domenica 1 marzo 2020

Living together


    Non entrerò nel merito delle vicende che stanno riempiendo le pagine dei giornali. Le informazioni su infezioni e contagi ci sono. O no?
Ohibó, perché ho scritto "o no?"?
Perché se c'è una cosa che noto in questa storia è che ogni giorno ci sono tre o quattro informazioni importanti sulla vicenda. Forse anche qualcuna di più, che ne so.
    È che affogano. In un mare di 1000 messaggi.
Un problema serio deve veicolare poche informazioni utili. Come fanno ad arrivare se camminano insieme a una valanga di news sull'argomento?
    Oggidì le notizie non arrivano solo attraverso giornali, TV e radio come quando ero meno anziano, "e ce lo so" direbbe un blogger di Roma e dintorni. Giungono anche attraverso i social network e le applicazioni di messaggistica, "sapevatelo" direbbe gente che scrive modernamente.              Alcuni hanno l'abitudine di restare collegati a questi ultimi mezzi di comunicazione mentre lavorano, non so come facciano.
Lunedì scorso, ad esempio, nelle piccolissime pause di una intensa giornata lavorativa (sono quello che tutti amano definire "il medico curante"), ho ritenuto che qualche minuto dovesse essere dedicato a dare una veloce occhiata alle mail e alle prime pagine dei giornali online. Nel frattempo una certa utilissima chat professionale (dove magari, come di norma in quella chat, qualcuno inoltrava disposizioni regionali e nazionali, iniziative utili, consigli preziosi o frasi intelligenti) produceva un migliaio di messaggi. Questo dopo che l'amministratore del gruppo, prevedendo che sarebbe stata una giornata mediaticamente intensa, non si era raccomandato altro che stare attenti a non intasare di messaggi la chat quando in molti attendevano soprattutto notizie "d'ufficio" dopo un weekend drammatico per tutti. Vi ricordo che il problema "grave" per l'Italia è emerso venerdì pomeriggio.
    Nel frattempo la gente comune guardava telegiornali su telegiornali, leggeva Facebook su Facebook e chi più ne ha più ne metta, poi chiedeva al medico curante informazioni sul virus del momento. Cercava un parere autorevole quando l'informazione (quella che potremmo sinteticamente definire "ufficiale") non riusciva ad esserlo, dando versioni discordanti, veicolando contemporaneamente "è un'epidemia di una infezione grave", "è solo una banale influenza" e tutte le sfumature possibili tra queste due notizie.
    Nel frattempo alcuni colleghi (l'ho scoperto dando poi qualche occhiata salterina alle "conversazioni") provvedevano a deludermi, farmi scoprire mediocrità insospettate, divenire veicolo di informazioni se non proprio fuorvianti, perlomeno molto confuse.
    Certo, non era mai accaduto che i TG parlassero di "quarantena", che si chiudessero scuole di diverse zone, si sospendessero manifestazioni e spettacoli. È un fatto nuovo, ohibó.
Ma lì si vede il sapiente, il modesto, il saccente, il "cintura nera di ansia", il genio, il pirla. Niente come "un fatto nuovo" ti fa dare una rivalutazione di te stesso e di chi ti circonda.
    Tutti navighiamo tra il non saper nulla di qualcosa e il sapere qualcosa di qualcosa, si può restare autorevoli anche ammettendo di non sapere tutto, di non avere una certezza sul futuro di una questione calda e recente; mentre l'atteggiamento di chi sembra aver capito tutto (tutto quello del quale si avrebbe bisogno e che sia necessario fare) mi sembra fuori dal reale, non avete anche voi voglia di reale quando ci sono dei nuovissimi problemi?
    Ma intanto chi ci chiede di dare una risposta a una semplice domanda, chi vuole una parola per tornare a casa un po' più consapevole è lì, a chiedere che tu sia tutt'altro che vago, vuole vederti forte, vuole una figura attendibile e frasi concrete.
    Le informazioni utili sono lì, cerchiamole con metodo, imparare a individuare e usare fonti appropriate d'informazione, non ci inventiamo "istruzioni per l'uso" personalizzate e differenti dalle circolari ufficiali, confondere la gente con il "fai da te" della comunicazione può far danni peggiori del male stesso.
    E una cosa va attenzionata adesso che si è più vigili sulle problematiche di salute. Forse la più ovvia, ma quella da ribadire lo stesso. Le precauzioni igieniche, quelle che riguardano lo stile di vita, i comportamenti che ci difendono dalle infezioni, sono per tutti i giorni. Lo erano prima del coronavirus, lo sono adesso che ci sono contagi, lo sarà anche se questa brutta storia finirà (come tutti speriamo).
"Amore mio non devi stare in pena,
questa vita è una catena,
qualche volta fa un po' male.
Guarda come son tranquilla io
anche se attraverso il bosco
con l'aiuto del buon Dio,
stando sempre attenta al lupo.
Attenti al lupo.
Living together..."
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1 commento:

merins ha detto...

Con l’aiuto del buon Dio , già...