Non
entrerò nel merito delle vicende che stanno riempiendo le pagine dei
giornali. Le informazioni su infezioni e contagi ci sono. O no?
Ohibó,
perché ho scritto "o no?"?
Perché
se c'è una cosa che noto in questa storia è che ogni giorno ci sono
tre o quattro informazioni importanti sulla vicenda. Forse anche
qualcuna di più, che ne so.
Un
problema serio deve veicolare poche informazioni utili. Come fanno ad
arrivare se camminano insieme a una valanga di news sull'argomento?
Oggidì
le notizie non arrivano solo attraverso giornali, TV e radio come
quando ero meno anziano, "e ce lo so" direbbe un blogger
di Roma e dintorni. Giungono anche attraverso i social network e le
applicazioni di messaggistica, "sapevatelo" direbbe gente
che scrive modernamente. Alcuni hanno l'abitudine di restare
collegati a questi ultimi mezzi di comunicazione mentre lavorano, non
so come facciano.
Lunedì
scorso, ad esempio, nelle piccolissime pause di una intensa giornata
lavorativa (sono quello che tutti amano definire "il medico
curante"), ho ritenuto che qualche minuto dovesse essere dedicato a
dare una veloce occhiata alle mail e alle prime pagine dei giornali
online. Nel frattempo una certa utilissima chat professionale (dove
magari, come di norma in quella chat, qualcuno inoltrava disposizioni
regionali e nazionali, iniziative utili, consigli preziosi o frasi
intelligenti) produceva un migliaio di messaggi. Questo dopo che
l'amministratore del gruppo, prevedendo che sarebbe stata una
giornata mediaticamente intensa, non si era raccomandato altro che
stare attenti a non intasare di messaggi la chat quando in molti
attendevano soprattutto notizie "d'ufficio" dopo un weekend
drammatico per tutti. Vi ricordo che il problema "grave"
per l'Italia è emerso venerdì pomeriggio.
Nel
frattempo la gente comune guardava telegiornali su telegiornali,
leggeva Facebook su Facebook e chi più ne ha più ne metta, poi
chiedeva al medico curante informazioni sul virus del momento.
Cercava un parere autorevole quando l'informazione (quella che
potremmo sinteticamente definire "ufficiale") non riusciva
ad esserlo, dando versioni discordanti, veicolando contemporaneamente
"è un'epidemia di una infezione grave", "è solo una
banale influenza" e tutte le sfumature possibili tra queste due
notizie.
Nel
frattempo alcuni colleghi (l'ho scoperto dando poi qualche occhiata
salterina alle "conversazioni") provvedevano a deludermi,
farmi scoprire mediocrità insospettate, divenire veicolo di
informazioni se non proprio fuorvianti, perlomeno molto confuse.
Certo,
non era mai accaduto che i TG parlassero di "quarantena",
che si chiudessero scuole di diverse zone, si sospendessero
manifestazioni e spettacoli. È un fatto nuovo, ohibó.
Ma lì
si vede il sapiente, il modesto, il saccente, il "cintura nera
di ansia", il genio, il pirla. Niente come "un fatto nuovo"
ti fa dare una rivalutazione di te stesso e di chi ti circonda.
Tutti
navighiamo tra il non saper nulla di qualcosa e il sapere qualcosa di
qualcosa, si può restare autorevoli anche ammettendo di
non sapere tutto, di non avere una certezza sul futuro di una
questione calda e recente; mentre l'atteggiamento di chi sembra aver capito tutto (tutto quello del quale si avrebbe bisogno e che sia necessario fare) mi sembra fuori dal reale, non avete anche voi voglia di reale quando ci sono dei nuovissimi problemi?
Ma intanto chi ci chiede di dare una risposta a una semplice domanda, chi vuole una parola per tornare a casa un po' più consapevole è lì, a chiedere che tu sia tutt'altro che vago, vuole vederti forte, vuole una figura attendibile e frasi concrete.
Le informazioni utili sono lì, cerchiamole con metodo, imparare a individuare e usare fonti appropriate d'informazione, non ci inventiamo "istruzioni per l'uso" personalizzate e differenti dalle circolari ufficiali, confondere la gente con il "fai da te" della comunicazione può far danni peggiori del male stesso.
E una cosa va attenzionata adesso che si è più vigili sulle problematiche di salute. Forse la più ovvia, ma quella da ribadire lo stesso. Le precauzioni igieniche, quelle che riguardano lo stile di vita, i comportamenti che ci difendono dalle infezioni, sono per tutti i giorni. Lo erano prima del coronavirus, lo sono adesso che ci sono contagi, lo sarà anche se questa brutta storia finirà (come tutti speriamo).
"Amore mio non devi stare in pena,
questa vita è una catena,
qualche volta fa un po' male.
Guarda come son tranquilla io
anche se attraverso il bosco
con l'aiuto del buon Dio,
stando sempre attenta al lupo.
Attenti al lupo.
Living together..."
"Amore mio non devi stare in pena,
questa vita è una catena,
qualche volta fa un po' male.
Guarda come son tranquilla io
anche se attraverso il bosco
con l'aiuto del buon Dio,
stando sempre attenta al lupo.
Attenti al lupo.
Living together..."
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Con l’aiuto del buon Dio , già...
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