giovedì 29 aprile 2021

L’uomo del duemila

    Il presente articolo viene scritto in occasione del ventennale della rivista 
la cui idea prende forma nell’anno 2000.
    Detto così, anno 2000, è appena il riferimento a una data. Ma io faccio parte di una generazione nella quale si scriveva “duemila” a lettere per indicare un’epoca emblematica indicante il prossimo, quasi imminente, futuro, quando le meraviglie che stavano cambiando velocemente il mondo negli anni ‘60 e ‘70 avrebbero preso forma, lo avrebbero fatto senz’altro, in rivoluzioni significative della nostra vita.
    Noi eravamo spettatori di imprese e invenzioni mirabolanti. Se nel 1969 eravamo già a passeggiare sulla Luna, in che pianeta avremmo preso dimora nel 2000? Quali astronavi, quali aerei, che treni ci avrebbero trasportato in un baleno nelle città, tra le città, tra i continenti, tra gli astri?
    Prenderei come paradigma una canzone, “Il motore del 2000”, scritta da  Roberto Roversi e Lucio Dalla nel 1976, e inserita nel concept album “Automobili”, Long Playing sul tema dell'automobile, noto soprattutto per la canzone “Nuvolari”.
  “Il motore del 2000” è composto da tre strofe. Nella prima, con boriosa certezza, viene descritto l’oggetto che dà il titolo al brano. Bello e lucente, veloce e silenzioso, “sarà un motore delicato, avrà lo scarico calibrato e un odore che non inquina, lo potrà respirare un bambino o una bambina”. A significare la prevedibile evoluzione della tecnologia, dove è noto che il sorprendente prototipo dell’oggi prelude all’ordinario del domani.
    Nella seconda strofa il tema del motore viene bruscamente abbandonato e si annuncia, come in comunicato ufficiale, che “seguendo le nostre cognizioni nessuno ancora sa dire come sarà, cosa farà nella realtà il ragazzo del duemila” e che, anche se chiederselo sembra urgente e suggestivo, “oggi ne sappiamo poco o niente…”
    E infine la terza strofa: “Noi sappiamo tutto del motore, questo lucente motore del futuro, ma non riusciamo a disegnare il cuore di quel giovane uomo del futuro, non sappiamo niente del ragazzo fermo sull'uscio ad aspettare dentro a quel vento del duemila, non lo sappiamo ancora immaginare”. Notare come la trascrizione del titolo ufficiale usi “2000” in cifre e la trascrizione dell’ultima strofa del testo ufficiale usi “duemila” come parola, come a passare da una data a un concetto.
     E adesso, mentre scrivo queste righe, ci troviamo col vantaggio di poter guardare a tutti questi periodi come storia. Quando Dalla e Roversi si ponevano quegli interrogativi io ero un adolescente al liceo, “sapevo” che nel 2000 avrei avuto 40 anni in un mondo annunciato dai libri e dai film di fantascienza che già in quegli anni erano la mia passione. ”2001 Odissea nello Spazio” è un film del 1968, ma io lo vidi nel 1974. A quei tempi se non beccavi un film al cinema al momento giusto non era facile recuperarlo, dovevi sperare che, prima o poi, una sala cinematografica tirasse fuori la pellicola da un deposito. Nel film di Stanley Kubrick, il futuro viene azzeccato con una videochiamata a casa, con un computer di bordo col quale poter conversare, e il presente di allora viene spettacolarizzato tra assenza di gravità a bordo e poco altro. Per il resto, astronauti in ibernazione e viaggio verso Giove, potenza ideatrice (e catastrofica) del computer… è tutto ancora fantascienza.
    Ma il bello è proprio lì. Immaginavamo un mondo dove trasportare uomini e cose fosse la vera fondamentale peculiarità del duemila, non sapevamo che il futuro avrebbe basato sulla comunicazione la vera caratteristica della nuova vita del genere umano, che l’uomo del duemila si sarebbe potuto trasportare in immagini, idee, opere, in un attimo. E se lo immaginavamo non lo ritenevamo l’aspetto più rilevante: la branca della scienza allora chiamata cibernetica,  dove i passi da gigante sono velocissimi, sarebbe stato il cambiamento del duemila. Un mondo dove tutti, non appena gli uomini della radio e della TV, potevano “mettersi in onda”, comunicare con tutti , una realtà dove chiunque poteva trovare istantaneamente una informazione. Non ci sarebbe stato bisogno di un aereo superveloce perché un disegnatore di fumetti portasse in un attimo le sue tavole da Roma a New York, bastava quella cosa più straordinaria del motore del 2000, UN CLIC. Internet.
    Fondazione SF Magazine sceglieva di realizzare (come ha raccontato Claudio Chillemi in un intervento all’ Italcon del 2020, parlando del ventennale della rivista) un prodotto culturale cartaceo in controtendenza rispetto a ciò che fu “il motore” che mi coinvolse in quegli anni in una avventura straordinaria. In quegli anni cominciarono a fiorire, oltre che i siti amatoriali su Star Trek, anche le fanzine sul web. Periodiche, ricche di articoli, redatte da gruppi di persone che si erano conosciute attraverso i newsgroup, l’antenato dei gruppi whatsapp di oggi, per intenderci e semplificare.
   Proprio nel 2000 iniziai la mia collaborazione con lo Star Trek Italia Magazine (STIM), che veniva messo online tutti i mesi, puntualmente ogni primo giorno del mese. Il primo articolo per lo STIM lo scrissi senza conoscere nessun redattore. Mi contattarono poiché curavo un sito amatoriale con un gruppo di amici siciliani e collaboravo al magazine “Inside Star Trek” dello Star Trek Italian Club, quella che poi sarebbe divenuta la rivista italiana ufficiale della serie. Scrivevo una serie di parodie delle storie di Picard e soci, una specie di guida alternativa agli episodi di Star Trek The Next Generation. Si intitolava “ENTERPRAIS D: De alternativ gaid tu de necst generescion” ( oggi è consultabile per intero e disponibile gratuitamente come ebook in questa pagina ) .
   Per dieci anni allo STIM vi fu una redazione che si riuniva attraverso una delle meraviglie del duemila, la mailing list redazionale. Il nostro luogo di riunione. Vivevamo a centinaia di chilometri di distanza l’uno dall’altro ma discutevamo quotidianamente via posta elettronica. L’uomo del duemila poteva essere dappertutto. Per raccontarvi della mailing list dello STIM citerò un brano di un articolo che l'indimenticabile amica Rossella Marchiselli scrisse per la rivista ufficiale:
“Inside Star Trek Magazine” per presentare lo STIM : “Per farvi più o meno capire quel che succede all'interno della redazione, sappiate che nella nostra Mailing List sono trattati argomenti incandescenti come la pena di morte, l'aborto, il divorzio, si sviscerano continuamente senza nessun tabù gli aspetti religiosi, etici e filosofici di qualunque Credo e si passa da questi aulici temi, senza soluzione di continuità, a sagaci commenti di film, telefilm, barzellette, articoli scandalistici, eventi personali, che spaziano dal matrimonio all'influenza al look delle Veline e dai pettegolezzi sulle soap opera o sul look di attori e attrici”
    Scrivevamo in maniera amatoriale ma, lasciatemelo dire, con un prodotto di stampo professionale. Si pubblicavano articoli (ne sfornavamo una ventina al mese) che parlavano di fantascienza, film, libri, cultura pop. E Star Trek, ovviamente .  Arrivammo a esser segnalati da stampa specializzata e non, ad esempio Il Venerdì di Repubblica. Centinaia di articoli dei quali, per la maggior parte, non v’è più traccia sul web, o, men che mai, cimeli cartacei.
    Questo numero di Fondazione è ora anche sul web, per raggiungere più fan possibili, e, come avviene da molto tempo, si avvale di collaborazioni con scrittori e disegnatori di ogni parte d’Italia e del mondo, grazie alla rete. 
   Oggi, duemila e venti, l’interazione è ancora più incidente, è social, è virtualità. E il 2020 ci ha portato l’incredibile esperienza, anche questa difficilmente immaginata in questa branca della letteratura alla quale questa rivista è dedicata, della virtualità dell’incontrarsi come quasi unico mezzo possibile. Dalla didattica a distanza alle “dirette” degli artisti e della gente comune, le riunioni su zoom e meet, le convention di fantascienza divenute virtuali. In città che sembravano vuote, in scenari da science fiction. Chi l’avrebbe mai detto? Nel 2020 starete a casa e cercherete mille modi nuovi per stare tutti più vicini. 
    Da qualunque epoca mi stiate leggendo adesso, siete sintonizzati su qualcosa fuori dal tempo: l’istantanea di un momento che, osservando il passato, cerca di scorgere qual era il futuro immaginato e confrontarlo col nostro presente. Che state leggendo in un momento del mio futuro. Se saremo solo lettori, cronisti, protagonisti di ciò che sarà, solo il tempo
potrà dirlo. Noi possiamo provare a immaginare.
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Articolo pubblicato su Fondazione SF Magazine n. 28.
L'intero numero della rivista è scaricabile gratuitamente all'indirizzo


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