lunedì 1 dicembre 2014

PER PICARD

Picard, popolare personaggio Picard…
Prendesti profondissimi piroscafi per pugnare.
 Pervenisti presso pianeti perduti, pianeti prossimi, portali poco penetrabili.
 Provasti primitive prigioni, poi piegasti predatori.
 Ponesti procedure per potenziare propulsori.
 Partners poco propizi per pugnare, per perire ?
 Persuadi prontamente, perpetuamente pronti paiono. 
 Profanano Primo Precetto? Punti piedi! 
 Pestare persone poco propense per piegarsi può peggiorare problemi?
 Punti phaser, poni presupposti per patteggiare. 
 Presenti problemi palesando profonda preparazione,
 parti pimpante prevedendo possibili pasticci.
 Progetti, programmi, pronto, produttivo. 
 Pur pelato, pulzelle palpitano per prenderti.
 Pervenisti presso Pleiadi per progettare piantine planetarie,
 prudente paresti presso Phelan, 
 precipitasti per pervenire presso Pentarus per portarvi pace,
 perpetuamente pari prode pur provando perdite.
 Programmato per potenziare perversi progetti, preservasti propria personalità,
 prendesti potere perduto, ponesti potenti parassiti pronti per poltrire.
 Per perfida pira perdesti parenti, poi però, pur palesemente provato,
 partisti prontamente per portare protezione presso posto polverizzato.
 Prendesti perfido pazzo, pronto per polverizzare pianeta, però, pugnando, perdesti predecessore, personaggio popolarmente preferito presso primitive puntate.
 Poi, potenti parassiti presero pianeta prediletto, permutasti passato, permettesti primo percorso per posti prima poco possibili per pervenirvi. 
 Pur poco piacendo presso più potenti principali, preservasti popolazione pianeta, predato per prelevare profondi poteri preservanti prosperità.
 Picard, piacerai perpetuamente, perché presenti piacevoli peripezie.

NOTE:
 Appartenente al periodo “estivo” o “della canotta” dello Spadaro, detto “Il Navarca”, “Per Picard” è un tipico tautogramma “misto”.
Il procedimento, scrivere usando sempre la stessa iniziale per ogni parola usata in un componimento, abbastanza monotono sui testi a ruota libera, può divenire più apprezzabile quando si tratta di parafrasare un testo dato, come sostiene il Bartezzaghi (Lessico&Nuvole, il Venerdì n.748).
“Per Picard”, che inizia come libera ode al popolare personaggio della saga “Star Trek”, del quale il Navarca sembra essere un cultore, si orienta gradualmente verso il secondo tipo di “tautogramma”, operando la parafrasi di alcuni episodi della nota saga, laddove “prudente paresti presso Phelan” ci rimanda all’episodio “Il diritto di essere”, ove Picard avverte Riker che  un atto impetuoso potrebbe rovinarlo (Guida a Star Trek TNG, Fanucci Editore).“Programmato per potenziare perversi progetti, preservasti propria personalità, prendesti potere perduto, ponesti potenti parassiti pronti per poltrire.” è il passaggio pieno al tautogramma parafrasante, e riassume la trama de “L’attacco dei Borg”, quando Picard viene trasformato in Locutus dai “potenti parassiti”. Nel suo periodo “della canotta” Spadaro andava fiero di questa definizione dei Borg, che amava quanto la frase “Io cameriere filippino, dottore non c’è e ha detto non aprire nessuno” che gradiva usare per difendersi dagli scocciatori.
I due successivi periodi rimandano alla trama di “Generazioni”, del quale il Navarca scrisse anche una versione sotto forma di poema, che potete leggere QUI , il “predecessore, personaggio popolarmente preferito presso primitive puntate” è ovviamente James Tiberius Kirk, che in “Generazioni” muore eroicamente.
  

La “P” è la consonante migliore perché propone propriamente preposizione “per”, suggerisce sempre il Bartezzaghi, e ne sa qualcosa Umberto Eco che scrisse “Povero Pinocchio” (Edizioni Comix), forse il tautogramma italiano più famoso, dal quale estraiamo un brano:
“Povero papà (Peppe), palesemente provato
 penuria, prende prestito polveroso pezzo
 pino poi, perfettamente preparatolo,
 pressarolo, pialla pialla, progetta
 prefabbricarne pagliaccetto.
 Prodigiosamente procrea, plasmando
 plasticamente, piccolo pupo pel pelato,
 pieghevole platano!”…
L’elaborato di Spadaro si conclude con la trama di “Insurrection”, il “Pur poco piacendo presso più potenti principali” è riferito alla disobbedienza di Picard verso i suoi superiori, che volevano “predare” il pianeta dei Ba'ku , per “prelevare profondi poteri preservanti prosperità”. Il pianeta infatti sembra essere una sorta di fontana dell'eterna giovinezza (HyperTrek).
 Varie peripezie vi furono per giungere alla genesi del brano “per Picard”. Spadaro, reduce da un periodo di crisi creativa denominato “la fase grigia”, aveva deciso di abbandonare la scrittura dei suoi racconti, perché sosteneva che non li leggesse nessuno. Tra l’altro aveva provato a infarcirli di riferimenti precisi a persone e fatti nella speranza che qualcuno almeno si adirasse o compiesse pesanti critiche, ma non c’era nulla da fare, l’artista siciliano era convinto che i suoi scritti fossero ignorati, e che coloro che si professavano suoi fans in effetti non lo leggessero affatto. O perlomeno, leggevano le sue lettere nei gruppi di discussione, ma ignoravano le sue opere di narrativa. Invano il direttore dello Star Trek Italia Magazine gli proponeva di dedicarsi ad opere che, a parer suo, si inserivano tra quelle cose che il Navarca avesse potuto scrivere. Non passava mese che non gli chiedesse di scrivere una storia ispirata alla “Fondazione” di Asimov, ma egli, dopo un “ci penserò su” volgeva il suo pensiero a sempre più bizzarre composizioni, delle quali “Per Picard” è l’esempio più evidente.
 Il direttore cercò di dissuaderlo ancora una volta dal propinare le sue manie per gli esercizi di stile ai lettori dello STIM, promettendogli anche un biglietto per assistere a una puntata di “La sai l’ultima?” e un porta-ombrelli a forma di pinguino, ma non ci fu nulla da fare. Come il film a ritmo di Mambo che ossessionava Moretti in “Aprile” egli aveva in testa “Per Picard” e voleva consegnarlo ai posteri.

NOTE SULL’AUTORE
 di Paolo “Exidor” Longarini

 Francesco Saverio Lenin Spadaro, nasce in quel di Catania il 12 aprile del 1924.
 La mamma voleva una femminuccia, il papà un maschietto, il fratello maggiore un trattore. Furono tutti accontentati.
 La passione letteraria non sbocciò all’improvviso, sono note le difficoltà iniziali avute dal nostro (in prima elementare per imparare a scrivere la A impiegò tre mesi, per fare la B, sei, per la C furono necessarie delle iniezioni), ma superate quelle nulla si frappose tra lui ed il successo. Già in quarta elementare il giornale scolastico si avvaleva della sua preziosa collaborazione e la serie di racconti “Se Renzo fosse stato ricco, Lucia gliela dava subito”, gli fruttò il primo premio letterario della sua carriera.
 La prosa scorrevole, unita ad una spregiudicatezza unica per l’età, fece di lui uno degli autori più richiesti dell’isola. Addirittura il comune della sua città fece abbattere la statua di Verga (motivazione ufficiale: non attirava neanche i piccioni) e la sostituì con una stele in cui fu incisa una delle sue frasi più famose: 
“Gina! C’hai l’attak al posto dello smalto? Falla girare, per la miseria!”. 
Questo scatenò una reazione improvvisa da parte del comune di Palermo che, rivendicando una gita scolastica di molti anni prima, tentò di appropriarsi dei natali artistici dello Spadaro. Fecero brillare il palazzo comunale e lo sostituirono con un insegna al neon alta 18 metri con su scritto: 
“Miva! Lanciami sti cazzo di componenti, il crucipuzzle lo finisci dopo!”. 
Schiumanti di rabbia, i politici di Taormina, vantando la testimonianza di un commerciante del luogo che affermava di avergli venduto la prima penna a sfera, asfaltarono il teatro greco per erigere una statua alta 64 piani dello Spadaro che, in una mano tiene il suo famosissimo “Elogio della canotta” e con l’altra si sistema il pacco.
 Conscio dei problemi che stava creando ai suoi concittadini decise di sparire e per qualche anno fece perdere le proprie tracce. Molti suoi biografi cercarono di ricostruire gli anni dell’esilio: alcuni affermano di averlo visto servire ai tavoli del Rick’s Cafè Americani, altri di averlo scorto mentre parlava con Elvis di sughi e condimenti per la peperonata di cozze, altri ancora gli attribuiscono la paternità della seconda stesura della frase “Houston, stamminchia di barattolo spaziale ha acceso tutte le cazzu di lucine rosse. Che faccio, torno indietro o mando la pallina nella buca di sinistra? Guarda che è un problema!”.
Nessuna di queste ipotesi ha trovato negli anni fondamento quanto la pubblicazione, da parte di Vanessa Del Rio, del film “Le grandi bellezze italiane”, in cui, scorrendo i nomi dei protagonisti, riconosciamo in “Francesco Spadatratta” uno dei suoi tanti pseudonimi.
 Tornato in patria si getta nella scrittura. 
 Da allora, nonostante i numerosi tentativi, nessuno è riuscito a farlo smettere.

 BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
 - “Il nome della Prosa”, Romanzo,1988
 - “Tutti volere pinguino. Solo imbecilli cercare in Grand Canyon”, Romanzo, 1989
 - “Il Big Mac fa male? Non se accompagnato da una birrozza”, saggio, 1993
 - “Il Big Mac fa male? Lui non lo so, ma se non lo metti giù ti faccio male io”, 1993
 - “Il Big Mac fa male? Manda giù, che con quella faccia hai altro a cui pensare”, 1994
 - “Ho trovato la figurina della Spal”, Romanzo, 1998
 - “Paperinik contro Diabolik sul Titanik (lo so, ma così ha un senso)”, Romanzo, 2001
 - “Non sono grasso, sono un cucciolo d’elefante”, Saggio, 2002 
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Questo articolo è tratto dal numero di Settembre del 2002 di

STAR TREK ITALIA MAGAZINE
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1 commento:

Riccardo Palazzani ha detto...

Che meravigliosi momenti e quanti ricordi! Rivogliamo lo Stim!