E adesso un po’ di parole per parlare di parole.
(“Parliamone” dirà qualcuno, parlando) .
Queste mie riflessioni nascono dal fatto che su facebook avevo messo questa frase :
“scrivere e parlare deve esser connesso col rapporto con la realtà,
tutto il resto è sprecare parte della nostra preziosa esistenza”.
La frase l’avevo estrapolata da un mio commento fatto su instagram a un intervento di una bella persona, la giornalista e scrittrice Francesca Barra, che è intervenuta a proposito di un infelicissimo intervento televisivo di un noto giornalista. Che non nominiamo, suvvia, non facciamogli pubblicità, la cosa che probabilmente lui cerca ogni giorno sparando puttanate anche coi titoli del suo cosiddetto giornale.
In sostanza, questo signore ha detto in diretta TV che i meridionali sono esseri inferiori. Non esamino neppure i suoi interventi ulteriori sull'argomento. All'inizio pensavo che non parlarne affatto fosse la scelta migliore, ma, a questo punto, visto che se ne parla tanto, vorrei scrivere un mio approfondimento.
Scriveva Francesca Barra, appunto su Instagram, in questa occasione: “Sono una giornalista professionista iscritta all’ordine, una scrittrice che ha sempre omaggiato il suo sud. Sono meridionale. Potrei inondarvi di descrizioni reali sui meridionali (…) , oggi ho davvero bisogno invece di sentirci tutti uniti, di ricevere informazione corretta e non slogan: siamo uniti, come non mai. È forse questo che vogliono distruggere?” .
Io sono un medico che lavora al Sud e ha lavorato al Nord. Quattro anni sulle Alpi Cozie, in quanto a Nord non mi son fatto mancare nulla (Montagna!). Ho fatto anche il Corso per Ufficiale Medico di Complemento a Livorno (Mare!) con altri 44 colleghi di ogni parte d’Italia, con alcuni dei quali siamo in contatto e ci sentiamo come fratelli, a distanza di più di 30 anni.
Come ho scritto in risposta ai bei commenti fatti alla mia frase, il rapporto coi pazienti e coi colleghi , dalle Alpi all’Etna, non ha tenuto mai conto della differenza di origine geografica.
Chi invece ha esternato in TV quelle parole ignobili si vede che non rapporta le sue parole col reale ma con una distorsione del reale slegata dalla vita.
La parola deve corrispondere all'azione e alla descrizione della realtà, ma a volte ne è slegata. Il razzismo, il pregiudizio, la distorsione dei fatti, sono esempi di spreco di parole e di vita. Essere inseriti nella azione impedisce che si parli a vanvera.
Un giornalista seduto alla sua scrivania dice che quelli del Sud sono inferiori a quelli del Nord. Ma se si trovasse a dover essere assistito da un medico dell'emergenza a causa di un malore grave improvviso, gli chiederebbe se è di Trento o di Trapani?
Tra l’altro leggo che il giornalista ha fatto poi un tweet dove, nel tentativo di dire che le sue parole erano state travisate, le spiega dicendo altre cose offensive.
Parole, parole, parole…
Oggi si permette con serenità che vi siano trasmissioni ( sopr4ttutto su un4 certa rete) per lo più dedite a dar voce a pregiudizi e razzismo. Gente insospettabile condivide (distrattamente, suppongo) sui social notizie create per alimentare fanatismi e valutazioni basate su dati vaghi e numeri inventati.
Ma non bisogna andare così lontano, intendendo come lontano il pensiero di un anziano giornalista in declino. Il rischio di parlare, o scrivere sui social, senza pensare al rapporto col reale che deve esserci nelle nostre parole, è presente in ciascuno di noi. E alle volte si rivela drammaticamente.
Chi di noi non vede persone che nella vita di tutti i giorni sembrano attente a quello che dicono, d’un tratto slegarsi dalla realtà mettendo per iscritto sui social scivoloni verbali abbastanza pesanti?
E non ci capita di assistere (o partecipare) a discussioni dove si perde di vista la logica?
Facciamo i maleducati e i diseducatori intervenendo, e non ce ne accorgiamo, sovente.
Tutto attraverso semplici, apparentemente innocue, parole.
È una delle frasi più famose del film “Palombella rossa”, diretto e interpretato da Nanni Moretti nel 1989, girato in prevalenza nella piscina delle Terme di Acireale. Michele Apicella, funzionario di partito, in seguito ad un incidente perde la memoria e cerca di ritrovarla attraverso ricordi offuscati ed una realtà che non riesce a capire o nella quale non si riconosce. È un film sulla perdita di identificazione, tema caro al grande regista e sviluppato in capolavori come “Aprile” , “Bianca” , “La Messa è finita” . Oggi, a distanza di più di 30 anni da quella frase, pronunciata prima che le attuali imperanti forme di comunicazione fossero inventate, è come se questa incapacità di comprendere, valutare e usare le informazioni incontrabili, e connetterle con la parola, si sia diffusa come un virus peggiore del Covid-19 di questi giorni.
Ci colpisce a ogni età. Internet, risorsa preziosissima, serve per molti solo a mandarsi su whatsapp foto di gattini e filmati inutili, e facebook a dare autorizzazioni alla privacy con lo scopo di sapere a che razza di cane somiglieresti. Ed è una inconsapevolezza diffusissima, e spesso inguaribile.
È un mondo sempre più pieno di opportunità offerte a gente che non le vuole capire assolutamente, neanche a colpi di legno, neanche se muoiono migliaia di persone. Cosa guarda in TV la negoziante, non una emarginata, che al telefono pochi giorni fa mi ha detto “Ma anche in Sicilia c’è gente che ha preso questo virus?” . E perché la TV che guardo io, un semplice TG preso a caso, è così incompreso, non veramente ascoltato?
Le parole sono importanti. E oggi abbiamo, più che mai nella storia, la possibilità di accedere a tutta la storia, la geografia, le notizie … ma abbiamo perso discernimento, ubriachi di possibilità di accedere a tutte le parole del mondo quando vogliamo, dove vogliamo.
E di fronte a tutta questa ricchezza… aiutiamoci a non sprecarla. L’un l’altro. Attraverso le parole. Che sono importanti.
Nota 1: Il titolo di questo articolo era l’incipit di una canzone bellissima, un geniale mix di testo recitato e canzone, interpretato dalla cantante Mina e dall'attore Alberto Lupo
( https://youtu.be/BXzXLc4dVsY ) .
Fu la sigla di uno show televisivo del 1972, “Teatro 10”. La storia di questo brano è interessantissima. Su Wikipedia c’è la storia di questa canzone, e delle sue varie versioni: https://it.wikipedia.org/wiki/Parole_parole#Musica_e_testo .
Nota 2: Spesso i miei articoli e i miei racconti, da quando ho iniziato a scrivere sul web, sono accompagnati da un mio disegno. È una abitudine di origini lontane: la mia maestra di quarta elementare notò che qualche volta, alla fine di un tema, facevo un disegno nello spazio vuoto rimasto nella pagina, e mi incoraggiò a farlo a corredo di ogni tema . Noterete che non riesco più a smettere. Il disegnino di stavolta è ispirato alla locandina del film “Palombella rossa”, citato nell'articolo.
Incontro con Nanni Moretti - 27/01/19 - Cine Teatro Odeon Catania - Presentazione del film "Santiago, Italia" ------------------------------------------------------------ @navarca su twitter@navarca su instagramIL NAVARCA su facebook |
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