giovedì 16 aprile 2020

Tarallucci e Nino

    Avrete notato che ultimamente ho ricominciato a scrivere su questo blog.
Mi ricordo che, 5 anni fa, un bel mattino, visto che una rivista professionale aveva in quei giorni pubblicato un mio testo satirico ( Mai dire trekker, che vinse anche il Premio Italia nel 2016 ), pensai che potevo anche provare a ri-cimentarmi nel genere su questo mio blog, che usavo pochissimo. Pubblicai un raccontino intitolato “GLI STREKKATI DELLA TARALLUCCIOCON”
    Ora, capitemi, ultimamente sto tirando fuori dai cassetti un po’ di miei scritti, ma oggi vi parlerò di qualcosa che ho dovuto nascondere, "Scheletri nell'armadio" si dice in casi così.           Ma ultimamente ho deciso che, come diceva una mia indimenticabile amica lombarda, "A casa mia non si butta mai niente". Miei piccoli lettori, lo farò perché ho deciso che non voglio nascondervi nulla. Ma  lo farò con circospezione, “coi dovuti accorgimenti”.
     Ero stato il mese prima a una convention di fantascienza, potevo starci solo la fine settimana, e il sabato mi annoiai un po’ perché quell’anno la mia convention favorita in quel sabato fu prevalentemente dedicata a una serie televisiva che non seguivo, che chiameremo “Prof. Cervino” ( fidatevi, stavolta voglio tenere questo articolo sul mio blog), ma che aveva un grandissimo successo.     Sul palco dominava un grande oggetto riferito alla serie, una specie di macchina spaziotemporale che non nomino, capirete poi perché. Chiamiamola Nino. Il mio posto a sedere durante tutta la convention era davanti a un enorme Nino. Tutte le foto che feci agli attori, alla sfilata dei costumi, erano con Nino. Che era pure sulle torte della cena di gala, e in gadget,  in locandine...
    Nino. 
Poco tempo dopo la convention andai all’Expo a Milano. Mi divertii tantissimo e mi venne in mente una battuta, che mi piacque tanto da pensare di costruirci attorno un racconto. Due amici che parlano di una convention di fantascienza del futuro, dedicata a tante serie, ma soprattutto a una saga immaginaria, Tarallucciolandia. La battuta era questa:

"Quell’anno andai all’Esposizione Universale, a Milano. A chi mi chiedeva cosa mi fosse piaciuto di più dell’EXPO, rispondevo che non vedere a una convention Nino, e stand-up del Prof. Cervino, era stato un sollievo”.

    E niente. Sapevo che il personaggio di Rugantino diceva qualcosa tipo “È meglio perdere un amico che una buona battuta”, ma, se proprio non persi amici, diversi amici pubblicamente su Facebook si lamentarono molto, come se avessi offeso i fan del Prof. Cervino.
    Riconosco che  il mio racconto era pieno di caricature, pieno di frecciatine, ma in fondo volto alla gratitudine per una “SuperCon” (così chiamavo l’immaginaria convention) che era gioia, e il finale della storia, che vi riproporrò tra poco, voleva esprimere questo, ma non riuscii a farmi capire. Mi credetti bravo in questo, capii che mi sbagliavo a crederlo. Ma in fondo, pensavo, è tutto in perfetto stile Navarca... Da 18 anni prendevo in giro i fan delle serie, era quello che scrivevo abitualmente, mi ero abituato a esser apprezzato nel fare un po’ a pezzi i buffi nerd (dei quali facevo parte) e i loro improbabili idoli.... ma...
    Qualcuno stavolta si era davvero offeso, vedeva la guerra anche dove c'era solo un po' di sano prendersi per il culo tra amici. Era satira di uno cresciuto dentro un certo modo di scherzare tra persone che si stimano, ma questo modo di scherzare non andava più. Mi dispiacque veramente. Tolsi l’articolo dal blog. Anche perché (pare) avevo offeso anche i fans di una serie di libri inglesi, chiamiamola Jimmy Puglisi per sicurezza, facciamo fosse un draghetto.

“Leo, ti ricordi di quella convention di trekker dove c’era pure gente vestita da personaggi di Jimmy Puglisi?”
“Mi ricordo di Jimmy Puglisi, Ugo. All’inizio del secolo tutti i ragazzi e molti adulti leggevano i libri di Jimmy Puglisi”
“E adesso che leggono?”
“I grandi non so. I ragazzi, per la maggior parte, niente”
“E come mai?”
“Non so, chiedi a un fan di Jimmy Puglisi, io non ho mai letto i libri del draghetto”.

    Capii con dispiacere che se una volta si poteva "osare" nel fare frecciatine, caricature, proteste velate da battute, adesso il mondo era cambiato, ora ci si offendeva, per me era una triste novità.  Mi sentii fuori posto, altro che il fan davanti a Nino. Avevo provato a riprendere a punzecchiare i fan come su una storica mailing list avevo fatto per lustri, e adesso c’era chi si offendeva, ed era un danno causato da me, volevo far ridere e stavo facendo soffrire.
    Certo, mi stavo (anche) levando sassolini dalla scarpa, come la storia dei “detrattori militanti del kelvinverse”, gente che nei social stava a parlare male da mane a sera dei film di Star Trek di quel periodo…

"...Una minoranza di fan della saga non apprezzava i film dopo il reboot di J. J. Abrams, ma operarono una tal militanza sui social a parlare male delle nuove storie che tutto il resto dei fan persero il gusto di parlare di Star Trek, perché i pochi detrattori dei nuovi film avevano trasformato il parlare di Star Trek in uno stress, al punto che in qualunque discussione su Star Trek, anche antico,  o sulla fantascienza in generale, infilavano disprezzo per le cose recenti di Star Trek, con una insistenza e una caparbietà che sfiorava l’ossessione. La maggior parte dei trekker cercavano il divertimento e la serenità nella fantascienza e in Star Trek, si videro costretti a disertare i gruppi, a temere di parlare di Star Trek nel timore che sbucasse fuori la polemica sui film nuovi. I film erano semplicemente dei film, una serie lunga può non piacere ad alcuni in alcune sue fasi, ma è pur sempre la grande serie che dovresti amare perché prosegue con successo. Ma alcuni trekker scelsero di avvelenare tutta la torta”.

    E, ovviamente, c'era il fatto di aver tirato fuori  Tarallucciolandia, la serie che non esisteva se non nella mia fantasia. Una serie che fagocitava il fandom di tutto il resto, ciò stavolta fu visto come un “attacco” ai fans delle serie che non mi interessavano. Facevo il mio onesto “lavoro” di far satira, ma mi trovai con espliciti messaggi che disapprovavano il mio racconto. Non ci furono altri tentativi di cimentarmi nel genere "satira dei fan". Mi misi a scrivere altro genere di articoli. 

La sala del Centro Congressi era un tripudio di manifesti di Tarallucciolandia.
“Nino? Non vendiamo Nino da anni” stava dicendo Joe (ho cambiato il nome), il più celebre venditore di meraviglie per fans, rispondendo a un cliente “il Nino è… come dire… tipo una maglietta di Star Trek, oramai. Vuoi un portachiavi col simbolo di Tarallucciolandia?”
“Ehilà. , come va?”
“Leo, ciao! Fatti abbracciare! Sei venuto in treno?”
“Sì”
“Fatto buon viaggio?”
“Certo. Fino a Salerno il treno è ultraveloce, la parte più lenta è da Roma a Bologna, ma spero vi adeguerete anche voi, presto”.
In un angolino c’era Pio (ho cambiato anche questo nome), anziano ma sempre bellissimo, in un banchetto dedicato a…
“Il club di Star Trek? Esiste ancora?” chiese a Pio una ragazzina con la maglietta di Sgjupxj, l’alieno pazzo di Tarallucciolandia.
“Certo” rispose Pio “abbiamo molti soci. Ci si iscrive al club di Star Trek, ma l’importante è dire che ti piace di più un’altra serie”.
“Per non sembrare vecchi?”
“No, per non sembrare troppo trekker. Come quelli di quelle foto. Vedi quelli vestiti da klingon? E quel tipo strano tutto vestito di stelle?”
“Che personaggio di Star Trek è uno vestito tutto di stelle?”
“Nessuno. Infatti quel tipo, che ora è morto da anni, si fece fare quel vestito solo perché aveva visto quella strana stoffa in una merceria. Disegnava male, scriveva peggio, ma era, ogni tanto, qualche volta, simpatico”.
“Ma non c’è l’ospite di Star Trek, quest’anno?”
“No” rispose Pio “non c’erano abbastanza soldi per pagare il biglietto del viaggio di Zachary Quinto, anche se non voleva esser pagato per fare l’ospite. In compenso abbiamo il parrucchiere di Chewbecca, il doppiatore di Puccio Iperspazio, 3 attori di Tarallucciolandia, 15 scrittori connettivisti…”.
Non finì di parlare, la ragazzina se ne era andata, richiamata da una musica ritmica. Alcuni cosplayer impersonavano personaggi di fumetti coreani danzando attorno a un gigantesco bombolone di cartapesta. Tutti li guardavano. Tantissima gente. Erano contenti. Era il loro momento preferito. Era la convention più attesa. Come sempre, da tanti anni. Felicità, amicizia, incontrarsi con la scusa della passione per un film, un telefilm. Qualcuno, tanti anni prima,  aveva immaginato e poi creato tutto questo. Chiunque fosse,  di sicuro meritava infinita gratitudine.

    Noterete che ho dovuto togliere riferimenti a delle saghe, ma che Star Trek l’ho potuto lasciare. Perché, almeno, si sa abbastanza che amo molto questa serie e che ho scritto centinaia di pagine di satira sui trekker e sugli episodi. E questo, almeno, non sembra offendere nessuno, finora. Forse. Ma perché dico “forse”? Perché ho anche trovato questo mio vecchio articolo (corsi e ricorsi storici?) del 2003, del quale mi ero scordato, e nel quale, guarda caso,

Chiedo scusa se parlo di Star Trek
(Star Trek Italia Magazine, novembre 2003)

Allo Star Trek Italia Magazine era una di quelle giornate dove ciascuno era dedito alle proprie occupazioni abituali.
Longarini riscaldava la sua fagiolata ai funghi e carciofi.
Alf cantava la Traviata facendo tutti i personaggi.
Antonella disquisiva sui sette peccati capitali, i dieci comandamenti, i quattro cavalieri dell'Apocalisse, i tre moschettieri e i quattro più quattro di Nora Orlandi.
Summer leggeva ad alta voce l'opera omnia libraria di William Shatner.
Rossella lucidava il ritratto di Johnny Depp.
Asteron non faceva nulla.
    Io stavo lì a prepararvi il mio articolo per questa rubrica, indeciso se trattare di un falso scoop sull'undicesimo film di Star Trek, "L'accappatoio vivente", con protagonista Sette di Nove,
se narrarvi la storia di un'astronave capitanata da Silvio Berlusconi, con Pier Ferdinando Casini Primo Ufficiale e Piero Fassino assimilato dai Borg, o tirar fuori delle panzane su un finale alternativo di "Nemesis" con Shinzon che decide di arrendersi e va a stare a casa di Picard e lo chiama "pà"
oppure un bel raccontino su Chakotay che torna a casa dopo sette anni sulla Voyager e ascolta sette anni di segreteria telefonica, o narrare le avventure del Guardiamarina dell'Enterprise di Archer che anziché l'Accademia della Flotta Stellare ha frequentato il CEPU.
    O forse vi avrei intrattenuto con l'equipaggio dell'Enterprise D a "L'Isola dei Famosi" o avrei provato a immaginare "Se la Serie Classica fosse stata prodotta dopo Enterprise", con Cechov coi capelli a spazzola, Uhura con una quinta di seno e Kirk una pallida imitazione di Archer.
Scusate un attimo, faccio una pausa.

ZAZUERA ZAZUERA  ZAZUERA ZAZUERA
A-E-I-O-U IPSELON  A-E-I-O-U IPSELON
FIO MARAVILHA  NOS GOSTAMOS DE VOCE
FIO MARAVILHA
FAZ UM PRA' GENTE VER
BRIGITTE BARDOT BARDOT
BRIGITTE BEIJOU BEIJOU

    Non sono impazzito. Ho scoperto che ogni volta che io o Longarini citiamo questa canzone in un articolo, decine di persone arrivano alle pagine dello Star Trek Italia Magazine attraverso i motori di ricerca.
Dove eravamo rimasti?
Ah… ecco…
    Stavo lì a decidere quale sarebbe stato l'argomento da trattare questo mese in questa rubrica.
Magari una roba del tipo "Che mondo sarebbe senza Star Trek?". Da grande fan di Marzullo mi son posto la domanda, mi sono risposto da solo e ho visto che mi avanzava un'intera libreria: tolte le cassette, i libri, le riviste, i CD e i DVD, c'era un vuoto che sarebbe stato riempito da altre forme di cultura o da scatole di puzzle o da cassette di liquori, non so.
    Poi un sacco di tempo libero, tanti soldi in più o, al limite, cofanetti di DVD di altre serie.
Il teletrasporto? Quello de "L'esperimento del Dr.K".
    Le orecchie a punta? I folletti, gli elfi, forse i demoni.
Shatner? Quello di T.J. Hooker.
    Stewart? Quello che fa Xavier.
Rossella Marchiselli? Chi? Sarà la solita velina fidanzata con un centravanti.
    La posta elettronica scaricava solo mail di lavoro o le straordinarie offerte per farsi prescrivere il Viagra, il Valium via Internet o allargamenti e/o allungamenti di parti anatomiche, più quello che vende biglietti da visita.

    Poi in televisione è apparsa quella pubblicità.
Una compagnia telefonica decide di lanciare un nuovo servizio, che contiene la parola "STAR", riferita in questo caso al tasto "asterisco" del telefono di casa, quello a sinistra dello zero.
    Il creativo di turno ha deciso allora che sarebbe stata un'idea simpatica fare uno spot con dei riferimenti a Star Trek, con tanto di vulcaniano in divisa della Flotta Stellare (più o meno quella degli ultimi film del primo equipaggio) che si teletrasporta.
    Ho osservato lo spot riflettendo sul fatto che quando non l'avevo ancora visto avevo letto in qualche mailing list di trekkers diversi commenti negativi.
    Il fatto che si prendesse in giro Star Trek, anziché esser giudicato un segno della popolarità della serie amata, era visto da molti come un fatto fastidioso o addirittura offensivo.
    A un mio commento positivo e sorridente qualcuno mi ha detto: "Si vede che sei troppo assuefatto alla comicità demenziale, nonché paradigmatica dell'opinione malata che si ha dei trekkers e di Star Trek stesso."
    Ora, miei cari tre lettori, di me potete non conoscere molte cose ma saprete qual è il mio hobby principale: sono un fan di Star Trek che scrive prendendo in giro Star trek e i trekkers.
    Il fatto è che…
Scusate, mi squilla il cellulare. La suoneria è "Sherazade" di Rimskij-Korsakoff, quindi non può essere che lei…

Sì, ciao. Stavo giusto preparando il pezzo. Si chiama "Lasciate un messaggio dopo il bip", c'è Chakotay che torna a casa dopo tutte le vicende di ENDGAME e accende la segreteria telefonica e trova 6543 messaggi… Come?
"Non fa ridere"?
No, guarda, posso fare "U.S.S. Arcore", dove Capitan Silvio fa: "Mi consenta, guardiamarina, ci porti fuori!". Ci metto pure la legge Bossi-Fini sugli extraterrestri non regolari… 
Troppo politico, dici?
Ma tiro un colpo al cerchio e uno alla botte… ci metto Violante che complotta e Bertinotti che borbotta…
"Fa tanto Bagaglino" dici.
Allora senti questa: scrivo una storia dove Sette di Nove viene spiata nella doccia sonica da Kim, che le ruba l'accappatoio. Sì, capisco.
Fa tanto filmaccio anni 70.
Una bella storia di Picard, Deanna, Worf e tutti gli altri a "L'Isola dei Famosi"?
Perché mi dici questo? Io non scrivo sempre le stesse cose.
Guarda, mi si sta scaricando la batteria, ne riparliamo. Ciao, direttore, ciao.

    Dicevamo, la satira su Star Trek.
Quando in Italia ci si dimentica della nostra saga preferita ci lamentiamo mentre ora, invece, (credetemi) ho letto lamenti perché qualcuno ci scherza sopra.
    Tempo fa un trekker mandò in una mailing list Trek un'immaginaria scherzosa intervista a un'attrice di Star Trek, alla maniera del comico Dario Vergassola. Non so se avete presente, il comico ligure per un certo periodo ha intervistato attrici e showgirls, chiedendo ad esempio ad Asia Argento: "Quando ha avuto la prima mestruazione ha pensato a uno scherzo di suo padre?" O a Martina Colombari: "Quando si è accorta che Alberto Tomba era di nazionalità italiana?".
    In genere esordiva, ad esempio, con: "Lei fa l'amore con trasporto?" Per aggiungere istantaneamente: "Me la darebbe in un camper?" Ecco, la falsa intervista era una roba così, una perfetta "vergassolata" in chiave Trek.
Apriti cielo. Ci fu chi si offese e fu colto da ira funesta. Volarono parole grosse.

    C'è sempre qualcuno che, anziché ridere di battute su qualcosa che ci interessa, reputa l'argomento assolutamente intoccabile.
    Altro esempio: nella trasmissione "Mai dire Domenica" hanno mandato in onda la più bizzarra parodia Trek che qualsiasi uomo abbia mai visto prima: si intitolava "Starfinger" e vi invito a vederla all' URL https://youtu.be/vmdvrhVMEns  .
    Anche qui molti si sono divertiti e qualcuno si è irritato al punto di proporre (spero in maniera faceta) la fondazione del gruppo d'azione "Anti Parodia Trekker ovverosia ne abbiamo piene le scatole".
    Per la cronaca: lo stesso promotore di tale gruppo d'azione legge lo STIM e pochi mesi or sono chiese in una mailing list Trek, a proposito di un tipo che da sette anni si è specializzato nello scrivere parodie Trek (al punto di poter vantare la maggior produzione italiana sull'argomento): "A questo pover'uomo ancora non l'hanno ricoverato alla neuro?"
    Ma c'è satira e satira.
    Dà fastidio anche a me chi dileggia con mancanza di rispetto, ma qui stiamo appunto riferendoci a citazioni scherzose, di parodie, e lo spot del quale parlavo prima sembrerebbe una cosa del genere.
    Ma c'è di più. Lo spot della compagnia telefonica mostra che quando si parla di futuro, di stelle, è quasi inevitabile pensare a Star Trek, anche se non si conosce a fondo la saga. A noi trekkers con il senso dell'umorismo questa cosa piace, anche se ci costringe a vedere una pagliacciata con teletrasporto e alieno di Vulcano annesso.
     Che dite, possiamo continuare a scherzare su Star Trek?
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