lunedì 13 dicembre 2021

La sindrome di Totò e Peppino

   
    La sindrome che diede il titolo a un mio articolo apparso nel mese di giugno 2001 nella rivista “Star Trek Italia Magazine”, che qui ripropongo venti anni dopo modificando il passato prossimo in passato remoto, ed era un mio report della XV STICCON (la convention dei Fan di Star Trek tenutasi a Bellaria dal 24 al 27 maggio 2001) , trae il proprio nome dalla nota scena cinematografica nella quale i due più grandi comici di ogni tempo scendevano dal treno alla Stazione di Milano abbigliati come se dovessero andare in Siberia.
     Io sono particolarmente affetto da questo disturbo, che consiste nel fatto che ogni volta che viaggio verso il Nord Italia in mesi in cui il clima non è ancora definito da una stagione chiaramente iniziata, tendo ad avere grossi dubbi sul vestiario occorrente durante la trasferta. 
Dall' archivio STIC-AL


      Questo non è l'unico effetto causato dal fatto che sono stato per quattro anni un siciliano che lavorava a Cuneo, ve ne sono molti altri, ma non è questa la sede per elencarli, anche se sono anni che vorrei fare un bell' articolo su Cuneo, ma siccome quello era lo Star Trek Italia Magazine, gli articoli su Cuneo non li volevano.Magari era possibile fare un bell'articolo su Vulcano, su Betazed o su Ferenginar, luoghi alieni ammessi in quel magazine. Cuneo, e le sue interessanti forme di vita, no. Potei quella volta parlare di Bellaria, questo sì; c’era stata pochi giorni prima la Convention dei fans di Star Trek e questo era in tema con la testata della webzine. (NOTA: Anni dopo riuscii con “I trekkati”, a pubblicare su quella stessa rivista un racconto umoristico su una immaginaria convention in provincia di Cuneo, dal titolo “I TREKKATI”. Ma quella è un’altra storia) .
    Torniamo al 2001: a Bellaria c'ero già stato nel Novembre precedente per la Sticcon del 2000, la mia prima Convention; , ma a Maggio la località romagnola è un posto completamente diverso, è proprio quello che si dice "una ridente cittadina". Non che ridesse nel guardare i trekker camminare in divisa della Flotta per le sue vie, si dice "ridente" quasi ogni volta che si usa il termine "cittadina", altrimenti la si chiama "centro" o "paese".
    Voi pensate che stia divagando perché non sono capace di fare i report, me ne sono accorto.
Dicevamo della "Sindrome di Totò e Peppino".
PUNTO. PUNTO E VIRGOLA.
    Giunsi a Bellaria il giovedì nel primo pomeriggio, il clima era caldo, chiaramente estivo. Le mie valigie, oltre a una buona scorta di abbigliamento estivo, contenevano due felpe, un ombrello, una tuta, scarpe di ricambio (non si sa mai gli acquazzoni), varie camicie con maniche lunghe. Solo una dose di strana incoscienza aveva fatto sì che non contenessero anche qualche maglia di lana. Evidentemente esistono stati della sindrome che non avevo ancora raggiunto.
   
Voi state pensando che non ho ancora parlato della Sticcon, ma non è perché non sono capace, o almeno non solo per quello. Volevo solo spiegarvi bene che le mie valigie erano pesantissime. Dal mio stesso treno scese Bernard Carman, sacerdote americano trekker che avevo già conosciuto l'anno prima proprio a Bellaria. Decidemmo di fare insieme il cammino verso il Centro Congressi, dopo esserci informati sulla direzione da prendere. Vi informo che, pur essendo affetto dalla "Sindrome di Totò e Peppino" non domandai al passante che ci diede l'informazione "Per andare dove dobbiamo andare, dove dobbiamo andare?".
    Anche la valigia di Bernard era pesantissima (causa trasporto costumi per sfilata), ma aveva le ruote (questi americani sono sempre all'avanguardia) e a lui pareva di ricordare che il Centro Congressi non fosse tanto distante da dover prendere un Taxi, e così, sotto un sole che spaccava le pietre ci incamminammo conversando di cose sacre e cose profane rese sacre dagli occhi di chi ama il Signore e le cose belle che ci fa vedere, come Star Trek e i trekker..
    Il tragitto era in effetti meritevole di un Taxi, ma alla fine avevamo risparmiato dei soldi e perso qualche grammo di ciccia.
La prima cosa che vidi entrando alla Sticcon fu un manifesto della Sticcon 2002. Ospiti: Majel Barrett e Leornad Nimoy. Spock.
Mentre mi avvicinavo alla segreteria per ritirare i pass pensai a tre possibilità:
1) Avevo visto realmente quel manifesto e Spock sarebbe stato in Italia l'anno successivo.
2) Non avevo visto realmente quel manifesto. Il sole era troppo forte, le valigie troppo pesanti, e avevo pure dormito poco.
3) Era la volta buona che Massimo Romani, forse a causa dello stressante pomeriggio passato a fare centinaia di telefonate per chiedere agli iscritti alla Convention 2001 se volevano venire lo stesso anche se non c'era la Barrett o preferivano un rimborso, aveva fuso il cervello. Tralascio la narrazione del percorso con valigie compiuto da me e Bernard in direzione dei rispettivi alberghi, che si scoprì essere nei pressi della stazione. Il primo che dice "Non potevate lasciare le valigie in albergo e POI andare al Centro Congressi?" verrà fulminato con un phaser posizionato su "fa molto dolore".
PUNTO. PUNTO E VIRGOLA. PUNTO E UN PUNTO E VIRGOLA.
    Ri-giunsi in Convention poco prima di cena e iniziai subito l'attività principale che caratterizzerà  la mia presenza alla STICCON, soprattutto nei primi due giorni. Tale attività consiste nel
gironzolare qua e là conversando con la gente che si incontra, un esercizio che viene definito a Catania con il termine di "ciollìo", e in altri luoghi come "cazzeggio", parola che il correttore automatico del programma di scrittura che sto usando si ostina a cambiare in "pazzeggio", non ci provo quindi neppure a cercare dei sinonimi, visto che quando disattivo la correzione automatica me lo sottolinea in rosso.
    Incontrai Alberto Lisiero, il Grande Puffo dello Star Trek Italian Club, che mi accolse festosamente, così come Gabriella Cordone. Alberto aveva in quel periodo recentemente abbandonato ogni caratteristica fisica tondeggiante trasformando 18 chili di Ammiraglio in energia, assumendo una forma tendente al longilineo. Gabriella appariva sempre più bella e grandiosamente simpatica.
   Cenai con Salvatore Carboni, uomo intelligente e cordiale. Il suo accento sardo fa sì che mi chiami "Navvarcca" e che debba sempre precisare che il nome della sua Nave, la USS Capella, si scrive con una P, pur continuando esso a pronunciarla in modo equivocabilmente differente. La discussione verte a tavola sulla sessualità vulcaniana, sul motore a curvatura, e sui suoi interminabili (e curatissimi) articoli sui due suddetti argomenti, pubblicati quell’ anno sullo Star Trek Italia Magazine..
    La serata proseguì continuando il "ciollìo" nei locali della "passeggiata DS9", un enorme salone contenente i banchetti degli attori e di diversi venditori di gadget trekkistici, un' esposizione dei lavori artistici di una socia, il banco dello Star Trek Italian Club, affidato alla costante e simpatica presenza di Livia Monteleone. Decisi di far compagnia a Livia, e con il placet di Gabriella scelsi di trasformare la mia passeggiata in una seduta, abbandonando la prolungata stazione eretta in favore di una sedia al banco STIC, con il risultato di fare piacevoli incontri di vari soci del Club, e di godere anche della conversazione con Massimo Romani, che raccontò con entusiasmo e partecipazione sentimentale questa sua avventura di organizzare con il Club italiano di Star Trek la STICCON.

La tarda serata vede una allegra compagnia allestire un karaoke sui grandi successi della musica leggera e le sigle dei cartoni animati più noti. Notevole Gabriella Cordone in "Il cielo d'Irlanda" e un corale "Siamo i watussi".
PUNTO.
La mattinata di Venerdì fu caratterizzata dall'incontro con il Ponte di Comando dello STIC. Alberto Lisiero raccontò dettagliatamente le vicende dell'ufficializzazione dello Star Trek Italian Club, che da qualche giorno era diventato in Italia il Club Ufficiale di Star Trek. Non eravamo più un Club di Trekker o il Club di questo o di quello, eravamo da quell'anno IL Club di Star Trek, tutte le cose belle che il Club faceva avrebbe continuato a farle, e in più avremmo avuto tutti i vantaggi dell'essere un Club Ufficiale, parte dello "Star Trek" genuino, senza additivi, conservanti, surrogati, eccipienti e coloranti.
    Dopo pranzo fu il momento del "Meeting della Mailing List STIC", le firme delle mail si trasformarono in persone reali, tra l'altro venni a conoscenza che Hytok non era un computer che scandagliava la rete ma un essere umano in carne ed ossa e che Alberto Piccu era pure egli qualcosa di somigliante perfettamente ad un essere umano, ma ciò non escludeva che potesse anche essersi trattato di un incontro con una macchina, ovviamente, a guardare Star Trek si impara questo e altro.
    Continuai allegramente a disertare ogni conferenza scientifica. Non metto in dubbio che saranno state senza dubbio interessanti, ma a causa di reiterati Corsi di Aggiornamento a cura della ASL, rifuggo da ogni evento che comporti proiezioni di diapositive, specie se io sono in ferie.
    Di Mailing List in Mailing List, vi fu un mini-meeting "ITATREK". Il "ciollìo", o "cazzeggio" che dir si voglia, raggiunse i massimi livelli, con Angelo Ghigi e Paolo Esini intrattenemmo dotte conversazioni del tipo "È salutare regalare un triciclo al proprio figlio dopo avergli fatto vedere Shining?". Alle placide conversazioni si aggiunse anche Giacomo Degli Esposti, e il buon Ghigi immortalò il gruppo in una storica foto.
Dopo cena fu il momento del Trekgreed, clone trek del gioco-quiz televisivo di RaiDue. La mia mistica pigrizia fece sì che non mi iscrivessi alla tenzone, ma mi deliziai del fatto di essere seduto accanto a Gabriella Cordone. Svelerò in questa sede un terribile segreto: Gabriella non conosce a memoria ogni particolare di Star Trek. Fatevene una ragione, esistono numeri di date stellari sulle quali non è assolutamente sicura.
Continuai a gironzolare con uno zainetto contenente una felpa. Non si sa mai. Nonostante il clima da tropici la "Sindrome di Totò e Peppino" mi attanagliava sempre.
PUNTO. DUE PUNTI, MA SI', FAI VEDERE CHE ABBONDIAMO! ABBONDANDIS ABBONDANDUM!
    E arrivò Sabato, che iniziò per me con un incontro del Registro di Flotta dello STIC. I gruppi del Club che costituiscono le "Navi" erano presenti con loro rappresentanze, la USS Arecibo si contraddistinse per l'alto numero di partecipanti, la Nave Archimede annoverava tra i presenti solo il sottoscritto, ma speravo che l'arrivo di Spock l'anno successivo potesse muovere finalmente qualcuno del profondo Sud Italia a condividere con me la "Sindrome di Totò e Peppino".
    Alle 11 ci fu la proiezione di "Endgame", ultimo episodio della serie "Star Trek Voyager", arrivato fresco fresco dagli States. Assistetti al film seduto tra Rossella Marchiselli, Direttore dello STIM, e Anna Manfredini, il Redattore Capo, giunte da pochi minuti in Sticcon. La proiezione fu ovviamente in lingua originale, e le mie amiche "cape" vennero da me interpellate ogni volta che non capivo una frase detta dagli attori, cioè sempre. Un simile tormento è normalmente sgradito da qualunque essere umano senziente che voglia assistere in santa pace a uno spettacolo spasmodicamente atteso, pertanto alla fine del filmato temo seriamente che le mie due adorabili amiche volessero degradarmi da "Vice-Capo Redattore" a "Mappina Redazionale".
     Si decise quindi di recarsi a fare un pranzo tra noi "STIMMERS" (redazione dello STAR TREK ITALIA MAGAZINE detto "STIM") . C'è anche Riccardo Palazzani e c'è pure Diego Cacchiarelli. Chiedemmo un po' in giro informazioni su dove trovare un buon ristorante, ce ne indicarono uno in riva al mare, ci sedemmo e iniziammo subito a mangiare i grissini sul tavolo, per una grande fame indotta dalla visione delle assimilazioni Borg nel telefilm appena visto; il cameriere ci informò che nel ristorante servivano solo piatti a base di pesce. La maggioranza dei presenti (non io) detestava il pesce.
"Ma proprio solo pesce?".
"Pesce".
"Ma non avete per caso un po' di…".
"Pesce". "Non potreste prepararci un piatto di…".
"Pesce".
    Ci alzammo, ci offrimmo di pagare il coperto (è roba che si dice, nessuno aveva in cuore tanta signorile munificenza, a mio avviso), ma il gentile cameriere disse che non era necessario. L'ora incalzava, a momenti arrivava Marina Sirtis, e si optò per panino e gelato.
Ed eccola,
la Betazoide,
il Consigliere,
Imzadi,
la figlia della Figlia della Quinta Casa,
la dolce e affascinante Deanna Troi.
Che ci deliziò con un monologo dove si capiva che amava moltissimo il suo lavoro, e fu generosa nel raccontare aneddoti sui suoi colleghi.
    Parlò senza peli sulla lingua, ironizzò sul fatto che la volta che il suo personaggio guidò l'Enterprais D essa si schiantò miseramente e definitivamente.
    Aveva una bella gonna corta, due gambe perfette e una scollatura che faceva piacere notare, dimostrò ampiamente di essere una simpaticona, non ci fece mancare occasioni per ridere. Alla sessione delle domande ebbi finalmente
l'occasione per farle la domanda che da anni attanagliava la mia mente durante la visione degli episodi di "The Next Generation". La mia domanda venne introdotta dalla premessa che si trattava di una questione di un certo spessore, e da una lunga pausa successiva alla premessa, onde generare un silenzio in sala che preparasse all'importante quesito:
"Ti piace veramente molto la cioccolata?".
Marina rise, e non solo lei. Applausi. Applaudì anche lei.
    Marina dichiarò di adorare il cioccolato fondente, ma svelò che sul set le servivano cioccolato al latte perché ha un contenuto calorico inferiore e le tutine di Deanna Troi erano quelle che erano. E giunse la scioccante rivelazione: in quelle scene c'era una ciotola nascosta ove la graziosa Deanna sputava la cioccolata appena poteva. A volte i "dietro le quinte" sono veramente agghiaccianti.
E a seguire ecco la sessione autografi. Giunto al cospetto di Marina Sirtis ritentai il colpaccio andato ottimamente a segno lo scorso anno con Robin Curtis. Le chiesi "May I kiss you?", ma la furbina mi porse la mano (non la guancia come fece la splendida Saavik Numero Due). Baciai la mano di Marina
Sirtis. Fu comunque una grossa conquista.
    Non mancò la consueta Asta di Beneficenza condotta da Nicola Vianello, mi aggiudicai un rarissimo Urania del 1978, "Il pianeta del giudizio", una avventura della Enterprise di Kirk. In sovrappiù  una cassetta di Voyager e anche il bacio-premio delle vallette "M & M".
    E il solatio pomeriggio proseguì tra le vie di Bellaria, l'aria estiva era fantastica e la felpa stava sempre nel mio zainetto ("Escus muà, noio vulevam savuar…").
    Aperitivo in compagnia di alcuni STIMmers e di altri amici, per l'occasione disegno alcuni trek-animaletti, mischio i foglietti e ognuno ne prende uno a caso. Il Trek-orsacchiotto, il Trek-pinguino, una Trek-lumaca, Trek-cane e Trek-gatto, e la Trek-serpe.
    La compagnia si trasferì poi in pizzeria, con conversazione totalmente sui telefilm di Star Trek a un livello tale come non capita di solito nella vita. Taceremo sulle performance canore di Diego e del sottoscritto e sul fatto che il cameriere si dichiarasse stupito dal fatto che tali esibizioni estemporanee avvenissero anche senza abbondanti libagioni di birra.
    Tornati al Centro Congressi assistemmo alla sfilata dei costumi Trek. Notevole il doppio personaggio interpretato da Bernard Carman e un signore travestito da Cubo Borg. Vince la sfilata una piccola Deanna Troi interpretata da una bimba bellissima.
    Il lungo sabato proseguì con una riunione dello STIM sui gradini del palazzetto, causa presenza di redattori fumatori, e con una conversazione su una panchina con Alberto Lisiero.
Un incontro piacevolissimo con l'amabile individuo che creò e resse il Club, la sensazione che ogni mia parola venisse compresa e che ogni sua parola fosse preziosa mi rende ancora più consapevole che compiere questo viaggio in Romagna sia stata per me una gran bella idea.
   E poi si andò in birreria, la serata proseguì fino a tarda notte, tra alcol a fiumi, karaoke, canti a squarciagola. C'era pure Manu, e giunge ad unirsi all'equipaggio anche l'Ammiraglio Alberto, che bevve Coca Cola osservando con beata gioia i suoi amati trekker giunti da ogni parte d'Italia.
APRI UNA PARENTE.
HAI APERTO LA PARENTE?
CHIUDILA.

    Domenica mattina, dopo appena quaranta minuti di sonno notturno, mi recai di nuovo in Sticcon per la Santa Messa. I trekker presenti alla Messa erano una cinquantina. Padre Bernard, durante l'omelia, parlò del fatto che nella serie Deep Space Nine vi sono più domande esistenziali che nelle altre serie, perché la stazionarietà porta a compiere attraverso le domande un viaggio, perché l'uomo porta dentro di sé qualcosa che vuole viaggiare. Cita "Endgame": "La cosa importante è il viaggio stesso".
    E non sappiamo dove stiamo andando, ma noi cristiani, diceva Padre Bernard, almeno sappiamo Chi seguiamo, Chi condivide con noi ogni momento del viaggio, il nostro "Star Trek". E dice che pure noi cristiani abbiamo la nostra Prima Direttiva, amare Dio e amare il nostro prossimo come noi stessi.
    Pranzai a Rimini a casa di Susanna Ricci, insieme alle due "cape". Piadine e cascioni, come vuole la tradizione locale.
    Il secondo incontro con Marina Sirtis fu sempre molto divertente, almeno così credo, non mi trovavo proprio attentissimo a causa di una cecagna dovuta alla notte in bianco, ma lo stato cecagnoso fortunatamente rientrò (anche grazie al mio adorato caffè all'americana) per la foto finale di rito. E arrivò alfine la cena di gala, con tutti gli ospiti illustri della Convention, Marina era splendida e contenta, le tre "Trek Babes"  affabili e affascinanti, Celeste Yarnall (la splendida biondina che amoreggia con Chechov nell'episodio "La mela" della TOS) si intrattenne in spiritose conversazioni con il gruppo del mio tavolo, composto prevalentemente da simil-klingon rumoreggianti, e generosi di ovazioni nei confronti di qualunque personalità, da Marina Sirtis giù giù fino a Nicola Vianello :-), passasse davanti ad esso, trovandosi situato vicino all'uscita della sala. La spiritosa Marina al suo terzo passaggio e alla nostra terza ovazione si munì di un tovagliolo e ci hpercosse con esso.
Riassumendo: Marina Sirtis mi ha applaudito, le ho baciato la mano e mi ha pure picchiato.
La Convention finì tra torta e spumante.
Io tornai in albergo dopo aver salutato vecchi e nuovi amici.
Rifeci le valigie. Rimasero inutilizzate due felpe, un ombrello, una tuta, scarpe di ricambio (non si sa mai gli acquazzoni), varie camicie con maniche lunghe.
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Signorina (intestazione autonoma)
veniamo noi con questa mia a dirvi, a dirvi una parola, che scusate se sono poche ma 700 mila lire; a noi ci fanno specie che quest'anno, una parola, c'è stata una grande moria delle vacche come voi ben sapete . : questa moneta servono a che voi vi consolate dei dispiacere che avreta perché dovete lasciare nostro nipote che gli zii che siamo noi medesimi di persona vi mandano questo perché il giovanotto è uno studente che studia che si deve prendere una laura che deve tenere la testa al solito posto cioè sul collo . ; . ;
salutandovi indistintamente
i fratelli Caponi (che siamo noi)

Il film è (c'è bisogno di dirlo?) "Totò, Peppino e la malafemmina"
di Camillo Mastrocinque, Italia 1956


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