Eppure il libro "Frankenstein o
il moderno Prometeo" della scrittrice britannica Mary Shelley,
uno dei più famosi libri di fantascienza, che ha avuto molte
versioni cinematografiche, trova in "Frankenstein JR" la
sua versione più entusiasmante, più popolare.
La
parodia supera l'opera horror divenendo iconica più che le versioni
serie, semplicemente perché è un film geniale, uno stato di grazia
su pellicola. "Young Frankenstein" è perciò da molti
considerata la versione cinematografica migliore del libro di
Shelley, e anche se nascerebbe come parodia di un classico, è
divenuto un classico di immenso successo, è un "film
d'affezione" come pochi, al punto che usare l'abusato termine
"cult" mi pare riduttivo.
Come
lo stesso regista vuole, possiamo usare l'aggettivo "classico",
in quanto, pur creando un film divertentissimo, l'intenzione fu anche
quella di ricreare in una nuova chiave un classico, il film
Frankenstein di James Whale. Da qui la scelta del bianco e nero,
l'uso dei movimenti di macchina senza usare lo zoom (tranne che nel
primo piano di Wilder del finale) ma spostando la cinepresa.
Dal
primo film su Frankenstein (1931) riprende gli stessi personaggi, la
storia base, e utilizza le stesse scenografie del laboratorio
(realizzate da Kenneth Strickfaden). La trama del film si rifà al
libro originale, sin dai titoli di testa si proclama che il film
"Young Frankenstein" deriva dal libro già citato, anche se
la trama vuole che i fatti della storia originale a noi noti siano in
qualche modo già accaduti, ed oggetto della storia sia un ritorno ai
luoghi del dramma classico con nuovi personaggi. Frederick
Frankenstein, un professore americano di medicina, si reca in
Transilvania, avendo ereditato il castello del nonno, il Barone
Victor von Frankenstein. Frederick è un personaggio al quale ci
affezioneremo, diverrà il nostro eroe, grazie alla estrema abilità
di Gene Wilder nel renderlo brillante, credibile, affascinante,
nonostante sin dall'inizio del film sia chiara una sua indubbia
spregevolezza nel modo in cui tormenta un suo paziente durante una
lezione, e una sua disturbata gestione dell'ira nel modo di reagire
alle domande di un suo studente, trovando Frederick Frankenstein
imbarazzante l'essere accostato al nome parentale. Infatti si fa
chiamare Frankenstin, per prendere le distanze dalla storia del
mostro e dagli esperimenti sul ricreare creature viventi da tessuto
morto.
Egli proclama di considerare pazzie le ricerche sul rigenerare
la vita nei nervi, e disprezza le ricerche del suo avo. Ma, giunto in
Transilvania, viene presto in contatto con gli scritti del nonno,
contenenti i segreti per riportare in vita una creatura tratta da
pezzi di cadaveri umani. Insieme al suo assistente Igor (personaggio
interpretato dal grande Marty Feldman, che crea un personaggio
surreale, folle, forse una delle caratterizzazioni più esilaranti
della storia del cinema comico) e all'affascinante segretaria Inga,
riesce a a dare vita a un uomo, che purtroppo viene assemblato con un
cervello anormale, avendo Igor trafugato il cervello sbagliato.
Quando
la creatura mostruosa fugge dal maniero, vaga per il villaggio e
incontra una bambina (situazione tratta dal film del 1931), la quale
lo tratta come un nuovo compagno di giochi. Esilarante la scena nella
quale l'enorme stazza del mostro fa da contrappeso nell'altalena
facendo volare come un missile la ragazzina, che piomba nel suo
lettino in tempo per essere trovata dai genitori serenamente coricata
come nulla fosse accaduto. Poi viene ospitato da un eremita cieco
(interpretato da Gene Hackman, che aveva chiesto una particina a
Brooks per divertimento, per poi ritrovarsi impegnato per diversi
giorni di lavorazione, a causa del perfezionismo del grande regista).
L'eremita, essendo privo della vista, gli versa sui genitali la
minestra bollente, gli offre del vino rompendo il bicchiere durante
il brindisi, e, dopo avergli offerto un sigaro, gli brucia un pollice
nel tentativo di accenderlo. Sono gag irresistibili, e i versi che
Peter Boyle, l'attore che interpreta il mostro, produce, sono
fantastici. Boyle, da attore drammatico qual era, in questo film apre
una nuova carriera nel mondo della commedia, e si rivela, al pari
degli altri protagonisti, una scelta azzeccatissima. Se si pensa che
l'idea di fare un film con Boyle insieme a Wilder nasce dal loro
agente prima ancora di sapere che Wilder aveva un soggetto per Young
Frankenstein, si comprende quanto diversi fattori fortunati hanno
concorso alla nascita di questo capolavoro. Mel Brooks sostiene che
Gene Wilder meritasse un Oscar come attore protagonista di questo
film "...sia un grande attore che un grande comico, perché
aveva il controllo di ogni cosa". Non ebbe neanche una
nomination, ma in moltissimi sappiamo che Mel Brooks in questo.ha
perfettamente ragione.
In
molti narrano quanto fu difficile non ridere durante le riprese, il
regista spesso dirigeva con un fazzoletto in bocca o ricorreva a
campi stretti nel girare certe scene troppo buffe, o tagliava la
sequenza un attimo prima che l'attore scoppiasse a ridere.
Quando
il professor Frankenstein ed Igor riescono a catturare il mostro, lo
scienziato riesce a placarlo e renderlo docile usando la psicologia,
e successivamente si sente pronto a mostrare la sua creatura al mondo
scientifico, ma la dimostrazione finisce nei disordini in quanto
l'esplosione di un faretto del teatro della conferenza esplode
produce delle fiamme, che terrorizzano la creatura, nella quale la
fobia per il fuoco scatena ira feroce, e perciò la polizia lo
cattura e lo incatena in prigione. Ma il mostro riesce a fuggire, e
rapisce Elizabeth, la fidanzata di Frederick Frankenstein, si
nasconde insieme a lei, e i due divengono amanti. Frankenstein riesce
a catturare nuovamente il mostro e lo sottopone a un nuovo
esperimento: uno scambio di sinapsi, tessuti, sangue, parti di
cervello, tra lui e la creatura, per rendere il mostro più
intelligente. L'esperimento va a buon fine e il mostro, con parlare
forbito tesse le lodi di Frankenstein dimostrandosi un uomo
civilizzato, di fronte alla folla degli abitanti del villaggio.
Il
successo del film in tutto il mondo trova un luogo particolarmente
affezionato in Italia, grazie al doppiaggio (in primis il grande
Oreste Lionello a dar voce a Gene Wilder, ma anche Gianni Bonagura
come Igor e Angiolina Quinterno, voce di Elizabeth) e all'adattamento
dei dialoghi. Il film è pieno di giochi di parole, doppi sensi, e
chi lo ha adattato in italiano (a partire dalla traduzione quasi
letterale di Roberto De Leonardis), Mario Maldesi, riuscì a rendere,
con un lavoro meticoloso, le battute più divertenti del film,
ricreandole e dando loro nuova vita, a volte differenziandosi dalla
battuta originale, che non sarebbe stata altrettanto divertente in
una traduzione letterale. Per le tante battute che ripetiamo a
memoria citando il film, è Maldesi che dobbiamo ringraziare. Non a
caso, in Italia, Frankenstein Junior è dal 2002 il DVD più venduto.
Siamo
qui a parlare di quest'opera in quanto in questa opera
cinematografica, partendo da una storia di pura fantascienza, dove
l'incredibile e il possibile sono sempre di casa, si giunge alla
irrealtà che solo un film comico può dare, fantascienza e comicità
in Young Frankenstein si incontrano follemente e il risultato è un
capolavoro.
Surreali
e fantastiche alcune scene indimenticabili e alcune trovate
visionarie: Frau Blucher che porta le candele spente e la faccia di
quelli che la seguono, il violino "trovato ancora caldo",
il "potrebbe piovere" che rende impossibile a chiunque
abbia visto il film dire "...come potrebbe essere peggio?",
la gobba semovibile di Igor, il suo spostarsi dal tetto allo studio
in un istante, la mano artificiale dell 'ispettore Kemp, il nitrito
che segue ogni volta che si pronuncia il nome di Frau Blucher, il
mostro che cerca di afferrare le note musicali, il pollice della
creatura che prende fuoco come una torcia, il mostro di Frankenstein
che balla il tip tap sulle note di "Puttin' on the ritz"come
un perfetto "uomo di mondo" , un pubblico di neurochirurghi
che ha mazzi di verdura con sé ed è pronto a lanciarli al primo
piccolo intoppo della conferenza, i capelli di Elizabeth che
divengono senza apparente motivo bicolore come ne "la sposa di
Frankenstein". Vedere e rivedere queste e altre scene suscita
ilarità e stupore, Mel Brooks ritiene questo film la sua miglior
regia e ritiene che sia la migliore interpretazione di Wilder, "Come
Amleto è il capolavoro di Shakespeare, Young Frankenstein lo è di
Gene" ama ripetere.
La
visione e la rivisione del film è tanto entusiasmante che ci si
dimentica che stiamo assistendo a una parodia,
ma questa è anche fantascienza, e la scienza infatti è nominata
spesso nell'opera, Brooks inserisce più volte la parola "scienziato"
e gli piace farlo, perché non è una storia qualsiasi, è una storia
di amore per la vita, la celebrazione della creazione, è il
desiderio maschile dell'utero, è "lo stupore di fronte alla
grandiosa verità della natura" che passa attraverso tanta
invenzione romanzesca, tanti paradigmi, e, come è doveroso in una
commedia, tanti stereotipi. Tutto sta a trattare bene tutti questi
ingredienti, e spero che questo articolo vi faccia correre a rivedere
lo spassoso capolavoro tratto da uno dei più importanti libri della
letteratura scientifica. Si... può... fare!!!
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Nota: questo articolo è stato pubblicato sulla rivista non professionale FONDAZIONE, n.26, nell'anno 2018. Ha vinto il Premio Italia 2019 come miglior articolo su pubblicazione amatoriale. L'autore è Francesco Spadaro.
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