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mercoledì 25 marzo 2020

Chi l'avrebbe mai detto?

    Sono i giorni del Covid - 19 , è il tempo del trovarsi attraverso la "rete" con gli amici vicini e lontani. Sono giorni "assurdi", che possono avere qualche affinità coi migliori e i peggiori testi che gli appassionati di fantascienza hanno nella loro libreria.

    È un periodo faticoso, credetemi, e il tempo non passato a studiare, pregare e a gestire i "MIEI" assistiti, ho scelto di non lasciarlo nella distrazione, nel "riposo" tout court.
    Anche perché non ne sono capace. Vorrei un interruttore per spegnere il cervello ogni tanto, ma invece non faccio che osservare, analizzare, pensare. Le preghiere, forse, ci aiutano a riporre il pensiero nell'affidarci. Dirle anche mentre fai altre cose, ci pone in una appartenenza a un popolo più grande, una esperienza di comunione che può farci stare bene, ed è una nuova esperienza di comunione.
   Da quando siamo nati, miei piccoli lettori,  non abbiamo mai avuto una provocazione del genere.      Le "dirette", cercare di sentirsi più vicini stando a casa, sono la novità della Storia, la novità è che è la storia nostra.
    Un'altra cosa che sto facendo, perché il "tempo libero" (poco e, nel mio caso, effetto collaterale dell'insonnia) non va sprecato, è recuperare il tesoretto di intrattenimento che ho nei cassetti. Magari per fare  ri-sorrridere qualche amico. O qualche rarissimo fan che non rientra tra quelli che hanno il mio numero di telefono o hanno cenato con me.  Siamo già alla quarta puntata di questa "storia" ( la prima è qui, la seconda qui, la terza qui ) e anche lì, nella rilettura dopo lustri, dei miei scritti, mi accorgo, a distanza, di come molte idee abbiano come origine brani di conversazione con un altro, un particolare suggerito da un'amicizia o una circostanza vissuta da chi ti è stato vicino. Riflettevo su questo: siamo uno parte dell'altro, la comunione scritta nel destino dell'uomo ci rende affini col diverso, ci rende fratelli ben oltre quello che immaginiamo. Come ciascuno di noi somiglia anche nei gesti ai propri genitori, in noi conserviamo l'amicizia. Auguro a tutti l'esperienza di veder concretizzare questo termine astratto, come ho raccontato dettagliatamente qui nel secondo capitolo, "20 anni di terapia".
    Ma veniamo alla parte "da ridere".
    Un grande umorista, che ho avuto l'onore di conoscere, Guido Clericetti, mi disse un giorno che per far ridere il pubblico bisognava parlare di 3 argomenti: politica, televisione, pubblicità, perché potevi essere più o meno certo che il pubblico conoscesse l'argomento del quale stavi parlando . Quando ci si avventura, invece, nel voler fare satira su un argomento conosciuto da pochi,  saranno in pochi quelli ai quali potrai strappare una risata.
    L' articolo che vi ripropongo oggi, a distanza di quasi vent'anni, è destinato a coloro i quali, all'inizio del millennio, seguivano su internet le riviste dedicate a Star Trek. Io scrivevo su una di queste, Star Trek Italia Magazine, ma ci fu un periodo in cui ce n'erano tante, ci facevamo concorrenza tra noi, sì,  c'era una lotta ad offrire sempre grafica più accattivante e contenuti più ricchi.
    Ci fu un momento nel quale si verificò una corsa al rinnovamento grafico che fece ricorso ad animazioni speciali, il testo veniva introdotto da suoni e da figure in movimento. Era il nuovo media, bellezze, era il web, e noi eravamo le webzine. La caricatura di questa situazione potete leggerla in questo articolo. Lo so, amici, é davvero un argomento di nicchia, ma riconoscerete la struttura comica della commedia catastrofica, quei racconti umoristici italiani che narravano la realtà dell'uomo comune tra iperboli e personaggi grotteschi. Pur applicata a ciò che a molti sembrerà astruso, fu scritta per fare ridere. Ecco a voi

Trekzines' Wars


Le storie Trek non accadono nel mondo reale.
    Le storie Trek si svolgono nel regno della fantasia.
Questa è una storia Trek, una di quelle vicende fantastiche e immaginarie che nulla hanno a che vedere con le vicende del tempo in cui viviamo, una di quelle storie fiabesche senza alcun riferimento al mondo reale.
    Un tempo, da qualche parte nell'universo, c'erano questi appassionati delle storie di capitani spaziali e mondi alieni, c'erano queste persone che guardavano in TV e al cinema questi incredibili racconti sceneggiati, c'erano questi racconti che si intitolavano "Star Trek", e questi entusiasti spettatori che amavano parlarne, discuterne, scriverne.
    Fondavano circoli, stampavano giornalini, organizzavano riunioni.
    Poi arrivò la rete, milioni di computers connessi tra loro, e i fans di Star Trek cominciarono a utilizzarla per parlare della loro serie preferita, organizzavano pagine con immagini delle astronavi e i personaggi di Star Trek.
    Nacquero così le webzines di specifico argomento Trek. Riviste virtuali piene zeppe di articoli sulle varie serie della famosa saga spaziale. Ve n'era una intitolata "Trek Trek Urrà", brevemente chiamata TTU. Una fanzine senza pretese esagerate, ma senza alcun dubbio una novità, e divenne presto un appuntamento gradito da parte di chi amava leggere paragrafi di argomento "Star Trek". Le cose cominciarono a complicarsi quando si affacciò sul web un'altra rivista. La testata era "Tutti Trek      Appassionatamente", chiamata in breve TTA.
    Alcuni redattori di TTU, in testa il Direttore Onfio Darinuf, salutarono la venuta della rivista concorrente con la diplomazia di un Klingon con il Fuoco di Sant'Antonio, accusando quelli di TTA di avergli copiato le iniziali del titolo e l'idea di suddividere la rivista con un sommario e delle rubriche fisse, oltre al fatto che avevano osato mettere come pagina iniziale una copertina con un'immagine di argomento Trek, proprio come loro. "E ci avete anche copiato l'idea di mettere una rubrica della posta!" scrissero in una e-mail infuocata che fu l'inizio di una guerra.
Fu subito un cercare di essere i più seguiti, i più famosi, i più citati.
    TTU presentò una intervista esclusiva al cognato del dentista di Marina Sirtis.
La risposta di TTA non si fece attendere, il direttore Goggio Ninninnino intervistò personalmente John Brown Smith, l'attore che aveva interpretato il secondo bajoriano sullo sfondo (contando da sinistra) in un episodio della terza stagione di "Deep Space Nine".TTU allora inventò "l'inserto omaggio". E inserì il supplemento per i piccoli, "STARTREKKINO, il giornalino per il trekker bambino". TTA il mese dopo inserì il supplemento per adulti "STARTREKKONE, il giornalone per il trekker porcone".
    TTU tentò la carta del concorso a premi, e tra tutti coloro che inviavano una e-mail alla webzine fu estratto a sorte un mazzo di carte da tresette con le facce dei personaggi della serie classica.
    Fu un successo strepitoso, e TTA dovette adeguarsi: tutti i lettori di TTA che si iscrivevano al "TTA club" ricevevano un quadretto raffigurante 7di9. Purtroppo un errore di stoccaggio fece sì che i lettori si videro recapitare a casa una foto (con cornice a giorno) di Neelix. Ciò portò alle dimissioni di Ninninnino, e il suo posto di direttore venne preso da Pondo Panindo, un fan irriducibile della serie classica, che realizzò un numero speciale interamente dedicato a Pavel Cechov. Fu il numero meno cliccato della storia di TTA. Pondo Panindo dovette dimettersi anche lui, e andò a fare il correttore di bozze della famigerata webzine (non c'erano solo TTU e TTA) "Tanto Trek da Romoletto" (TTDR), nota per i caratteri gialli su sfondo bianco, praticamente invisibili nella lunga attesa che si caricasse l'immagine "nerosfondostellato.gif".
    Ma dalle parti di TTU non se la passavano meglio. Il web-provider che ospitava TTU si era venduto gli indirizzi dei partecipanti al concorso del mazzo di carte, e questi signori si trovarono sommersi di pubblicità di pentole a pressione e videocassette di "Candy Candy" e vennero perseguitati quotidianamente da venditori di enciclopedie, surgelati, e prodotti contro la cellulite. Il direttore Darinuf fu arrestato per violazione della "legge sulla privacy e il trattamento dei dati personali" e fu messo in prigione, in una cella dove il televisore non prendeva Italia Uno.
    Al suo posto venne l'asiatico Okiko Kokiokio, che decise di rinnovare totalmente la rivista, inserendo la tecnologia grafica denominata SPRINT. Tutti i possessori dell'apposito plug-in (leggasi "programma accessorio") si trovavano in una specie di Ponte Ologrammi, dove, accompagnati da una Giovane Guardia Marina della Flotta in divisa minigonnata, venivano introdotti alle sezioni della rivista. Tutta questa meraviglia funzionò su tre computer su cento tra quelli collegati. E tutti gli altri?
    Il 49 per cento non vide nulla, il 18 per cento vide la schermata iniziale e poi gli si bloccò il computer, fu necessario un "reset". Il 15 per cento vide un lampo semi-accecante, dopodiché dovette ri-installare il sistema operativo del computer. Il 10 per cento dovette sostituire il disco rigido e la scheda madre. Il 2 per cento ebbe problemi anche al televisore, al frigorifero e all'automobile parcheggiata in garage. Del restante 3 per cento non si hanno notizie.
    Nonostante i problemi tecnici, la strada degli effetti speciali era stata intrapresa, il nuovo direttore Frecchio De Pangis si vendette la villa al mare e chiamò dagli Stati Uniti il genio della grafica computerizzata Melus Sgnak.
    Alle ore 22.30 del primo giorno del mese successivo uno spettacolare nuovo numero di TTA era on line. Diciotto ballerine vestite con i costumi di diciotto razze diverse introducevano il TTA danzando sulle note di un medley delle sigle di "Star Trek". Il puntatore assunse la forma di un coniglietto in costume Borg che introduceva in un tunnel spaziale dove si accedeva ai diversi articoli, annunciati da fasci di luce colorata, suoni elettronici, figure animate dai colori scintillanti. Una voce computerizzata annunciava il titolo dell'articolo mentre sopra ogni pagina scorrevano astronavi, pianeti, comete e astri multicolori lampeggianti. Il 5 per cento dei lettori collegati al sito del TTA non vide nulla. Il 95 per cento vide tutto, e vomitò la cena.
    I numeri successivi, da una parte e dall'altra, abbandonarono gli orpelli grafici e puntarono sui contenuti. Editoriali a parte.
    Tunzi Von Brinz, che aveva preso il posto di Okiko Kokiokio alla direzione di TTU, scrisse:
"Sul TTA del mese scorso il "sito del mese" era del cugino del loro webmaster, dal contatore si evinceva che il sito era stato creato il giorno prima dell'uscita del TTA. Ciò non mi sembra serio".
    Sbringo Wallis, che era subentrato a Frecchio De Pangis come direttore di TTA, scrisse il mese dopo: "Con l'ausilio di un programma di grafica ho cambiato il colore degli occhi di tutti i personaggi in tutte le foto apparse nel numero di due mesi fa della nostra rivista. Ho potuto così accorgermi che quelli del TTU hanno messo nel loro ultimo numero una delle nostre foto, camuffando il trafugamento con il ritagliamento del bordo della figura e l'aggiunta di una cornicetta. Ciò non mi sembra corretto".
    Il mese dopo Von Brinz scrisse sul TTU: "La sorella di Sbringo Wallis è pelosa, non si depila, e mi fa schifo".
    Sbringo Wallis replicò sul TTA: "La moglie di Tunzi Von Brinz non mi fa affatto schifo. Si depila anche in parti non esposte al sole, e lo so per esperienza".
    I redattori di TTU e TTA, disgustati dal tono di queste beghe fra direttori, abbandonarono in massa le due webzines, i lettori tolsero dai "Preferiti" il collegamento a TTU e TTA, molti di loro cominciarono ad appassionarsi a "Baywatch" e "Sentieri".
    Il TTDR ("Tanto Trek da Romoletto"), per non ricordare (con quelle due T nell'acronimo) le oramai impopolari trekzines, mutò il titolo in "Fantascienza & Porchetta Fan Club" (FPFC).
Ebbe un successo strepitoso. Gli articoli sui misteri del Quadrante Gamma accanto alle ricette del culatello divennero un cult mondiale.
    Nacque così, su quest'onda, la webzine "Fantascienza & Fior Di Bufala" (FFDB), per gli amanti della Science Fiction e delle mozzarelle fresche.
Ma questa è un'altra storia
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