sabato 8 novembre 2025

Troppe parole


 
    L’ambulatorio del dottor Ferri era sempre stato un luogo impersonale, asettico, in cui le visite si svolgevano con la rapidità di una rotativa di un quotidiano. Entravi, dicevi il problema, ricevevi una prescrizione e uscivi, il tutto in meno di cinque minuti. Nessuna chiacchiera inutile, nessuna parola di conforto.
Ma ora... ora era diverso.
    Angela sedeva nella sala d'attesa, fissando la porta dello studio con un misto di curiosità e inquietudine. Non era solo il tempo che il medico dedicava ai pazienti ad essere cambiato, ma il modo in cui parlava, in cui sorrideva. Sembrava... genuinamente interessato alle persone. Forse troppo.  
Quando la porta si aprì e il paziente precedente uscì con un sorriso soddisfatto, Angela entrò nel piccolo studio. Il dottor Ferri le sorrise calorosamente e la invitò a sedersi con un gesto morbido della mano.  
"Angela, come va il dolore alla schiena? Dormi meglio adesso, vero?". chiese con un tono che non aveva mai usato prima.  
Angela annuì lentamente, confusa. "Sì, grazie, dottore... va meglio" .
Ferri le rivolse un sorriso rassicurante. "Bene. Immagino che con la promozione che hai avuto al lavoro tu abbia avuto più stress del solito, vero? Il nuovo capo non dev’essere facile da gestire…". 
Angela sbatté le palpebre. "Come fa a saperlo?".  
Ferri inclinò la testa con naturalezza. "Oh, be’, immagino che sia normale nella tua posizione... e poi tua madre, la signora Giulia, me ne aveva accennato quando è venuta per la sua pressione alta". 
Angela si irrigidì. Sua madre non aveva mai parlato al dottor Ferri di quelle cose. Mai.  
Lui continuò, come se nulla fosse. "E mi raccomando, niente dolci per un po'. So quanto ti piace quella torta alla crema che compri sempre nella pasticceria vicino casa”.
    Angela si sentì attraversare da un brivido. Ferri sorrideva, ma c'era qualcosa di sbagliato nel suo sorriso. Come se ogni sua parola fosse calcolata, come se sapesse troppo. Troppo di lei, troppo della sua vita.  
Fece un passo indietro, stringendo nervosamente la borsa. "Dottore, mia madre non le avrebbe mai parlato del mio lavoro. E io... non le ho mai detto della pasticceria”.  
Ferri rimase impassibile per un istante, poi sorrise di nuovo, in modo ancora più caldo. "Oh, devi avermelo detto senza farci caso. Sai, ho una buona memoria”.
Angela annuì lentamente, ma dentro di sé sapeva che c’era qualcosa di profondamente sbagliato.

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