venerdì 11 luglio 2025

Nadia?

    Costantino camminava lungo il marciapiede con l’aria di chi conosce bene il quartiere. Le luci dei lampioni proiettavano ombre lunghe sulla strada, e nell’aria si mescolavano il profumo del mare e l’odore di fritto che usciva da un ristorante poco distante.  
Fu allora che la vide. Nadia.  
    Lei stava attraversando la strada con passo deciso, avvolta in un cappotto lungo e sobrio, ben diverso dall’abbigliamento provocante a cui lui era abituato. I suoi capelli erano raccolti in una coda ordinata, il trucco quasi inesistente. Costantino si fermò di colpo, incerto, ma poi un sorriso gli si allargò sul volto.  
Accelerò il passo e la chiamò con una voce affettuosa, quasi complice. "Nadia!". 
    Lei si voltò, e in quello sguardo non c'era nulla di ciò che Costantino conosceva. Nessun accenno di familiarità, nessun gioco di sguardi, solo un’espressione neutra, quasi indifferente.  
"Buonasera," rispose con tono cortese, ma distante.  
Costantino ridacchiò, avvicinandosi un po’ di più. "Dai, non fare così. Dove sei sparita ultimamente? Pensavo che ci vedessimo, come sempre.". 
Nadia lo fissò per un lungo istante. "Mi scusi, ma credo si stia sbagliando".  
Lui si bloccò, il sorriso gli si congelò sulle labbra. "Ma che dici? Nadia, sono io, Costantino. Ci conosciamo da... beh, parecchio tempo".
    Lei non batté ciglio. "Mi dispiace, signore. Non ho idea di chi lei sia".  
Costantino si passò una mano sulla nuca, nervoso. "Ma dai, che scherzi fai? Ti ricordi quella sera al solito posto? Avevamo parlato di quel film… siccome ti chiami Nadia come la protagonista di Borotalco…ridesti tanto quando ti dissi… ti ricordi cosa ti dissi?".
“Come potrei ricordare dato che non la conosco, mi scusi…”.
“...che un bel giorno senza dire niente a nessuno me ne andai a Genova e mi imbarcai su un cargo battente bandiera liberiana…ridesti tantissimo…”.
“Mi scusi, devo salutarla…”.
“... E poi la settimana scorsa, eri tu che mi hai detto che ti serviva un consiglio, ti ricordi?".
Nadia lo guardò con una strana espressione, come se provasse un vago fastidio. "Le ripeto, signore. Non ci conosciamo. Deve avermi scambiata per qualcun'altra".  
Costantino la fissò, cercando disperatamente nei suoi occhi un segno, un sentore, qualcosa. Ma non c'era nulla. Solo freddezza.  
"Ma... sei tu," balbettò, la voce incrinata da un'ansia crescente. "Hai la stessa voce, lo stesso modo di muoverti... sei tu, Nadia. Ti chiami Nadia? Almeno questo me lo puoi dire, sto impazzendo".
Lei abbassò lo sguardo, scrollando le spalle con un tono di cortese esasperazione. "Mi dispiace, ma si sta confondendo. Mi chiamo Nadia, ma è scritto sulla spilla, devo ricordarmi di non metterla più. Ora, se non le dispiace, devo andare".  
    E senza aggiungere altro, si allontanò lungo il marciapiede, lasciandolo lì, con un nodo stretto nello stomaco e una sensazione strisciante di qualcosa di profondamente sbagliato.  
Costantino rimase fermo a guardarla allontanarsi, la sua mente rimbombava di domande che non potevano trovare risposta. Quella era la Nadia che lui conosceva bene. Ne era sicuro. Ma allora... cosa diavolo stava succedendo?
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