giovedì 23 aprile 2020

Due piselli in un baccello

   No, non dicono di andare ad Honolulu, visto che il dottore ha ordinato di respirare aria di mare. E non hanno giurato di andare a Chicago per un congresso.
    Tornano i personaggi della U.S.S. Festival, la combriccola che avevamo già conosciuto nei racconti "Tutti da Ciro sabato sera" e "Vado al massimo" . Il particolare "esercizio di stile" di questo racconto è quello di riprendere, andando ben oltre la citazione, la popolarissima storia di Stanlio e Ollio diretti al convegno de "I figli del deserto" nel film omonimo. Per narrare le peripezie dei nostri eroi per raggiungere una convention italiana di Star Trek del 2003,

DUE PISELLI IN UN BACCELLO
(Star Trek Italia Magazine Anno V, n.6, giugno 2003)

    Non era una riunione come tutte le altre. Mancavano pochi giorni alla Convention di Star Trek in Romagna, e la U.S.S. Festival si era riunita per prepararsi all'evento. Claudia Denippi (che si era scelta il soprannome di "Tenente Comandante Subak") aveva accolto nel suo salotto Giuseppe Pagnetti, detto "Capitan Pincus", Guido Frenacci, altrimenti detto "Tenente Florence", Marco Tartufi ("Sbarak"), Gianfranco De Benellis ("Tenente Remus"), Germana Castelpogni, ("Nelly"), e Pierpaolo Patagotti detto "Quattro di sei" .

"E Romano Giovannitti ? Non è venuto?" chiese Nelly.
"Breil? Non viene. Ha detto che a casa di Claudia non viene perché ha saputo che veniva Frenacci, ha litigato con lui via mail" rispose Pincus.
"Ma che ha detto? Viene alla Convention?" domandò Patagotti.
    Pincus-Pagnetti allargò le braccia: "Non è facile comunicare con lui, se gli mandi una mail ti risponde, ma al telefono si fa negare. Mi ha scritto che sono schierato con Frenacci perché gli avevo scritto di darsi una calmata, avendo il Giovannitti sostenuto pubblicamente che Guido Frenacci è l'incarnazione dell' Anticristo dell' Apocalisse , la reincarnazione di Adolf Hitler, e che ha la moralità di un serial killer".
"Ma… Frenacci… che hai fatto al Giovannitti?" chiese Nelly.
"Una volta non ho risposto a una sua mail, e un'altra volta ho risposto chiamandolo affettuosamente sciocchino".
"Gravissimo, sciocchino è gravissimo, Anticristo e Hitler no?" chiese Claudia.
"No, secondo lui no. Ha scritto da qualche parte che il mondo va a rotoli per colpa di quelli come Frenacci, e che chi si schiera con lui è probabilmente indemoniato" rispose Pincus. Trangugiò un bicchierino e riprese:
 "Bah! Lasciamo perdere… abbiamo da parlare di cose importanti… chi viene alla Convention? Tartufi, tu?"
 "Si… si… verrò… non mi va di sopportare per un anno i vostri racconti della Convention…"
 "E non stiamo a far l'appello!" esclamò Claudia "Quelli che siamo qui andremo tutti, no?" .

"No, non credo che verrò…" disse Frenacci.
"Che dici? Ma sei matto?" esclamò il "Tenente Remus" De Benellis.
"Magari è meglio dirgli sciocchino" disse Claudia.
"Niente da fare, mia moglie non ne vuol sentir parlare: resto a casa"
 "Ma anche mia moglie non vuole, ma a casa comando io!" disse Pagnetti "hai promesso che saremmo andati io e te con la tua macchina, hai promesso!"
 "Non ne avevo ancora parlato con Teresa, non vuol sentir ragioni…"
Pagnetti era furioso: "Anche mia moglie non vuol sentir ragioni, ma ci andrò, e non ho altro mezzo per andarci che con la tua automobile. Andremo insieme, a tua moglie inventeremo qualcosa. Devi sempre dire tutto, a tua moglie?"
 "Se non le dico tutto come farò a sapere quel che vuole…"
 "Oh, non avrei immaginato che fossi peggio di uno schiavo in casa tua! Ma perché non prendi esempio da me? Faccio sempre quel che voglio senza mai render conto a nessuno! Non lasciarti mai mettere i piedi sul collo o… sei morto!"

     Frenacci e Pagnetti continuarono la discussione anche a riunione finita, e, giunti davanti alla porta di casa di Frenacci, Pagnetti intimò all'amico: "Ora dirai a tua moglie che andrai alla Convention, sii uomo!".
 Ma Frenacci era uscito di casa senza le chiavi, e sua moglie era uscita, perciò andarono ambedue a casa di Pagnetti, che abitava nello stesso pianerottolo.
 Vanna Pagnetti non aveva molta simpatia per Guido Frenacci, e lo accolse freddamente, con un distratto "Che si dice?".
 "Mancano pochi giorni alla Convention!" disse Frenacci.
 "Che cosa?"
 "Ehm… Vannuccia cara…" disse Giuseppe Pagnetti con un sorriso da stendere un diabetico "Io e Guido andremo alla Convention di Star Trek la prossima settimana, questo viaggio sarà per noi utile per rilassarci, vedere dei vecchi amici, vedere delle facce nuove… ehm… vedere delle facce nuove giova alla salute, bisogna pur divertirsi, lavoro sempre, e non divertirsi, cara, riduce l'uomo… riduce l'uomo…"
 "Sciocchino?" suggerì Frenacci..
 "Tu non ci andrai, Giuseppe. Tu verrai in montagna con me! Se il tuo amico vuole andarci, che vada pure da solo, ma tu verrai in montagna con me!"
 Giuseppe cominciò a parlare confusamente: "E no, cara moglie, questa sera voglio mettere in chiaro le cose una volta per sempre! Io non andrò alla Convention di Star Trek, io andrò in montagna!".
 "È quello che ho detto io… tu non andrai in montagna… cioè, ho detto che io e te andremo in montagna!"
 "Ma mettetevi d'accordo!" disse Frenacci.
 "Mettersi d'accordo su che cosa? Se credi che ti lasci andare a gozzovigliare con la scusa di Star Trek ti sbagli, sai? Dovresti vergognarti, io sto qui a sgobbare tutto il giorno, lavo, stiro, mi rovino le mani, ma tu lo apprezzi forse? Rispondi!"
 "Sì, lo so, ma tu…"
 "Oh, sta zitto! Non contraddirmi! Che cosa ci guadagno io a lavorare tanto? Organizzo persino la villeggiatura in un bel posto, ti ho preparato tutti i vestiti per la montagna, e tu te la vuoi squagliare per andare da quelli di Star Trek, ma dovrai passare sul mio cadavere, vi manderò in galera, tu, il tuo amico e tutti i trekkers!".
 Uscì dalla stanza sbattendo la porta.
 "Che si fa?" chiese Guido.
 "Non darle peso, finché lo dico io noi andremo alla Convention!" urlò Giuseppe, forte, perché la moglie lo sentisse.
 La porta si riaprì per far uscire un piatto che, perfettamente lanciato da Vanna in direzione della testa di Giuseppe, lo colpì in pieno. La porta si richiuse.
 "E tu sopporti questo?" chiese Guido.
 "Hai ragione, ma non lo sopporterò ulteriormente" e alzò la voce al massimo: "Se ti dico che andremo alla Convention, ci andrò!".
 Altro piatto, altro centro.
 "E sono io lo schiavo? Tua moglie ti lancia i piatti in testa, come puoi sopportarlo? Se la mia metà agisse così… se alzasse soltanto un ditino… sai cosa farei?"
 "Cosa?"
 "Io direi…"
Girandosi, Frenacci vide che era entrata sua moglie Teresa e che sicuramente lo stava ascoltando. Fece finta di nulla, salutò Pagnetti con un "Pensaci su", e andò via con sua moglie.

     Alessandro Fracarri era un medico trekker, che Pagnetti e Frenacci avevano conosciuto alla Convention dell'anno prima, non faceva parte della U.S.S. Festival pur abitando nella stessa città, ma si teneva in contatto con loro. Giunse a casa Pagnetti dopo aver acconsentito ad aiutare Guido e Giuseppe nel piano che avevano escogitato per andare alla Convention all'insaputa delle consorti.             Non era propriamente un medico per umani, ma un veterinario, ma per quello che serviva sarebbe andato benissimo.
     Non fu difficile per Pagnetti simulare di essere malato, esaurito, a pezzi.
 "Mi pare un caso abbastanza grave, ma si può far qualcosa" sentenziò il Dottor Fracarri dopo aver fatto un'accurata visita al Pagnetti. "La cura necessaria sono le acque di Montecatini!".
 "Ma dovevamo andare in montagna!" disse Vanna "Non gli farebbe bene l'aria di montagna?"
 "Dannosissima, nelle sue condizioni. La Terme di Montecatini sono l'unica cura, per lui".
 "Non vado a Montecatini. Se tu non puoi venire con me, non ci vado!" disse Pagnetti, con voce sofferente, alla moglie.
 "Se il dottore ha detto di andare a Montecatini, andrai a Montecatini!" sentenziò Vanna.
 "Ma non posso andare a Montecatini da solo. Sto male, ci vuole qualcuno che si curi di me!"
 "Non ti puoi fare accompagnare da Frenacci?"
 Frenacci era presente alla discussione, che stava prendendo una piega favorevolissima.
 "Guido, mi accompagneresti a Montecatini?"
 "Non posso, vado alla Convention di Star Trek"
 "Ma come può essere?"
 "Ho avuto l'autorizzazione. Ho chiesto a Teresa e ha detto sì"
 "Niente da fare, allora, non potrò curarmi a Montecatini"
 "No, caro" intervenne Vanna "Andrai a Montecatini e basta, anche da solo".
 "Se devo andare a Montecatini… lui verrà con me!"
 Era fatta.

  La prima parte del viaggio si svolse serenamente.
 Guido e Giuseppe ricordarono gli episodi salienti della Convention dell'anno precedente, di Marco che si fece tutta la Convention travestito da Morn per non farsi riconoscere, di Gianfranco De Benellis che aveva avuto un viaggio avventurosissimo, cercando di evitare il gruppo della Nave "Attilio Regolo", che alcuni, Gianfranco in primis, sostenevano portasse sfortuna. Accecato dalla superstizione e innervosito dal fatto che se li trovasse sempre davanti, aveva finito col provocare un grosso incidente d'auto e si era perso la Convention. E ricordarono la "romantica" Convention di Fulvio Armandini, che adesso viveva in Romagna con Milikia, il suo grande amore conosciuto su Internet, una bellissima ragazza che però all'anagrafe si chiamava ancora Guglielmo.
     E Patagotti che si era venduto la macchina e forse anche la casa e (dicono) la sorella per comprare gadgets di Star Trek. E Nelly, scambiata a prima vista per un cane dall'albergatore, e tutti in Convention si chiedevano che tipo di alieno impersonasse, quando non aveva nessun travestimento, e che fu chiusa a chiave nei bagni del Centro Congressi per impedirle di fare a Leonard Nimoy domande imbecilli…
 …quanti ricordi !

 "Finora il viaggio è andato benissimo, e non sono superstizioso" disse Pagnetti.
 "Perché dici questo? Ti riferisci al fatto che questa è la diciassettesima Convention di Star Trek in Italia?"
 "No, mi riferisco al fatto che dietro di noi c'è un'automobile a nove posti con la U.S.S. Attilio Regolo al completo, ma io non mi faccio condizionare e li nomino pure senza timore!".
 Durante il proseguimento del viaggio accadde qualche episodio non piacevole.
 A Guido, nei bagni dell'Autogrill cadde il cellulare nella tazza del water.
 A Giuseppe si ruppe un dente mangiando un biscotto.
 Guido perse la vite degli occhiali da vista.
 Giuseppe si fece un buco nei calzoni nuovi con la brace della sigaretta.
 Si dovettero fermare per cambiare una gomma.
 Furono fermati dai carabinieri per un controllo e si beccarono una multa perché erano senza cinture di sicurezza.
 Guido fu punto da una zanzara tigre.
 Giuseppe da due api leopardate.
 In un altro Autogrill, a Guido cadde l'orologio dentro la tazza del water.
 "Tutte coincidenze" disse Pagnetti Guido " la U.S.S. Attilio Regolo non c'entra"
 "Come dici tu" rispose Frenacci "ma preferirei non li nominassi più".

     Giunsero comunque al Centro Congressi che la Convention era da poco iniziata. Una delle novità di quest'anno era la presenza di una troupe televisiva di una rete nazionale che avrebbe filmato i momenti più importanti della Convention, e intervistato i partecipanti, per realizzare un documentario dal titolo "Italiani Trek".
     La fila per iscriversi alla Convention era lunga. Davanti a loro c'era "Breil" Giovannitti, che li salutò con freddezza.
 "Ehilà, Breil, tutto bene?" fece Pagnetti, che per fortuna era distante da Frenacci, che si era fermato a chiacchierare con una tipa travestita da Trill.
 "No, non va bene!" rispose Giovannitti "questa fila va lenta. Hanno messo poca gente alla reception! È una organizzazione che va a rotoli! Non si fa così! Invierò una protesta al Comitato Organizzatore, e, per conoscenza, alle Navi del Flotta Club, alle mailing list, ai newsgroup, all'Ente per il Turismo!"
 "Non ti sembra di esagerare?" domandò Pagnetti.
 "Mi aspettavo questa bassa obiezione da un amico del Frenacci! No, caro mio, io non esagero! Combatto per un mondo diverso!"
 "Dove crescere i nostri pensieri?" chiese un tipo pelato che stava anche lui in fila.
 "Esatto!" urlò Giovannitti, "Noi non ci fermeremo!"
 "Voi chi?" chiese Pagnetti.
 "Noi che combattiamo per la giustizia, non ci fermeremo, non ci stancheremo..."
 "... di cercare il nostro cammino?" chiese il tipo pelato.
 "Dadurundè, dadurundaaà" fecero in coro un po' di persone che stavano assistendo alla discussione.
 Giovannitti tacque, ma, avendo il senso dell'umorismo equivalente a quello di un frigorifero, aveva gli occhi iniettati di sangue.

     Intanto Claudia e Nelly erano da un po' giunte al loro albergo. Avevano preso stanze singole, Claudia non voleva sentir russare Nelly, e, detto tra noi, vederla in desabillé le dava un po' di nausea. Non che vestita fosse gradevole, ma il peggio è infinito e va evitato quando possibile.
 Dopo una rinfrescata si diressero verso il Centro Congressi, ma, lungo la strada Nelly cacciò un urlo: "Ma quello… quello è l'attore bellissimo di Deep Space Nine!"
 "Sì. È lui. Ma non schiamazzare!"
 "Lo vooooglio conoscere assolutameeeeeente! Andiamo, presentiamoci!"
 "Ma no, mi vergogno!"
 "Ma daaaaai! Siamo qui per questo, no?"
 Nelly si avvicinò all'attore e gli disse: "Ciaaaaaaooo! Sono una tua fan! Posso stringerti la mano?" E gli porse la sua mano.
 L'attore la guardò, poi estrasse dalla tasca un po' di dollari, glieli mise in mano e disse, in inglese: "Certo, tieni, fai bene a chiedere soldi per l'operazione".
 "Che ha detto? Perché mi dà dei soldi?" chiese Nelly a Claudia.
 "Lascia perdere. Facciamo tardi".

     Il pomeriggio passò presto, tante erano le cose da vedere: la sala computer, gli stand, i giochi, le proiezioni…
Pagnetti e Frenacci videro un documentario americano su Star Trek, Nelly e Claudia un telefilm di Deep Space Nine. Patagotti girò per la sala dove vendevano gadget di Star Trek, non aveva un euro in tasca e si era già venduto tutto, si limitò perciò a guardare le cose che non aveva. De Benellis si mise a scattare foto un po' a tutto e tutti. E si ritrovarono tutti insieme a cena: la U.S.S. Festival al completo, o quasi. C'era pure Fulvio Armandini con Milikia, e Fulvio era raggiante nel rivedere i vecchi amici, anche se Nelly, con le sue domande, li rendeva un po' nervosi: "Ma siete sposati? E quando diventerete mamy e papy ?".
     Giovannitti non sedeva con loro, stava a un tavolo con un cinese che tossiva continuamente, una sosia di Rosy Bindi e un tipo dai capelli tinti di verde, con una sega elettrica a tracolla.

     Dopo cena Nelly volle ripassare dall'albergo per prendere una felpa, visto che l'aria cominciava a rinfrescare. L'albergatrice fu contenta di vederla, perché doveva chiederle un favore, per poter soddisfare la richiesta di un ospite della Convention, un anziano attore americano della Serie Classica di Star Trek:
 "Mi ha chiesto se potevo cambiarlo di stanza: ne vorrebbe una con vista sul mare, posso spostare i suoi bagagli dalla 322 alla 348?".
 "Ma ceeertoooo, mica son qui per vedere il mare!" acconsentì Nelly.

     De Benellis, detto Remus, continuava a far foto: agli stand-up degli eroi Trek, ai pannelli decorativi, alla troupe televisiva di "Italiani Trek", ai gruppi di amici che chiacchieravano, specie se tra loro vi era qualcuno in divisa Trek.
     Giovannitti stava chiacchierando con un tipo travestito da Cardassiano, e Benellis scattò una foto, da lontano perché il Cardassiano puzzava, forse a causa del caldo e della divisa pesante.
 "Remus!" urlò Giovannitti "in base alla legge sul diritto all'immagine non puoi usare questa foto! I diritti all'immagine sono diritti essenziali ed innati dell'uomo, attributi naturali della persona, l'articolo. 96 della legge del 22 Aprile 1941 n. 633 sul diritto d'autore vieta l'esposizione, la riproduzione o la vendita del ritratto o immagine della persona senza il suo consenso!".
 "Già cancellata dalla fotocamera digitale appena hai detto Remus… rilassati, eh?"
 "Sono rilassatissimo, sono venuto alla Convention per godermi la vita qualche giorno…"
 "Si vede. Auguri" disse Remus.
 Per quella sera fotografò solo bandiere e cartelli.

"…Tutti i tuoi amici
 guardano in salotto le altre
 fatte come attrici.
 Tu come un fagotto nello specchio non la smetti,
 piangi e vedi solo i tuoi difetti…
Brutta,
 ti guardi e ti vedi
 brutta…"

    L'allegra serata del karaoke era iniziata e tutti si divertivano, anche se durante la canzone in troppi fissavano Nelly.
 Venivano distribuiti dolci, biscotti, caffè, bibite analcoliche…
Fu particolarmente allegro il momento della musica brasiliana.

"Brigitte Bardot, Bardot,
 Brigitte paegout, paegout,
 ahi ahi caramba, ahi ahi caramba... "

    Si formò spontaneamente un simpatico trenino di trekkers danzerini, Pagnetti e Frenacci assistevano battendo le mani a ritmo di musica. La musica era trascinante e attirava gente da ogni parte del Centro Congressi, e il trenino diventava sempre più lungo.

"Brasil na na na na na,na na na na na,
 Brasil, Brasil...
 vosè abusò,
 girò bati tu gi mia, abusò,
 girò bati tu gi mia, abusò..."

 Si unirono al trenino anche quelli della U.S.S. Attilio Regolo.

"…eh meo amigo Charlie,
 eh meo amigo Charlie Brown,
 Charlie Brown, Charlie Brown....."

     Il trenino fece un disastro ferroviario facendo cadere il carrello dei dolci, le bibite si versarono lungo la sala, il caffè bollente si versò addosso a Giovannitti, che cominciò a urlare invocando la Polizia, gli avvocati, la Croce Rossa ed Amnesty International.
 Cadde, a seguire, un pannello raffigurante la gigantografia dell' Enterprise D, procurando diversi contusi e la distruzione di una esposizione di statuine Trek in cristallo.
 "Solo coincidenze, vero?" chiese Frenacci a Pagnetti.
 Giuseppe Pagnetti lo fissò a lungo, e poi si allontanò a ritmo di danza:

"…a  e  i  o  u  ipsilon,
 a  e  i  o  u  ipsilon,
 a  e  i  o  u  ipsilon…"

    La prima giornata di Convention era già terminata, e l'anziano attore della prima serie di Star Trek, dopo una serata passata in un pub a bere e chiacchierare con altri americani presenti alla Convention, si recò al suo albergo. Forse anche a causa del vino italiano, non si ricordò che si era fatto cambiare la stanza. Si mise a letto, ma si accorse presto che c'era qualcosa di strano. Accese l'abat-jour e vide Nelly nel suo letto. Lo spavento fu terribile e dovettero portarlo al Pronto Soccorso, anche se in ambulanza dovettero portare anche Nelly, che si era avvinghiata a lui e non si staccava più, ripetendo continuamente; "Un autografo! Daaaaai, fammi un autografo!".

     La mattina dopo c'era la troupe di "Italiani Trek" in giro per il Centro Congressi a fare interviste.
 Patagotti li intrattenne con una dotta disquisizione su tutti gli oggetti a tema Star Trek che si potevano acquistare, mentre De Benellis ebbe grande successo raccontando per la trasmissione due barzellette sui personaggi di Star Trek. Accanto a lui Pagnetti e Frenacci ridevano, gli davano pacche sulle spalle e salutavano le telecamere.
     Ci fu la conferenza di presentazione dei nuovi cofanetti di DVD di Star Trek. Ogni cofanetto, grande poco più di una videocassetta, conteneva un anno intero di episodi. Patagotti, che aveva acquistato nel corso degli anni tutte le videocassette originali di centinaia di episodi, sia in versione italiana che americana, e che aveva una casa di quattro stanze, delle quali due erano occupate solo dalle videocassette di Star Trek, stava seduto in fondo alla sala e piangeva silenziosamente.
     A pranzo, al ristorante del Centro Congressi, quando entrarono i componenti della U.S.S. Attilio Regolo, Claudia Denippi cercò un qualcosa da toccare come gesto scaramantico. Non aveva amuleti, non c'era ferro (le posate non valgono, mica è ferro), e non poteva fare, essendo femmina, il tipico volgare gesto porte-bonheur dei maschietti. Toccò il sedere di Pagnetti.
 "Che fai?" chiese Pagnetti sorpreso.
 "Uno scongiuro"
 "A me sembra che mi tocchi le chiappe".
 Armandini chiese, ridendo: "Toccare il popò del Pagnetti porta fortuna?"
 "Spero che sia così" rispose Claudia.
 Armandini, Milikia, Patagotti, Frenacci, De Benellis e Germana Castelpogni detta "Nelly" diedero a turno una palpatina al retro di "Capitan Pincus" Pagnetti..
 "Perché non elevi una vibrante protesta, Pagnetti?" chiese, sghignazzando, Armandini "Ora che Giovannitti è fuori uso per ustioni da caffè bollente, una bella invocazione del rispetto, della giustizia, della moralità, puoi farla tu, no?".
 Pagnetti sorrise. Era bello stare tra amici, scherzare, guardare le cose dalla parte serena della vita.
 Il cameriere portò a tavola delle lasagne buonissime.
 "Hai avuto un'ottima idea a imbrogliare le nostre mogli, Pagnetti!" disse Frenacci. "Ce la spassiamo alla grande, noi due, stiamo bene davvero, sereni, riposati, al sicuro… come due piselli in un guscio…"
 "Baccello!" corresse Giuseppe Pagnetti "Due piselli in un baccello!".

    Nel pomeriggio ci fu una conferenza di un attore che parlava del cosmo, della vita, dell' universo, dell'umanità, della pace, dell'amore, della felicità, della bellezza, insomma di tutte quelle cose meravigliose che, quando chiunque ne parla per più di tre minuti in televisione tutti afferrano il telecomando o si addormentano.
    E in effetti una pennichella Nelly e Patagotti, seduti in sesta fila, la fecero, protetti da occhiali da sole. Solo che Nelly si mise a russare e la cosa irritò non poco il conferenziere, che cominciò a parlare della morte, della guerra, dell'infelicità, delle cose spiacevoli della vita.
     E a sera tutti al cinema. Ovviamente non un film qualsiasi, ma il decimo film di Star Trek ("La Nemesi"), uscito da pochi giorni in Italia. Dai tempi del quinto film della serie, mai un lungometraggio di Star Trek aveva diviso tanto il pubblico. Il sentimento prevalente era una certa malinconia nel vedere una storia che, di fatto, era l'uscita di scena di molti personaggi che avevano accompagnato per anni i loro fans.
 "Un cattivo confezionato a tavolino che, più che una "Nemesi" mi pare un ragazzetto folle e meschino" commentò Frenacci all'uscita del cinema.
 "Ma è taaaanto cariiino" disse Nelly.
 "E ti pareva…" fece Patagotti .
 Pagnetti aveva le lacrime agli occhi. Patagotti gli mise una mano sulla spalla:
 "Ti sei emozionato non poco, vedo. Il finale struggente del film ti ha sconvolto, vero? Ti capisco, davvero. Una generazione di eroi, che abbiamo seguito in più di cento avventure, adesso non sarà più la stessa…"
 "No, no… il dente. Me lo sono rotto giovedì mangiando un biscotto. E adesso ho sbagliato a prendere il gelato. Ahioooo, che dolore…"

  Sabato fu la giornata delle grandi ospiti. Denise Crosby e Nichelle Nichols. Tutti avrebbero potuto conoscerle di persona, sapere di loro nuove cose, non di certo le cose che tutti già sapevano, cioè i motivi per i quali la Crosby aveva lasciato la serie o come mai invece la Nichols si era convinta a non abbandonarla grazie a un incontro con Martin Luther King, cose che ogni trekker legge da sempre in ogni loro intervista o biografia.
     Le domande che i trekkers fecero alle due attrici furono molto varie, ma per la maggior parte vertevano sui motivi per i quali la Crosby aveva lasciato la serie o come mai invece la Nichols si era convinta a non abbandonarla.

 Sabato sera: sfilata dei costumi. De Benellis aveva conquistato un posto in prima fila e scattava foto a klingon, romulani, visitors, borg…
Pagnetti, Patagotti e Frenacci erano seduti lateralmente. Quando Patagotti, detto "4 di 6", notò che c'era un tipo legato a una sedia, chiese a Pagnetti: "Sapresti dirmi chi è quello?".
 "È il tipo che ogni anno fa un monologo lunghissimo interpretando un astronauta che viene dal futuro. Credo che stasera non potrà fare il suo numero".
 "Lo slego?"
 "Ti menano."
 "Non lo slego."

     Intanto, lontano dalla Convention, Vanna Pagnetti era andata a far visita alla signora Frenacci per ringraziarla del fatto che suo marito Guido avesse acconsentito ad accompagnare Giuseppe a curarsi a Montecatini. Il televisore era acceso, trasmettevano il documentario "Italiani Trek", e le immagini del De Benellis che raccontava barzellette vestito da Ufficiale della Flotta Stellare sotto uno striscione con su scritto "Star Trek" attirarono la loro attenzione. Vanna e Teresa riconobbero, accanto al De Benellis, i loro mariti che ridevano.
 "Vile mentitore!" urlò Vanna rivolta allo schermo "Vedrai come ti aggiusto quando torni a casa!"
 "Ma… erano a fare quella cosa di Star Trek? Non a Montecatini? Oh, perbacco!" disse Teresa. Non disse proprio perbacco, ma considerate che l'autore di questa storia vorrebbe scrivere un racconto adatto a grandi e piccini.
 "Giuseppe, che bugiardo mio marito! Ma anche il tuo!"
 "Macché, vedrai che, quando torneranno, Guido mi confesserà tutto subito!"
 "Credi?"
 "Vedrai."

     Domenica mattina Gianfranco De Benellis si presentò al Centro Congressi con le valigie, e salutò gli amici comunicando loro che non sarebbe potuto restare fino alla fine della Convention per urgenti motivi di lavoro.
 "Come vai alla stazione?" gli chiese Frenacci.
 "Prendo un Taxi."
 "Ma no! Ti accompagno io. Sai dov'è la stazione?"
 "No. Sono arrivato in stazione giovedì e il Taxi mi ha portato all'albergo, non ho memorizzato il tragitto"
 "Poco importa. Chiederemo strada facendo".
 Girarono a vuoto per il paese romagnolo per un bel po', e incontravano solo turisti, finché trovarono l'unica persona del luogo disposta a dar loro informazioni: un signore in bicicletta, balbuziente. Molto balbuziente. Sembra una vecchia barzelletta: il treno sta per partire, il tempo passa e il tipo fa: "Pe… pe… Per la sta… La Sta… La Stazio… ".
    Se vi dico che chi scrive queste righe ha vissuto personalmente questo episodio, proprio pochi giorni fa in partenza da una Convention di Star Trek, forse in pochi mi crederanno. Comunque sono arrivato in tempo alla stazione, mentre io e il gentile amico che mi ha accompagnato ridevamo fino alle lacrime per esserci trovati dentro una specie di storiella di Gino Bramieri. Perciò adesso scrivo che anche De Benellis arrivò in tempo alla Sta… alla Sta… zione e prese il tr… il tr…
    La Convention, intanto, proseguiva con grande afflusso di pubblico: il programma era infatti ricchissimo, e vi furono incontri con almeno una dozzina di attori, sceneggiatori, registi di Star Trek. Non tutti avevano lo stesso seguito, si andava dal pienone in sala per il secondo incontro con la Nichols e la Crosby, alla sala semi-vuota per colui che aveva interpretato il quarto klingon da sinistra durante una gara di corsa nei sacchi tra l'Impero Klingon e la Federazione nel primo film di Star Trek, scena tra l'altro mai vista al cinema perché, si diceva, era stata tagliata in fase di montaggio, e non era neanche stata recuperata nei contenuti speciali del DVD Special Edition.
     Un altro attore, l'interprete di un andoriano in un episodio della Serie Classica, aveva un banchetto dove vendeva le sue foto e rilasciava autografi. Il primo giorno non ebbe nessun acquirente, e il giorno successivo abbassò il prezzo da 20 a 10 euro. Lo sconto non ebbe nessun effetto, il terzo giorno le foto erano a 5 euro e l'attore ti cantava pure una canzone del repertorio di Bing Crosby, e fu così che ne vendette una a Nelly.

     La Convention si concluse alla grande, con una festa al ristorante del Centro Congressi, tra liquori, spumante, deliziosi manicaretti, commoventi discorsi di ringraziamento. E tutti in coro cantarono il famoso "canone" che chiudeva il quinto film di Star Trek:

"Row, row, row your boat
 Gently down the stream.
 Merrily, merrily, merrily, merrily,
 Life is but a dream…" .

Dagli occhi lucidi di Pagnetti scese una lacrima.
 "Il dente, vero? Ti fa molto male?" gli chiese Patagotti.
 "Il dente? Non mi fa male più, il dente."

     Pagnetti e Frenacci, dopo un viaggio senza problemi, erano davanti alla porta di casa Pagnetti.
 "Guido, non farti sfuggire una parola. Ti faccio nero, se tradisci. Anzi, peggio. Dirò a tua moglie che hai fumato il sigaro. So che lei odia che tu fumi i sigari".
 "Ricatti un amico, un compagno di avventure?".
 "Chiamala un'assicurazione".
 Al di là dell'uscio li attendevano le loro due consorti:
 "Vanna, vediamo un po' adesso come ci racconteranno, quei due, i loro giorni alle Terme di Montecatini"
 "Cerchiamo di agire astutamente, facciamoli parlare".
 "E dopo?"
 "Li sistemeremo per le feste, i due…bah… trekker!"
 Aprirono la porta, i loro mariti apparivano sorridenti e sereni, vi furono abbracci e baci di benvenuto.
 "A Montecatini il tempo era magnifico" disse Pagnetti.
 "E il cibo ottimo!" aggiunse Frenacci.
 "Mi ha fatto proprio bene!" soggiunse Pagnetti.
 "Anche a me serviva qualche giorno alle Terme, sapete?" disse Frenacci.
 "Che c'è di nuovo?" chiese Guido Pagnetti.
 "C'è di nuovo che a Montecatini non ci siete stati, secondo me. Non è che siete andati in Romagna, invece, alla Convention di Star Trek?".
 "Ma che dici, cara?" disse Guido, cercando di dominare la paura "Avevo bisogno di cure termali, e Montecatini era quello che ci voleva, il tempo era magnifico, il cibo ottimo…"
 "E l'albergo? Dille dell'albergo" volle aggiungere Frenacci "Uno dei più belli di Montecatini…".
 "Hai sentito, Teresa? Sono due bugiardi. Bugiardi e uguali, come due piselli in un guscio". "Baccello!" corresse Frenacci "Due piselli in un baccello!".
 "Giuseppe! Guardami negli occhi!" disse Vanna "Devi essere sincero. Più di quanto tu non lo sia stato finora. Mi hai detto tutta la verità?
 "Ma che vuol dire? Credi che ti stia mentendo? Ma è ridicolo, assurdo!"
 "Una sciocchezza madornale!" sottolineò Frenacci.
 "Proprio madornale!" aggiunse Pagnetti "Non racconto bugie, io, e questa sarebbe insensata! Non è vero, Guido?"
 "Certamente, Giuseppe!" gli rispose l'amico, con un sorriso da persona convinta di quello che sta dicendo.
 "Guido mio" disse Teresa "Una confessione fa bene all'anima. Il tuo amico ha detto la verità?"
 Guido non reggeva lo sguardo indagatore di Teresa. Cedette subito:
 "No! No! Siamo stati alla Convention Trek, non siamo andati a Montecatini! Mi ha detto di dire che andavamo alle Terme, ma non ci siamo andati!"
 "Vieni a casa, Guido, andiamo!"
 "Oh, no!" Guido tremava, era rosso in faccia "adesso mi ammazza! Chiamate le pompe funebri!".

     Guido e Teresa erano andati via. Giuseppe non sapeva come rompere il silenzio che si era creato. Poi, con il più dolce dei suoi sorrisi, disse alla moglie:
 "Che ne diresti di un viaggio in montagna?".
 In casa non restò neanche un piatto o una tazzina intera.
 Furono scaraventati addosso a Pagnetti, tutti, dalla moglie infuriata.

     Frenacci era sdraiato davanti al televisore. Accanto aveva un long drink al pompelmo servitogli dalla moglie, una scatola di cioccolatini, una fetta di torta. Fumava un sigaro.
 "Vedi, Guido?" gli diceva la moglie, con tenerezza "La sincerità è la miglior virtù".
 Si sentivano provenire terribili rumori dall'appartamento accanto, stoviglie che volavano e si fracassavano addosso ai muri, ai mobili, a Pagnetti. Poi il silenzio che segnava il già citato esaurimento di piatti e tazzine.
     Frenacci andò a trovare l'amico. La porta era aperta. Trovò Giuseppe seduto per terra, tra cocci vari. Aveva una pentola in testa, usata come casco per proteggersi dalle stoviglie volanti.
 Si fissarono in silenzio.
 "Che ti ha detto tua moglie?" chiese Pagnetti.
 "Ha detto che la sincerità è la miglior virtù". Si girò per andar via, beccandosi in pieno sulla schiena la pentola-casco.

     "Spazio, ultima frontiera, questi sono i viaggi della U.S.S. Festival. La sua missione è quella di esplorare gli strani, nuovi mondi di Star Trek, e le magnifiche storie che narrano di nuove forme di vita e di nuove civiltà, per arrivare là dove nessuno è mai giunto tragicomicamente prima".




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