domenica 13 luglio 2025

Rivoluzione Superman

    Il nuovo film di James Gunn è una coraggiosa reinvenzione dell'Uomo d'Acciaio. Non è un'ode nostalgica né una riedizione epica dell’eroe. È una ventata di originalità: parte nel vivo delle vicende, tre anni dopo l'ascesa di Superman, con David Corenswet nei panni di un eroe sensibile, a tratti ingenuo,  e dotato di un cuore da umano, non divino.
    Gunn mette da parte il cliché dell’origine per puntare su un eroe già formatosi: un Superman che lotta con la propria identità e un passato kryptoniano tormentato da un messaggio cifrato dei genitori biologici.
    Non solo superpoteri, ma un dramma interiore autentico. Il film evita le ridondanze pur dovendo affrontare un'icona narrata in diversi film e in molte incarnazioni televisive. 
Ed è sorprendente che un comic-movie sia anche un film politico: questo Superman è un migrante simbolico, ma ha anche una necessità impellente di effettuare un intervento in una guerra. Non dissimile da una guerra che conosciamo nella vita reale. L'atteggiamento di Superman genera reazioni contrastanti, sollevando questioni morali sull’ingerenza umanitaria . Un’operazione coraggiosa: non propagandistica, ma un invito a riflettere.
Con humor da Gunn (ricordiamoci che a lui dobbiamo i film dei Guardiani della Galassia), si respira un dinamismo che spazza via la cupezza dei film di Snyder. Lo stile è leggero, ironico e vivace, eppure il ritmo tiene, fruibile anche per chi storcerebbe il naso davanti al solito fumettone patinato. Molti fans dei film ispirati dai personaggi dei fumetti non sono più attratti da questo genere di pellicole, bisogna attrarli con un linguaggio reinventato, non giacere su allori oramai essiccati. 
    David Corenswet riesce a rendere Superman empatico, non un dio, ma un uomo con dubbi sinceri. Rachel Brosnahan offre una Lois Lane moderna e determinata, giornalista di spessore, non solo la ragazza dell'eroe. Nicholas Hoult incarna un Lex Luthor freddo, ossessionato e intelligente, un avversario credibile per il protagonista. Cattivo in maniera inquietante, privo del fascino dei Luthor un po' ironici che lo hanno preceduto in altre narrazioni. Gunn lo delinea come incarnazione credibile del male, un villain che sembra sbucare dal mondo reale. Se vi ricorda dei potenti odierni, se le cose che ha per le mani vi sembra di averle viste nei telegiornali del nostro tempo, non è un caso: è proprio lì che questa storia vuole colpire.
In qusto film non c’è traccia di "doverosi" omaggi agli anni Ottanta, di toni cupi che per anni hanno caratterizzato le narrazioni cinematografiche del DC Universe: niente “miracolo cinematografico”, niente rimandi nostalgici. Gunn punta a una autentica discontinuità che è una scommessa, per me, vinta.
    Il film sta dividendo nettamente: da una parte chi lo definisce "woke" per l'enfasi sui migranti e la geopolitica; dall’altra chi apprezza la modernità e l’intelligenza della trama . Chi accusa il film di scarsa profondità e di adottare risoluzioni semplicistiche, chi ne riconosce il coraggio e l'intelligenza .
    Secondo me il film è divertente e non annoia mai proprio perchè non è un ritorno al passato, né un remake celebrativo. È un Superman nuovo, umano, che mette in discussione la propria natura e il suo ruolo nel mondo. Politicamente coraggioso, con riflessioni su immigrazione e potere, funziona come divertimento intelligente, tra ironia e cuore.
Si può rinnovare anche una delle icone più sfruttate al cinema? Gunn ci dimostra che è possibile.
Il film è disseminato di trovate che definire “geniali” non è esagerato, perché riescono a sorprendere anche chi ha visto ogni versione possibile dell’Uomo d’Acciaio. Alcuni personaggi secondari  — che non cito per non guastare il divertimento — rappresentano variazioni ironiche e affettuose di archetipi ormai scoloriti.
C’è un cane che sembra… un cane. Niente di più. Ma in questo mondo narrativo, anche un cane autenticamente cane può fare la differenza.
C’è un'impiegata "svampita" che lavora per il peggiore dei supercattivi e si innamora del più candido dei fotografi.
C’è persino una spiegazione, finalmente intelligente e coerente, per quella vecchia domanda: “Ma davvero bastano un paio di occhiali a nascondere Clark Kent?” (Sì, e quando lo scopri, ha pure senso).
Ci sono alieni, superumani, intelligenze artificiali, popoli oppressi e padri cosmici: ognuno inserito con una logica narrativa fresca e coerente, tra serietà e leggerezza.
Anche quando il film sembra flirtare con il paradosso comico (una stanza piena di scimmie che digitano a caso su tastiere), c'è sempre un fondo di intelligenza narrativa che lo rende funzionale, mai gratuito. Gunn prende in giro i cliché... ma li riabilita con affetto.
“Superman (2025)" è una sorpresa: un reboot che non chiede permesso. È un film divertente, umano e politicamente audace, senza paura di ridisegnare un’icona. Non un nostalgico omaggio, ma un documento sul presente. Comprensibilmente disturbante per chi lo voleva al riparo sotto l’ombra sicura degli anni ’80 o del sospirato rigore dei troppi Batman rivisitati all'infinito. Ma per chi non ha paura della discontinuità, è il Superman più interessante uscito sul grande e piccolo schermo da decenni.

venerdì 11 luglio 2025

Nadia?

    Costantino camminava lungo il marciapiede con l’aria di chi conosce bene il quartiere. Le luci dei lampioni proiettavano ombre lunghe sulla strada, e nell’aria si mescolavano il profumo del mare e l’odore di fritto che usciva da un ristorante poco distante.  
Fu allora che la vide. Nadia.  
    Lei stava attraversando la strada con passo deciso, avvolta in un cappotto lungo e sobrio, ben diverso dall’abbigliamento provocante a cui lui era abituato. I suoi capelli erano raccolti in una coda ordinata, il trucco quasi inesistente. Costantino si fermò di colpo, incerto, ma poi un sorriso gli si allargò sul volto.  
Accelerò il passo e la chiamò con una voce affettuosa, quasi complice. "Nadia!". 
    Lei si voltò, e in quello sguardo non c'era nulla di ciò che Costantino conosceva. Nessun accenno di familiarità, nessun gioco di sguardi, solo un’espressione neutra, quasi indifferente.  
"Buonasera," rispose con tono cortese, ma distante.  
Costantino ridacchiò, avvicinandosi un po’ di più. "Dai, non fare così. Dove sei sparita ultimamente? Pensavo che ci vedessimo, come sempre.". 
Nadia lo fissò per un lungo istante. "Mi scusi, ma credo si stia sbagliando".  
Lui si bloccò, il sorriso gli si congelò sulle labbra. "Ma che dici? Nadia, sono io, Costantino. Ci conosciamo da... beh, parecchio tempo".
    Lei non batté ciglio. "Mi dispiace, signore. Non ho idea di chi lei sia".  
Costantino si passò una mano sulla nuca, nervoso. "Ma dai, che scherzi fai? Ti ricordi quella sera al solito posto? Avevamo parlato di quel film… siccome ti chiami Nadia come la protagonista di Borotalco…ridesti tanto quando ti dissi… ti ricordi cosa ti dissi?".
“Come potrei ricordare dato che non la conosco, mi scusi…”.
“...che un bel giorno senza dire niente a nessuno me ne andai a Genova e mi imbarcai su un cargo battente bandiera liberiana…ridesti tantissimo…”.
“Mi scusi, devo salutarla…”.
“... E poi la settimana scorsa, eri tu che mi hai detto che ti serviva un consiglio, ti ricordi?".
Nadia lo guardò con una strana espressione, come se provasse un vago fastidio. "Le ripeto, signore. Non ci conosciamo. Deve avermi scambiata per qualcun'altra".  
Costantino la fissò, cercando disperatamente nei suoi occhi un segno, un sentore, qualcosa. Ma non c'era nulla. Solo freddezza.  
"Ma... sei tu," balbettò, la voce incrinata da un'ansia crescente. "Hai la stessa voce, lo stesso modo di muoverti... sei tu, Nadia. Ti chiami Nadia? Almeno questo me lo puoi dire, sto impazzendo".
Lei abbassò lo sguardo, scrollando le spalle con un tono di cortese esasperazione. "Mi dispiace, ma si sta confondendo. Mi chiamo Nadia, ma è scritto sulla spilla, devo ricordarmi di non metterla più. Ora, se non le dispiace, devo andare".  
    E senza aggiungere altro, si allontanò lungo il marciapiede, lasciandolo lì, con un nodo stretto nello stomaco e una sensazione strisciante di qualcosa di profondamente sbagliato.  
Costantino rimase fermo a guardarla allontanarsi, la sua mente rimbombava di domande che non potevano trovare risposta. Quella era la Nadia che lui conosceva bene. Ne era sicuro. Ma allora... cosa diavolo stava succedendo?
(Estratto dal mio romanzo inedito attualmente in valutazione editoriale)
👉Clicca qui per saperne di più sul progetto.
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