uno dei più famosi libri di fantascienza, che ha avuto molte versioni cinematografiche, trova in "Frankenstein JR" la sua versione più entusiasmante, più popolare.
    La parodia supera l'opera horror divenendo iconica più che le versioni serie, semplicemente perché è un film geniale, uno stato di grazia su pellicola. "Young Frankenstein" è perciò da molti considerata la versione cinematografica migliore del libro di Shelley, e anche se nascerebbe come parodia di un classico, è divenuto un classico di immenso successo, è un "film d'affezione" come pochi, al punto che usare l'abusato termine "cult" mi pare riduttivo.
    Come lo stesso regista vuole, possiamo usare l'aggettivo "classico", in quanto, pur creando un film divertentissimo, l'intenzione fu anche quella di ricreare in una nuova chiave un classico, il film Frankenstein di James Whale. Da qui la scelta del bianco e nero, l'uso dei movimenti di macchina senza usare lo zoom (tranne che nel primo piano di Wilder del finale) ma spostando la cinepresa.
    Dal primo film su Frankenstein (1931) riprende gli stessi personaggi, la storia base, e utilizza le stesse scenografie del laboratorio (realizzate da Kenneth Strickfaden). La trama del film si rifà al libro originale, sin dai titoli di testa si proclama che il film "Young Frankenstein" deriva dal libro già citato, anche se la trama vuole che i fatti della storia originale a noi noti siano in qualche modo già accaduti, ed oggetto della storia sia un ritorno ai luoghi del dramma classico con nuovi personaggi. Frederick Frankenstein, un professore americano di medicina, si reca in Transilvania, avendo ereditato il castello del nonno, il Barone Victor von Frankenstein. Frederick è un personaggio al quale ci affezioneremo, diverrà il nostro eroe, grazie alla estrema abilità di Gene Wilder nel renderlo brillante, credibile, affascinante, nonostante sin dall'inizio del film sia chiara una sua indubbia spregevolezza nel modo in cui tormenta un suo paziente durante una lezione, e una sua disturbata gestione dell'ira nel modo di reagire alle domande di un suo studente, trovando Frederick Frankenstein imbarazzante l'essere accostato al nome parentale. Infatti si fa chiamare Frankenstin, per prendere le distanze dalla storia del mostro e dagli esperimenti sul ricreare creature viventi da tessuto morto.
    Egli proclama di considerare pazzie le ricerche sul rigenerare la vita nei nervi, e disprezza le ricerche del suo avo. Ma, giunto in Transilvania, viene presto in contatto con gli scritti del nonno, contenenti i segreti per riportare in vita una creatura tratta da pezzi di cadaveri umani. Insieme al suo assistente Igor (personaggio interpretato dal grande Marty Feldman, che crea un personaggio surreale, folle, forse una delle caratterizzazioni più esilaranti della storia del cinema comico) e all'affascinante segretaria Inga, riesce a a dare vita a un uomo, che purtroppo viene assemblato con un cervello anormale, avendo Igor trafugato il cervello sbagliato.
    Quando la creatura mostruosa fugge dal maniero, vaga per il villaggio e incontra una bambina (situazione tratta dal film del 1931), la quale lo tratta come un nuovo compagno di giochi. Esilarante la scena nella quale l'enorme stazza del mostro fa da contrappeso nell'altalena facendo volare come un missile la ragazzina, che piomba nel suo lettino in tempo per essere trovata dai genitori serenamente coricata come nulla fosse accaduto. Poi viene ospitato da un eremita cieco (interpretato da Gene Hackman, che aveva chiesto una particina a Brooks per divertimento, per poi ritrovarsi impegnato per diversi giorni di lavorazione, a causa del perfezionismo del grande regista). L'eremita, essendo privo della vista, gli versa sui genitali la minestra bollente, gli offre del vino rompendo il bicchiere durante il brindisi, e, dopo avergli offerto un sigaro, gli brucia un pollice nel tentativo di accenderlo. Sono gag irresistibili, e i versi che Peter Boyle, l'attore che interpreta il mostro, produce, sono fantastici. Boyle, da attore drammatico qual era, in questo film apre una nuova carriera nel mondo della commedia, e si rivela, al pari degli altri protagonisti, una scelta azzeccatissima. Se si pensa che l'idea di fare un film con Boyle insieme a Wilder nasce dal loro agente prima ancora di sapere che Wilder aveva un soggetto per Young Frankenstein, si comprende quanto diversi fattori fortunati hanno concorso alla nascita di questo capolavoro. Mel Brooks sostiene che Gene Wilder meritasse un Oscar come attore protagonista di questo film "...sia un grande attore che un grande comico, perché aveva il controllo di ogni cosa". Non ebbe neanche una nomination, ma in moltissimi sappiamo che Mel Brooks in questo.ha perfettamente ragione.
   In molti narrano quanto fu difficile non ridere durante le riprese, il regista spesso dirigeva con un fazzoletto in bocca o ricorreva a campi stretti nel girare certe scene troppo buffe, o tagliava la sequenza un attimo prima che l'attore scoppiasse a ridere.
    Quando il professor Frankenstein ed Igor riescono a catturare il mostro, lo scienziato riesce a placarlo e renderlo docile usando la psicologia, e successivamente si sente pronto a mostrare la sua creatura al mondo scientifico, ma la dimostrazione finisce nei disordini in quanto l'esplosione di un faretto del teatro della conferenza esplode produce delle fiamme, che terrorizzano la creatura, nella quale la fobia per il fuoco scatena ira feroce, e perciò la polizia lo cattura e lo incatena in prigione. Ma il mostro riesce a fuggire, e rapisce Elizabeth, la fidanzata di Frederick Frankenstein, si nasconde insieme a lei, e i due divengono amanti. Frankenstein riesce a catturare nuovamente il mostro e lo sottopone a un nuovo esperimento: uno scambio di sinapsi, tessuti, sangue, parti di cervello, tra lui e la creatura, per rendere il mostro più intelligente. L'esperimento va a buon fine e il mostro, con parlare forbito tesse le lodi di Frankenstein dimostrandosi un uomo civilizzato, di fronte alla folla degli abitanti del villaggio.
    Il successo del film in tutto il mondo trova un luogo particolarmente affezionato in Italia, grazie al doppiaggio (in primis il grande Oreste Lionello a dar voce a Gene Wilder, ma anche Gianni Bonagura come Igor e Angiolina Quinterno, voce di Elizabeth) e all'adattamento dei dialoghi. Il film è pieno di giochi di parole, doppi sensi, e chi lo ha adattato in italiano (a partire dalla traduzione quasi letterale di Roberto De Leonardis), Mario Maldesi, riuscì a rendere, con un lavoro meticoloso, le battute più divertenti del film, ricreandole e dando loro nuova vita, a volte differenziandosi dalla battuta originale, che non sarebbe stata altrettanto divertente in una traduzione letterale. Per le tante battute che ripetiamo a memoria citando il film, è Maldesi che dobbiamo ringraziare. Non a caso, in Italia, Frankenstein Junior è dal 2002 il DVD più venduto.
Siamo qui a parlare di quest'opera in quanto in questa opera cinematografica, partendo da una storia di pura fantascienza, dove l'incredibile e il possibile sono sempre di casa, si giunge alla irrealtà che solo un film comico può dare, fantascienza e comicità in Young Frankenstein si incontrano follemente e il risultato è un capolavoro.
Surreali e fantastiche alcune scene indimenticabili e alcune trovate visionarie: Frau Blucher che porta le candele spente e la faccia di quelli che la seguono, il violino "trovato ancora caldo", il "potrebbe piovere" che rende impossibile a chiunque abbia visto il film dire "...come potrebbe essere peggio?", la gobba semovibile di Igor, il suo spostarsi dal tetto allo studio in un istante, la mano artificiale dell 'ispettore Kemp, il nitrito che segue ogni volta che si pronuncia il nome di Frau Blucher, il mostro che cerca di afferrare le note musicali, il pollice della creatura che prende fuoco come una torcia, il mostro di Frankenstein che balla il tip tap sulle note di "Puttin' on the ritz"come un perfetto "uomo di mondo" , un pubblico di neurochirurghi che ha mazzi di verdura con sé ed è pronto a lanciarli al primo piccolo intoppo della conferenza, i capelli di Elizabeth che divengono senza apparente motivo bicolore come ne "la sposa di Frankenstein". Vedere e rivedere queste e altre scene suscita ilarità e stupore, Mel Brooks ritiene questo film la sua miglior regia e ritiene che sia la migliore interpretazione di Wilder, "Come Amleto è il capolavoro di Shakespeare, Young Frankenstein lo è di Gene" ama ripetere.
    La visione e la rivisione del film è tanto entusiasmante che ci si dimentica che stiamo assistendo a una parodia, ma questa è anche fantascienza, e la scienza infatti è nominata spesso nell'opera, Brooks inserisce più volte la parola "scienziato" e gli piace farlo, perché non è una storia qualsiasi, è una storia di amore per la vita, la celebrazione della creazione, è il desiderio maschile dell'utero, è "lo stupore di fronte alla grandiosa verità della natura" che passa attraverso tanta invenzione romanzesca, tanti paradigmi, e, come è doveroso in una commedia, tanti stereotipi. Tutto sta a trattare bene tutti questi ingredienti, e spero che questo articolo vi faccia correre a rivedere lo spassoso capolavoro tratto da uno dei più importanti libri della letteratura scientifica. Si... può... fare!!!
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Nota: questo articolo è stato pubblicato sulla rivista non professionale FONDAZIONE, n.26, nell'anno 2018. Ha vinto il Premio Italia 2019 come miglior articolo su pubblicazione amatoriale. L'autore è Francesco Spadaro.
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