lunedì 2 gennaio 2023

La distopia dell' acqua

     

    La  domanda che ci siamo posti  in  questi anni di pandemia è se la crisi, le privazioni, il  lockdown,  la  malattia, le perdite, ci abbiano reso migliori o peggiori, o se l'umanità in fondo resti sempre la stessa; se l'abitudine, l'oblio, ci rendano più aridi; se le prove della vita ci insegnino ad apprezzare  ciò che conta veramente.
    Queste  domande pervadono l'opera  cinematografica "Siccità" di Paolo Virzì, presentato fuori concorso alla 79ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia,  distribuito nelle sale cinematografiche italiane dal 29 settembre 2022 ed attualmente disponibile a  noleggio su  Sky  ed altre piattaforme televisive ( https://www.justwatch.com/it/film/siccita ).
    E  quindi il film "Siccità"  di Paolo  Virzì esiste! I fan di  "Una pezza di Lundini" sanno di cosa parlo, visto  che per mesi l'attrice Emanuela  Fanelli si  vantava  di essere in questo film, e la gag-tormentone era l'espressione di Valerio Lundini che manifestava  dubbi  a riguardo. Gag portata  agli estremi quando  Virzì, ospite dell'ultima puntata, tace quando la Fanelli gli chiede di dire che il film "Siccità" non è una fandonia.
    "Siccità" è  allo stesso tempo una commedia corale e un distopico dramma, dove ogni scena  chiede agli attori di essere divertenti e inquietanti, comici e tragici.

    Virzì narra le vicissitudini di diversi personaggi in una Roma oppressa da moltissimo  tempo da una gravissima siccità che ha ridotto al minimo le riserve di acqua. Assistiamo alla vita  dell'Urbe con acqua razionata, scarafaggi sparsi ovunque, ed il Tevere completamente asciutto.  La struttura  di quest'opera (varia  umanità  inserita  in  un momento di  crisi  quasi apocalittica) rievoca il film "Il giudizio universale" di Vittorio De Sica,  su  soggetto e  sceneggiatura  di Cesare Zavattini.  In  quel film del 1961,  accade  che  una voce annunci dal cielo «Alle 18 comincia il Giudizio Universale»,  e l'annuncio si ripete con sempre maggiore frequenza.  Varia umanità reagisce in  modo diverso alla prospettiva di questa annunciata fine del mondo. Fra tutti i personaggi ricordo in modo particolare il  mediatore nella  compravendita  di bambini, interpretato da Alberto  Sordi. 

     In una Roma inaridita, invasa dalla paura e da una stanca emergenza, veniamo a conoscere Antonio,  interpretato da Silvio Orlando,  un  uxoricida che da tanto tempo è rinchiuso nel carcere di Rebibbia  e non immagina né forse desidera una vita fuori di galera.  Può accadere che viva una  incredibile  avventura senza che lui abbia fatto nulla per cambiare la sua situazione?

     Tra le strade assolate della capitale Loris, interpretato da Valerio Mastandrea, guida un'auto a  "noleggio con conducente"; si intuisce che un tempo era stato l'autista di un importante uomo politico. Adesso  Loris sta male, e conversa coi suoi fantasmi: i suoi genitori, il suo ministro...  Ha una figlia che suonerà a un concerto importante, ma accadrà qualcosa che ci porterà a vedere una delle scene più dolci e commoventi che un film come questo, grottesco e amaro, possa mostrarci. Con una straordinaria Claudia Pandolfi, che interpreta un medico che si  sente  inaridire...  

     E c'è Max Tortora, con  un personaggio che davvero sembra uscire da  un film di V.  De Sica e  C. Zavattini, o L. Comencini. Ed Emanuela Fanelli, brava come non mai, che interpreta la figlia di un ricco proprietario  di  un hotel di lusso. A lei  Virzì assegna una parte sorprendente, massima espressione del fatto  che sia un film con diversi personaggi negativi o positivi allo stesso tempo.  Come  il  Professor  Del Vecchio, interpretato da Diego  Ribon,  lo  scienziato che dalla  nicchia  delle aule universitarie si trova alla ribalta come esperto in  TV,  situazione che è divenuta a   noi familiare in questi ultimi tre anni.  Al punto che non ci sembrerà per nulla assurdo vedere quest'uomo non abituato alla popolarità mediatica, invitato a una cenetta intima da una famosa affascinante attrice, Valentina, una specie di Monica Bellucci.  Interpretata  da Monica Bellucci. Da segnalare anche Tommaso Ragno, che interpreta un attore in  difficoltà  aggrappato  alla  visibilità sui social, ed  Elena Lietti, la moglie che lui trascura tutto preso dal suo nuovo ruolo di influencer.

    I film  come  questo,  film corali  dove   si  intrecciano le storie di vari personaggi  attorno a una situazione generale, si trovano di fronte a una difficile mancanza di una figura di spicco. Il regista deve trovare  allora  qualcosa  che funga da protagonista. Sarebbe  noioso andare al cinema per sentirsi  appena raccontare di crisi climatica,  infezioni, crisi energetica. Ne abbiamo abbastanza dalla cronaca, purtroppo. Il  film è una scommessa vinta perché a far da protagonista è la contrapposizione tra la precarietà di ogni cosa (il nostro corpo, la situazione economica, la pace, la stabilità sociale...) e la capacità di interagire con il reale che ogni uomo ha fino all' ultimo respiro, fino all'ultima goccia  d'acqua. Se non credessimo in  questa  "forza dell' essere" nessuno scriverebbe storie come questa, o avrebbe ancora voglia di  vedere la rappresentazione di una distopia, specie quando la sofferenza, la povertà, la guerra, sono sotto gli occhi di tutti. Eppure c'è il bisogno di raccontare e di veder raccontare questa sfida. La fantasia alza l'asticella della  prova  alla  quale  l'uomo è sottoposto, i maestri della fantascienza narrano questa visione, a quel punto si  passa  il confine tra l'ordinario  e lo  straordinario. Che è dato non dal prodigio tecnologico o alieno, ma da una vittoria umana di fronte alla precarietà delle cose della vita. L'avidità, la guerra, il tradimento, presenti in queste narrazioni come purtroppo  in una realtà come la nostra, si contrappongono all'amore, all'amicizia, alla fiducia nel bene e  alla speranza "nonostante tutto". Un  finale del quale è bene non vi  dica  nulla conferma che ci troviamo di fronte a un grande film. Lo voglio rivedere. Spero che  porti a casa un bel po' di David, perché è un film fatto bene. Si sappia che la post-produzione per raffigurare una Roma arida col Tevere in secca è durata mesi,  perché il film, pur distopico, apparisse realistico più che apocalittico. La sigla finale è una scelta significativa: "Mi sei scoppiato dentro  il  cuore", brano cantato  da  Mina e scritto da Bruno Canfora e Lina Wertmüller, è una canzone d'amore che  per forza  è  un inno alla vita. 

    Possiamo pensare che sia appena il ritratto di un mondo in difficoltà, ma il paradigma dell'acqua è invece l'espediente per raccontare come l'uomo ha qualcosa dentro di sé che emerge solo quando la spiazzante mancanza di ciò che dava per scontato lo mette davanti al suo vero io.  Il passato recente, il drammatico presente, il futuro distopico, attraverso "siccità" sono riuniti  in  una  raffigurazione che si sintetizza in una domanda: "Di cosa ha veramente sete l'uomo?"


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